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La Storia


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433 replies to this topic

#51 corrigan

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Inviato 07 marzo 2012 - 18:32

bella corkie, io per questioni di incastri di cfu alla triennale feci un esame di indologia sull'origine e la composizione del sistema delle caste. uno degli argomenti più complessi mai studiati. sfortunatamente così complesso che sono passati 5 anni e ho dimenticato titolo e autore del testo e quasi tutti i contenuti...
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#52 gulliver

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Inviato 07 marzo 2012 - 20:57

ho dimenticato titolo e autore del testo e quasi tutti i contenuti...



forse questo

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#53 Çorkan

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Inviato 08 marzo 2012 - 00:02

bella corkie, io per questioni di incastri di cfu alla triennale feci un esame di indologia sull'origine e la composizione del sistema delle caste. uno degli argomenti più complessi mai studiati. sfortunatamente così complesso che sono passati 5 anni e ho dimenticato titolo e autore del testo e quasi tutti i contenuti...


Purtroppo non ne so molto, posso solo ricordare che in India, proprio in reazione al sistema delle caste sono nate tantissime tradizioni religiose diverse, su tutte proprio il buddhismo, e poi, più recentemente, il sikhismo, originato intorno al 1700 nel Punjab. Saltando di palo in frasca ricordo come proprio i sikh siano stati protagonisti di una delle pagine più tragiche della storia indiana, con il massacro del tempio d'oro di Amristar e il successivo assassinio di Indira Ghandi nel 1984.
In sostanza i sikh già dal 1947 protestavano per il fatto che all'interno della federazione non fosse stato previsto uno stato dove loro fossero maggioranza etnica e linguistica. La lotta sempre mantenutasi pacifica mutò sul finire degli anni '70 in forme più violente. Nel giugno '84 la Ghandi ordinò ai militari di risolvere il problema, ma i separatisti si asserragliarono nel Tempio d'Oro (dove avevano ammassato armi) e ne risultò un massacro. Pochi mesi dopo due guardie del corpo sikh assassinarono il primo ministro durante la passeggiata mattutina nel parco della sua villa. Contro repressione e nei 4 giorni successivi la folla di Dehli inferocita ( e si dice "guidata") uccise 2700 sikhs.
Scusate eh, salto un po' di palo in frasca e forse sono anche impreciso, ma il mio "studio" di queste cose non è sistematico.
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#54 corrigan

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Inviato 08 marzo 2012 - 03:59


ho dimenticato titolo e autore del testo e quasi tutti i contenuti...



forse questo

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DIO! [cit.]

sì è questo
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#55 Reynard

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Inviato 10 marzo 2012 - 12:17

C'è un'opera molto interessante in cui mi sono imbattuto quasi per caso, sul periodo guerra-resistenza-dopoguerra dal punto di vista dell'impatto sulla vita quotidiana e il tessuto sociale: ma al momento non ricordo di chi (appena la trovo la metto).


L'ho ritrovato: "La tragedia" di Ernesto Brunetta.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#56 combatrock

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Inviato 13 marzo 2012 - 08:54

Il thread langue, e io provo a ravvivarlo :-)

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Libro strepitoso, scritto da uno dei più brillanti storici internazionalisti europei. Con l'uso di una sorprendente quantità e varietà di fonti documentarie, Westad ripercorre e analizza le modalità con cui il principale conflitto ideale e geopolitico del dopoguerra, la cosiddetta "Guerra Fredda", ha condizionato e influenzato lo sviluppo geopolitico mondiale. Mi permetto di consigliarlo anche e soprattutto a chi vuole approfondire le dinamiche di lungo periodo di alcuni conflitti (Medio Oriente, Afghanistan, India-Pakistan), che risultano poco comprensibili se ci si limita a un'analisi meramente regionale o sub-regionale, o si dimentica l'eredità storica di cui essi sono gravati.
P.S.: chi fosse intimorito dalla lettura in inglese, sappia che l'autore ha una scrittura abbastanza semplice e che il volume, proprio per l'attenzione agli aspetti ideali della guerra fredda, è molto discorsivo e godibile.
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Rodotà beato te che sei morto


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#57 Çorkan

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Inviato 13 marzo 2012 - 10:04

Il thread langue, e io provo a ravvivarlo :-)

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Libro strepitoso, scritto da uno dei più brillanti storici internazionalisti europei. Con l'uso di una sorprendente quantità e varietà di fonti documentarie, Westad ripercorre e analizza le modalità con cui il principale conflitto ideale e geopolitico del dopoguerra, la cosiddetta "Guerra Fredda", ha condizionato e influenzato lo sviluppo geopolitico mondiale. Mi permetto di consigliarlo anche e soprattutto a chi vuole approfondire le dinamiche di lungo periodo di alcuni conflitti (Medio Oriente, Afghanistan, India-Pakistan), che risultano poco comprensibili se ci si limita a un'analisi meramente regionale o sub-regionale, o si dimentica l'eredità storica di cui essi sono gravati.
P.S.: chi fosse intimorito dalla lettura in inglese, sappia che l'autore ha una scrittura abbastanza semplice e che il volume, proprio per l'attenzione agli aspetti ideali della guerra fredda, è molto discorsivo e godibile.


Grazie combat lo metto in lista (il che vuol dire che forse nel 2016 riuscirò a leggerlo).
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#58 combatrock

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Inviato 13 marzo 2012 - 10:05


Il thread langue, e io provo a ravvivarlo :-)

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Libro strepitoso, scritto da uno dei più brillanti storici internazionalisti europei. Con l'uso di una sorprendente quantità e varietà di fonti documentarie, Westad ripercorre e analizza le modalità con cui il principale conflitto ideale e geopolitico del dopoguerra, la cosiddetta "Guerra Fredda", ha condizionato e influenzato lo sviluppo geopolitico mondiale. Mi permetto di consigliarlo anche e soprattutto a chi vuole approfondire le dinamiche di lungo periodo di alcuni conflitti (Medio Oriente, Afghanistan, India-Pakistan), che risultano poco comprensibili se ci si limita a un'analisi meramente regionale o sub-regionale, o si dimentica l'eredità storica di cui essi sono gravati.
P.S.: chi fosse intimorito dalla lettura in inglese, sappia che l'autore ha una scrittura abbastanza semplice e che il volume, proprio per l'attenzione agli aspetti ideali della guerra fredda, è molto discorsivo e godibile.


Grazie combat lo metto in lista (il che vuol dire che forse nel 2016 riuscirò a leggerlo).


Se hanno ragione i maia e giacobbo di voyager, sarà un po' tardi asd
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#59 combatrock

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Inviato 14 marzo 2012 - 02:20

Altro librino che ho trovato interessante:

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Guido Crainz, "Storia del miracolo italiano", Donzelli.


