Il film che ho visto (prima di postare leggere le regole in prima pagina)
#2301
Inviato 02 maggio 2012 - 13:58
(Tra l'altro l'inquilino ungherese sopraccitato sta recuperando Sátántangó, stiamo già pensando di vederne un'oretta a sera per una settimana )
#2302
Inviato 02 maggio 2012 - 15:21
Un'altra molto brava è Márta Mészáros, ho visto L'uomo di Budapest e mi è piaciuto
#2303
Inviato 13 maggio 2012 - 16:06
Nel 1956 il giovane Colin Clark inizia la sua carriera nel mondo del cinema come assistente di Laurence Olivier sul set del film "Il principe e la ballerina". E qui incontra Marilyn Monroe.
Il filone dei film sulle età d'oro del cinema è pressocché inesauribile e pare rilanciato alla grande in questi ultimi tempi (vedi "The Artist"). Non infrequentemente è connesso a una storia di educazione umana e sentimentale ("Nuovo Cinema Paradiso"); oppure cerca di ritrarre qualche figura mitica dall'interno.
"My week with Marilyn" combina questi due sotto-filoni, essendo sia il ritratto della donna Marilyn dietro l'icona, sia la vicenda di crescita e maturazione di un giovane ingenuo.
Ci sono però modi di trattare questo schema che fanno cogliere l'anima pulsante del cinema, e modi che rimangono alla superfice, narrando solo vicende sentimentali attinenti solo in maniera estrinseca al mondo del cinema. Temo che "My week with Marilyn" appartenga a questo secondo caso. Ciò non lo rende brutto, si fa vedere e anche con discreto piacere; ma non lascia molto.
C'è da dire che regna una grande incertezza su quale dei due aspetti mettere in primo piano, se Marilyn o Colin Clark. Alla fine il posto preminente ce l'ha il secondo, ma i momenti più interessanti li regala la prima. La personalità della Monroe è ampiamente protagonista, ma sempre, per così dire, 'obliquamente', attraverso gli occhi di Colin. E qualcosa (o molto) a mio avviso si perde.
Un terzo aspetto, forse persino più interessante, le difficoltà sul set della Monroe e l'incanto che tutto sommato riesce a creare sullo schermo, è poco e male rappresentato, anche se ne parlano tantissimo.
Michelle Williams si conferma attrice sempre più brava.
#2304
Inviato 13 maggio 2012 - 16:09
Che ve lo dico a fare!
http://www.youtube.c...&feature=relmfu
(Colonna sonora dei Laibach. Visto che siamo su OR a qualcuno questa informazione potrebbe interessare)
#2305
Inviato 13 maggio 2012 - 22:09
Trama scontata e prevedibile, personaggi retorici e stereotipati (persino le voci, diamine), produzione di Tim Burton. Insomma è il solito filmetto d'animazione streampunk. E invece no. Anzi sì, sempre il solito ma terribilmente figo.
Soluzioni grafiche spesso al limite ma fantastiche, della sana e vecchia azione tiratissima. Poco da dire se non che ci sono buone probabilità che chi abbia apprezzato il per me orrido metropolis, possa amare, forse ancor di più, questo piccolo gioiello.
La libertà, però, esige maturità. Non sono sicuro che, da sola, possa determinarla in chi proprio non ne ha neanche un barlume.
faccio però una domanda: supponiamo che alcuni utenti vogliano continuare a scambiarsi materiale erotico, è possibile farlo via pm?
#2306
Inviato 14 maggio 2012 - 14:47
Particolarmente inquietanti e riuscite le scelte iconografiche che rimandano ai lager nazisti.
Potrebbe essere il "Brisby e il segreto del NIMH" degli anni zero.
#2307
Inviato 16 maggio 2012 - 09:09
io ho visto Salmo Rosso di Jancsó, lo consiglio
Un'altra molto brava è Márta Mészáros, ho visto L'uomo di Budapest e mi è piaciuto
Grandi films, grandi registi!
Io di Jancso ho visto di recente "The round up", uno stranissimo film ambientato in un campo di prigionia ... tremendo, kafkiano, girato in una prateria che funge da perfetto "non-luogo". Consigliatissimo, così come - mi permetto di ricordarlo - tutto il catalogo del fantastico editore SECONDRUN, che propone tanti films est-europei (anche menzionati qui sopra) in edizioni curate ed a buon mercato, basta masticare un pochino di inglese per seguire i sottotitoli, e la goduria é assicurata (basti pensare ai capolavori di Frantisek Vlacil). Meritano davvero tutto il supporto possibile: http://www.secondrundvd.com/
#2308
Inviato 05 luglio 2012 - 02:51
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#2309
Inviato 06 luglio 2012 - 10:45
“The mission”, di Johnnie To
Bellissimo noir, asciutto e senza fronzoli, girato con grande stile e personalità. Ottime le sparatorie, secche e quasi “geometriche”, ottimi pure gli inserti più leggeri. I temi sono quelli cari al registra ed a tanti altri films di Hong Kong: i codici di comportamento, l’onore, l’amicizia. Imperdibile.
