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Genere Noir


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329 replies to this topic

#201 Tom

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Inviato 08 aprile 2015 - 21:04

red rock west (1993) di john dahl

220px-Redrockmovieposter.jpg

neo-noir americano in piena regola (disastro commerciale compreso): un veterano texano (nicolas cage) va in wyoming per lavorare come operaio in un pozzo petrolifero; a causa però di una gamba malconcia non viene assunto. riparte quindi con la sua auto finché non arriva a red rock, tipico buco di provincia, dove viene scambiato dal gestore di un bar per il killer texano che ha assunto per uccidere la moglie. il barista gli offre 10.000 dollari per portare a termine il compito. il nostro cowboy sembra accettare, ma in realtà gli eventi si complicano... e di molto

non sto a spoilerare ma il film si trasforma in una tipica parabola sull'amoralità generale, sull'avidità (guarda caso alla fine sarà tutta una questione di soldi), che non risparmia nessuno (entreranno poi in scena la moglie e il killer, un istrionico dennis hopper) tranne il nostro veterano che alla fine del film, dopo essere stato legato, picchiato, usato, diventerà un po' il baluardo morale della storia, l'unico punto fermo con i suoi "sani" principi texani (uno scambio di battute con la femme fatale di turno: "tendo a stare lontano dalle donne sposate", "perché? il matrimonio è uno stato mentale", "non in texas")

con il tempo questo film è diventato un piccolo cult, anche se molti dei neo-noir americani che sono venuti dopo e che hanno trattato tematiche affini lo hanno decisamente rigettato nell'oblio. non è infatti un film imprescindibile, sicuramente interessante per l'appassionato ma a mio avviso dopo una prima parte molto buona dimostra soprattutto nella mezz'ora finale di essere un film più convenzionale di quello che vorrebbe essere. poco audace, poco violento, poco cinico. tutti ingredienti che non devono mancare ad un noir e che qui un po' latitano

da segnalare l'interpretazione di cage. della serie: "quando nicolas cage era ancora un attore". fantastico ad inizio film quando fa le flessioni sulla strada in mezzo al deserto. a true american spirit

cage-push-ups.gif


Ci fu un momento in cui qualcuno (esagerando) considerava John Dahl quasi un autore.
In realtà è un regista piuttosto mediocre, ma la sua filmografia ha una certa sua corenza.
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#202 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 08 aprile 2015 - 21:16

ormai comunque sono anni che lavora solo in tv


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#203 Tom

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Inviato 20 gennaio 2016 - 13:51

mvwgodvdchkbbig.jpg
 
1966 Detective's Story (Harper)
di Jack Smight, con Paul Newman, Lauren Bacall, Julie Harris, Arthur Hill, Janet Leigh, Pamela Tiffin, Robert Wagner, Robert Webber, Shelley Winters, Harold Gould, Roy Jensen, Strother Martin
 
Che classe infinita e irrimediabilmente perduta quella di questi film.
La colonna sonora jazzy, le inquadrature in cinemascope millimetricamente calcolate, il ritmo felpato e sorvegliato, gli scarti secchissimi e violenti, quell'atmosfera particolare che poteva essere solo di un certo cinema degli anni 60, ancora a mezza strada tra il clima ovattato del cinema classico degli studios e il liberi tutti della New Hollywood che stava arrivando. Quello che 50 anni fa era convenzione commerciale oggi sarebbe cinema d'autore. 
 
Non mi ero mai reso conto quanto il Marlowe del "Lungo addio" avesse ripreso dall'Harper di questo film. Come Gould anche Newman è perennemente in completo e cravatta neri e si aggira con una macchina anacronistica e scassata, invece che la perenne sigaretta di Marlowe, Harper mastica continuamente delle gomme che poi appiccica ovunque. Molto simili anche gli inizi con i due protagonisti ripresi a letto mentre si svegliano. L'Harper di Newman, che al massimo del suo magnetismo si divora letteralmente ogni scena, è più nevrotico e aggressivo del Marlowe sornione e lunare di Gould, ma identico il loro ruolo di "disturbatori" in una California corrotta e quanto mai marcia. Certo non siamo ai livelli del capolavorissimo altmaniano, la trama e la confezione sono molto più prevedibili e la regia del buon Smight non ha l'eccentrica eleganza di quella del geniale Altman, ma gran bel film lo stesso.
 
Memorabili le morbidezze di Pamela Tiffin...
 
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  • 8

#204 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:15

Non sarà un capolavoro ma quasi ed è un film che ho sempre adorato, oggi ingiustamente dimenticato.

Newman qui è già un personaggio da new Hollywood ed è come al solito memorabile, tra l'altro circondato da un sacco di grandi attori in piccoli ruoli.

Il finale poi è di quelli che non si dimenticano.

Anche il seguito diretto dieci anni dopo da Stuart Rosenberg è un gran bel film con un Newman invecchiato ancora più disilluso e disinvolto (memorabile quando prende a schiaffi una giovanissima Melanie Griffith) in un'America sempre più avida e marcia.

 

tumblr_m7qg7mbNma1r3cxqqo1_1280.jpg


  • 3

#205 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:17

Come s'intitolava il seguito, che non ricordo? Roba tipo "Acqua alla gola"...


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L'amour physique
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#206 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:21

Detective Harper: Acqua alla Gola (the Drowning Pool)

Favorisco un memorabile duetto tra Newman e Murray Hamilton:

 

http://www.tcm.com/m...nt-Driller.html


  • 0

#207 Tom

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:25

Stuart Rosenberg


Gran regista dimenticato Rosenberg.
Cioè all'epoca magari era un regista giusto un po' sopra la media, ma oggi uno che sforna una sfilza di titoli così (per altro in gran parte misconosciuti, oggi) sarebbe un gigante:

Nick Mano Fredda (Cool Hand Luke) (1967)
Sento che mi sta succedendo qualcosa (The April Fools) (1969)
Dai...muoviti (Move) (1970)
Un uomo oggi (WUSA) (1970)
Per una manciata di soldi (Pocket Money) (1972)
L'ispettore Martin ha teso la trappola (The Laughing Policeman) (1973)
Detective Harper: acqua alla gola (The Drowning Pool) (1975)
La nave dei dannati (Voyage of the Damned) (1976)
Amityville Horror (The Amityville Horror) (1979)
Tiro incrociato (Love and Bullets) (1979)
Brubaker (1980)
Il papa di Greenwich Village (The Pope of Greenwich Village) (1984)
Eroi per un amico (Let's Get Harry) (1986)

 

Giusto La nave dei dannati e forse l'ultimo non sono un granché, il resto è pura roba New Hollywood, se non bella sempre interessante.


  • 3

#208 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:45

Li ho visti per la maggior parte quelli elencati, li ricordo tutti andanti dal buono al quasi ottimo.


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#209 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 20 gennaio 2016 - 14:49

Va beh del capolavorissimo Nick Manofredda non penso ci sia bisogno di parlarne ma tra gli altri (tutta roba non solo interessante ma anche bella tosta) ho un ottimo ricordo de L'ispettore Martin con Walter Matthau, gran poliziesco davvero.