Innanzitutto, un colpo basso per chi pensa che scrivere (e leggere) di storia debba necessariamente essere noioso. Crainz scrive bene e si fa leggere speditamente. Il libro ripercorre una delle fasi cruciali della storia di questo paese, e innanzitutto si preoccupa di spiegarci perché è stata tale, cosa è cambiato o meno nella vita di questo paese. Grazie all'analisi quasi maniacale di una mole esorbitante di fonti (dagli archivi di partito, a quelli degli organi di polizia, passando per quotidiani, riviste, diari personali di gente nota o meno, ecc.), Crainz smonta e ricompone l'Italia di quegli anni come un cubo di Rubik. Sia pure a piccole dosi, non manca nulla: quali sogni, paure e speranze nutrivano gli Italiani prima e dopo il miracolo; quali furono i cambiamenti della cultura politica, delle tendenze elettorali, delle stesse modalità con cui i cittadini si rapportavano alla politica; quali furono gli effetti delle riforme economiche e dei progressi tecnologici sulla società; come mutarono le forme di auto-rappresentazione della società stessa, attraverso le arrti visive, la musica, la letteratura; come si diffuse una vera cultura di massa, ecc.. E soprattutto, che genere di forze si opposero ai processi in corso, alle spinte verso una compiuta democratizzazione della vita politica, sociale ed economica e al definitivo affrancamento dall'eredità fascista (a questi ultimi aspetti vengono significativamente riservati la parte iniziale e quella finale del volume, ovvero la post-fazione delle edizioni successive alla prima). Se poi mettete in conto che tutto questo lo trovate racchiuso in meno di 300 pagine, e che in copertina ci trovate quel bel pezzo di valchiria di Anita Ekberg, non so cosa aspettiate a procurarvelo... :nod:

P.S: non so se si è capito ( ^_^) ma sono un fan di Crainz. Per conto mio, qualunque libro che ha scritto è consigliabile a ogni sorta di lettore (compreso il bellissimo "L'ombra della guerra", sobria, raffinata e non partigiana risposta intellettuale alle baggianate di Panza... ma questa è un'altra storia).
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#60 Çorkan

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Inviato 14 marzo 2012 - 11:41

Crainz era sempre citato con grandi lodi su Lo Staniero, la rivista curata da Fofi a cui son stato abbonato per un annetto. Prima o poi leggero.
Intanto ho finito 1948 di Morris. Ora avrei anche delle idee più chiare sulla genesi (sul presente no, o comunque diverse) del conflitto arabo-israeliano, però dovrei leggere anche qualche altra fonte.
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#61 ArchieFisher

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Inviato 18 marzo 2012 - 21:54

Il thread era in votalatrippa ma l'ho spostato qua, mi pare ci stia meglio (se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre).
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Inviato 18 marzo 2012 - 23:23

Boh, a me non torna tanto questo spostamento. Credo di capire il tuo intervento per via del fatto che nelle ultime due tre pagine s'è parlato più di libri di storia che di Storia, ma l'intento del topic era un altro.
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#63 combatrock

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Inviato 18 marzo 2012 - 23:59

Il thread era in votalatrippa ma l'ho spostato qua, mi pare ci stia meglio (se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre).


Fortissimamente contrario. Un cambio che ha implicazioni metodologiche enormi e deleterie, anche se capisco che non sono alla base della scelta (e mi scuso in anticipo per il pippone che sto per snocciolare). Si dibatte da sempre su cosa sia la storia, se una scenza o un'artigianato o altro. Ma di sicuro NON E' assimilabile a un'arte. A sostenerlo sono soltanto alcuni critici letterari (non sto a citarli, ma se volete se ne discute) che lo fanno per portare avanti un partito preso "post-moderno" per cui si può dire tutto di tutto, senza onere della prova e della coerenza logica, e ciò che conta è solo la persuasività dei canoni letterari usati (scrivo in modo più convincente, quindi E' GIUSTO quello che sostengo); e soprattutto è la tesi propugnata da molti dei più estremi revisionisti, insomma quelli per cui "Il sangue dei vinti" di Pansa equivale (e quindi annulla, in un assurdo gioco a somma zero) "Una guerra civile" di Pavone, anche se il primo è scritto sulla base delle memorie di bimbo dell'autore, mentre il secondo nasce da un lavoro pluriennale di raccolta di fonti di ogni genere. Forse la faccio troppo seria, e rompo i coglioni, ma per me è una questione di concetto e di dignità della disciplina. Non sto dicendo che valga meno o più della letteratura di "fiction", ma solo che si tratta di UN'ALTRA COSA, molto più vicina a tanti temi di attualità trattati nella vecchia collocazione. Mi piace questo thread, e sono pronto a fare la mia parte per animarlo ogni volta che posso, proponendo anche due o tre libri a settimana con tanto di pareri contrapposti, recensioni altrui, ecc. Ma se rimane la stessa collocazione, mi dispiace ma non è più terreno che ho voglia di calcare (che gliene freghi qualcosa o meno agli altri).
Scusate lo sfogo, ma (e si sarà capito) è uan questione che mi sta particolarmente a cuore.
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Inviato 19 marzo 2012 - 05:37

Il thread era in votalatrippa ma l'ho spostato qua, mi pare ci stia meglio (se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre).

contrario, mi sembra una pessima scelta lo spostamento del thread
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Inviato 19 marzo 2012 - 07:10


Il thread era in votalatrippa ma l'ho spostato qua, mi pare ci stia meglio (se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre).


Fortissimamente contrario. Un cambio che ha implicazioni metodologiche enormi e deleterie, anche se capisco che non sono alla base della scelta (e mi scuso in anticipo per il pippone che sto per snocciolare). Si dibatte da sempre su cosa sia la storia, se una scenza o un'artigianato o altro. Ma di sicuro NON E' assimilabile a un'arte. A sostenerlo sono soltanto alcuni critici letterari (non sto a citarli, ma se volete se ne discute) che lo fanno per portare avanti un partito preso "post-moderno" per cui si può dire tutto di tutto, senza onere della prova e della coerenza logica, e ciò che conta è solo la persuasività dei canoni letterari usati (scrivo in modo più convincente, quindi E' GIUSTO quello che sostengo); e soprattutto è la tesi propugnata da molti dei più estremi revisionisti, insomma quelli per cui "Il sangue dei vinti" di Pansa equivale (e quindi annulla, in un assurdo gioco a somma zero) "Una guerra civile" di Pavone, anche se il primo è scritto sulla base delle memorie di bimbo dell'autore, mentre il secondo nasce da un lavoro pluriennale di raccolta di fonti di ogni genere. Forse la faccio troppo seria, e rompo i coglioni, ma per me è una questione di concetto e di dignità della disciplina. Non sto dicendo che valga meno o più della letteratura di "fiction", ma solo che si tratta di UN'ALTRA COSA, molto più vicina a tanti temi di attualità trattati nella vecchia collocazione. Mi piace questo thread, e sono pronto a fare la mia parte per animarlo ogni volta che posso, proponendo anche due o tre libri a settimana con tanto di pareri contrapposti, recensioni altrui, ecc. Ma se rimane la stessa collocazione, mi dispiace ma non è più terreno che ho voglia di calcare (che gliene freghi qualcosa o meno agli altri).
Scusate lo sfogo, ma (e si sarà capito) è uan questione che mi sta particolarmente a cuore.