Bellissimo davvero.
Questi sono i film che To sa fare, spero ritorni presto a farli e abbandoni la strada delle commedie romantiche - in cui sta producendo dei veri disastri.
#2310 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 06 luglio 2012 - 23:41
Walter Salles, il regista di City of God e I diari della motocicletta, alle prese con il remake di un horror nipponico: i misteri della fede, cioé della Hollywood attuale. Questo per dire quanto freghi a questi nuovi "autori" dei Paesi emergenti - ma anche quelli europei - di proseguire un proprio discorso sulla vita e sul mondo attraverso le forme e i mezzi del cinema hollywoodiano - prassi che è durata sino agli anni '60 del XX secolo, per quanto riguarda i cineasti europei. Il punto è che questi nuovi "autori" un discorso non lo possiedono, vedono il dinero e ti saluto. Ma lasciamo stare, stasera sono inutilmente polemico.
Veniamo al film. Ho visto l'originale, e come per The Ring, posso dire di aver apprezzato maggiormente il rifacimento occidentale. Anche se continuo a pensare che queste storie di fantasmi abbiano più credibilità - paradossale dirlo per una ghost story - se lasciate all'interno della realtà e della cultura giapponese.
Punti a favore del remake. Il transfert ambientale/culturale/sociale è riuscito: bellissima l'inedita Manhattan piovosa, plumbea, periferica e distante da luci, caos e upside; la sceneggiatura inietta una dose di realismo e consistenza all'esilissima cornice del film giapponese, che rendono il film molto più vicino alla nostra sensibilità - e soprattutto a quella americana, così attenta al particolare e alle piccole cose del quotidiano; ottimo cast, tra cui spicca la bellissima Jennifer Connely e il solitario avvocato di Tim Roth, al quale bastano poche pennellate - e poche inquadrature - per delineare il personaggio.
Difetti. Convenzionale il passato del personaggio della Connelly, madre alcolista, padre violento: c'è questa idea nei prodotti medi hollywoodiani che se hai avuto una esistenza medio-borghese allora non puoi essere un infelice, devi per forza aver avuto una infanzia-adolescenza borderline; continuo a pensare che queste storie di fantasmi non funzionino bene nei canoni hollywoodiani/occidentali: scene come quelle del bagno della scuola che si riempe di acqua sporca che fuoriesce da water e lavandini, non hanno alcun appiglio realistico/razionale, danno l'idea che il film sia appunto un remake: prendo la sensibilità altrui e la rimetto pari pari. Scene così - nei codici hollywoodiani - possono avere solo una valenza onirica per poter essere accettate. Nelle nostre storie di fantasmi al massimo sbatte una porta.
Il discorso sulla sofferenza, la morte - e quindi il tema della scomparsa, dell'assenza-presenza, che ha anche un risvolto tenero oltre che infernale - è identico a quello del film originale, quindi non c'è molto da commentate, l'intuizione interessante era tutta del regista Hideo Nakata.
#2311
Inviato 06 luglio 2012 - 23:45
#2312 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 06 luglio 2012 - 23:47
Caro, "City of God" è di Fernando Mereilles, connazionale di Salles e mediocre come lui! (forse Salles è un po' meglio)
Ah! Grazie, comunque vedo che condividiamo la stessa idea su questi fantomatici nuovi "autori" dei Paesi emergenti
#2313
Inviato 19 luglio 2012 - 14:07
Bella recensione!
#2314
Inviato 19 luglio 2012 - 17:27
Ieri su rai4 hanno trasmesso l'emozionante "The Wrestler", mi ha commosso!. . .una delle battute finali poi e' stata sconvolgente perche' lui , nel giustificare il suo ritorno al ring, ammette che il vero male, che io ho inteso come il male dell'anima, si trova fuori, non sul ring.
Bella recensione!
gran bel film, semplice ma ben fatto
#2315
Inviato 20 luglio 2012 - 10:07
Il film, splendido, racconte l'estate di un giovane adolescente che vive nella meravigliosa campagna Emiliana negli anni '80. Per la precisione è l'estate dell'84: la collocazione temporale è scandita dalla notizia della morte di Enrico Berlinguer, appresa con dolore e sgomento dal padre del protagonista, che legge l'Unità di nascosto dalla moglie, ultracattolica.
