Visto Dunkirk.
Stavolta non ho niente da obiettare al Cristoforo: bel film.
Un film di guerra, sopravvivenza e morte che e' lungo sogno-incubo che non concede respiro, dove la guerra e' qualcosa di sovrastante e gigantesco. Praticamente il finale con le azioni incrociate di "Inception" spalamato su due ore di film. Esperienza visiva e sensoriale potente e affascinate.
Mi resta qualche dubbio su questo cinema basato sull'iper-saturazione visiva e sonora. Dovessi scegliere, nel genere sceglierei comunque il ghigno virile e amaro di film stile "Il grande uno rosso", ma sono gusti personali.
Era un giochino, ma vediamo cosa avevo beccato e cosa no con la mia "recensione preventiva"...
Sara' un film visivamente magniloquente che si esaltera' in potentissime sequenze di distruzione e morte.
Ovviamente e' cosi' e non poteva essere diversamente.
Nota interessante, l'autocensura per il PG13 e' ferrea, non solo non si vedono sbudellamenti, arti mozzati e teste che esplodono, ma non si vede una sola goccia di sangue, se non sulle bende di qualche ferito. Ma Nolan riesce a far giocare a suo favore questa sottrazione visiva, che in un film comunque altamente mortifero crea un clima disturbante e "sbagliato" a suo modo piu' angoscioso di quello che si sarebbe creato con la solita esibizione di frattaglie e sangue.
La guerra sara' raccontata da un punto di vista "sensoriale" restando attaccati ai personaggi.
Anche questo era facile da prevedere. Qui pero' riducendo al minimo storia, caratterizzazione dei personaggi e giochini meta-temporali, Nolan finalmente crea quello spettacolo puramente sensoriale a cui mirava da anni.
Nolan sara' pero' goffo, prolisso e retorico nel disegno dei personaggi.
No. Invece e' un film asciuttissimo, anzi a tratti fin troppo reticente nel disegno dei personaggi (tanto che ha bisogno di ficcare un attore famoso come Tom Hardy per creare empatia in un ruolo in cui avrebbe potuto mettere chiunque). Sarebbe bello non fosse un'eccezione e che Nolan avesse capito che raccontare di sentimenti, Amore e bambini non e' esattamente la sua specialita'.
Idelogicamente si manterra' ambiguo, tendente a destra.La morale finale sara': "la guerra e' una cosa brutta, ma la sofferenza a volte e' bella".
Nessuna ambiguita' invece: film di destra vecchio stile, che mette in primo piano gli orrori e la casualita' della guerra, ma che in definitiva descrive piccoli e grandi eroismi e si mette diligentemente in fila nel celebrare la retorica tutta inglese delle due guerre viste come un tempo tragico ma pieno di "hope and glory". Ovviamente la penso in modo molto diverso tanto sulla guerra che sugli inglesi, ma se un film e' bello e' bello, anche se ideologicamente lontano da me.
Iniziera' in maniera noiosa, avra' una parte centrale spettacolare, si concludera' con un finale ridondante e melenso che commuovera' i popoli e dara' fastidio ai rompicazzo come me.
No. Film compattissimo, che inizia splendidamente e non perde un colpo fino alla fine. Oddio, nell'ultima mezz'ora si gonfia un po' di retorica patriottarda che mi sarebbe piaciuto veder evitata, ma non mi ha dato nessun vero fastidio.
La fotografia sara' desaturata e inglesissima, a parte dei flashback colorati in cui si vede quanto e' bella e colorata la vita quando non c'e' la guerra.
Si' e no. Niente flashback colorati, anche se le poche scene "civili" hanno naturalmente piu' colori. Ma per quanto sia un film logicamente "grigio" niente desaturazione esaperata e banalizzante. Curiose le prime sequenze in citta' e sulla spiaggia dove a tratti Nolan sembra non voler nascondere piu' di tanto l'evidente modernita' di certi edifici e particolari (le finestre di alcune case sono plaesemente roba dei giorni nostri). Visto che con la CGI sarebbe un giochino da ragazzi modifcare le scenografie credo proprio che la cosa sia voluta. Forse per creare un clima da film di "fantasmi", forse per evidenziare la rinuncia al ricorso ossessivo del computer...
Tutto urlera' "Spielberg" dalla prima al'ultima sequenza, Nolan dira' di essersi ispirato a Lean, i suoi fan (che Lean non sanno chi cazzo sia) tireranno in ballo a sproposito il solito Kubrick.
Si', ok Spielberg: il modello e' ancora una volta la prima mezz'ora di "Salvate il soldato Ryan", pur senza sangue. Ma anche molto Malick, senza pero' voci over, discorsi filosofici e sospensioni poetiche (si', in pratica tutto quello che i detrattori di Malick detestano). Ma forse il nome e il modello piu' vicino e' quello del Iñárritu di Revenant, anche se questo e' un film molto piu' equilibrato e meno freneticamente sborone.
Senza dimenticare le EMOZIONANTI musiche di Hans Zimmer, in grado di conferire quel pathos di drammaticità e magniloquenza che tanto piace al pubblico. 
Ecco, se devo dire un difetto, 'ste cazzo di musiche ossessive che in quasi ogni sequenza devono sempre salire fino a diventare assordanti per creare tensione. Riuscendoci. Ma alla ventesima scena madre in cui le casse del cinema sembravano dover esplodere ho anche pensato un "mo basta adesso".
Resto dell'idea che il nolanismo sia una mezza sciagura (ma occhio che all'orizzonte vedo avvicinarsi un altro mostro: il Villenueve-ismo
) e ho il terrore di come si monteranno la testa i fan, ora che il loro idolo ha tirato fuori un film che (dopo Memento) ha convinto persino a me. 