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La crisi in Europa


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367 replies to this topic

#151 corrigan

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Inviato 14 febbraio 2012 - 09:58

http://www.lepointin...nk-greece-.html

ma infatti questo articolo del WSJ linkato qui sopra mostra come la situazione sia leggermente più complessa di "Francia e Germania ricattano la Grecia".
illuminante l'articolo del post, semplice chiaro e conciso, quel tipo di roba che manca sempre nei media massimalisti.
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「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#152 Moreno Saporito

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Inviato 14 febbraio 2012 - 10:41

Sicuramente il 2012 per l'Italia sarà un anno peggiore del 2011.


da quando ricordo io non c'è mai stato un anno migliore di quello prima
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#153 corrigan

    気持ち悪い

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Inviato 14 febbraio 2012 - 10:46

lo dicevamo già nel 1861.
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#154 Moreno Saporito

    burzumaniaco

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Inviato 14 febbraio 2012 - 10:47

lo dicevamo già nel 1861.


asd

probabilmente sì
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#155 virginia wolf

    apota

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Inviato 14 febbraio 2012 - 11:18



se le spese militari nel 2012 saranno il 3% del pil con questo in grande contrazione a partire dal 2008/2009 vuol dire che comunque le stanno tagliando



Ieri sera da Lerner una deputata greca ha detto che attualmente la spesa militare è al 7% del Pil e che la Grecia è il quinto paese nel mondo che compera armi dalla Germania e dalla Francia.
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Penso a come contiamo poco, come tutti contino poco; com'è travolgente e frenetica e imperiosa la vita, e come tutte queste moltitudini annaspino per restare a galla.

#156 astrodomini

    ...

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Inviato 14 febbraio 2012 - 19:08

Le spese militare erano al 4% nel 2009, esattamente doppie rispetto alle nostre. Tra l'altro quelle nostrane sono in costante calo dalla fine degli anni ottanta mentre le loro hanno raggiunti picchi anche del 4,3% nel 2001.
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#157 HardNheavy

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Inviato 14 febbraio 2012 - 22:53

Quella Grecia così simile all’Europa

Siamo così diversi dalla Grecia, noi europei? Il loro settore pubblico è così scandaloso? Uno studio recente di 8 ricercatori della … Banca Centrale Europea, sembra dire tutt’altro. Specie se poi confrontiamo le performance del pubblico con l’andamento delle dinamiche salariali nel settore privato, questione decisamente rilevante per una comparazione più informativa.
Rubens, Il supplizio di Prometeo
In Italia l’occupazione nel settore pubblico è leggermente inferiore a quella greca, 27% da noi contro 29 da loro, ma ambedue sono a livelli ragionevoli: è del 38% in Belgio.
Decisamente di più, sia nel privato che nel pubblico, i laureati greci rispetto a quelli italiani ma nel settore pubblico la differenza è più evidente: 56% in Grecia, 34% in Italia. Uguale la percentuale dei part-time ma decisamente superiore il numero di dirigenti nel settore pubblico italiano: 26% contro 18%.
Quanto a età media dei lavoratori pubblici, siamo lì: maggiore che nel settore privato in ambedue i paesi, 44 in Italia e 41 anni in Grecia. Il numero di ore lavorative settimanali è praticamente identico.
I salari medi sono più alti nel settore pubblico che non nel settore privato: i salari medi pubblici netti orari greci, malgrado siano più bassi che in Italia (10 euro contro i nostri 12), sono più alti di quelli prevalenti nel settore privato: del 55% in Grecia contro il nostro 42%. Ma se guardiamo al guadagno complessivo medio annuale (che tiene conto delle ore lavorate) di 19000 euro in Italia contro i 15000 in Grecia, tali differenze si stemperano (ovviamente, perché nel settore privato si lavorano più ore) con un “premio per il pubblico” del 27% greco contro il 22% italico. Per riferimento: 18% il premio tedesco per i dipendenti pubblici che hanno un pagamento medio pubblico annuale netto di 23.000 euro.
Questi numeri sono difficilmente paragonabili, vista la diversa composizione della forza lavoro nei vari paesi, il loro livello di istruzione, il settore pubblico in cui lavorano ecc.
Una volta che teniamo conto di tutte queste differenze, emergono 3 gruppi di paesi, divisi per la generosità delle paghe mensili rispetto a quelle del settore privato.
Gruppo A, i “privatisti”: Belgio e Francia (ebbene sì, la Francia del pubblico d’eccellenza) che hanno paghe mensili pressoché simili tra settore privato e pubblico;
Gruppo B, gli intermedi: Austria, Italia e Portogallo;
Gruppo C, gli “statalisti”: Spagna, Irlanda e … Grecia e Germania, quest’ultima con un premio per i salari pubblici del 15% contro il 16% greco.
Non pare dunque essere, il settore pubblico greco, questa grande anomalia. Ha una presenza dell’occupazione pubblica importante ma non diversa da tanti altri paesi. Ha meno dirigenti di quelli che abbiamo in Italia malgrado abbia tassi di scolarizzazione universitaria migliori dei nostri. E il settore pubblico non pare trascinare verso una peggiore competitività il settore privato greco, visto che il premio salariale è in linea con quello tedesco.
Certamente il problema greco è quello di una scarsa competitività complessiva (in parte dovuta ad una eccessiva centralizzazione della contrattazione collettiva). Ma a guardare i numeri, il crescente peso del “pubblico” nell’economia greco che tante critiche sembra attirare è dovuto a qualcosa di ben altro: al crollo del denominatore, ovvero al crollo del PIL e dell’economia, dovuto a politiche di austerità e di dissennate connivenze internazionali nel settore bancario emerse con la crisi (il ROE delle banche greche è passato dal 15% circa del 2005-2007 al -1,5% del 2009). E al fatto che, per fortuna, quando l’economia crolla il settore pubblico, come avviene in ogni paese del mondo, crolla più lentamente svolgendo una funzione di assicurazione.
Peccato, dicono i dati. Ce la siamo giocata proprio male, l’occasione di aiutare la Grecia e con essa noi stessi.