L'estate del giovane protagonista viene turbata dall'arrivo di una bellissima ragazza che aiuta la famiglia nella vendemmia per racimolare qualche soldo mentre sta finendo di scrivere la tesi, e dal ritorno a sorpresa del fratello maggiore, giramondo nullafacente ma molto carismatico.
Più della storia contano le persone, i corpi, le emozioni di una fotografia splendida e una regia davvero coinvolgente.
Film indipendente, che ha avuto non poche difficoltà ad essere prodotto, è stato molto apprezzato all'estero prima che potesse finalmente essere portato in Italia; peccato, però siamo ancora in tempo per il passaparola, io ci ho provato...
#2316
Inviato 20 luglio 2012 - 10:19
Oh e' diventato famoso allora. Il protagonista, Marco d'Agostin, e' uno dei miei migliori amici. Sta girando parecchio ed e' proiettato a Bologna, Roma e altri posti. Il film e' di qualche anno fa ormai, ma per fortuna ora ha trovato dell'attenzione e distribuzione.Ieri sera ho visto l'anteprima a Firenze de "I giorni della vendemmia", opera prima di Marco Righi, giovanissimo regista Emiliano.
Il film, splendido, racconte l'estate di un giovane adolescente che vive nella meravigliosa campagna Emiliana negli anni '80. Per la precisione è l'estate dell'84: la collocazione temporale è scandita dalla notizia della morte di Enrico Berlinguer, appresa con dolore e sgomento dal padre del protagonista, che legge l'Unità di nascosto dalla moglie, ultracattolica.
L'estate del giovane protagonista viene turbata dall'arrivo di una bellissima ragazza che aiuta la famiglia nella vendemmia per racimolare qualche soldo mentre sta finendo di scrivere la tesi, e dal ritorno a sorpresa del fratello maggiore, giramondo nullafacente ma molto carismatico.
Più della storia contano le persone, i corpi, le emozioni di una fotografia splendida e una regia davvero coinvolgente.
Film indipendente, che ha avuto non poche difficoltà ad essere prodotto, è stato molto apprezzato all'estero prima che potesse finalmente essere portato in Italia; peccato, però siamo ancora in tempo per il passaparola, io ci ho provato...
#2317
Inviato 20 luglio 2012 - 10:41
Così come il regista che era presente in sala, simpatico, emozionato e visibilmente contento per la platea strapiena.
Purtroppo non sono riuscito a rimanere per il dibattito perchè il film è finito alle 23:00 e non avevo ancora mangiato, stavo svenendo dalla fame.
Il film dura poco, circa 80 minuti comunque, è cominciato tardi
#2318
Inviato 20 luglio 2012 - 23:42
Ieri sera ho visto l'anteprima a Firenze de "I giorni della vendemmia", opera prima di Marco Righi, giovanissimo regista Emiliano.
Voglio vederlo anche io! Ce l'ho in lista da un po', purtroppo non esiste ancora il DVD.
#2319
Inviato 16 agosto 2012 - 19:53
ora invece si va piú sul pesante/filosofico, con la visione del tanto lodato tree of life, mi accingo alla visione pieno di aspettative.
#2320
Inviato 16 agosto 2012 - 21:38
ora invece si va piú sul pesante/filosofico, con la visione del tanto lodato tree of life, mi accingo alla visione pieno di aspettative.
mah, per ora sono a metá film e non é che mi sembri questo capolavoro assurdo, ci sono gli spunti e alcune immagini sono anche molto belle, ma il film mi risulta davvero lento e pedante, soprattutto non mi piacciono il dualismo e il messaggio di fondo a cui sembra voler mirare il film, fin troppo didascalico; ma aspettiamo la fine per giudicare meglio.
il piú volte citato a paragone odissea nello spazio mi sembra parecchio generoso, ma anche quello con tarkovski se é per questo.
edit: bene arrivato a fine visione non so bene se dichiararmi soddisfatto o meno... dalle descrizioni entusiastiche mi aspettavo sicuramente qualcosa di più a livello emotivo, invece pur raggiungendo alla fine buoni livelli (ma soprattutto dal punto di vista visivo, che a me interessa solo fino ad un certo punto), ho trovato il film un tantinello pedante, sempre dello stesso regista ho aprezzato molto di piú la sottile linea rossa, che risultava meno pesante e affrontava in parte gli stessi temi in modo per me più accennato e riuscito.
#2321
Inviato 30 agosto 2012 - 17:03
Grazie di cuore!
"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)
"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)
La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).
#2322
Inviato 30 agosto 2012 - 18:11
"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)
"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)
La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).
