Inviato 08 agosto 2011 - 22:44
Grizzly Man (2005)
è un film bellissimo e profondamente poetico. di una poesia primitiva e pericolosa, romantica nel senso letterario del termine. Herzog si cimenta con l'enorme mole di materiale girato da Timmy Treadwell nelle 5 estati (di ben 13) in cui aveva fatto le sue spedizioni in solitaria con una telecamera, selezionando momenti dalla grande potenza visiva o altri che affondano l'occhio negli abissi dell'anima del protagonista. Timothy sentiva il limite tra civiltà e natura selvaggia per viverlo fino in fondo, diventando col tempo sempre più vicino al mondo degli orsi, e vivendo il resto dell'anno in preparazione dell'estate che avrebbe passato con gli animali. se inizialmente Treadwell appare come un'attivista impavido e innamorato della sua causa, col tempo emergono le zone oscure della sua personalità: il passato di alcolista dopo aver fallito un importante provino come attore, le droghe, l'overdose e, infine, la rinascita. Herzog è regista e voce narrante di un personaggio che è a sua volta regista e voce narrante. nel gioco di specchi che si presenta, emerge sin da subito che Herzog, nell'esplorare questa vicenda, abbia sviluppato un interesse estetico e spirituale, una curiosità per questa persona tormentata e divorata dall'ossessione di stare tra gli orsi come un orso. realizziamo facilmente che Treadwell detesta la civiltà, sproloquia (anche inutilmente) contro il governo, contro le associazioni che non fanno abbastanza per salvaguardare l'habitat dei grizzly dagli intrusi, dai bracconieri e vede in questo parco dell'Alaska il suo Eden, nel quale riesce a stare in equilibrio con se stesso e con la natura, in un'estasi perpetua. c'è in lui la tendenza egomaniaca a ergersi come unico capace a poter fare una cosa del genere, cioè a vivere a così stretto contatto coi grizzly, rischiando la vita 24 ore su 24 per mesi interi. il titanismo di Treadwell è soprattutto una dichiarazione di unicità, sinceramente egocentrica, lo fa non per i soldi, al limite per la gloria. anche il presupposto di stare là come guardiano degli orsi, col passare delle immagini, sembra un costrutto mentale di Timothy per giustificare la sua ossessione di vivere con loro, visto che in realtà erano statisticamente casi occasionali e le uniche morti avvenute nella storia del parco nazionale del katmai sono state quelle sue e della sua ragazza Amie. Herzog porta avanti una riflessione confrontandosi con l'approccio di Timothy: per lui la natura era un luogo di equilibrio e di pulsioni naturali nella quale immergersi, per Herzog è il luogo del caos e della sopraffazione (per essere i primi a impadronirsi del cibo); c'è molto anche del background dei due: Treadwell era americanissimo in questo, non a caso Herzog cita le esperienze H.D. Thoreau e di John Muir (amico di Emerson), mentre Werner viene dalla Germana ed europeo fino al midollo non può che percepire soprattutto la forza oscura della natura, la sua sovrumana indifferenza, la tendenza affascinante a distruggere le regole della società civile. in conclusione, "Grizzly man" ci rimanda a un mistero esistenziale (perchè Timmy abbia rischiato così tanto è la domanda che ci si pone dall'inizio alla fine), preservando l'umanità del personaggio (evita di farci sentire la registrazione solo audio dell'attacco dell'orso che avrebbe posto fine alla vita di Tim ed Amie, dal cui ascolto rimane troppo scosso); ma, d'altra parte, Herzog continua ad avere l'ultima voce in capitolo, affermando che chiunque si avvicini così tanto a guardare dentro la natura selvaggia, non potrà che guardarsi dentro, per capire la propria natura.
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"