Un racconto autobiografico (come quello di Pansa) però può essere considerata una fonte storica. Basti pensare al De Bello Gallico.
Per me lo spostamento è corretto.
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#66 Reynard

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Inviato 19 marzo 2012 - 09:53


Il thread era in votalatrippa ma l'ho spostato qua, mi pare ci stia meglio (se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre).


Fortissimamente contrario. Un cambio che ha implicazioni metodologiche enormi e deleterie, anche se capisco che non sono alla base della scelta (e mi scuso in anticipo per il pippone che sto per snocciolare). Si dibatte da sempre su cosa sia la storia, se una scenza o un'artigianato o altro. Ma di sicuro NON E' assimilabile a un'arte. A sostenerlo sono soltanto alcuni critici letterari (non sto a citarli, ma se volete se ne discute) che lo fanno per portare avanti un partito preso "post-moderno" per cui si può dire tutto di tutto, senza onere della prova e della coerenza logica, e ciò che conta è solo la persuasività dei canoni letterari usati (scrivo in modo più convincente, quindi E' GIUSTO quello che sostengo); e soprattutto è la tesi propugnata da molti dei più estremi revisionisti, insomma quelli per cui "Il sangue dei vinti" di Pansa equivale (e quindi annulla, in un assurdo gioco a somma zero) "Una guerra civile" di Pavone, anche se il primo è scritto sulla base delle memorie di bimbo dell'autore, mentre il secondo nasce da un lavoro pluriennale di raccolta di fonti di ogni genere. Forse la faccio troppo seria, e rompo i coglioni, ma per me è una questione di concetto e di dignità della disciplina. Non sto dicendo che valga meno o più della letteratura di "fiction", ma solo che si tratta di UN'ALTRA COSA, molto più vicina a tanti temi di attualità trattati nella vecchia collocazione. Mi piace questo thread, e sono pronto a fare la mia parte per animarlo ogni volta che posso, proponendo anche due o tre libri a settimana con tanto di pareri contrapposti, recensioni altrui, ecc. Ma se rimane la stessa collocazione, mi dispiace ma non è più terreno che ho voglia di calcare (che gliene freghi qualcosa o meno agli altri).
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Completamente d'accordo col tuo discorso; inoltre come diceva Corkan lo scopo del thread era parlare di storia, non di libri di storia (anche se e' inevitabile finire a parlare dei secondi, se si vuol fare un discorso serio).
Detto questo, pero', nonl la farei cosi' tragica sullo spostamento, per alcuni motivi molto pratici e terra terra:
- Anche se si chiama "letteratura e altre arti", in questa sezione ha sempre avuto spazio anche la saggistica (al limite, per fare ordine, si potrebbe suggerire l'apertura di una sub-sezione di saggistica);
- La collocazione in "Vota la trippa" a me e' parsa un po' pericolosa, temevo che qualcuno ne approfittasse per trasformarla nella solita caciara politica (non che discutere di storia non abbia una funzione politica; ma non nel senso delle discussioni da bar sport...);
- Questa sezione e' meno attiva e quindi il thread rimane piu' visibile;
- Non puoi proprio chiamarti fuori per una questione di principio, sei uno dei pochi qua dentro appassionati di ste cose, se ci lasci orfani che facciamo?
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#67 ArchieFisher

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Inviato 19 marzo 2012 - 10:12

Ripristinata.
:)
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Inviato 19 marzo 2012 - 10:28

Premesso che io in genere mi limito a leggere e quindi non ho molto diritto di parlare, ma mi sembrava più corretto lo spostamento. La storia non è uno dei "Problemi politici, sociali ed economici italiani e internazionali", in quanto disciplina appartiene alle facoltà umanistiche, un libro come Autunno del medioevo ha più affinità con l'arte e la letteratura che con Vota la trippa.
Poi se con Storia si vuole affrontare una serie di scottanti questioni più o meno vicine nel tempo è un altro discorso.
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#69 Sandor

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Inviato 19 marzo 2012 - 10:58

Bella idea discutere di storia e di libri di storia.
Io ultimamente sto leggendo una serie di saggi sulla storia del colonialismo italiano,argomento che quando studiavo era sorvolato o ignorato dai programmi scolastici.
Non mi metto a fare un riassuntino dell'argomento ma sono rimasto impressionato dai crimini commessi dagli italiani,soprattutto nel periodo fascista ,con deportazioni di massa,veri campi di sterminio,odio razziale,uso di armi chimiche (unico argomento che ha fatto un pò di rumore con le polemiche contro Del Boca ),requisizioni delle terre più fertili ect ect.
Da quello che ho capito secondo Del Boca il nostro è stato il colonialismo più criminale e nocivo in Africa in proporzione alla durata rispetto agli altri paesi europei.
Se ci sono degli interessati mi piacerebbe approfondire l'argomento.
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#70 Reynard

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Inviato 19 marzo 2012 - 11:07

La storia non è uno dei "Problemi politici, sociali ed economici italiani e internazionali", in quanto disciplina appartiene alle facoltà umanistiche


Appartiene alle facoltà umanistiche ma (si presume) parla di fatti reali; fatti che per lo più sono di tipo "politico, sociale ed economico".
Per me ci poteva anche stare nell'altra sezione, ma di certo non perché abbia una maggiore affinità con la letteratura e con l'arte.

Ma chiudiamo qui e parliamo invece di Imperi dell'Atlantico di John Elliott.
Elliott è uno dei principali storici della Spagna e dell'impero coloniale spagnolo. In questo libro ha messo a confronto l'evoluzione dell'impero spagnolo e dell'impero britannico in America, dalla scoperta all'indipendenza. Il suo scopo è quello di mostrare somiglianze e differenze nelle due esperienze coloniali, per spiegare così le condizioni diverse in cui le diverse nazioni (Stati Uniti e paesi dell'America Latina) si sono trovate al momento dell'indipendenza.
Invece di inserirli in uno schema generale, e spiegare somiglianze e differenze in base a un ristretto numero di cause fissate a priori, Elliott sceglie di narrare la formazione delle società coloniali, descrivendo nei dettagli i problemi che i coloni si sono trovati ad affrontare, le soluzioni scelte e i motivi di queste, gli ulteriori condizionamenti così prodotti, sempre partendo dalle situazioni concrete. La descrizione dei due imperi non procede a grandi blocchi separati, ma per ogni tema si passa continuamente dalla situazione dell'America spagnola a quella britannica e viceversa. Se così la mole del lavoro aumenta e spesso non si riescono ad evitare delle ripetizioni, il vantaggio è di non perdere mai di vista il quadro generale e di non richiedere al lettore troppa memorizzazione per tenere insieme il confronto.
Opera consigliatissima.