#2323
Inviato 30 agosto 2012 - 21:18
deliziosa e frizzante commedia, in cui non manca anche qualche momento un po´ piú tragico o riflessivo, ma senza mai scadere nel melodrammatico o nel becero sentimentalismo, che si diverte a ironizzare sulla mentalità americana-occidentale, parlandoci delle peripezie di una famiglia abbastanza "peculiare"... era da tanto che volevo recuperarlo e ho fatto bene a rimediare, uno di quei film che ti fanno tornare il buon umore
#2324
Inviato 02 settembre 2012 - 08:52
richard kern - new york underground collection
quasi 180 minuti per 13 filmati tutti girati in super 8 tra il 1984 e il 1993.
ho trovato i filmati sciatti, girati male e velleitari nonostante le collaborazioni fossero nominalmente di peso come thurston moore, sonic youth, dream syndicate, foetus, cop shoot cop e butthole surfers ma vedere lydia lunch che succhia svogliatamente un cazzo o che si fa masturbare fingendo di godere mi ha messo solo tristezza.
la pornografia travestita da pseudo trasgressione l'ho sempre trovata ipocrita e indigeribile.
aloha.
#2325 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 04 settembre 2012 - 20:59
Minuti contati di J. Badham.
Molto apprezzato dalla critica, è indubbiamente un thriller efficace in termini di dinamismo e tensione. Visto oggi, il suo più grande problema è il condensare, accanto a dei pregi, tutti i principali difetti dei thriller hollywoodiani di cassetta degli anni '90: assurdità (a incominciare dalla premessa su cui si basa il plot), illogicità, e via dicendo su questa linea, finirei per utilizzare solo sinonimi. Il problema sta nel manico, cioè nella storia, nella sceneggiatura che infila situazioni al limite del reale davvero difficili da accettare. Non a caso Badham ha optato per una regia quasi barocca, nel tentativo di creare un'atmosfera quasi onirica, da incubo ad occhi aperti. C'è infatti una sequenza esplicitamente onirica, fantastica, e se uno vuole godersi il film deve trovare in ciò la chiave di lettura. Diretto molto bene - e in questo superiore alla media del periodo - ma irrimediabilmente datato, per i difetti di cui sopra. Va bene la Hollywood postmoderna, ma non si può accettare qualsiasi volo pindarico.
Al vostro cinemaniaco è piaciuto, ma con qualche riserva. In ogni caso: da guardare
#2326
Inviato 04 settembre 2012 - 21:28
Gran esordio con La febbre del sabato sera, che a dispetto dei luoghi comuni sul travoltismo è un bel film, dolente e crudo.
Un buon Dracula del 1979, con una delle più solide sceneggiature tratte dal romanzo di Stoker.
Tre classici della fantascienza "quotidiana" degli anni 80: Tuono blu, Wargames e Corto circuito.
Un autentico gioiello di azione e ironia come Sorveglianza... speciale.
Poi anche per lui la decadenza e la noia degli anni 90, con l'unico sussulto appunto di Minuti contati.
#2327
Inviato 06 settembre 2012 - 08:52
#2328
Inviato 06 settembre 2012 - 12:11
Personalmente invece tutti quei film tipo La Febbre del sabato sera, oppure Grease, mai sopportati, questione di gusti boh. .
Ma a parte la presenza di Travolta, "Grease" e la "La febbre del sabato sera" non c'entrano assolutamente nulla, dai.
"Grease" è un musical allegrotto (mai visto per intero, quindi non esprimo giudizi), mentre "La febbre del sabato sera", oltre non essere un musical, è un film crudo e drammatico, a tratti persino sgradevole. Un paio di sequenze credo possano essere un discreto pugno nello stomaco ancora oggi. E' una versione anni 70 e newyorkese de "I vitelloni" di Fellini, a cui gente come Tarantino e soprattutto Paul Thomas Anderson devono tantissimo (il Dirk Diggler di "Boogie night" è praticamente una variante porno di Tony Manero).
Paradossalmente è rimasto nell'immaginario collettivo solo Travolta vestito di bianco che fa la mossetta e tutti dimenticano che nel film Travolta/Manero è descritto praticamente come un mezzo coglione, che matura e diventa un uomo solo quando finalmente abbandona quel tipo di vita.
#2329
Inviato 07 settembre 2012 - 12:20
#2330
Inviato 07 settembre 2012 - 12:35
Minuti contati di J. Badham.
Ho sempre trovato una certa somiglianza tra i due protagonisti. Deep poi lo prefersico in queste prove "realistiche" che nei fumetti.
Caro sig. Bernardus...
