Oh, 'sto settembre mi ha dato tante soddisfazione che pure l'haiku ci faccio:
musica a settembre
le note ciondolano
le finestre in calma 1 settembre:
Slowdive Everything Is AliveIl ritorno del 2017 mi era sembrato un piccolo tradimento della fiaba musicale di Neil Halstead, il ritorno "commerciale" a atmosfere cupe e introverse del Nick Drake dei 90 che si era salvato convertendosi al surf e al folk rock. Invece era un bel quadro optical proveniente dall'universo multidimensionale del kraut rock che fu. Questo nuovo resta da quelle parti, spostandosi un po' piu' verso gli 80, fortunatamente con un piglio da eremiti inglesi alla Eno, Oldfield, Wyatt, nascosti nei loro labirinti. Un vero disco di fine estate, da spiaggia greca spopolata, con quel tot di saggezza filosofica che ti pare percepire sulle spiagge greche (credo, mai stato su una spiaggia greca, ma se "so' greche").
8 settembre:
Handsome Family HollowI poverissimi video casarecci che accompagnano l'album mi hanno suscitato un misto tra tenerezza e imbarazzo, finche' non ho colto che l'immensa grandezza di questa coppia unica al mondo sta anche li': il video con lui, quasi ormai anziano, che si aggira per il basement di casa loro mostrando i danni provocati dalle puzzole (immagino, visto che la canzone si inititola Skunks), il video con le eleborazione grafiche di lei dedicato al gatto di casa morto (The King of Everything), il video di goffissime scene al contrario di loro in casa e sul palco (Joseph: "Una notte, verso le 4 del mattino, Rennie ha urlato nel sonno: 'Vieni nel cerchio Joseph! Non c'è la luna stasera.' Per quanto fossi spaventato, ho pensato, 'Ehi, è un bel ritornello!'"). Un'umilita' di mezzi e modi che diventa universale poesia naif. Naïveté assente nelle loro canzoni, un country-pop di/per rain people con l'autunno nell'animo tutto l'anno mai cosi' lieve e "settecentesco". Proveniente appunto da un mondo di puzzole distruttrici, gatti regali defunti e case di gente che si muove al contrario.
8 settembre:
The Coral Sea of MirrorsLoro stessi lo definiscono "la colonna sonora di un western italiano diretto da Fellini con una sceneggiatura scritta da Richard Yates." Come si fa a non volergli bene? Pero' piu' che a un western spaghetti sullo schermo, l'atmosfera che mi fanno immaginare e' quella dei set spagnoli a fine lavoro, con Anthony Steffen e Gianni Garko che si passavano le canne davanti al fuoco, o di Lee Van Cleef e Giuliano Gemma sbronzarsi in un night d'Almeria. Scene di una perduta estate culturale europea, quando ancora "eravamo" capaci di raccontarci e farci mito. Divertendoci pure.
8 settembre:
Jonathan Wilson Eat the WormNon che nel frattempo mi avesse mai deluso, anzi, ma finalmente con questo album Wilson torna alla musica come tema principale, o meglio alla rievocazione archeologica di un certo tipo di atmosfere e ambienti che producevano un certo tipo di musica, come nei suoi due primi magici album (io continuo a contare il misteriosamente disconosciuto Frankie Ray). Il suo album piu' prog per certi versi, un flusso continuo di giochi di prestigio e sedute spiritiche in forma di canzone, uno show da ipnotizzatore. O da adepto del mesmerismo al capezzale del rock come porta di accesso di un mondo altro.
8 settembre:
Sparklehorse Bird MachineIl disco di un fantasma. Un commento che ho beccato su youtube dice che l'album gli sembra avere atmosfere nevose e natalizie. Capisco cosa intende, ma per me e' piuttosto un album di atmosfere che precedono la neve e il natale, autunnale nel senso di stagione di mezzo, in sospeso e in attesa. Non a caso s'e' tirato un colpo nell'altra stagione liminale, la primavera. En passant, e'/sarebbe stato il suo album piu' beatlesiano, anzi di piu': lennoniano, tentazione che gia' si avvertiva nel quarto album.
22 settembre:
Teenage Fanclub Nothing Lasts ForeverAvevo sentito qualcosa delle loro ultime cose, ma mi sa che l'ultima volta che li avevo visti in video c'era D'Alema presidente del Consiglio. Un colpo dunque ritrovarli - loro, i ragazzi del muretto che piu' so90s di loro non ce n'era (anche nella loro trasversalita' tra alternativita' americana e brit pop) - praticamente anziani, con Blake che sembra appena uscito dalla bocciofila, McGinley che sembra un umarel da cantiere fatto e finito, e senza Love che s'e' davvero pensionato. E invece poi l'aria vetusta gli conferisce un grigiore da proletariato jazz che ben si confa' alla limpida precisione della loro musica, un folk rock psichedelico tanto pacato quanto sempre elegantemente surreale. Sono andato ad ascoltarmi tutta la loro discografia e ho scoperto che non hanno mai sbagliato un colpo, compreso quest'ultimo, il loro album piu' schietto e in bianconero.
29 settembre:
Blonde Redhead Sit Down for DinnerCon gli ultimi album ero caduto nella trappola delle recensioni di ondarock, che mi avevano convinto che fossero ormai andati. Dopo il bel e sottocagato disco solista di Kazu Makino del 2019 (un'orientale che trovava un senso di esotismo vivendo all'Isola d'Elba?) invece la rivalutazione totale sia degli ultimi che di tutta la loro discografia. Un crescendo di capi i primi sei con l'apice surreale e sexi di "Misery Is A Butterfly" (un 5.5 la rece di OR d'epoca e forse un ancora piu' insultante 6 nella monografia... gesu'!), variazioni di varia natura e vari risultati, ma sempre lucidi e interessanti, i successivi. In quest'ultimo, uscito questa notte e ascoltato solo un paio di volte, sembra che siano tornati all'ispirazione dei vecchi tempi, con composizioni tutte di livello. A dire il vero non ci sento molto di direttamente settembrino in quest'ultimo, ma comunque ha contribuito pure lui.