 

Tom, a proposito di Paul Newman hai mai visto quel film degli anni 70 in cui fa il taglialegna?

Mi sembra l'abbia pure diretto, non me lo ricordo gran che ma c'è una scena veramente eccezionale che mi è rimasta impressa per anni, quella in cui il fratello resta incastrato sotto il tronco nel fiume e lui cerca disperatamente di liberarlo prima che anneghi,

Una roba di una tensione e di una disperazione insostenibile, da da brividi veramente.


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#210 Tom

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Inviato 20 gennaio 2016 - 15:00

"Sfida senza paura", no non l'ho visto. Un giorno che lo trasmettevano avevo visto qualche pezzo (tra cui proprio quello che citi tu), ma mi ha dato l'impressione che la fama di film mediocre che lo circonda fosse ampiamente meritata. 
Per altro sono un grande estimastore del Paul Newman regista e quel film lì mi pare lo accettò solo in sostituzione di qualcuno esonerato a produzione avviata.


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#211 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 20 gennaio 2016 - 15:07

Di suo qualche mese fa ho beccato Harry e Son, film molto sentito (suo figlio era morto di overdose qualche anno prima) con Newman in una parte sgradevole e insolita, magari non perfettamente riuscito ma vivo, interessante anche se molto agro e sconsolato.


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#212 Tom

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Inviato 13 luglio 2016 - 17:47

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1992 Occhio indiscreto (The Public Eye)
di Howard Franklin con Joe Pesci, Barbara Hershey, Jerry Adler, Stanley Tucci

Non lo rivedevo dall'epoca. Più che notare genericamente che è passato quasi un quarto di secolo a dare l'idea del tempo passato è il dover far mente locale per realizzare che c'è stato un tempo in cui Joe Pesci era considerato un attore di richiamo.
Mi era rimasta impressa una recensione entusiasta del film che parlava del noir come il probabile genere chiave del cinema americano degli anni 90, constatazione-profezia poi perfettamente azzeccata.
Questo in particolare appartiene al filone nostalgico anni 30 - 40, che nei 90 frutterà classiconi come "Crocevia della morte" e "L.A. Confidential", ma anche gioielli misconosciuti come questo o l'altrettanto notevole "Scomodi omicidi".
 
Il protagonista del film, il fotografo di nera Leon Bernstein (ovviamente un grandissimo Pesci), è un rospo che si innamora di una poco virginale principessa (una Hersey ultra-quarantenne ancora bellissima, poco prima di essere devastata anche lei dalla chirugia plastica) che decide di usare il suo sporco lavoro per riscattare se stesso e salvare la donna da un inghippo di gangster. Una specie di Marlowe tappo e incarognito, con la macchina fotografica al posto di un revolver. Bellissima la sequenza in cui la Hersey sfogliando l'album di foto di Bernstein ne coglie l'umanità nascosta.
La regia di Franklin è elegante e iper-classica, davvero da film hollywoodiano anni 50, ma il ritratto disilluso di un'America corrotta a tutti i livelli è decisamente da fine di secolo. A parte questo, da lui anche scritto, Fanklin ha diretto solo due commedie con Bill Murray.
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#213 geeno

    Pussy Malanga

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Inviato 13 luglio 2016 - 17:57

Ispirato a Weegee, mitologico fotografo di cronaca nera a NY negli anni 30 e 40.

 

weegee_167_1982_465414_displaysize.jpg


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#214 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 29 novembre 2016 - 18:05

Vizio di forma
(Inherent Vice, Paul Thomas Anderson, 2014)

 

Inherent_Vice_film_poster.jpg

 

 

Premetto di non aver letto l’omonimo romanzo di Thomas Pynchon, per cui ogni mia elucubrazione sul tema è riferita solo e soltanto alla trasposizione in celluloide di P.T. Anderson.

Piluccando recensioni a zonzo per la rete, emerge - unanime come un diktat nordcoreano - che il pensiero dominante di chi si è preso la briga di buttar giù due righe sul tema, è rappresentato dall’idea che la pellicola parrebbe essere il risultato, quasi frankensteiniano, di un mega frullatone dei – mi si consenta l’ossimoro – classici della cine-rivoluzione hard boiled: “Il lungo addio” di Altman, “Il grande Lebowski” dei Coen, “Chinatown” di Polanski (quest’ultimo, a dire il vero, citato – inspiegabilmente – un po’ meno). Non che tutto ciò non sia vero, ed anzi è inevitabile: approcciarsi al genere noir di matrice hard boiled senza rifarsi in qualche modo agli stilemi del genere, seppur già ampiamente rimaneggiati negli anni, è praticamente impossibile. Il fatto è che dare risalto a questa caratteristica analizzando un film noir, mi pare un po’ sterile e poco appassionante, un po’ come soffermarsi increduli sul fatto che il sole tramonti di nuovo al termine di una nuova giornata.

L’unico grande classico (questo, classico tout court) che vale la pena citare parlando di “Inherent vice” è invero “Double indemnity” (“La fiamma del peccato”) di Wilder: in entrambi i casi, infatti, il titolo originale fa riferimento ad una clausola assicurativa che in qualche modo va ad incastrarsi nelle spire dell’intreccio narrativo, ma nel caso di specie (a discapito della maldestra traduzione italiana “Vizio di forma”, che ha un significato molto diverso, praticamente antitetico) non si tratta di puro citazionismo divertito e divertente à la Tarantino, ma, al contrario, di un vero e proprio manifesto programmatico del film (e, immagino, del romanzo). Difetto inerente dunque, intrinseco: è il vizio che accompagna la narrazione noir del film per tutta la sua durata. La struttura tipicamente hard boiled appare in tutta la sua limpidezza nella forma, gli elementi di stile non mancano: femme fatale, Los Angeles, la voce narrante (affidata alla languida hippie dal nome evocativo: Sortilège), il detective privato in qualche modo marlowiano, il poliziotto che gli sta alle calcagna, gli elementi della trama che si accavallano e si intersecano in maniera intricata a mano a mano che i fatti si susseguono… ma è proprio in quest’ultimo aspetto che risiede il vizio intrinseco, il vizio non di forma, ma di sostanza. La trama, infatti, si infittisce in maniera sempre più complessa e sconclusionata, a tratti surrettiziamente paranoide, a tono con le montagne d’erba che si fuma Doc Sportello. La nebbia lisergica che aleggia (e galleggia) per tutto il film non aiuta a dipanare i complessi intrighi, che anzi appaiono via via più confusi, quasi allucinatori, dalle linee indefinite, e che, infatti, in conclusione restano tutt’altro che sciolti e, tutto sommato, appaiono privi di una reale portata diegetica, quasi che la trama fosse tutta un enorme MacGuffin, funzionale unicamente ad una lucida (?) e un po’ nostalgica evocazione della California a cavallo tra gli anni 60 e 70, con i suoi chiari e scuri, all’interno della quale paradossalmente l’unica sottotraccia che esce in qualche modo ridisegnata con contorni più nitidi è la storia d’amore naif e un po’ schizofrenica tra Doc e Shasta.