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>Scontro tra Titanic
#2331
Inviato 08 settembre 2012 - 07:16
Più che discreto esordio in un lungometraggio per il non tanto giovane Leonardo di Costanzo, già esperto autore di film documentari. Un'opera che magari, leggiucchiando il foglietto di presentazione, ti aspetti già come possa essere. Così è, ma è anche altro. La vera sorpresa stavolta è proprio la volontà di scucire l’iperrealismo partenopeo e malavitoso per far venire fuori un cuore più “scenico”, in cui la fantasia di questi due giovani mai davvero adolescenti (come spesso accade nel meridione, dove si passa direttamente dall’infanzia all’età adulta) prende vita nella costrizione della realtà imposta. Lui è costretto a sorvegliare lei. Lei è costretta a starsene lì, in "punizione". Eccellente la scelta della location del film, un vecchio ospedale abbandonato nel cuore di Napoli, che diventa une dei tre veri protagonisti. E allora, in uno scantinato allagato, su una barca abbandonata, i due immaginano di essere dei naufraghi, ma naufraghi dell’isola dei famosi. E allora scoprono l’antica foto di una ragazza suicida. “Perché s’è ammazzata?” chiede la ragazza. “Perché era rimasta incinta” risponde lui “Qui i ragazzi ci vengono di notte per spaventarsi, che scemi”.
Potrebbe scappare lei, ma non lo fa. Lui potrebbe ribellarsi, ma non lo fa. “La vita è un’altra cosa” come dice Bernardino, un boss che sembra un impiegato del catasto.
A termine della proiezione interessante chiacchierata con lo sceneggiatore e scrittore Maurizio Braucci, il quale ha inoltre collaborato con il regista Garrone nella stesura dei film “Gomorra” e “Reality”.
#2332
Inviato 14 settembre 2012 - 12:58
#2333
Inviato 18 settembre 2012 - 13:20
"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)
"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)
La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).
#2334
Inviato 01 ottobre 2012 - 09:15
#2335
Inviato 14 ottobre 2012 - 21:03
Mi son commosso, porcapputtana!
#2336
Inviato 14 ottobre 2012 - 21:23
Wall-e
Mi son commosso, porcapputtana!
#2337
Inviato 14 ottobre 2012 - 21:28
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#2338
Inviato 25 ottobre 2012 - 14:58
Visto in anteprima nazionale. Direi il film più umano di Haneke finora, anche se il regista non risparmia di certo gli elementi più "violenti", come è proprio della sua poetica. Sono incredibilmente meravigliato dall'ennesima eccellente prova di Trintignant che ancora mi stupisce. Una prova mostruosa in tutti i sensi da parte di un attore estremamente esigente che finalmente ha trovato il film in cui riesce a vedersi e a "piacersi" sullo schermo, come lui stesso ha affermato. Bravissima l'altra protagonista, Emmanuelle Riva, che da Hiroshima Mon Amour riprende proprio l'ultima, intensa, parola del film di Resnais e la fa finalmente sua, nella sua vecchiaia, nelle sue rughe, nel tempo. Un film d'amore, innanzitutto. Ma forse parlare d'amore è quasi riduttivo, è una forza più intensa che entra in gioco. Haneke indaga e scortica con la sua cinepresa i gesti, i respiri dei due protagonisti. Li avvinghia l'uno all'altro, ginocchia su ginocchia. Pian piano, senza neppure accorgersi, si viene trasportati nell'abitudine dei due anziani, nei loro gesti che hanno un significato sacro. Il tempo li ha scavati e li ha resi un'unica sensazione, un bisogno di sguardi che non vengono neppure svelati, tanto sono diventati intimi. Haneke, se vogliamo, qui esagera e porta all'esasperazione la sua violenza voyeuristica perchè entriamo in un mondo, una dimensione estremamente esclusiva, intima, inaccessibile. L'amore di due anziani coniugi, appunto. Sono tutti gesti e abitudini che noi violiamo anche semplicemente con i nostri occhi rivolti sullo schermo, a indagarli. L'amore diventa inafferrabile talmente è presente in ogni piccolo, sfuggente sguardo di Trintignant nei confronti della Riva. Eppure l'immedesimazione è forte, fortissima. Quasi a renderci conto che è una sensazione archetipica dell'animo umano, anche nel tipo di amore più lontano e sfuggente come quello senile, intarsiato nel tempo. Il gesto finale siamo quasi noi stessi a suggerirlo a Trintignant, tanto è forte il senso d'identità che s'instaura.
#2339
Inviato 27 ottobre 2012 - 14:07
Bellissimo western, certamente tra i tre-quattro migliori degli ultimi 15 anni (aspettando Django Unchained di Tarantino, di pari livello mi vengono in mente True Grit dei fratelli Coen e The Three Burials of Melquiades Estrada di Tommy Lee Jones).
