Telegram, io non nego assolutamente che oggi escano anche capolavori: anzi, negli ultimi anni ne ho trovati di parecchi, ed alcuni anche di valore pari ai miei grandi classici, quindi nessun passatismo.
Ed anzi, ho detto che forse, facendo una "media", oggi si sta anche meglio che in passato, anche per ragioni quantatative e di progresso tecnologico/produttivo.
Tuttavia, credo che la fase di esplosione creativa dell'universo pop-rock si sia esaurita da tempo, e che negli ultimi anni si tenda a rielaborare lingauggi già perfezionati ed a dispedere tutto in mille rivoli sicuramente interessanti ma senza la forza anche culturale del movimento nuovo, rivoluzionario.
Questo, per alcuni decenni, non è accaduto: i movimenti di rottura erano forti, evidenti, era necessario elaborare nuove definizioni, si scardinava i limiti di ciò che c'era prima. Questo era frutto anche di un particolare contesto culturale.
Non è accaduto negli anni '30 e non accade negli anni 2000, però è accaduto negli anni '50, '70 ed anche '80: movimenti nuovi, con messaggi forti, precisi.
Sicuramente si è sempre rielaborato suonorità e stili del passato, però c'era anche una rottura forte: perchè si trattava di movimenti anche culturalmente forti, ramificati e radicati, non di mera rielaborazione (anche se questo ha poco a che vedere con la qualità in sè).
Oggi, la musica ha una portata "rivoluzionaria" o quantomeno culturalmente di "rottura"? Io credo proprio di no, considero inconcepibili oggi un movimento spontaneo e forte come quello della psichedelia californiana, l'incredibile epopea glam londinese (dai, un disco come quelli di Bowie o un singolo come "Virgnia Plain" erano roba fuori dal mondo, veicolavano stilemi e messaggi fuori dal mondo ed assolutamente originali, non era necessario parlare di revival o di rilettura, c'era proprio una rottura forte; e questo vale anche per il punk londinese, forse il movimento di rottura per eccellenza; o per la diffusione capillare del lunguaggio hardcore in america nel corso degli anni '80, roba mai accaduta se non per l'hip-hop).
Ecco, secondo me le cose più interessanti nell'ultimo decennio arrivano o da ambienti molto avant, in cui certi linguaggi popolari tradizionali si miscelano e nuove istanze (Supersilent, Spring Heel Jack), dall'universo hip-hop, che quasi a sputtanere il basso manistream hip-hop o r'n'b odierno ha regalato alcuni fra i movimenti più rivoluzionari del decennio, dall'elettronica, per la verità già protagonista però da 30 anni, che comunque ha continuato ad evolvere il proprio linguaggio.
Insomma, ci sono ancora realtà interessanti, ma si tratta sempre più di rivoli underground e di nicchia in cui si rielabora linguaggi del passato (penso ai vari revival wave, pre-war folk etc...), a volte anche con grandissimi risultati, ma senza avere una forza culturale ed una portata rivoluzionaria come accaduto per 20-30 anni nello scorso secolo.