(più avanti, se mi avanza il tempo, mi piacerebbe parlare del colonialismo in generale)
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Inviato 19 marzo 2012 - 13:21


La storia non è uno dei "Problemi politici, sociali ed economici italiani e internazionali", in quanto disciplina appartiene alle facoltà umanistiche


Appartiene alle facoltà umanistiche ma (si presume) parla di fatti reali; fatti che per lo più sono di tipo "politico, sociale ed economico".
Per me ci poteva anche stare nell'altra sezione, ma di certo non perché abbia una maggiore affinità con la letteratura e con l'arte.

Ma chiudiamo qui e parliamo invece di Imperi dell'Atlantico di John Elliott.
Elliott è uno dei principali storici della Spagna e dell'impero coloniale spagnolo. In questo libro ha messo a confronto l'evoluzione dell'impero spagnolo e dell'impero britannico in America, dalla scoperta all'indipendenza. Il suo scopo è quello di mostrare somiglianze e differenze nelle due esperienze coloniali, per spiegare così le condizioni diverse in cui le diverse nazioni (Stati Uniti e paesi dell'America Latina) si sono trovate al momento dell'indipendenza.
Invece di inserirli in uno schema generale, e spiegare somiglianze e differenze in base a un ristretto numero di cause fissate a priori, Elliott sceglie di narrare la formazione delle società coloniali, descrivendo nei dettagli i problemi che i coloni si sono trovati ad affrontare, le soluzioni scelte e i motivi di queste, gli ulteriori condizionamenti così prodotti, sempre partendo dalle situazioni concrete. La descrizione dei due imperi non procede a grandi blocchi separati, ma per ogni tema si passa continuamente dalla situazione dell'America spagnola a quella britannica e viceversa. Se così la mole del lavoro aumenta e spesso non si riescono ad evitare delle ripetizioni, il vantaggio è di non perdere mai di vista il quadro generale e di non richiedere al lettore troppa memorizzazione per tenere insieme il confronto.
Opera consigliatissima.

(più avanti, se mi avanza il tempo, mi piacerebbe parlare del colonialismo in generale)


Va bene, fatti sociali ed economici ma non problemi attuali, insomma la storia parla dei fatti sociali del passato. Vota la trippa mi sembra un luogo dove in genere si parla di situazioni più o meno contemporanee.
Sulle lettere e le scienze umanistiche poi forse le intendo in senso più vasto. Galileo si studia anche in letteratura tanto per dire. Quando studi la prospettiva ti occupi anche di ottica. Insomma non è che le discipline siano divise da steccati così rigidi.
E' la prima volta che qualcuno si offende perchè la storia viene accostata alle lettere e alla saggistica.
:)
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#72 Reynard

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Inviato 19 marzo 2012 - 13:29

E' la prima volta che qualcuno si offende perchè la storia viene accostata alle lettere e alla saggistica.
:)


Penso che il discorso di combatrock stia nel fatto che molti paiono considerare la storia come un genere narrativo in cui conta più che ciò si legge "suoni" persuasivo, piuttosto che sia basato su fonti. E non posso dargli torto.
Cioè, non è il bisogno di mettere uno steccato attorno alla disciplina storia, ma di sottolineare che ciò che dovrebbe primariamente contare è che ciò che si afferma sia verificabile.
Come discorso generale ha ragione, anche se non mi pare sia il caso di quelli che hanno scritto qui finora e non credo che sarebbe saltata fuori una simile tendenza "solo" per la sua collocazione in una sezione piuttosto che un'altra. Di certo qui siamo abbastanza smaliziati da non cadere in simili trappoloni.
Come detto, per me poteva pure stare di là, ma "in generale" capisco la preoccupazione di combatrock.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#73 123

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Inviato 19 marzo 2012 - 13:33

Punto di vista legittimo ci mancherebbe.
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#74 combatrock

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Inviato 19 marzo 2012 - 13:48


Sulle lettere e le scienze umanistiche poi forse le intendo in senso più vasto. Galileo si studia anche in letteratura tanto per dire. Quando studi la prospettiva ti occupi anche di ottica. Insomma non è che le discipline siano divise da steccati così rigidi.
E' la prima volta che qualcuno si offende perchè la storia viene accostata alle lettere e alla saggistica.
:)


Non per spirito di contraddizione, ma per informazione di chi voglia approfondire il tema: tutt'altro che la prima volta !

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In questo libro, che consiglio vivamente, uno dei più noti storici italiani - anche a livello internazionale - discute di questioni di metodo, su come si fa la storia e perché essa non sia assimilabile alle lettere (ripeto: né più né meno dignitosa, soltanto diversa). Attraverso saggi brevi e brillanti, che prendono in considerazione esempi concreti di problemi con cui gli storici si confrontano, Ginzburg prova ( a mio parere con buon successo) a smontare le critiche più radicali espresse dalla storiografia "postmoderna", ovvero quello che l'autore definisce "l'attacco scettico alla scientificità delle narrazioni storiche", il cui più noto esponente è Hayden White. Ne esce un quadro tutt'altro che definitivo (e come potrebbe esserlo ?) ma stimolante del mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna. E soprattutto, la solidità metodologica di Ginzburg e... il suo proverbiale "caratteraccio" gli consentono di affrontare di petto nodi delicati ma insopprimibili, ovvero: se la storia è pari alla finzione, e il suo unico obbligo è quello di risultare persuasiva (invece di addurre prove e fonti, e fondarsi su una rigorosa logica di metodo), allora perché le tesi negazioniste sull'olocausto non dovrebbero avere piena dignità accademica ? Non è forse sufficiente questo paradosso a obbligarci a ritenere che debbano esistere degli elementi di VERITA' storica, indipendemente dalle diverse interpretazioni che su di essi è possibile fondare ?






P.S.: quando dici "Galileo si studia anche in letteratura", non stai tu stesso ribadendo che una distinzione esiste ? :)
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Rodotà beato te che sei morto


A voi la poesia proprio non piace eh?Sempre a rompere il cazzo state.


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#75 combatrock

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Inviato 19 marzo 2012 - 13:56

Ripristinata.
:)


anche se non mi pare sia il caso di quelli che hanno scritto qui finora e non credo che sarebbe saltata fuori una simile tendenza "solo" per la sua collocazione in una sezione piuttosto che un'altra. Di certo qui siamo abbastanza smaliziati da non cadere in simili trappoloni.