Il tutto condito da una persistente ed efficacissima ironia di fondo, questa sì di marca inconfutabilmente chandleriana.

Ottima la colonna sonora, con vette a tratti altissime: “Vitamin C” dei Can, ad esempio, che sulla carta potrebbe apparire una scelta azzardata, inserita nel contesto diventa una bomba atomica.

La fotografia è bellissima ed evocativa, anche grazie alla scelta di girare il film su pellicola 35 mm. Joaquin Phoenix e Josh Brolin ci regalano due personaggi visivamente perfetti, al limite del fumettistico, oltre che complementari, nello stesso modo perverso in cui lo sono Tom & Jerry o Wile E. Coyote & The Road Runner.

C’è bisogno di altro?


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#215 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 29 novembre 2016 - 19:28

dai che c'era il thread apposito per il film!


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#216 Tom

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Inviato 30 novembre 2016 - 02:21

Bellissimo post Bluetrain.
 

marca inconfutabilmente chandleriana.

 
Proprio in questi giorni sto leggendo "The High Window", l'unico romanzo di Chandler che non avevo mai letto e mi sta stupendo riscoprire il personaggio di Marlowe originale, diverso da quello che ricordavo e che si è visto solitamente nei film e serie-tv. Il cinema ne ha sempre riproposto il lato sornione e ironico, tralasciando quasi sempre gli aspetti più nevrotici del personaggio. Marlowe non è un duro, ha una paura fottuta quando trova cadaveri e qualche gangster lo minaccia, ha continui sbalzi di umore, nei momenti di tensione è scosso da tic nervosi descritti con minuzia da Chandler, si calma solo bevendo e fumando (anche la pipa) come un ossesso. Un carattere umanissimo (e modernissimo) che rendono più eroico e romantico il suo non tirarsi mai indietro e il suo volere andare fino in fondo nelle storie in cui si trova invischiato.
 
Da questo punto di vista Anderson e (immagino) Pynchon, mettendo in scena un personaggio come Sportello, non compiono un'azione di revisione e quindi critica del detective simil-chadleriano, ma in qualche modo tornano quasi alle basi dell'originale, pur  estremizzandole... ma neanche troppo: Marlowe ovviamente non si stona come Sportello, ma è praticamente un alcolizzato e un fumatore compulsivo.


  • 1

#217 Tom

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Inviato 15 gennaio 2017 - 11:37

Parlavamo di Mulligan poco tempo fa...
 
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1974 The Nickel Ride (Il mediatore) di Robert Mulligan
La carriera criminale come vita d'ufficio, dove pero' l'eventuale licenziamento rischia di non avvenire solo a livello lavorativo.
Un anno dopo il memorabile esordio come padre Karras ne "L'esorcista", il sottostimato Jason Miller* raddoppia con un'altra indimenticabile figura di loser. Lo fa in un film che si inserisce in tre grandi filoni del cinema americano dell'epoca: il noir destrutturato (non succede quasi nulla per due ore, e' un film fatto solo di dialoghi, gesti, allusioni - cio' nonostante pian piano monta una tensione pazzesca), il filone paranoico post-watergate (fino al finale lo spettatore non capisce mai troppo se la minaccia che aleggia attorno al protagonista sia reale o frutto del suo "stress lavorativo"), la crisi del maschio borghese e di mezz'eta'. Il tutto in un'ambiente in cui si parla di crisi economica e sfascio sociale, morale, urbano, legale, politico....... 1974.
Dialoghi killer, in grado di creare personaggi a tutto tondo anche se appaiono in una o due scene: tipo il pugile suonato e il suo allenatore non messo meglio (che si chiama Poli... ricorda qualcosa?) o tutta la fauna caciarona del bar e quella criminale, grigia e "impiegatizia".
Bo Hopkins fa per l'ennesima volta il cowboy burino, finto amicone e minaccioso.
Linda Haynes, che nel genere replichera' con il molto diverso "Rolling Thunder", e' bellissima e sottile.
 
Titolo italiano assurdo, come al solito. Il Nickel Ride sarebbe il sistema con cui la polizia mette in cattiva luce un criminale in modo tale che venga fatto fuori dai suoi stessi complici. Tranquilli che non e' uno spoiler.
 
Nickel_Ride_1.jpg
 
*che scopro ora leggendo su wikipedia essere il padre di Jason Patric.
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#218 Tom

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Inviato 04 febbraio 2017 - 00:05

bb237_too_late_john_hawkes.jpg
 
2015 Too Late di Dennis Hauck
Gia' citato nel topic generalista, ma merita una citazione anche in questo.
Noir destrutturato, banalita' per una volta vera. Cinque capitoli, cinque piani sequenza, cinque situazioni in tempo reale.
All'inizio lo sfoggio di virtuosismo registico mi stava infastidendo, poi tutto funziona a meraviglia: l'eterna malinconica decadenza californiana, i dialoghi demode' di alta scuola chandleriana, l'esplorazione antropologica degli ambienti, quel modo di vivere la musica come parte integrante della vita tutto americano, l'amore che traspare per i personaggi e le loro storie da loser. Grandissimo cast, in cui svettano alcuni dei piu' bei personaggi femminili del cinema degli ultimi anni.
Sembra l'impossibile matrimonio tra Brian De Palma e Altman. Di Altman viene citato esplicitamente il pupillo Alan Rudolph, un ottimo autore dimenticato, tanto per cambiare.   
Poteva essere un capolavoro. L'ultimo capitolo secondo me abbassa di un filo il risultato finale. Un po' per come lo dice, rischiando di finire nel drammone alla Innaritu & Arriaga, un po' per quello che dice: c'e' un bel colpo di scena, ma forse un vero noir non ha bisogno di colpi di scena cosi' forti.
Da vedere.
  • 7

#219 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 25 febbraio 2017 - 10:29

Parlavamo di Mulligan poco tempo fa...
 
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1974 The Nickel Ride (Il mediatore) di Robert Mulligan
La carriera criminale come vita d'ufficio, dove pero' l'eventuale licenziamento rischia di non avvenire solo a livello lavorativo.
Un anno dopo il memorabile esordio come padre Karras ne "L'esorcista", il sottostimato Jason Miller* raddoppia con un'altra indimenticabile figura di loser. Lo fa in un film che si inserisce in tre grandi filoni del cinema americano dell'epoca: il noir destrutturato (non succede quasi nulla per due ore, e' un film fatto solo di dialoghi, gesti, allusioni - cio' nonostante pian piano monta una tensione pazzesca), il filone paranoico post-watergate (fino al finale lo spettatore non capisce mai troppo se la minaccia che aleggia attorno al protagonista sia reale o frutto del suo "stress lavorativo"), la crisi del maschio borghese e di mezz'eta'. Il tutto in un'ambiente in cui si parla di crisi economica e sfascio sociale, morale, urbano, legale, politico....... 1974.
Dialoghi killer, in grado di creare personaggi a tutto tondo anche se appaiono in una o due scene: tipo il pugile suonato e il suo allenatore non messo meglio (che si chiama Poli... ricorda qualcosa?) o tutta la fauna caciarona del bar e quella criminale, grigia e "impiegatizia".
Bo Hopkins fa per l'ennesima volta il cowboy burino, finto amicone e minaccioso.
Linda Haynes, che nel genere replichera' con il molto diverso "Rolling Thunder", e' bellissima e sottile.
 
