La visione di INLAND EMPIRE m'ha spinto a riprendere Twin Infinitives dei Royal Trux, che sta determinando il mio definitivo allontanamento dal posto in cui lavoro. Entrambe le opere, infatti, sono squarci attraverso i quali è possibile accedere, senza alcun filtro, alla sfera individuale di chi le ha concepite. Inutile giudicare, inutile pensarci. L'ultima fatica di Lynch non è cinema nella stessa misura in cui Twin Infinitives non è rock. Probabilmente non sono stati ancora scoperti i criteri di valutazione per definire simili capolavori di comunicazione. Forse non bisognerebbe neppure parlarne e limitarci esclusivamente a recepirli come un traguardo raggiunto attraverso una sublime inconsapevolezza sensoriale. Lynch esiste.
Trovo interessante questo tuo parallelo, per molti versi azzeccatissimo e calzante.
Dal mio punto di vista però, mentre l'opera musicale da te citata è quantomai caotica, orgiastica al punto di divenire bestiale nella inscenata disumanizzazione il film di Lynch sembra avere una maggior geometria ed un disegno razionale dietro l'apparente magma di immagini e di suoni mostruosamente reali che ci vengono mostrati.
Questo forse avviene perchè siamo comunque al cinema e quindi delle storie, per quanto circolari e intersecanti a vari livelli in questo caso, ci vengono comunque poste davanti.
Storie assurde e possibili insieme, che forse potrebbero essere racchiuse l'una nell'altra in una struttura a matrioska, come si suppone da più parti nel web, a mio avviso spesso inintelligibili ma che hanno comunque la caratteristica di racchiudere al loro interno elementi ricorrenti fra una storia e l'altra disseminati ad arte da Lynch.
Anche questa volta mi sembra che il regista abbia voluto spingere lo spettatore verso una forma di interpretazione (in questo caso iperfaticosa) e non adottare la forma del nonsense assoluto.
Personalmente ho trovato questo film il più tedioso ed egocentrico film mai partorito dal nostro, che per quanto mi riguarda rimane sempre un artista difficilmente attaccabile (in una dimostrazione di coerenza artistica come questa, poi...), un regista innovativo che appare all'affannosa ricerca del proprio capolavoro definitivo, ma che in questo caso mi è sembrato davvero passare la misura, anche per quanto riguarda la durata davvero disumana per un'opera del genere.
Ma forse i dubbi che ho avuto alla prima visione saranno, come in altri casi, fugati da successivi approfondimenti, forse sta proprio lì la sua bellezza e francamente non vedo l'ora di rivederlo per riuscire a capirci qualcosa (qualcosa non tutto, chè in casi come questo non sarebbe nè giusto nè possibile).