penso che per il cibo (e non solo) non ci sia una scala da 1 a 10 e un solo tipo di "buono", ma ci siano cose buone in un modo e altre buone in un altro. Non credo nell'idea iperuranica di una e una sola pizza buona (che fanno bene solo nel posto X perché lì è nata), e più ti ci avvicini meglio è. stesso discorso per la pasta.
anche perché fare una pizza o un piatto di pasta non è fisica nucleare, se cambia con la posizione geografica è perché cambiano gli ingredienti e il gusto della gente e la loro cultura (che li porta a preferire un'ananas sulla pizza piuttosto che il mais o la mozzarella di bufala).
Io invece non capisco perchè si debbano sempre forzare i concetti, cercando di fare entrare un intero cammello nella cruna di un ago. Ed anzi, ancor peggio, concettualizzare il concreto, quando si parla di cose "fisiche", che hanno materia, luogo e spazio. Il mio discorso non presupponeva nè che esistesse un iperuranio del gusto, nè che vi fosse una scala, nè che la cucina fosse fisica nucleare (quest'ultimo punto mi è davvero oscuro, a che serve introdurre la fisica nucleare ora? Per dire che?), ma più semplicemente che non bisogna fermarsi al surgelato, o se vogliamo concettualizzare, ridurre qualsiasi esperienza all'acquisto di merci dozzinali, facendosi bastare quello che viene propinato ad altezza occhio. Proprio perchè la cucina è una forma di cultura, forse quella più completa perchè racconta delle abitudini di un popolo, tradizione ed innovazione insieme, ti spinge necessariamente a cercare nuovi sapori, abbinamenti inediti, ad entrare in contatto con altre culture. Il gusto è il passpourtout della conoscenza, ci rende più sensibili e tolleranti verso il prossimo perchè il cibo è fatto proprio per essere condiviso. Quindi è naturale in questo contesto munirsi di pazienza e risalire la scala gerarchica, dal dozzinale allo specifico, per andare a riconquistare quel sapore e quel benessere perso tra i meandri del fast food, per andare a scoprire come si faceva "la minestra maritata" o la vera paella (di sole verdure l'originale) e perchè quegli ingredienti, quel modo di cucinarla, quel modo di gustarla. La gastronomia è un viaggio, uno dei tanti che la vita ci mette a disposizione. Visto che non si va da nessuna parte, tanto vale godersi il viaggio nel modo più piacevole possibile.
Poi, avrei capito se fossimo in uno stato dove la cultura culinaria non esiste proprio o è poco sviluppata (penso ai paesi angloamericani), ma siamo in Italia. Non puoi muoverti di 5 km che trovi un prodotto tipico! Dove basta che ti sposti di qualche km e le melenzane cambiano colore, da nere a bianche e anche il tipo di preparazione. E come solo a Milano puoi mangiare il vero e saporito risotto alla milanese (io ho sempre mangiato scarne imitazioni), così a Napoli - in certi posti - puoi riconquistare il sapore della pizza tradizionale. Il gusto deve anche essere stimolato, come l'udito. Mica uno può sentirsi in eterno album dreampop?
Poi la mozzarella di bufala sulla pizza è una roba micidiale, va contro proprio la tradizione che vuole la pizza un piatto povero ed altamente digeribile. Poi la mozzarella di bufala non è tipica di napoli ma dell'aversano (20 km?), quindi già stiamo parlando di due culture diverse...