Titolo italiano assurdo, come al solito. Il Nickel Ride sarebbe il sistema con cui la polizia mette in cattiva luce un criminale in modo tale che venga fatto fuori dai suoi stessi complici. Tranquilli che non e' uno spoiler.
 
Nickel_Ride_1.jpg
 
*che scopro ora leggendo su wikipedia essere il padre di Jason Patric.

 
Visto l'atra sera, bellissimo.

Direi che lo abbiamo letto sotto la stessa chiave, ecco le mie impressioni a caldo dal mio profilo RYM:

"Noir crepuscolare, incredibilmente sconosciuto (vista anche la presenza di Jason Miller, reduce dal corpulento successo de “L’esorcista” dell’anno precedente) e di non facile reperibilità, che ha tutte le carte in regola per acquisire la patente di piccolo film di culto.

La parabola discendente del gangster stritolato dall'incedere della nuova criminalità organizzata e dall'età che, impietosamente, gli succhia via vampirescamente le forze e lo contraccambia con massicce dosi di insicurezza (a tratti, al limite della paranoia) è pennellata con grande classe e maestria da Mulligan, che ci regala una pellicola che, a dispetto dell’ambientazione nel mondo del crimine, gioca per sottrazione, eliminando quasi del tutto la componente cinetica, puntando moltissimo sulla psicologia del protagonista, proponendo momenti quasi intimistici.
È un film che trasuda litri di quel mood trasversale tipico di certo cinema americano degli anni 70, quello che si respira, ad esempio, in capi d’opera quali “Assassinio di un allibratore cinese” (The Killing of a Chinese Bookie) di Cassavetes, “Città amara” (Fat city) di Huston o “Perché un assassinio” (The Parallax View) di Pakula."


  • 1

#220 Kerzhakov91

    Born too late

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Inviato 17 dicembre 2017 - 21:03

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Un'idea per un delitto (Brainstorm) [1965] di William Conrad
 
Con Jeffrey Hunter, Anne Francis, Dana Andrews, Viveca Lindfors.
 
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Misconosciuto gioiellino noir uscito fuori tempo massimo, girato - bianconero ovviamente compreso - come i grandi classici del genere, con riferimenti evidenti a capolavori quali "Un bacio e una pistola" (la scena iniziale) e "La fiamma del peccato" (il solito triangolo amoroso: lui, lei, il marito di lei... Il resto lo potete immaginare). Ci sono comunque alcuni piccoli accorgimenti - come la colonna sonora jazzy o l'influenza di "Psyco" che aleggia nella parte finale - che però tradiscono la data di uscita della pellicola. Apparentemente la trama sembra non brillare per originalità, se non fosse che per eliminare il terzo incomodo il protagonista adotta un piano quantomeno singolare, ai limiti del grottesco, che sembra il frutto di una mente malata. A quel punto il film prende una direzione totalmente imprevista e si trasforma in un viaggio nei meandri della follia umana.
 
Eccellente il cast. Jeffrey Hunter, attore sfortunato, spesso mal utilizzato e già sul viale del tramonto quando uscì la pellicola, qui è in stato di grazia: la sua interpretazione è il valore aggiunto del film. Deliziosa Anne Francis, che non ripropone la solita dark lady stereotipata, ma tratteggia il suo personaggio in modo differente (più che una fredda calcolatrice dalla mente perversa, è una donna sbarazzina e superficiale, anche se in realtà sotto sotto…). Dana Andrews, grande rappresentante del genere noir, è il marito oppressivo e brutale. Viveca Lindfors, infine, è un'ambigua dottoressa.
 
 
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  • 5
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#221 Tom

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Inviato 17 dicembre 2017 - 23:32

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2010 The Killer Inside Me Michael Winterbottom
Non male la trasposizione del classico di Jim Thompson, anche se rimando un giudizio definitivo a una visione in lingua originale, dato che il doppiaggio italiano era piu' criminale del protagonista.
Me n'ero tenuto lontano per via dell'indisponente Winterbottom, che infatti rimane il solito frigido compositore di belle inquadrature e in piu' punti tradisce della discreta spocchia nel suo approccio alla materia, tipo metterci la lirica per far capire che e' un regista europeo e colto che solo casualmente sta dirigendo un film di genere. Ma la forza distruttiva della storia di Thompson non si spegne tanto facilmente, il cast e' azzeccato, la ricostruzione anni 50 non banale, e c'e' un insolita dose di violenza, sesso, nefandezze e autodistruzione per essere un prodotto hollywoodiano dei 10s. Casey Affleck conferma di sapersi scegliere i film e di essere una della facce piu' interessanti della sua generazione.
  • 2

#222 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 18 dicembre 2017 - 15:33

e c'e' un insolita dose di sesso


che riguarda jessica alba? :cool2:

dalla tua descrizione ero elettrizzato, però poi ho visto il trailer e ci son rimasto un po' male (un po' sciatto visivamente...) . lo recupererò in ogni caso, anzi cazzo come ho fatto a perderlo! [penso per il tuo stesso motivo: winterbottom asd]
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#223 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 18 dicembre 2017 - 15:36

be' io ricordo che fu un flop massacrato da chiunque. e nemmeno l'ho visto!


  • 1
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#224 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 18 dicembre 2017 - 15:46

Non è malvagio, come dice Tom ha il difetto di avere quello stile autoriale un po' malickiano tra l'attonito e il sospeso che mal si addice alla materia narrativa ma va beh non si può volere tutto dalla vita.

La Alba chettelodicoafare gran pezzo ma in quanto a recitazione non ci siamo proprio purtroppo, bene Affleck jr invece anche se non si capisce se sia bravo ad andare sottotono o se sia effettivamente l'unica cosa che sa fare.


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#225 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 18 dicembre 2017 - 15:52

La Alba chettelodicoafare gran pezzo ma in quanto a recitazione non ci siamo proprio purtroppo


è una delle top fighe di sempre, ma non l'ho mai vista fare un nudo o una scena di sesso esplicito, è per quello che chiedevo tra lo speranzoso e l'attonito
  • 0

#226 Tom

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Inviato 18 dicembre 2017 - 16:08

che riguarda jessica alba? :cool2:

 

Si' beh, non aspettarti chissa' che, relativizza il tutto al puritanesimo hollywoodiano odierno. In 2/3 delle comunque frequenti scene di sesso si tiene il regiseno, e le inquadrano il notevole popo' (preso a cinghiate da Affleck) per tipo mezzo secondo. Idem con patate per la Hudson. Pero' e' un film senz'altro morboso.