Ma infatti il buon Archie (che ringrazio per aver preso la decisione giusta :) ) prima o poi ci confesserà di aver preso quella decisione nientepopòdimenoche... per stimolare la discussione ! Infatti è andato a toccare proprio uno degli aspetti più delicati e sensibili della storiografia contemporanea. L'hai fatto apposta, eh ? vecchio lupo di forum...
E infatti, essendo smaliziatissimi, trasformiamo anche questo episodio in una fonte di dibattito per un thread dalle potenzialità enormi, roba da fare invidia ai culoni e ai contest ! :metal:
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#76 123

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Inviato 19 marzo 2012 - 14:07



Sulle lettere e le scienze umanistiche poi forse le intendo in senso più vasto. Galileo si studia anche in letteratura tanto per dire. Quando studi la prospettiva ti occupi anche di ottica. Insomma non è che le discipline siano divise da steccati così rigidi.
E' la prima volta che qualcuno si offende perchè la storia viene accostata alle lettere e alla saggistica.
:)


Non per spirito di contraddizione, ma per informazione di chi voglia approfondire il tema: tutt'altro che la prima volta !

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In questo libro, che consiglio vivamente, uno dei più noti storici italiani - anche a livello internazionale - discute di questioni di metodo, su come si fa la storia e perché essa non sia assimilabile alle lettere (ripeto: né più né meno dignitosa, soltanto diversa). Attraverso saggi brevi e brillanti, che prendono in considerazione esempi concreti di problemi con cui gli storici si confrontano, Ginzburg prova ( a mio parere con buon successo) a smontare le critiche più radicali espresse dalla storiografia "postmoderna", ovvero quello che l'autore definisce "l'attacco scettico alla scientificità delle narrazioni storiche", il cui più noto esponente è Hayden White. Ne esce un quadro tutt'altro che definitivo (e come potrebbe esserlo ?) ma stimolante del mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna. E soprattutto, la solidità metodologica di Ginzburg e... il suo proverbiale "caratteraccio" gli consentono di affrontare di petto nodi delicati ma insopprimibili, ovvero: se la storia è pari alla finzione, e il suo unico obbligo è quello di risultare persuasiva (invece di addurre prove e fonti, e fondarsi su una rigorosa logica di metodo), allora perché le tesi negazioniste sull'olocausto non dovrebbero avere piena dignità accademica ? Non è forse sufficiente questo paradosso a obbligarci a ritenere che debbano esistere degli elementi di VERITA' storica, indipendemente dalle diverse interpretazioni che su di essi è possibile fondare ?






P.S.: quando dici "Galileo si studia anche in letteratura", non stai tu stesso ribadendo che una distinzione esiste ? :)


Quando ho scritto pensavo proprio a Indagine su Piero di Ginzburg come esempio di rapporto tra arte e storia.
Riguardo alla storia e alla letteratura è vero che sono diverse ma si sono nei secoli influenzate reciprocamente. Livio, Tucidide, Tacito li studiamo in letteratura ma sono anche ricchissimi di informazioni storiche. Giusto come esempio. Su Galileo, si studia in fisica, in filosofia e anche in letteratura. Il sagggiatore è un libro bello di suo non solo per il contenuto.
Riguardo all'autobiografia mi sembra invece azzardato dire che non abbia un valore storico. Hanno valore storico (come fonti) gli scambi epistolari perchè un'autobiografia non dovrebbe averlo? (come appunto Il De Bello Gallico, volendo conoscere Cesare è preferibile cominciare da li piuttosto che da Carcopino).
Poi ripeto nessun problema, è solo che mi ha fatto un po' strano veder la Storia declassata da Letteratura a vota la trippa (senza offesa per vota la trippa).
:)
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#77 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 01:50

Qualcuno sa dirmi due parole veloci sulle varie magistrature romane di epoca imperiale? Leggendo qua e là ho trovato le varie funzioni dei diversi magistrati, ma non riesco a capire se erano funzionari esistenti in tutte le città principali dell'impero o nella sola Urbe. E se è così che amministrava le città di provincia? Solo i consoli?
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#78 oblomov

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Inviato 22 marzo 2012 - 09:17

No, i consoli avevano, come anche in età repubblicana, funzione militare e in alcuni casi giudiziaria (si pensi al potere di veto sulle decisioni del collega al consolato). Esaurita la carica solitamente ricevevano incarichi proconsolari, cioè l'amministrazione di una provincia (in genere l'incarico che consentiva di arricchirsi in modo smisurato) per periodi di tempo definiti, di solito 5 anni, con funzioni miste, ufficialmente sostitutive di quelle consolari, ma principalmente legate al mantenere l'ordine, a raccogliere efficacemente le tasse, ad occuparsi delle grandissime opere pubbliche. In genere si dividevano gli incarichi: le province di maggiore importanza, come l'Egitto (il granaio di Roma), erano riservate alla nomina senatoria, che doveva garantire il buongoverno di aree importanti per la gestione dell'impero.
All'interno delle città, sia municipi (cioè citta non di fondazione romana) che colonie (quelle fondate da Roma, sia di diritto latino che romano), vigeva invece uno schema magistratuale identico a quello in vigore a roma per gli incarichi sine imperio (cioè senza valore militare), con i vari ruoli volti ad aspetti pratici (il curator acquae, il curator viarium..). In sostanza si replicava in piccolo lo schema amministrativo elaborato per roma, con anche l'organizzazione dei comizi per le elezioni ecc...e il massimo organo era solitamente collegiale, un duovirato che imitava il consolato, senza ovviamente l'imperium.
Il tutto passava per le Curie, cioè gli organi amministrativi cittadini (anticamente la curia era il nome dato alle riunioni delle tribù in età repubblicana, tribù in cui erano anche organizzati tutti i cittadini romani non residenti a Roma, che, teoricamente, potevano anche recarsi a Roma per votare, essendo inquadrati nel sistema elettorale) e quella che era inizialmente una carica militare, il decurione, cioè il rappresentante nella curia, divenne una carica amministrativa, vitalizia, che fungeva da collante dell'impero, essendo il ruolo che consentiva da un lato di mostrare il proprio evergetismo e di farsi garanti della raccolta dei tributi dovuti e dall'altro di accedere al cursus honorum che contava, passando dalla piccola città alla grande Urbe.
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#79 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 11:21

Ok grazie Oblo mi è già più chiaro. Ma dunque le curie erano delle assemblee? Di quale grandezza? Con che funzioni?
E comunque, anche nelle città più piccole erano quindi presenti edili, questori, pretori etc?
E il decuriones era il rappresentante nella curia di chi? Una sorta di portavoce? E era dotato di imperium?
Mi mandi a cacare?
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#80 oblomov

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Inviato 22 marzo 2012 - 11:35

Le curie erano inizialmente le suddivisioni amministrative delle tribù romane ed erano un ordinamento militare: ognuna forniva tot cavalieri, tot appiedati ecc... e il decurione era uno che comandava dieci uomini.

In seguito ha indicato il modello amministrativo, sempre idealmente basato sulla leva militare, ma in realtà semplicemente a scopo politico e, latamente, religioso. Il numero preciso di appartenenti non lo ricordo, ma credo non sia questione su cui ci sia certezza, calcola comunque che fornivano 110 uomini ognuna, in età monarchica, per cui il numero non sarà stato tantissimo maggiore, vista la struttura militare romana in età alto-repubblicana.

