Ho chiamato i miei, che Mercury lo conoscono, ma senza esagerare, attendevano un resoconto, perché non si tratta di un semplice film ma di un qualcosa che rischia di trasformarsi in un fatto di costume, mentre racconta/romanza un'icona socio culturale, un evento al quale sembra che tutti vogliano partecipare (un'amica mi supplicava di attenderla al suo ritorno da New York, previsto per domani, ma poi mi ha "tranquillizzato": l'ha già visto in una sala stracolma di Manhattan). Dopo due settimane ha già totalizzato 600 milioni di dollari, quasi 200 in Nord America, con dischi compilation di nuovo in vetta.
Come è successo, al di là della fama imperitura della Regina e del suo leader baffone? Perché è un film per la famiglia tutta, che si commuove, che si abbraccia, che applaude (ed è successo alla fine della proiezione, che imbarazzo, alla stregua dei passeggeri contenti dopo l'atterraggio dell'aereo. Tutto è costruito per compiacere la platea familiare: il gay sensibile, che però aveva la fidanzata, fighissima e bionda e dolce, si è confuso con qualche camionista, ma della girlfriend sempre si prenderà cura (le ha lasciato in eredità 700 milioni di sterline... ), l'ascesa dell'outsider, filgio di una minoranza etnica, con dei denti terrificanti, e invece... tutti in adorazione!
Tutto è costruito bene, su questo filone familiare e anche natalizio, ops... con delle belle botte di adrenalina, belle canzoni, protagonisti simpatici e spumeggianti.
In un affresco di tal fatta, non poteva esserci spazio per gli elementi più stravaganti, inquietanti, tipo l'AIDS (mamme che hanno portato figli di sei-sette anni si sono comunque lamentate per qualche riflettore di troppo puntato sulla malattia).
Il film parla di scalata, redenzione e trionfo, non poteva esserci spazio per la decadenza e per la morte. Quindi niente Innuendo, che è bello e cupo, ma chi se ne frega!
Domani toccherà ai miei, attendo un loro resoconto, ma intanto ricordo mia mamma che nel 1978 si mette a piangere nella sala buia durante The Champ di quel furbone di Zeffirelli, siamo da quelle parti....