 

be' io ricordo che fu un flop massacrato da chiunque. e nemmeno l'ho visto!

 

Ma al di la' della bella confezione non e' infatti un gran film, Winterbottom resta una gran pippa: nel finale, a quasi 60 anni di distanza, si fa mettere i piedi in testa in modernita' e violenza dall'Aldrich di "Un bacio e una pistola". Ma a prenderlo come un noir bello stronzo e malato al punto giusto (cioe' la materia fornita da Thompson) non c'e' troppo da fare gli schizzinosi.


  • 0

#227 Tom

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Inviato 30 gennaio 2018 - 12:21

romeo_is_bleeding.jpg

 

1993 Romeo Is Bleeding di Peter Madak

Mi da un senso di inquietudine buzzatiano, a proposito del tempo che scappa, realizzare che sono arrivato a vedere questo film 25 anni dopo la sua uscita. Questo nonostante ce l'abbia avuto in lista praticamente dall'epoca, e beh: Oldman + Olin + Lewis + Scheider, come farselo scappare? E invece, quasi.

Il film me lo urla in faccia ad ogni inquadratura quanto tempo e' passato, nel suo essere "so 90s", con quell'aria post-Twin Peaks (sequenze stranianti, ritmo strambo, jazz felpato nella colonna sonora) e certe affinita' coen-tarantiniane.

Noir stilizzato a lenta ma efficace combustione. Oldman e' un poliziotto corrotto a ogni piu' squallido livello, ma comunque si finisce per simpatizzare per lui, mentre una Olin da sturbo e' la dark lady piu' fuori di testa mai vista, personaggione da antologia.

L'anglo-ungherese Medak nel '90 aveva diretto l'interessante "The Krays" e in framezzo tra quello e questo anche il mai sentito "Let Him Have It", che sembrerebbe pure un noir, e che a questo punto recupererero'.


  • 1

#228 Tom

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Inviato 02 febbraio 2018 - 10:30

twilight_1998_ft_07.jpg
 
1998 Twilight di Robert Benton con Paul Newman, Gene Hackman, James Garner, Susan Sarandon, Reese Witherspoon
 
Beccato per caso ieri sera in un sito streaming, sottotitolato in una lingua che non sono riuscito a identificare.
Nonostante il cast e il regista di pregio* un film pensato per il cinema, ma uscito solo in homevideo, massacrato da tutti e poi da tutti completamente dimenticato**. Io mi ero fatto convincere a non recuperarlo da un'acidissima recensione del solitamente affidabile Alberto Pezzotta: adesso mi chiedo che cristo di film avesse visto, dato che a sentir lui era una specie di commedia con attori decrepiti stile ultime tristi cose di Walter Matthau e Jack Lemmon, quando invece e' un noir elegante e funereo, in cui anche la (poca) ironia e' acre e decadente.
 
A Benton, anche sceneggiatore, non frega nulla dell'intreccio giallo, tanto che lo spettatore puo' tranquilamente capire chi e' l'assassino andando per esclusione, tanto pochi sono i personaggi messi in scena. A Benton interessa fare un omaggione al noir anni 60 e 70 mettendo in scena tre attori simboli del genere ormai al tramonto (appunto). E' come se su un canovaccio ultra-semplificato de il Grande sonno facesse interagire i protagonisti di "Detective Harper", "Bersaglio di notte", "Marlowe l'investigatore" (o "Agenzia Rockford"). A proposito del primo film con l'Harper di Newman scrivevo un paio d'anni fa giusto qualche pagina indietro: "Che classe infinita e irrimediabilmente perduta quella di questi film." Ecco questo film e' tutto un tentativo, in parte riuscito, di ricreare quella classe perduta: c'e' la stessa aria di modernita' gia' decedente, quelle ombre e quei colori, quei controluce, quelle dissolvenze incrociate, quei riflessi su vetri e specchi, il tutto immerso in un'atmosfera ovviamente da tramonto.
 
Utra-settantenne Newman era ancora un figo della madonna, capace di sembrare elegantissimo anche indossando una felpa e straripante fascino cool ad ogni inquadratura. Hackman il solito mostro e Garner il solito amabile sornione. Completano una Susan Sarandon quasi dark lady e una giovanissima e all'epoca sconosciuta Reese Witherspoon, che usciva persino le tette.
 
Lento, "vuoto", senile, straripante malinconia, a un passo dalle cine-necrofilia (anche se si conclude con un sorriso): ma che volete farci a me e' piaciuto un casino. E me lo metto li' insieme all'altrettanto amabile e sottovalutato "Poodle Springs" di Rafelson con un fantastico e altrettanto decrepito Marlowe/James Caan, uscito lo stesso anno.  
 
 
* il cui capo e' "Cattive compagnie" non certo "Kramer contro Kramer" come dicono tutti
 
** l'unico che ho beccato a parlarne bene in giro e' il Frusciante: sempre una garanzia almeno per un certo tipo di cinema, il Frusciantone.
  • 2

#229 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 02 febbraio 2018 - 11:14

Anche il precedente di Benton Nobody’s fool (tradotto malamente come La vita a modo mio) sempre con Newman era uno bel film di loser fuori tempo, malinconico e tutto in sottrazione.
Concordo su Cattive compagnie, contro-romanzo di formazione che anticipa La rabbia giovane di Malick.


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#230 Tom

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Inviato 02 febbraio 2018 - 11:23

Ecco mi stavo giusto chiedendo se valesse la pena di recuperarlo il precedente con Newman (che mi sa devo aver anche gia' visto in parte o del tutto in qualche passaggio televisivo, ma boh): aggiudicato.


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#231 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 02 febbraio 2018 - 11:28

Vuoi dire che non l'hai mai visto? :blink: 
Beato te: film delizioso, amaro ma affettuoso, Newman semplicemente immenso, senza dimenticare le tette di Melanie Griffith. asd


Mi è scappato un meno per sbaglio a Kristofferson, era un + of course :unsure:


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#232 Tom

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Inviato 02 febbraio 2018 - 11:34

No infatti mi sa che l'ho visto, lo davano spessissimo in tv una volta, ma appunto non ricordo un tubo.

La scena delle tette della Griffith pero' me la ricordo, ma c'era(no) anche nel trailer (altri tempi viene incredibilmente da dire).


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#233 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 02 febbraio 2018 - 11:35

Aldilà delle tette notevolissime, grande interpretazione anche la sua, ma direi di tutto il cast, Benton era uno che sapeva come dirigere gli attori.


