Letteralmente: NON Piove, governo ladro.
Comunque interessante post sull'argomento da parte di Francesco Petretti.
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LA GRANDE SETE
Siamo arrivati dove non bisognava arrivare : la guerra come barbaro e primitivo sistema per risolvere le controversie fra le nazioni, e la carenza, resa più subitanea e drammatica dal conflitto, ma comunque ineludibile a prescindere dai missili e dai carri armati, dell'acqua e del pane.
L'energia costa cara, il prezzo è frutto di strategie decise a tavolino, siamo d'accordo ( i rincari dei combustibili fossili, fra cui il gas, erano partiti prima che la Russia invadesse l'Ucraina) ma la devastazione di un sistema agricolo strategico per il mondo intero, come quello che, attraverso l'Ucraina, forniva cereali e semi di girasole all'Umanità intera, la abbiamo reso possibile noi, con la nostra incapacità di prevedere il futuro.
Scrissi alcuni anni fa un articolo intitolato " Un mondo di morti di fame", in cui mettevo in guardia chiunque avesse accesso alle leve del potere, sulle inadeguatezze della politica agricola nazionale. Questa, dopo aver multato chi coltivava e faceva rendere la terra, dopo aver avvilito e colpevolizzato gli agricoltori più intraprendenti e innamorati dei propri campi, dopo aver permesso la distruzione di migliaia di tonnellate di frutta, di ortaggi e di latte, dopo aver premiato i conduttori di fondi agricoli che non facevano nulla
( politica dei terreni a riposo, improduttivi, una scelta che avrebbe avuto senso solo nel caso di un Paese autosufficiente e iperproduttivo in campo agricolo - cosa che l'Italia avrebbe potuto essere, ma non si è voluto che così fosse ), si è resa conto che le scorte di frumento nei silos stavano assottigliandosi, che eravamo diventati totalmente dipendenti dalle importazioni di beni che avremmo potuto produrre da soli, che avevamo distrutto la filiera della barbabietola da zucchero che teneva in piedi un sistema invidiato dal Mondo intero .
Adesso dovremo lottare, sui mercati internazionali, per indirizzare ai nostri porti e ai nostri silos il poco frumento, mais e girasole che sarà commercializzato dai paesi dell'Est, e che di solito era destinato a paesi in via di sviluppo, perennemente affamati.
Temo che vincerà non il meglio armato, ma il più disperato.
Su questo scenario di impreparazione a fronteggiare la crisi alimentare dovuta al crollo della produzione e della commercializzazione delle scorte dell'Est europeo, si è innestata la più drammatica siccità degli ultimi settanta anni.
Il calo nelle precipitazioni nevose e piovose autunnali, invernali e primaverili è andato a sommarsi al deficit idrico che ci stiamo trascinando da alcuni anni e dal quale ancora non ci siamo ripresi (ricordate il prelievo di acqua dal lago di Bracciano per dissetare Roma pochi anni fa?Il lago non si era ancora del tutto ripreso da quello shock).
Le campagne boccheggiano, i fiumi sono in secca, le lagune diventano salate come il mare, i boschi, inariditi, sono oltremodo esposti all'opera di piromani, volontari, o involontari.
Noi cominciamo a capire che acqua e pane sono beni primari, e non sono garantiti, soprattutto non sono garantiti se il Paese non è ben guidato nelle sue scelte e nelle sue strategie a medio e lungo termine.
Promuovere colture che divorano quantità enormi di fertilizzanti, pesticidi, combustibili per i macchinari e consumano milioni di tonnellate d'acqua, in un paese disteso al centro del Mediterraneo e potenziale vittima della desertificazione, è una scelta errata, che non possiamo permetterci.
Che l'Italia torni a coprirsi di campi di frumento e di cereali che hanno bisogno della poca acqua che viene dal cielo, di oliveti e frutteti che non hanno bisogno di irrigazione, di prati e pascoli per nutrire bestiame che non debba essere alimentato con insilati e mais.
Ho scelto , per accompagnare queste righe, le foto di tre piante della duna, riprese a Capo Frasca, piccolo lembo di natura intatta a poca distanza da Civitavecchia: l'eringio, il pancrazio, il cardo spagnolo fioriscono quando la sabbia è rovente, incuranti dell'assenza della pioggia. La vita è forte, le piante sono straordinarie, ma bisogna scegliere quelle giuste, per fare compagnia a noi uomini, italiani in particolare, nel futuro caldo e siccitoso che ci aspetta.