In età imperiale era solo una questione censitaria: i maggiorenti locali formavano la curia (curiales) e ogni città aveva un edificio ove si riuniva (chimata la curia, appunto, che a Roma indicava l'edificio dove si riunivano i senatori), tra loro si sceglievavano i decurioni, che erano vitalizi e avevano onori ma anche oneri, spesso finanziariamente pesanti, legati alla realizzazione di opere pubbliche o alla responsabilità in solido dei tributi (tanto che in età tardo-antica divennero ruoli che tutti cercavano di evitare, perchè spesso rovinosi, vista la crescente pressione fiscale e le frequenti crisi monetarie), ed erano, come ho detto, gli uomini che potevano ambire a scalare le posizioni anche fuori dall'ambito locale. Ovviamente non avevano imperium (cioè facoltà di comando militare), erano ruoli esclusivamente politici dopo le riforme dell'esercito, prima di Mario e poi di Augusto.

Ps: errata, non capivo bene la domanda del rappresentante, ho scritto "nella Curia" ma era "della Curia" cioè il decurione è colui che, agli occhi del potere centrale, sia il proconsole provinciale o l'imperatore stesso, rappresenta con le sue sostanze e il suo prestigio il ceto governante di una realtà locale. La rappresentatività dei ceti bassi nelle realtà locali, sinceramente, non ricordo come venisse regolata, visto che non mi pare esistessero dei concilia plebis locali.

Ah: le magistrature locali erano varie, in genere erano presenti molte di quelle sine imperio classiche, ma in base a specifiche esigenze se ne aggiungevano altre, ad es. a Corinto esisteva un magistrato presposto all'organizzazione dei giochi istmici, l'agonoteta. Spesso, soprattutto nelle prime fasi imperiali, si faceva attenzione a ricalcare nominalmente antichi ordinamenti locali di popolazioni da poco romanizzare. Con augusto inoltre si introdussero le figure religiose flaminali dedicate al culto imperiale nelle varie città. Insomma è un panorama molto complesso, certo è che alcuni punti, curia, decurione, duovirato, cursus honorum locale, sono sempre presenti.


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#81 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 12:41

Grazie, mi se appuntoi tuoi interventi, credo mi saranno utili. Un ultima domanda poi ti lascio in pace: questa struttura fino a che ordine di grandezza della città si replicava? Quali città erano municipi insomma? Poi vabeh penso che anche qui ci fossero differenze fra le città italiche e quelle delle provincie...
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#82 oblomov

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Inviato 22 marzo 2012 - 12:59

Le città erano distinte non per grandezza ma per legislazione, fin da età repubblicana: molto brutalmente i municipia (da munus capere, assumere/prendere l'obbligo, cioè pagare moneta e fornire truppe) erano le comunità foederate a roma, che avevano dei vantaggi quali lo ius connubii o lo ius commercii, e godevano di larga autonomia amministrativa. Di fatto dopo la guerra sociale tutti i soci italici di diritto latino diventano cittadini di diritto romano e quindi anche l'ordinamento dei municipi si conformò ad esso, diventando civitas optimo iure, cioè dotate di tutti i diritti. Lo stesso, su scala più ampia, con la constitutio antoniniana del 212
I territori provinciali erano controllati tramite la deduzione di colonie di diritto romano, come già in età alto repubblicana avvenne dopo le guerre osco-sannitiche e il progressivo espandersi del potere di Roma in italia, fin da subito dotate dell'ordinamento di cui si è detto, e dalla presenza dei proconsoli, oltre che dalla prospettiva per le comunità foederate di diventare municipi, primo passo della romanizzazione.

Se si dovesse, molto scolasticamente, fare una scala legata ai privilegi concessi e alla diminuente autonomia amministrativa (perchè qui sta la grandezza del modello inclusivo tra fine repubblica e inizio dell'impero: nell'equilibrio tra obblighi e inclusione nei vantaggi della comunità romana): dediticii (quelli che si sono arresi dopo una guerra e sono poco più che schiavi, in genere i popoli celtici e germanici ai limiti dell'impero), provinciali (avevano solo lo ius gentium, cioè il formale riconoscimento di essere una comunità definita e con una propria autonoma volontà) foederati/soci (popolazioni legate a roma da un foedus, un'alleanza di varia natura e che costituiscono municipia), colonie di diritto latino, colonie di diritto romano, Roma.
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#83 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 13:27

Mi costringersti a chiederti allora l differenza fra diritto latino e romano, ma mica devo dare un esamme, che cazzo.
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#84 oblomov

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Inviato 22 marzo 2012 - 13:42

Discorso che occupa intere biblioteche, sarò stringatissimo: il diritto romano è, per definizione, optimo iure, si hanno tutti i diritti civili e politici, sia attivi che passivi, legati al proprio censo. Il diritto latino, di fatto, consiste nell'estensione agli alleati, dapprima le popolazioni circostanti roma e associatesi ad essa in contrasto a sanniti ed etruschi nel IV e III secolo a.C., di una serie di diritti della legislazione romana e il relativo ufficiale riconoscimento di questi. Era uno statuto intermedio tra il cives romano e il non romano.
I vantaggi principali erano lo ius commercii (cioè la possibilità di ricorrere ad un magistrato romano in controversie per traffici con cittadini romani e il riconosciuto diritto di proprietà), lo ius connubii (il matrimonio legale tra latini, sotto la legislazione civile romana), lo ius migrandi (cioè la possibilità di spostarsi tra comunità di pari diritto e vedere garantiti i propri diritti elettorali, all'interno della nuova comunità). Sostanzialmente si trattava di un ombrello normativo, che garantiva pari condizioni a tutti gli alleati di Roma e che poneva i magistrati romani come ultimo decisore anche in questioni non riguardanti cittadini romani.
Per certi versi ricorda la divisione di diritti che esisteva tra plebei e patrizi prima della Lex Canuleia, nell'ottica in cui i patrizi erano i diretti discendenti dei patres di Roma, coloro i quali nel corso del VIII secolo a.C. abitavano le comunità sparse sui colli che dominavano il Tevere e che tramite il sinecismo promosso da Romolo formarono l'urbe, mentre i plebei erano, secondo la visione tradizionale, non discendenti dai patres ma in qualche misura peregrini anch'essi, giunti a Roma quando questa già era stata fondata.
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#85 Thælly

    mascellona da bukkake

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Inviato 22 marzo 2012 - 13:53

:wub:
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Una tua action figure che quando la schiacci ti parla degli accordi.


#86 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 13:57

Oblomov Ottimo Massimo.
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#87 astrodomini

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Inviato 22 marzo 2012 - 19:26

La fine della città classica è molto più interessante asd
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the music that forced the world into future


#88 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 22:06

Ma quindi fatemi capire se ho capito:

Proconsole (o legato dell'imperatore se la provincia è imperiale e non senatoria)

Consoli provinciali

Municipio: duoviri/curia/decurione

Magistrati vari (edili, pretori, questori...)