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#234 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 02 febbraio 2018 - 12:26

Arma da taglio (Michael Ritchie, 1972)

ka37lv.jpg
 
Più che quello del soldato il ruolo tagliato su misura per Lee Marvin, quello dove esprimeva il meglio di sé, per me era quello del bad guy, che del resto caratterizzò i suoi esordi cinematografici (dal fordiano Liberty Valance al brutale sicario che sfregiava Gloria Grahame ne Il grande caldo di Fritz Lang). Arma da taglio (nell’originale Prime cut, cioè taglio di carne di prima scelta) potrebbe comporre un’ideale trilogia gangster con Senza un attimo di tregua e Contratto per uccidere, che vedevano appunto Marvin svettare nella parte del figlio di puttana (gelido rapinatore nel primo, killer professionista nel secondo). Film spedito come un treno (solo 80’ di durata1), esagerato e costantemente sopra le righe, sadico e truce ai limiti dell’exploitation (vedasi la scena iniziale con le bestie al mattatoio o l’asta delle ragazze nude nei recinti delle vacche). Erano gli anni, appena seguenti alla caduta del Codice Hays, quando nel cinema americano l’asticella del rappresentabile veniva alzata costantemente sempre un po’ più in alto2. Il film infatti spinge parecchio lungo le direttrici carne-morte-sesso-violenza con il sovrappiù di Gene Hackman in uno dei ruoli più repellenti della sua carriera (un allevatore che si chiama Mary Ann, che mangia fegato crudo e ha un rapporto semi-incestuoso col fratello, uno che a sua volta ha il vezzo di trasformare la gente in salsicce). A volerne fare un’analisi strettamente tecnica sarebbe un mezzo disastro: personaggi tagliati con l’accetta (tra cui quello di Marvin che comincia da fetente per finire come candido salvatore di orfanelle), sceneggiatura che starà in una pagina e mezza, scompensi di ritmo (grandi scene totalmente isolate le une dalle altre) ma il film funziona comunque alla grande, esempio perfetto di come gli anni 70 siano stati il miglior decennio del cinema americano e di come i film minori di allora siano comunque più meritevoli di quasi tutti i film di oggi. Altre note di merito: l’eccezionale partitura jazz di Lalo Schifrin e una Sissy Spacek al suo esordio cinematografico nuda per metà film (ma la dimenticata e supergnocca Angel Tompkins come pupa del gangster non è certo da meno). Nota di demerito per il doppiaggio italiano (non so se d’epoca o per la nuova edizione dvd): attestato che la vociona roca di Marvin ne costituiva elemento essenziale della recitazione come si fa a doppiarlo con una vocetta quasi effeminata? 
 
durata ‘strana’ che mi fa pensare che il film possa essere stato pesantemente tagliato

va da sé che un film del genere nel 2018 sarebbe assolutamente irrealizzabile


  • 6

#235 Tom

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Inviato 02 febbraio 2018 - 12:43

Pazzesco. Proprio ieri dopo aver visto Twilight mi stavo leggendo la filmografia di Hackman e tra i suoi film che non ho visto mi ero segnato proprio Arma da taglio da approfondire.

 

Ottimo regista Micheal Ritchie in quegli anni: Gli spericolati e Il candidato con Redford bellissimi, Che botte se incontri gli orsi uno dei migliori film su e per i ragazzi di sempre, per altro precursore come spirito di tutto il cinema "Amblin" degli anni 80 oggi tanto tornato in voga. Decennio che pero' lo ha visto decadere totalmente, tanto che purtroppo oggi di lui tutti ricordano solo quella mega-puttanata de Il bambino d'oro.


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#236 lazlotoz

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Inviato 02 febbraio 2018 - 15:01

OT da Zonarossa, da bambinetto avevo un paio di attrici che proprio mi facevano strippare la Griffith e la Kidman e il buon Benton mi fece vedere tutto quel bendiddio (scritto attaccato perché le puppe della Griffith me le ricordo come fosse ieri, e sarà un'inquadratura che non durava più di due secondi in un film del 1994 visto l'ultima volta nel '99 credo) in due suoi film. Di Nobody's Fool ricordo altre cose e mi piacque un sacco. Invece di Billy Bathgate non saprei dire nulla. Com'era il film? (leggo ora scritto da Tom Stoppard, ah però!)


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#237 Kerzhakov91

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Inviato 15 maggio 2018 - 19:49

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Seduzione mortale (Angel Face) [1952] di Otto Preminger
 
Con Robert Mitchum, Jean Simmons, Mona Freeman, Leon Ames, Barbara O'Neil, Herbert Marshall.
 
sn0fAXv.jpg
 
Gli ingredienti del noir classico americano ci sono tutti. C'è Los Angeles (Beverly Hills per la precisione), il sole della California, il villone isolato in collina della riccastra famiglia, l'ingenuo protagonista maschile che si lascia coinvolgere in qualcosa di più grande di lui da cui non potrà più venirne fuori, la femme fatale fredda e mentalmente instabile, un tragico destino che appare già scritto, un'appassionante fase processuale (un po' sulla falsariga di quella de "Il postino suona sempre due volte") e un finale tanto spietato quanto memorabile. 
 
Jean Simmons, la faccia d'angelo del titolo, forse nel miglior ruolo della sua carriera, offre un ritratto indimenticabile del suo personaggio (un'ereditiera viziata, insoddisfatta e morbosamente legata al padre); una distaccata dark lady davvero da antologia. Robert Mitchum, addirittura più indolente del solito, lavora di sottrazione che più di sottrazione non si può, e risulta ovviamente perfetto per la parte.
 
Curiosità: in Italia è un film abbastanza raro e sono riuscito a trovare soltanto una versione con un ridoppiaggio realizzato negli anni 70. Intendiamoci, si tratta di un lavoro più che professionale (cosa, purtroppo, tutt'altro che scontata), che coinvolge praticamente tutti i migliori doppiatori italiani del periodo, da Pino "il mio nome è Bond... James Bond" Locchi a Cesare "Robert Redford + Steve McQueen" Barbetti, quindi per una volta non ci si può proprio lamentare. Eppure... Il fastidio di fondo rimane. Il risultato appare comunque "innaturale" (o almeno a me ha dato questa impressione). Quella del ridoppiaggio è una pratica sbagliata a prescindere, c'è poco da fare. 
 
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Firma-Damon-2005.jpg

 

 


#238 Perfect Prey

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Inviato 15 maggio 2018 - 23:35

ARMA DA TAGLIO mai visto.
Riguardo L'assassino che è in me al cinema: la versione del '76 era una cagata colossale, quella del 2010 una cagata e basta.
Il miglior film tratto da Thompson è la trasposizione nell'Africa Occidentale Francese di Pop. 1280, cioè COLPO DI SPUGNA.

(ovviamente non cito THE GETAWAY, partono uguali libro e film e poi pian piano si separano)
  • 0
L'amour physique
Est sans issue

#239 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 13 giugno 2018 - 08:19

IL COLPO - Heist 2001 di David Mamet

 

Questo è un grande film: costruzione impeccabile, tensione costante per tutta la durata, personaggi duri e cinici serviti da attori in stato di grazia sui quali riesce comunque a svettare un Gene Hackman monumentale, una violenza sempre latente che deflagra in una resa dei conti finale secca e perfetta di quelle che piacciono a me e poi amarezza, disillusone, un mondo adulto dove si sbaglia da professionisti e ovviamente visto che stiamo parlando di Mamet, forse addirittura del miglior Mamet di sempre, dialoghi che meriterebbero veramente di essere mandati a memoria, solo che che quando ti si fissa una battuta in testa ne arriva subito un'altra altrettanto memorabile a prendere il suo posto.

