Che il papa dica ai politici cattolici di essere quello che dicono di essere mi pare scontato. Tra l'altro il contesto dei discorsi e dei documenti di solito è quello mondiale...
Ecco, a me non sembra né l'uno né l'altro.
Che essere cristiani significhi considerare malati ("contronatura"!) e discriminare gli omosessuali, oppure rifiutare i funerali religiosi al povero Welby o ancora negare l'eucarestia ai risposati che fanno sesso (perché gli altri invece possono...) è cosa nota solo nella testa di Joseph Ratzinger, Camillo Ruini e di quella parte del mondo cattolico che asseconda supinamente le loro convinzioni.
E non mi pare nemmeno di ravvisare questo ampio respiro mondiale, come sarebbe doveroso, in questi discorsi del papa, visto che, gira gira, va sempre a parare sulla solita storia, ovvero un disegno di legge di un paese minuscolo che per di più, in quel minuscolo contesto, non cambia di una virgola la tutela della famiglia e gli altri valori cari alla Chiesa.
Purtroppo, in questa fase la Chiesa è diretta da una elite oscurantista e conservatrice, visto che Martini e compagni sono stati, di fatto, estromessi dai ruoli che contano. L'unico che mantiene un certo potere e che si distacca timidamente da questa linea è l'arcivescovo di Milano, Tettamanzi, che infatti al Conclave è stato subito estromesso da ogni possibilità di vittoria.
Sinceramente, mi sembra di cogliere più aderenza allo spirito cristiano nella posizione dei Valdesi... questa nota di oggi secondo me impartisce una bella lezione alle gerarchie cattoliche.
DICO: VALDESI, TESTO PAPALE DIVENTA UNO STRUMENTO POLITICO
I valdesi criticano il fatto che «l'esortazione apostolica Sacramentum caritatis che ha come tema l'eucaristia, diventi, seppure indirettamente, strumento politico contro i Dico».
Il teologo valdese Ermanno Genre, in un editoriale su NEV-Notizie evangeliche della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), afferma che «il Family-Day, che intende mostrare i muscoli della cattolicità papalina, non sposterà le rispettive convinzioni sui Dico, che non costituiscono alcun attacco alla famiglia, giuridicamente ben definita e protetta dall'art. 29 della Costituzione».
Per Ermanno Genre, docente di teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia di Roma, «la difesa della famiglia per Ratzinger ed i suoi si pone in antitesi ai diritti civili riconosciuti nei Dico. Il ragionare per contrapposizione su questi temi in cui sono in gioco principi di umanità e di convivenza civile fra diversi, non fa che innalzare delle barricate».
Il magistero cattolico poi si trincera dietro ad una ambigua difesa della «legge naturale» che viene ora interpretata in «chiave anti-Stato».
Riconoscere i diritti dei conviventi, per l'esponente valdese, «non mette in questione nè la famiglia nè il matrimonio fra un uomo ed una donna: permette però alle coppie di fatto, che vivono relazioni d'amore e di solidarietà diverse da quelle matrimoniali, di essere riconosciute, nella loro dignità di persone umane».