La proposta è un film crudo, fosco, dove si spara poco ma al tempo stesso di una violenza inaudita, che ci mostra un Outback australiano talmente inospitale (ma bellissimo, anche grazie ad un fotografia satura ed intensa che ben si confà alla rappresentazione dei meravigliosi paesaggi) da far apparire i deserti del caro vecchio West (tanto quelli più classici americani quanto quelli dell’Almeria) dei confortevoli teatrini per educande.
I protagonisti sono inevitabilmente condizionati dall’ambiente – che assume una valenza quasi herzoghiana nell’economia del film – che è “da civilizzare” per qualcuno (il Capitano Stanley, arrivato dall’Inghilterra, intepretato da Ray Winstone) e di una bellezza mistica, dagli effetti quasi lisergici per qualcun altro (Arthur Burns - Danny Huston - che sembra quasi trovare nel fascino della natura estrema, avversa ed incontaminata il carburante per estrapolare la sua ferocia incontrollata).
Salvo pochi spunti (l’assenza di epica e di eroi introdotta dal western italiano) e qualche citazione (la sparatoria iniziale è un evidente omaggio al Pat Garrett & Billy the Kid di Peckimpah) il film sembra procedere per una strada tutta sua, una strada cupa, lontana anni luce dal western di Ford ma anche da quello crepuscolare (malinconico, ma mai così nichilista) o revisionista (a cui può essere al limite accostato per la delineazione - a far da sfondo alla vicenda - della figura degli aborigeni australiani, brutalizzati tanto quanto gli Indiani d’America).
Nick Cave, oltre ad essere autore di una notevole ed evocativa colonna sonora, è anche lo sceneggiatore di questo western, che ha forse il solo difetto di farci udire, in un paio di occasioni, dei dialoghi fin troppo dotti e bohémien per essere pronunciati da bounty killers e banditi della peggior risma, ma tutto sommato anche questo aspetto ha una sua valenza seduttiva.
Ottimo il cast, con un bravissimo Guy Pearce nella parte di quello che più si avvicina alla figura dell’antieroe (considerato che qua il più sano ha la rogna, "antieroe" finisce per assumere una valenza positiva) e una notevole Emily Watson ad impersonare Matha, la moglie del Capitano Stanley. C’è anche posto per John Hurt, che interpreta il cacciatore di taglie filosofo, Jellon Lamb.
Impeccabile, per quanto mi riguarda, la regia di John Hillcoat, che sa gestire al meglio e con soluzioni di pregio l’andamento altalenante della pellicola, tra momenti più dilatati, dall’incedere quasi ipnotico, e repentine e crude esplosioni di violenza (a volte davvero difficile da digerire, come quando viene frustato Mike Burns, impersonato da Richard Wilson).
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#2340
Inviato 27 ottobre 2012 - 16:00
Io attendo con grande fiducia Lawless, il fatto che a Cannes sia stato "marchiato" come film di genere è già una garanzia.
Intanto la colona sonora è strepitosa.
#2341
Inviato 27 ottobre 2012 - 16:25
Io attendo con grande fiducia Lawless, il fatto che a Cannes sia stato "marchiato" come film di genere è già una garanzia.
Intanto la colona sonora è strepitosa.
Me l'ero appuntato anch'io fra le cose da vedere... speriamo.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#2342
Inviato 31 ottobre 2012 - 06:12
lo hanno trasmesso ieri su iris e l'ho rivisto dopo quindici anni.
a parte la colonna sonora di mark knopfler, che rimane sempre bella, è un film sottovalutatissimo che dovrebbe godere di ben migliore considerazione... vista la sua costante attualità.
aloha.
#2343
Inviato 01 novembre 2012 - 14:20
(Blast of silence di Allen Baron, 1961)
Misconosciuto (e non facilmente reperibile) capolavoro di Allen Baron (fisicamente, un incrocio tra Robert De Niro e John Belushi!) che dirige ed interpreta questa straordinaria pellicola, pioniera del cinema indipendente americano, girata nel 1959 (con costi piuttosto contenuti) ma uscita solo due anni più tardi.
Peccato che il talento di Baron non abbia avuto modo di palesarsi negli anni a venire, ed egli sia stato costretto a buttarsi nel mondo delle serie televisive per guadagnarsi la pagnotta.
Il fatto è davvero di difficile comprensione, anche perché è innegabile l'influenza che questa pellicola (che ha operato innesti genetici tra la nouvelle vague ed il cinema noir americano) ha avuto verso certi autori della New Hollywood (su tutti, il primo Scorsese). Baron ha fatto in America quello che mutatis mutandis stava facendo Melville in Europa a partire da Bob le flambeur (ma guai parlare a Melville di nuovelle vague, ha fatto di tutto per smarcarsi dall'attribuzione della paternità putativa della poetica della cricca dei Cahiers du cinéma, ma questa è un'altra storia...).
