sulla convenienza economica o meno dell'impiego di risorse per attivare di nuovo il nucleare ho scritto una vagonata di roba nelle pagine precedenti.
quindi, basta andarle a leggere.
in merito a
eppure col tempo ci siamo trovati in una situazione paradossale. abbiamo rinunciato al nucleare per una presunta maggior sicurezza, ma nel frattempo siamo circondati dalle centrali nucleari dei paesi confinanti per di più comprando da loro l'energia sostenendo maggiori costi per l'utilizzo del nucleare. quindi non solo non abbiamo risolto il problema sicurezza, ma ci è costato molti più soldi in bolletta.
ho già scritto che l'Italia, come suo solito, s'è addormentata bellamente dopo il referendum credendo che il problema si sarebbe "magicamente" risolto da solo, per poi scoprire che non solo non era accaduto nulla ma che nel frattempo avevamo accumulato un ritardo mostruoso e che tutti gli altri ci avevano circondato con le loro centrali. checché ne dica l'esimio Pecoraro Scanio, le Alpi non basteranno a savarci da eventuali disastri in terra gallica

ma che noi italiani siamo delle "volpi" lo sappiamo da sempre.
cmq, lo stesso Piper afferma che la sicurezza degli impianti è molto migliorata rispetto a 20 anni fa; il che è certamente vero, se si considera che Chernobyl è avvenuto proprio perché la centrale si trovava in una delle realtà economiche più disastrate del globo (l'Ucraina poco prima della caduta dell'URSS).
le centrali europee e quelle americane rispondono a standard di sicurezza pazzeschi e il rischio di un disastro come quello del 1987 in territorio europeo è davvero basso... ma non inesistente, come dimostrano i ripetuti (ma non gravi, secondo le agenzie) incidenti su suolo francese; solo nel mese di luglio dell'anno scorso ce ne sono stati ben 5! quello più significativo a Tricastin con "lieve" contaminazione di 15 operai della manutenzione.
nulla in confronto alla sciagura ucraina di 22 anni fa ma...
cmq, il problema vero del nucleare non è tanto la sicurezza (visti gli standard) ma:
1) gli
indirizzi programmatici dell'UE e degli USA vanno nella direzione dello
sviluppo di fonti di energia rinnovabile e non del nucleare
2) il
mercato energetico l'anno scorso ha aumenteto gli
investimenti sulle fonti rinnovabili del 43%, perfettametne in linea con le previsione del Vital Signs 2000 (rapporto Worldwatch Insitute per l'ONU); lo stesso rapporto prevede invece
per il nucleare una crescita di appena lo 0,5%
3) il nucleare ha
tempi e costi di realizzazione enormi e ammortizzabili con grande sacrificio
4) le compagnie assicurative
non coprono tutti i danni derivanti da incidente alle centrali, con ripercussioni dirette sui costi di gestione
5) le
ricadute economiche dell'esercizio delle centrali nucleari sono difficilmente quantificabili, soprattutto quelle a medio-lungo termine, sfuggendo ai bilanci societari, per cui al rischio ambientale si aggiunge uno finanziario non meno gravoso
6) le centrali nucleari
non si possono upgradare e la loro vita utile è stimata in circa 60 anni; per cui quando si verifica un gap tecnologico le centrali della generazione precedente diventano immediatamente obsolete e il loro smantellamento richiede sacrifici economico-sociali enormi e difficilmente preventivabili (si parla di circa 160 anni per smantellare un solo reattore, senza considerare i tempi di smaltimento delle scorie e del loro decadimento radioattivo, stimato in circa 10.000 anni)
7) il problema dello
stoccaggio provvisorio delle scorie radioattive (quello permanente non esiste) non è mai stato risolto in nessuna parte del mondo. anche in questo caso i costi derivanti dallo "smaltimento" (termine improprio ma di uso corrente) sono difficilmente quantificabili e le società "tendono" a percorrere
altre vie (vuoi attraverso i falsi in bilancio, vuoi alltraverso lo smaltimento illecito)