Inviato 06 gennaio 2014 - 12:50
David Byrne - Come funziona la musica
Melville - Moby Dick
Edgar Allan Poe - Racconti del terrore
Tragici greci
Murakami - Dance Dance Dance
Murakami - L'uccello che girava le viti del mondo
Murakami - Kafka sulla spiaggia
Nunziante - lo spirito naturalizzato
David Byrne - Come funziona la musica
Mi hanno regalato questo libro di Byrne convinti, anche leggendo l'indice, che il contenuto rispettasse il titolo, cosa che avviene solo in parte. Più della metà del libro è infatti un'autobiografia dei Talking Heads e si hanno più che altro impressioni dal mondo della musica. Cercando difetti si può dire che è troppo squilibrato tra elenchi di dati tecnici e ricostruzioni fanta/storiche. Al di là di questo l'ho apprezzato molto, mi è rimasto addosso un bel modo di intendere la musica, privo di pregiudizi anche dal punto di vista commerciale economico.
Melville - Moby Dick
Uno dei classici che mi mancava, un libro a suo modo fatto male, scritto in maniera disomogenea e a volte noiosa, con un finale davvero troppo repentino. Non voglio spoilerare ma cazzo moby dick si vede per due pagine! Al di là di questo un vero capolavoro, si respira l'aria delle baleniere, dei porti infestati da marinai ubriachi, del timore e rispetto per il mare, della paranoia di centinaia di persone buttate in capo al mondo senza un dio sicuro a proteggerli, e si respira tanta biologia carlona che fa sorridere. Fantastico.
Poe - Racconti del terrore
Ho riletto il mio libro preferito di quando ero piccino, e avevo davvero degli ottimi gusti. Come in Moby Dick le sensazioni trasudano dalle pagine, sono così piene di nero, paranoie, desolazione e chissà cosa che sembrano vive, il mio nickname deriva da questo libro.
Tragici greci
Sempre leggiucchiati al volo, una volta per un esame, un'altra per tirarmela con le amiche, mi son deciso a farmi tutta la discografia di Sofocle, Eschilo ed Euripide. Non c'è molto da commentare, si sa che sono tra gli apici della letteratura umana, la cosa che più mi ha sorpreso e che non avevo notato è la loro freschezza, la maggiorparte delle tragedie sono proprio "divertenti", non annoiano mai, pesate tutte al punto giusto, e con spesso una trama spettacolare. Al di là delle grandi metafore e potenza lirica, certi passaggi andrebbero bene pure per i film di genere, pensando anche solo ad Edipo, una trama e dei dialoghi così chiari e potenti da piacere sia a Cacciari che a Bombolo. Diciamo che è la cosa più completa che io abbia mai letto.
Murakami
Volevo leggere un autore contemporaneo che si ritiene importante, che fa successo sia dal punto di vista commerciale (in Giappone da quel che ho capito non ha rivali) che dalla critica più snob. Confrontandolo con autori come Melville o Poe sembra proprio una formichina, la prima reazione quando ho preso in mano il suo libro è stata: "beh ste cose son capace a scriverle anch'io", e per assurdo mi son messo a scrivere davvero, se diventava così famoso uno che scriveva tali baggianate potevo farlo anch'io senza vergognarmi troppo. La cosa che più mi ha confuso all'inizio è la totale assenza di trama, non che non succeda nulla, ma sembra davvero che abbia scritto pagina per pagina senza sapere cosa sarebbe capitato dopo, e da quando ho cominciato a fare sti pensieri ho trovato una grandezza in Murakami, l'autore si sta davvero avventurando con noi nel libro, ogni pagina non è frutto di una programmazione, ma di cosa provava nel momento in cui scriveva, è un modo di vedere la scrittura molto diretto e libero, e ha una sua grande forza. Poi magari ho interpretato male ed è tutto programmato e misurato nei dettagli.
Nunziante - Lo spirito naturalizzato
Un breve ma densissimo saggio filosico scritto da un mio professore. Un'indagine su di un tema tanto importante quanto poco studiato: il naturalismo, ossia i presupposti con i quali la scienza vede il mondo, e di conseguenza di come l'intera cultura attuale si rapporta al mondo. L'eliminazione del trascendente, il superamento sia di idealismo che materialismo, in altre parole l'eliminazione di ogni metafisica. Ma dei presupposti rimangono sempre: la scienza può conoscere tutto, non c'è alcun dualismo (mente/corpo, materia/spirito) e quindi un universo causalmente chiuso. Un modo di vedere il mondo che non ha radici filosofiche, non è il frutto del pensiero di un grande filosofo (com'è invece capitato sempre in Europa), ma nasce solo da contesti storici e politici dell'America di fine '800, dal pragmatismo e realismo visti non come filosofie ma come metodi di indagine. Un tema davvero importante che spero divverà sempre più centrale nell'attuale discussione filosofica: scoprire il punto di vista dell'uomo contemporaneo e anche sapere che posto rimane alla filosofia, che sembra non servire più a nulla. Prezioso.