Il film è diretto con audacia e ha una fotografia eccezionale, una colonna sonora strepitosa, oltre a ritrarre una New York natalizia bella e asciutta come non mai a far da sfondo alle vicende (per lo più interiori) del killer "baby boy" Frankie Bono.
L'utilizzo della voce fuori campo (del grande Lionel Stander), uno dei cavalli di battaglia di certo noir classico, è nella fattispecie davvero peculiare e piacevolmente invasivo. Il narratore è messo lì a far quasi da controcanto ai pensieri e ad elle emozioni del protagonista, a volte pare quasi rubargli la scena.
Azzeccatissimo (e modernissimo) il personaggio di Big Ralph (Larry Tucker), lurido e viscido ciccione appassionato di ratti (che poi sarebbero criceti).
Imperdibile.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#2344
Inviato 07 novembre 2012 - 13:00
(Killing them softly, Andrew Dominik, 2012)
George V. Higgins è l'autore letterario di The Friends of Eddie Coyle (che ha originato sul grande schermo l'omonimo capolavoro di Peter Yates) e Andrew Dominik, per quanto il suo The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford non mi avesse convinto del tutto, è innegabilmente un regista con del talento da vendere.
Con queste premesse succulente, mi sono recato al cinema colmo di aspettative. Che puntualmente non sono state disattese.
Killing Them Softly è un noir incredibilmente bello, che affresca con la consueta antispettacolarità tipica dei racconti di Higgins una malavita di piccolo taglio, dove non ci sono eroi né antieroi, in cui la vicenda scivola via con una (magnifica) lentezza che suona davvero strana per un film (di questo calibro) uscito nel 2012.
Dominik, dal canto suo, ci mette il carico da novanta, ambientando la vicenda ai giorni nostri (alla vigilia della prima elezione di Barak Obama quale Presidente degli USA) in una desolata periferia americana (nella fattispecie, quella di New Orleans), nichilista ed annichilita dalla crisi economica che, a latere, colpisce sardonicamente anche la mala.
Rispetto al film di Yates - il paragone con il quale è inevitabile - Dominik spinge parecchio sul pedale dell’umorismo nero, con cui infarcisce spesso e volentieri i dialoghi dei protagonisti, pur rimamendo sempre e comunque lontano dai toni farseschi e restando saldamente ancorato ai confini del noir, esibendo in un paio di circostanze anche una certa dose di violenza corporea.
Stilisticamente e tecnicamente impeccabile (e personale: basti pensare all'annullamento quasi parossistico della profondità di campo), la pellicola vanta altresì una bellissima colonna sonora, molto tarantiniana (cioè composta da brani non originali, scelti con molta attenzione, gusto e perizia) e una serie di interpretazioni davvero maestose (d’altronde il cast è di assoluto prestigio: Brad Pitt, Ray Lotta, James Gandolfini, Richard Jenkin… c’è anche posto per un cameo di Sam Shepard).
La violentissima critica all'american way of life (e non solo) è fin troppo eplicita, ma a conti fatti pare essere più funzionale alla trama che non un pistolotto di natura politico-sociale tout court.
Ad ogni modo, per me, film dell'anno.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#2345
Inviato 07 novembre 2012 - 16:02
Narra di un violinista nell'Iran pre-rivoluzione che, caduto in depressione dopo che la moglie gli distrugge il violino, decide di lasciarsi morire di fame. Diversi flashback durante gli otto giorni in cui dura questo suo "suicidio" presentano i retroscena della decisione, e il significato che il violino rivestiva per il protagonista.
Il film è giocato sul tono della commedia, tra il bizzarro e il malinconico. Mentre molti inserti sono decisamente grotteschi, alcuni riusciti (l'angelo della morte) altri meno (la parodia di sit-com che racconta della vita futura del figlio del violinista, emigrato in America), la maggior parte delle vicende è giocata sul doppio registro. Ogni personaggio e ogni vicenda è presentato dapprima in modo ridicolo (l'egoismo e la mancanza di senso delle proporzioni del protagonista, la grettezza della moglie, ecc.), acquistano poi una maggior complessità e un retrogusto amaro.
Devo dire che ho trovato soprattutto in questo tentativo di dar spessore il più grosso limite del film. I due registri non si fondono gran che, e il lato "serio-malinconico" è più che altro decorativo, estetizzante, compiaciuto. Dovrebbe essere un film sull'arte e di arte si parla pochissimo, se non per stereotipi. E in generale sembra volersi mettere sulla scia del "Favoloso mondo di Amelie". E non è un complimento.