 

large_vZFfLbFyqccibvWMhCvXY9Xykmg.jpg

heist-ricky-delroy-gene.jpg

 

- Ma riuscirà a restare calmo?

- È tanto calmo che, quando va a dormire, sono le pecore che contano lui.

 

voto: 8/10


  • 3

#240 Tom

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Inviato 13 giugno 2018 - 08:39

Sottovalutatissimo il Mamet del decennio scorso.
Per me bellissimi anche "Spartan" e "Redbelt".
In un certo senso, con tre film in polemica controtendenza con tutte le mode correnti, ha fatto il punto della situazione di tre generi: noir, action e arti marziali.
  • 1

#241 Tom

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Inviato 07 settembre 2018 - 09:34

*
POPOLARE

Visto in omaggio a.

 

Hustle2.jpg

 

1975 Hustle di Robert Aldrich

Proprio recentemente ho letto un'intervista ad Aldrich in cui, da gran personaggione quale era, quasi si vergognava di aver girato "Piano piano dolce Carlotta" dopo "Che fine ha fatto Baby Jane?", perche' lo irritava essersi ripetuto con due film cosi' simili. Il fatto che entrambi avessero ottenuto un successo enorme non sembrava interessargli.

Errore, quello di ripetersi, che non fara' mai piu'. Tipo che dopo il mega-successo di "Quella sporca dozzina" tre anni dopo tornera' al cinema di guerra con il diametralmente opposto e quindi infinitamente meno fortunato "Non e' tempo di eroi", dove, dissimulato dall'ambientazione nella seconda guerra mondiale, inventava praticamente il vietnam-movie. (Nella stessa intervista, del 1965, si lamentava che a Hollywood nessuno dava soldi per girare film su temi controversi, come l'allora appena iniziato "incidente" in Vietnam.) Idem fara' con il suo dittico con Reynolds: enorme successo con "Quella sporca ultima meta", che consacrava Reynolds come una delle star del decennio, e subito dopo finta replica con questo "Hustle" che invece rappresenta l'esatto opposto dei film "alla Reynolds" . E fu un flop commerciale.

 

E' infatti un dramma-noir malinconicissimo che si inserisce in pieno nel filone di quegli anni degli investigatori che non riescono a mettere ordine nel caos delle indagini perche' non riescono a mettere ordine nel loro caos interiore. Col suo solito stile brusco e apparentemente inelegante Aldrich si spingeva ancora piu' in la' dei piu' giovani colleghi della New Hollywood, negando persino l'indagine stessa, non chiarendo neanche se c'e' davvero un delitto su cui indagare. La maggior parte del film passa tra chiacchiere, liti, amoreggiamenti, barzellette e casi di violenza quotidiana. Mentre televisione, cinema e musica pubblicizzano un romanticismo continuamente negato dalla volgarita' e violenza della realta', il personaggio di Reynolds sogna di mollare tutto e andare a vivere a Roma, dove era stato da giovane - non ho idea di come nel doppiaggio italiano possano aver reso il dialogo tra Reynolds e la Deneuve, in cui lei corregge a lui la pronuncia italiana. Ribaltato anche il machismo del film precedente, mostrando un mondo in cui le donne sono vittime ad ogni livello delle frustrazioni maschili.

 

Grande e sensibile interpretazione di Reynolds, forse quella in cui piu' si nota la sua somiglianza con Brando. Ma bisogna ammettere che mette in ombra tutti un gigantesco e dolente Ben Johnson, nella parte rabbiosa di un padre che non si rassegna alla morte violenta della figlia.

 

Perche' Aldrich non sia normalmente e regolarmente citato tra i piu' grandi registi americani di sempre e' un mistero.


  • 10

#242 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 07 settembre 2018 - 09:54

 

 

Perche' Aldrich non sia normalmente e regolarmente citato tra i piu' grandi registi americani di sempre e' un mistero.

 

http://forum.ondaroc...1955/?p=2148455

 

asd


  • 1

#243 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 07 settembre 2018 - 10:12

Qualche tempo fa ho rivisto per l'ennesima volta Nessuna pietà per Ulzana, veramente una delle opere western più grandi di sempre, eppure viene citato pochissimo quando si fa una lista dei classici del genere.

Tra l'altro pur cambiando notevolmente la vicenda storica* è uno dei pochi film che riesce a rendere in maniera realistica la ferocia della guerre apache.

 

*In realtà non fu ucciso ma morì in una riserva a quasi 90 anni e durante il suo famoso raid i soldati americani non riuscirono quasi nemmeno a vederlo subendo diverse imboscate e molte perdite, il bilancio quando Ulzana varcò indisturbato il confine messicano e fece perdere definitivamente le sue tracce parla di 38 morti tra bianchi e apache "civilizzati" a fronte di un solo guerriero indiano ucciso tra l'altro a tradimento.


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#244 Kerzhakov91

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Inviato 21 settembre 2018 - 10:24

La polizia bussa alla porta (The Big Combo) [1955] di Joseph H. Lewis
 
Girato con due soldi, con un budget veramente misero e le stesse scenografie riciclate più volte; con un cast senza star e composto da soli caratteristi (in un periodo in cui questi ultimi erano però spesso più bravi degli attori di grido). Eppure il risultato finale è sensazionale: trattasi di capolavoro assoluto che, per quanto mi riguarda, si piazzerebbe molto in alto in un'ipotetica classifica sui migliori film noir. L'ho trovato superiore al pur eccellente "La sanguinaria" (l'altro titolo di culto di Joseph H. Lewis), grazie anche agli straordinari giochi di luci e ombre realizzati dal direttore della fotografia John Alton, qui in evidente stato di grazia.
 
L'atmosfera è perversa e malsana, la violenza - considerato il periodo - è ai massimi livelli (e c'è pure una tortura atroce a base di assolo di batteria jazz! ashd), le allusioni sessuali sono piuttosto spinte (con nota di merito per la coppia di killer omosessuali composta da Lee Van Cleef ed Earl Holliman) e tutti i personaggi, compreso l'ossessionato poliziotto, sono negativi... Insomma, che cosa chiedere di più a un noir?
 
Cornell Wilde (che in un altro classico del genere, "Femmina folle", non mi aveva troppo convinto) qui è invece perfetto nel tratteggiare l'ambigua figura del protagonista. Quello di Richard Conte è, senza troppi giri di parole, uno dei gangster più cinici e detestabili mai apparsi sul grande schermo. E non si dimenticano facilmente neanche gli altri componenti della sua gang criminale, dal frustrato tirapiedi con problemi di udito interpretato da Brian Donlevy alla già citata coppia di assassini gay. Soddisfa anche il comparto femminile: Jean Wallace (bellissima, non la conoscevo) è una sorta di Grace Kelly ancora più algida, mentre Helene Stanton fa bella mostra delle sue gambe chilometriche.