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#89 oblomov

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Inviato 22 marzo 2012 - 22:17

I consoli sono due e annuali durante tutta l'età romana, dal 509 a.c. fino all'età bizantina, non uno di più, rimane sempre la massima magistratura raggiungibile nel cursus e le loro funzioni sono superiori a quelle di un proconsole, che agise solo in vece del potere consolare, che è assoluto e non legato ad una provincia, in quanto è loro il supremo imperium (per quanto con la riforma costituzionale augustea le cose si complicano parecchio, in un disegno complessivo magistrale tramite il quale ottaviano si attribuì prerogative senza il titolo quali l'imperium proconsolare maius et infinitum, la tribunicia potestas, la sacrosantitas, tramite i quali si conferiva l'imperio militare, il diritto di veto contro il senato e il ruolo religioso di intoccabilità tipico dei tribuni della plebe: di fatto fuse nella sua persona le prerogative consolari, senza essere console, e quelle di tribuno della plebe, senza essere neanche quello), visto che il sistema di potere è piramidale nel cursus, coloro i quali sono al di sopra possono imporre decisioni a chi sta sotto e il veto ai pari grado.
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#90 Guest_Michele Murolo_*

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Inviato 22 marzo 2012 - 22:28

Ciao a tutti! Sapete consigliarmi dei testi(meglio se facilmente reperibili) su l'indipendenza americana e la guerra civile(sempre americana)? Grazie
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#91 Çorkan

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Inviato 22 marzo 2012 - 23:15

Ciao a tutti! Sapete consigliarmi dei testi(meglio se facilmente reperibili) su l'indipendenza americana e la guerra civile(sempre americana)? Grazie


E dai....questa volta mi evito il posto epico e vado solo d'immagine:


Immagine inserita


Ok oblo quindi non c'erano due consoli per ogni provincia legati solo a quella. E magistrati come questori, edili, pretori? C'erano solo nell'Urbe o anche nei vari muncipi?
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#92 Guest_Michele Murolo_*

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Inviato 23 marzo 2012 - 00:08


Ciao a tutti! Sapete consigliarmi dei testi(meglio se facilmente reperibili) su l'indipendenza americana e la guerra civile(sempre americana)? Grazie


E dai....questa volta mi evito il posto epico e vado solo d'immagine:


Immagine inserita


Ok oblo quindi non c'erano due consoli per ogni provincia legati solo a quella. E magistrati come questori, edili, pretori? C'erano solo nell'Urbe o anche nei vari muncipi?

Sono tutt'orecchi, visto che poi il libro mi sembra abbastanza lungo, se puoi/ vuoi darmi qualche indicazione pendo dalle tue labbra :ossequi: Grazie comunque per la segnalazione, domani vado subito a vedere in biblioteca!
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#93 Çorkan

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Inviato 23 marzo 2012 - 00:27

Ma guarda, questo è considerato uno dei migliori testi in assoluto sulla Guerra Civile Americana, Luraghi è stato l'unico non americano a vincere non ricordo quale importante premio accademico in USA.
Io poi tendo a considerare molto attentamente la parte più epica, vista la formazione da scrittore (qui Corkan si soffia sulle unghie). Però c'è grande attenzione anche sui movimenti delle varie truppe e soprattutto, sulle motivazioni che portarono alla guerra prima e alla vittoria nordista poi.
Una delle spiegazioni più interessanti è quella sulla descrizione dello schiavismo sudista, dipinto come una cosa tutt'altro che terribile, perlomeno dal punto di vista materiale. Luraghi è bravissimo a dipingere la differenza fra due società: agricola, colta, ricca, decadente quella sudista, erede (e capace di dare vita a) dei grandi politici Repubblicani: Jefferson, Washington, Mason. Capitalista, industriale, quella nordista.
Il libro è anche proiettato nel futuro, mostrando bene come molte innovazioni tecnologiche che fecero la loro comparsa nella Guerra Civile, risulteranno poi determinanti nell guerre europe successive.
Diciamo che Luraghi si lascia andare a svolazzi e lirici veramente avvolgenti, ma che questi non stonano perchè poggiano su una ricostruzione storica veramente solida e argomentata
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#94 oblomov

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Inviato 23 marzo 2012 - 09:27

devo pigliarmi il libro di luraghi, oggi vado in coop e me lo accatto

Nei municipia, solo ovviamente quelli che erano civitas optimo iure, cioè città cui era stata data la piena cittadinanza roman, lo schema era circa questo: esisteva un ordo, cioè un gruppo di persone riunite per censo, definito curiales, cioè coloro che formano la curia, da questi si sceglievano i decuriones, che garantivano tassazione e stabilità finanziaria. In parallelo c'era il cursus, che era elettivo, e di cui, ieri sono andato a controllare, era tipica nelle colonie e nei municipi l'edilità, ovviamente non curule, cioè non dotata di imperio. In cima al cursus di una città c'era il duovirato e in mezzo potevano esserci cariche di vario tipo, anche non presenti a Roma (ieri ti ho scritto una scemenza cioè che anche il curator acquarum fosse carica da centro periferico: così non è, perchè era un'alta carica, centralizzata, mentre le cariche del vigintisexvirato, cioè le cariche magistratuali minori del cursus, tra cui anche il curator viarum, credo fossero presentiin varia forma e misura).

PS:http://books.google....epage&q&f=false
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#95 Çorkan

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Inviato 23 marzo 2012 - 14:35

Grazie Oblo. Ora non so se mi va di mettermi a leggere un tomo, tutte ste'infomraizoni mi servono per masterizzare un gioco ambientato in un impero romano "parallelo", e quando i miei giocatori entrano in un città devo sapere un po' quali sono i "notabili" e a quali funzioni sono preposti, ma non mi interessa fare una cosa esatta storicamente in maniera maniacale.
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#96 Reynard

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Inviato 23 marzo 2012 - 14:54

Grazie Oblo. Ora non so se mi va di mettermi a leggere un tomo, tutte ste'infomraizoni mi servono per masterizzare un gioco ambientato in un impero romano "parallelo", e quando i miei giocatori entrano in un città devo sapere un po' quali sono i "notabili" e a quali funzioni sono preposti, ma non mi interessa fare una cosa esatta storicamente in maniera maniacale.


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Più, dai, te lo sei meritato.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#97 Çorkan

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Inviato 23 marzo 2012 - 15:09


Grazie Oblo. Ora non so se mi va di mettermi a leggere un tomo, tutte ste'infomraizoni mi servono per masterizzare un gioco ambientato in un impero romano "parallelo", e quando i miei giocatori entrano in un città devo sapere un po' quali sono i "notabili" e a quali funzioni sono preposti, ma non mi interessa fare una cosa esatta storicamente in maniera maniacale.


asd

Più, dai, te lo sei meritato.


Ora oblomov mi sputa... asd
Ma credo di aver trovato via wiki un'approssimazione decente:


Executive power in municipium was held by four annually elected officials, composed of two duumvirs and two aediles, all under the thumb of Roman rule. Advisory powers were held by the decurions, appointed members of the local equivalent to the senate. In later years, these became hereditary.