Tutto sommato si lascia vedere ed è fatto abbastanza bene, ma mi aspettavo altro.
P.S. Dopo il film c'è stata una discussione che ha regalato diverse perle, tra cui la mia preferita: "In questo film ci sono molti flash back e anche qualche future back".
#2346
Inviato 12 novembre 2012 - 15:42
Beyond the Black Rainbow di Panos Cosmatos
Visivamente e uditivamente una goduria, ma narrativamente è prossimo al nulla.
Ciononostante a me è piaciuto, sebbene sia opinabile se definirlo propriamente un film piuttosto che una sorta di installazione audiovisiva.
#2347
Inviato 16 novembre 2012 - 14:02
#2348
Inviato 17 novembre 2012 - 18:17
(THe Black Dahlia, Brian De Palma, 2006)
De Palma usa i canoni del noir classico - e una storia tratta da un romanzo ispirato ad una vicenda realmente accaduta - per mascherare una pellicola che trasuda angosce da thriller post moderno.
Bellissima (e un po' ruffiana) la fotografia e pregevoli le scenografie (la Hollywood degli anni '40 è stata ricostruita in Bulgaria, dove sono state fatte quasi tutte le riprese) e un paio di scene sono davvero memorabili (ad esempio quella in cui viene ritrovato il corpo di Elizabeth Short): d'altronde, che De Palma sia uno che sa muovere la macchina da presa non è certo una novità.
Poteva essere un grandissimo noir contemporaneo, viste le premesse; a conti fatti, però, anche per via di un cast non certo memorabile (Hilary Swank è l'unica a convincere) e una sceneggiatura non priva di difetti, risulta una mezza occasione mancata.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#2349 Guest_Hex_*
Inviato 19 novembre 2012 - 13:18
Scordatevi il tipetto tutto calci-pugni e battute all'ingrosso delle (pessime) produzioni occidentali, action banali e caricaturali come pochi. Un Jackie Chan inedito e sorprendente in questo film; in "Shinjuku Incident" il poliedrico attore asiatico dismette smoking magici e cappelli da cowboy e si cimenta in un ruolo drammatico. L'azione c'è ma è filtrata attraverso il background del suo personaggio Steelhead, immigrato cinese che deve lottare per la sua sopravvivenza e quella dei suoi compatrioti, gente umile di campagna catapultata in una realtà crudele e ostile come la metropoli giapponese. Prima lavoretti umili, poi l'entrata nel giro della criminalità organizzata: una svolta che condurrà tutti nella tragedia più nera, quest'ultima annunciata, come a voler segnare il punto di rottura all'interno del film, da un momento lirico sulle "cose più importanti nella vita". Tante lacrime e sangue a fiumi, nel mezzo promesse d'amore non mantenute e il vil denaro (sempre lui) che porta allo sfascio i sentimenti più puri. "C'è tutto", si direbbe, ma probabilmente questo tutto non è sviluppato nel migliore dei modi: dopo i primi minuti di 'assestamento' la narrazione si fa troppo frettolosa e tocca troppi ambiti senza approfondirne neanche uno, come se il regista avesse voluto raccontare tante cose e non gliene fosse stata data la possibilità. E infatti il tema dell'immigrazione clandestina, che dovrebbe essere il tipico punto cardine che si insinua in ogni scena, finisce con l'essere una semplice nota a margine perchè travolto dall'impetuosità degli eventi raccontati. Ciononostante si rivela un buon noir, abbastanza coinvolgente; anche Chan sa sporcarsi le mani, ogni tanto.
#2350
Inviato 25 novembre 2012 - 19:29
Lo attendevo con ansia, e devo dire che l'entusiasmo percepito intorno all'ultimo lavoro di Shinya Tsukamoto ha decisamente ragion d'essere.
Il sodalizio tra Tsukamoto e la pop singer Cocco trascende il rapporto director-actor e diventa una vera, profonda collaborazione da cui scaturisce una rappresentazione della malattia mentale terribile e allo stesso tempo estremamente rispettosa, intercalata a squarci di raro lirismo e poesia. Di nuovo è presente il tema del corpo e delle sue possibilità, qui espresse ancora attraverso la danza (Vital) ma soprattutto attraverso il canto.
Non ho molto altro da dire, solo che con Kotoko Tsukamoto ha firmato un'opera intensissima. Forse conoscere già il regista può fare qualche differenza, ma in realtà non molta, credo.
In ogni caso questo non è cinema facile né immediato, questo è cinema in cui l'apporto della mente e del cuore dello spettatore è fondamentale. Questo è grande cinema.
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