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#245 Kerzhakov91

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Inviato 18 marzo 2019 - 12:15

Veneri rosse (Slightly Scarlet) [1956] di Allan Dwan
 
Con John Payne, Rhonda Fleming, Arlene Dahl, Ted De Corsia, Kent Taylor.
 
WlrNF0D.jpg
 
Un abile gangster doppiogiochista (Payne), stufatosi di essere maltrattato dal proprio boss (De Corsia), riesce prima a incastrarlo - collaborando con la polizia e seducendo la segretaria/amante (Fleming) del futuro sindaco locale (Taylor) - e poi a prenderne il posto. Ma quando la sorella cleptomane e ninfomane (Dahl) della donna esce di galera e si innamora di lui, la situazione si complica...
 
Un film interessante, tratto da un romanzo del solito James M. Cain sugli intrallazzi tra politica e criminalità organizzata. Innanzitutto, è uno dei pochissimi noir dell'età d'oro a essere girato a colori: ed è proprio lo splendido, barocco Technicolor il valore aggiunto dell'opera. Ci sono diverse inquadrature mozzafiato (alcune sembrano proprio dei quadri), bei contrasti tra giorno/notte, disposizione degli oggetti impeccabile negli interni, ricercatezza nei particolari... Da questo punto di vista, è una gioia per gli occhi (anche in questo caso, fotografia a cura di John Alton). 
 
Qualche esempio:
 
Spoiler
 
Interessante anche il rapporto ambiguo tra le due sorelle agli antipodi (le veneri rosse del titolo italiano), che peraltro mostrano scollature generose per l'epoca. E nel finale c'è un'esplosione di violenza e sadismo mica da ridere. 
 
Rhonda Fleming da infarto...
 

  • 1
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#246 Tom

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Inviato 05 aprile 2019 - 22:33

Carl Franklin, classe 1949, regista di classe per la tv (tra le tante si e' alternato nientemeno che con David Fincher alla regia della prima stagione di Mindhnuter), ha lasciato un segno anche nel cinema con una bella trilogia di noir, per altro tre film totalmente diversi uno dall'altro. 
 
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Qualcuno sta per morire (per una volta un titolo italiano piu' suggestivo di quello originale One False Move) del '92 e' uno dei migliori noir degli anni 90, e lo dico considerando i 90 un periodo d'oro per il genere. Franklin intreccia una parte noir glaciale (memorabile il massacro iniziale) a un'altra sentitamente romantica, precorrendo le geometrie rurali di Fargo e il senso di tragedia di Soldi sporchi di Raimi, di cui per altro metteva insieme gli stessi grandiosi attori protagonisti, Billy Bob Thorton e il povero Bill Paxton.
 
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Quasi allo stesso livello, ma di tutt'altro genere, tre anni dopo Devil in a Blue Dress, perfetto hard boiled chandleriano ambientato negli anni 50, anche se non manca la scheggia tarantiniana allora d'obbligo: il solitamente melenso Don Cheadle nella fulminante parte del killer tossico. La particolarita' e' un protagonista nero (Denzel Washington), con tutte le amare implicazioni razziali che in quello scenario storico poteva avere la cosa. Franklin e' nero e la sfumatura razziale era importante anche nel film precedente.  
 
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Mi e' venuto voglia di scrivere di Franklin perche' stasera ho visto quasi per caso Out of Time del 2003, sempre con Denzel Washington, e ho scoperto che aveva tirato fuori un terzo gioiello nel genere. Non all'altezza dei primi due, ma assolutamente riuscito nel suo. Stavolta l'omaggio e' al noir anni 40, con un protagonista in lotta contro il tempo in stile Il tempo si è fermato di John Farrow o Johnny O'Clock di Robert Rossen. O Nick of Time di Badham, volendo citare un film piu' recente dai medesimi riferimenti. Il titolo non si riferisce solo alla mancanza di tempo del protagonista, ma anche allo stile fuori da ogni moda del film, ben sintetizzato dai titoli di testa stile anni 60. Molto divertente e intelligente.


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#247 Tom

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Inviato 15 maggio 2019 - 22:21

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2019 The Highwaymen di John Lee Hancock

Un bel film, il cui valore non e' dato dalla somma delle parti, ma da alcune sfumature che impreziosiscono l'insieme. Nel senso che regia, fotografia, sceneggiatura, ricostruzione storica sono tutte di livello (la generica colonna sonora non e' un granche', invece), ma il tutto non sarebbe niente di particolare senza un paio di elementi: il tono lento e crepuscolare con cui tutto e' raccontato e la magnifica accoppiata formata da un Kevin Costner con la panza improvvisamente invecchiato e un Woody Harrelson che, da sempre perfetto a fare il biascicone con lo sputazzo in canna, fa faville nella parte del vecchio decrepito. Ne esce fuori un noir-gangster-western fuori dal tempo che riempie bene le sue due ore e passa di durata.

Il film narra della caccia a Bonnie e Clyde ribaltando la consueta simpatia verso la coppia criminale, magari esagerando in senso opposto, mostrandoceli come dei gelidi e spietati Natural Born Killers (ah, vedi un collegamento con Harrelson a cui non avevo fatto caso). Gli autori giocano intelligentemente con il ricordo del film di Penn e della coppia Beatty / Dunaway, tenendo fuori campo e "fantasmizzando" i due criminali per tutto il film, fino al "colpo di scena" finale, quando

Spoiler
 


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#248 Tom

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Inviato 13 agosto 2019 - 15:48

Chi-e-senza-colpa-Tom-Hardy-foto-dal-fil

 

2014 The Drop di Michael R. Roskam con Tom Hardy, Noomi Rapace, James Gandolfini, Matthias Schoenaerts

L'avevo visto un paio d'anni fa e mi era piaciuto, ma rivedendolo per caso ieri sera mi e' piaciuto ancora di piu'. A riguardarlo si notano sottigliezze e sfumature, soprattutto nell'interprertazione di Hardy, che al primo giro non si notano. Lehane si conferma scrittore e sceneggiatore di alta filmabilita'.


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#249 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 13 agosto 2019 - 16:29

Visto anch'io, ottimo, Tom Hardy grandissimo, anche senza far nulla, è uno di quegli attori che riempie lo schermo.
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#250 Tom

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Inviato 17 settembre 2019 - 09:29

31945463-609015916121449-402988854592038

2017 Lowlife Ryan Prows
Low-budget, truce ed efficace. Un noir-thriller corale ad incastri temporali, sullo sfondo dell'ormai consueto inferno al confine tra America e Messico, direi ufficialmente il "Vietnam" della nostra epoca. Non sono sicuro quanto mi piaccia veder tarantineggiare e coenizzare su certi argomenti molto pesi (schiavismo sessuale, traffico di organi), gli stessi Tarantino e Coen non lo fanno mai, ma l'esordiente Ryan Prows imita e interpreta i maestri meglio di molti altri, spiazzando lo spettatore alternando trovate surreali, realismo sociale, splatter, commedia, assestando pugni allo stomaco in certi momenti e divertendo un mondo in altri: da tenere d'occhio se fara' altro.
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