In realtà per decenni hanno dominato proprio le teorie kaynesiane, quelle del deficit spending. Hanno funzionato fino a quando la crescita è stata mostruosa, poi hanno mostrato anche loro diversi punti critici. Negli ultimi decenni, in risposta al precedente dominio, sono tornate in auge le teorie liberiste (con varie "sacche di resistenza", noi all'economia abbiamo un socialista ad esempio) e anche loro non hanno saputo dare una risposta forte alla crisi lentamente in atto da decenni. Barnard parla di deficit spending come fosse una chimera che i potenti non vogliono farci usare, in realtà è un qualcosa che è stato un dogma per decenni in Europa e non solo.
Visto che parlare di crisi in europa vuol sostanzialmente dire parlare di macroeconomia, vi chiedo quali sono le basi teoriche(cfr. libri )su cui appoggiate la vostre argomentazioni, cosa che mi interessa parecchio per approfondire l'argomento; io ho stdiato su questo testo:
"Scoprire la macroeconomia. Vol. 1: Quello che non si può non sapere. Blanchard Olivier J."
Scorrevole, analitico (ma senza esagerazioni) ed interessante ma che non offre una analisi comparata tra le principali teorie macroeconomiche; Sapreste darmi qualche indicazione a riguardo?
PS investire in questo momento in titoli bancari come Intesa o in btp secondo voi potrebbe avere un senso o sarebbe un harakiri?
Mi sa che all'univeristà avevo proprio "Macroeconomia" di Blanchard. Di sicuro l'ho letto.
Riguardo alla domanda "perché non il Giappone", a parte il tasso di crescita che noi ce lo sognamo e la enorme reattività del sistema in generale, la borsa di Tokio è una delle più grandi del mondo, con una capitalizzazione enorme, 3.600 miliardi di euro (5.000 miliardi di dollari) dove sono quotate alcune delle maggiori aziende mondiali, contro i circa 500mld di euro di quella di Milano (ora con i miliardi bruciati da inizio anno la capitalizzazione complessiva è scesa a 398mld) con società quotate al più medie o medio-grandi. Tokio è la terza borsa al mondo, Milano la tredicesima. Per attaccare il mercato Giapponese ci vogliono talmente tanti soldi che nemmeno i grandi investitori mondiali hanno, o comunque ce ne volgiono più di quanto ritengano conveniente investire e rischiare. Se si prescinde da questi numeri, si parla per parlare. Tokio >>>>>>> Milano
E poi chi dice che uno dei prossimi obiettivi non ossa proprio essere Tokio, o Londra? Chiedersi perché non questo e perché non quest'altro è relativo, fino a ieri si poteva dire: e perché non l'Italia? Infatti erano mesi che gli analisti avvertivano che l'Italia poteva essere uno dei successivi obiettivi degli speculatori ribassisti, in assenza di un riaggiustamento più rapido del deficit e di una maggiore crescita. Inutile dire chi è andato avanti come se niente fosse...
In realtà per decenni hanno dominato proprio le teorie kaynesiane, quelle del deficit spending. Hanno funzionato fino a quando la crescita è stata mostruosa, poi hanno mostrato anche loro diversi punti critici. Negli ultimi decenni, in risposta al precedente dominio, sono tornate in auge le teorie liberiste (con varie "sacche di resistenza", noi all'economia abbiamo un socialista ad esempio) e anche loro non hanno saputo dare una risposta forte alla crisi lentamente in atto da decenni. Barnard parla di deficit spending come fosse una chimera che i potenti non vogliono farci usare, in realtà è un qualcosa che è stato un dogma per decenni in Europa e non solo.
Infatti è stato proprio quello che hanno fatto Craxi e il Pentapartito per tutti gli anni '80 e che ci ha ridotto in questo stato. E anche dopo la grande paura del '92 sono andatai avanti un po' tutti "bipartisan" a spendere più di quanto incassavano. C'è voluto l'ingresso vero dell'Euro nel 2001 e prima ancora l'obbiettivo euro proclamato da Prodi, per rinsavire un minimo e attenuare il "deficit spending".
Non vedo di cosa ci si lamenti che "ci volgiono impedire i deficit-spending". Come se quello andato avanti decenni non fosse bastato. Ancora ne volete?