Peraltro dice che la differenza fra città con optimo iure e no andò sempre attenuandosi col passare del tempo.
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#98 combatrock

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Inviato 29 marzo 2012 - 13:37

Una notizia:

A Dell'Utri i volantini Br su Aldo Moro

Aggiudicati per 17 mila euro
17 documenti dei terroristi
Protesta Giovanni Berardi (Associazione vittime del terrorismo): "Venduti come fossero semplici francobolli Doveva intervenire lo Stato"


http://www3.lastampa...lo/lstp/448306/

... , che mi dà lo spunto per segnalare agli interessati questo sito:

http://www.annidipiombo.it/

Il poveraccio che lo gestisce, lo aveva originariamente chiamato www.brigaterosse.it, cosa che ovviamente gli era valsa parecchie censure, attacchi (guardate nella sezione "about" e ne avrete un'idea), e ripetuti oscuramenti ogni volta che alla postale girava così. Tutto questo nonostante il sito rifiutasse qualunque identificazione politica con l'argomento trattato, devolvesse (mi pare) parte dei proventi della pubblicità alle vittime del terrorismo, e si avvalesse della consulenza saltuaria di autorità in materia (come Gianni Cipriani, consulente di varie commissioni stragi e autore del consigliatissimo:

Immagine inserita

L'idea è rimasta la stessa: offrire un archivio enorme e dal valore storico inestimabile sul terrorismo e gli anni '70 in Italia a tutti coloro che hanno voglia di approfondire quei temi, ormai con un taglio che trascenda la mera cronaca.
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Rodotà beato te che sei morto


A voi la poesia proprio non piace eh?Sempre a rompere il cazzo state.


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#99 Çorkan

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Inviato 30 marzo 2012 - 22:44


Ecco questo potrebbe essere un argomento dibattuto. Io, a parte la lettura di questo

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So veramente poco di anni di piombo, BR, etc.
Combat, un excursus veloce, un opinione? Dai, scatena un po' di polemica!
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#100 combatrock

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Inviato 30 marzo 2012 - 23:46



Ecco questo potrebbe essere un argomento dibattuto. Io, a parte la lettura di questo



So veramente poco di anni di piombo, BR, etc.
Combat, un excursus veloce, un opinione? Dai, scatena un po' di polemica!


Neanche a pensarci ! Nessuna opinione personale, men che meno polemiche su un periodo che ancora si presta a un pessimo uso politico strumentale. Semmai un modestissimo parere su alcuni libri che ritengo importanti ancorché discutibili (ovviamente le Lettere dalla prigionia sono una fonte interessantissima quanto "difficile", visti tutti i noti problemi che riguardano la loro veridicità):
il libro di Cipriani che ho citato prima è, a mio giudizio, un esempio di maniacale ricostruzione di alcuni passaggi e dinamiche del terrorismo e della risposta dello stato attraverso milioni e milioni di pagine di atti giudiziari. E' incredibile quante informazioni sorprendenti e insospettate essi contengano, e l'autore è bravissimo a farle emergere. I suoi libri in generale sono ottimi, tranne forse quello un po' "avventato" sulla minaccia del nuovo terrorismo.
Altri suggerimenti in ordine sparso e molto diversi tra di loro:
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Bianconi, bravo giornalista (NON uno storico) ha dedicato molti libri interessantissimi al terrorismo nero e rosso. Questo raccoglie le storie di sei (mi pare) brigatisti rossi non di primo piano. Un excursus su due interrogativi difficilissimi a cui è difficile dare una risposta (e l'autore evita accuratamente di farlo): come e perché qualcuno ha deciso di fare quella scelta.

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Storico fin troppo poliedrico e talvolta approssimativo, Galli a mio giudizio non lo è in questo caso. Il libro tenta una difficile ricostruzione della storia delle BR, sostanzialmente avvalorando una tesi intermedia tra chi le ritiene un fenomeno del tutto genuino, e le tante teorie "cospirative". In due parole, in alcuni momenti le BR sono state "eterodirette", ovvero qualcuno le ha sfruttate per fini poitici in una lotta (o meglio più lotte sovrapposte) tra fazioni della politica e apparati dello stato. Ma non vorrei essere frainteso: Galli non va in cerca di cospirazioni, si limita a rilevare incongruenze e svolte poco chiare nella storia del terrorismo rosso.

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Ammetto di non averlo ancora letto, ma persone di cui mi fido mi parlano molto bene di questo volume: uno studio filologico molto serio e rigoroso sul memoriale Moro, in continuo dialogo con il contesto politico e sociale dell'epoca in cui fu scritto. Insomma, una cosa pallosa da storici senza colpi di scena, ma da cui di sicuro si può imparare qualcosa.

Immagine inserita
Moro è stato la vittima più illustre delle BR, ma non certo l'unica. In questo libro viene ricostruita con dovizia di particolari la vicenda umana e politica di Guido Rossa, militante comunista e sindacalista CGIL ammazzato come un cane dalle BR. Già questi particolari, credo, basterebbero a rendere interessante la lettura.

Infine, quattro consigli che accompagno a un avvertimento scritto con carattere 48 (non lo è, ma è come se lo fosse): sono libri di memorie scritti da ex brigatisti, questo basta a capire che possono offrire elementi di interesse sul clima dell'epoca, su alcune decisioni, magari su come i oggi i "protagonisti" di allora vedano e leggano le loro azioni. Ma non sono libri di storia, non necessariamente (anzi molto poco) raccontano la verità storica, non vanno presi per oro colato, tutt'altro. Anzi: da anni si discute sulle enormi discrepanze tra le ricostruzioni fatte dai principali dirigenti delle BR sulla storia del gruppo terroristico. Nello specifico, l'intervista di Moretti a Rossana Rossanda è interessante per il tono duro e accusatorio di alcuni scambi in cui la giornalista accusa la lotta armata di avere "ucciso" tutto il movimento del post-68. Inoltre, in quel libro Moretti si autoaccusa per la prima volta dell'omicidio materiale di Moro.

Immagine inseritaImmagine inseritaImmagine inserita

...e ce ne sono molti altri. Come avrai capito, il problema con l'argomento è che se ne è scritto anche TROPPO, ma troppo spesso in modo scadente e approssimativo, sotto la spinta della politica o di macabre esigenze editoriali. Per trattarla davvero come storia, forse, ci sarà da aspettare ancora un po'.

P.s.: come noterai, ho evitato accuratamente di inserire nella llista libri che parlino di movimenti politici NON terroristici di quegli anni. Ovviamente non è casuale, perché ritengo che fare di tutta l'erba un fascio non serva a nulla.

P.p.s.: le frasi iniziali non volevano suonare troppo dure: è soltanto che certi argomenti vanno trattati con tante, tantissime molle.
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Rodotà beato te che sei morto


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