http://www.gustavopi...mile-alleuropa/
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#158 oblomov

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Inviato 14 febbraio 2012 - 23:09

Interessante. Però c'è il piccolo particolare che i greci hanno truccato i conti e il loro rapporto deficit/pil è oltre il 15 %, il problema sta tutto lì. Sostenere che in grecia l'impiego pubblico sia sostenibile e portare noi come paragone positivo mi sembra alquanto fuorviante, visto che è chiaro che anche qua nei prossimi anni si andrà verso una riduzione del personale impiegato.
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#159 HardNheavy

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Inviato 14 febbraio 2012 - 23:21

Veramente si parla di livelli occupazionali simili a tanti altri paesi ed estremamente inferiori al Belgio, per esempio. Poi bisognerebbe leggersi per bene lo studio che Piga cita. In ogni caso Piga dice chiaramente che il peso eccessivo del pubblico è dato dal fatto che negli ultimi 2 anni il PIL greco è letteralmente precipitato, oltre che per problemi dovuti al settore bancario.
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#160 Giovanni Drogo

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Inviato 15 febbraio 2012 - 12:39

Ma è vero che in Grecia hanno chiuso anche i bancomat?

http://qn.quotidiano...ine_atene.shtml


C'è ancora qualcosa da salvare?
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Statisticamente parlando, non lo so.


#161 Dexter_

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Inviato 15 febbraio 2012 - 13:09

Dicevano che la Grecia nel lontano anno 2000, truccò anche alcune cifre, alcuni parametri per entrare nell'euro-zona... e comunque ci entrò come ultima ruota del carro... mi sbaglio?
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#162 strafanich

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Inviato 15 febbraio 2012 - 14:06

Dicevano che la Grecia nel lontano anno 2000, truccò anche alcune cifre, alcuni parametri per entrare nell'euro-zona... e comunque ci entrò come ultima ruota del carro... mi sbaglio?

Non sbagli :)
Phastidio ha scritto un articolo nei giorni scorsi in merito, ritenendola completamente insalvabile.
a chiosa era: "Chi ce li ha fatti entrare in Europa? E soprattutto perché?"
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#163 gulliver

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Inviato 15 febbraio 2012 - 14:23

monti e prodi stavano alla commissione europea all'epoca, chieda a loro ad esempio.
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#164 corrigan

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Inviato 15 febbraio 2012 - 14:30


Dicevano che la Grecia nel lontano anno 2000, truccò anche alcune cifre, alcuni parametri per entrare nell'euro-zona... e comunque ci entrò come ultima ruota del carro... mi sbaglio?

Non sbagli :)
Phastidio ha scritto un articolo nei giorni scorsi in merito, ritenendola completamente insalvabile.
a chiosa era: "Chi ce li ha fatti entrare in Europa? E soprattutto perché?"


vabbé ma la domanda posta così è ridicola (o provocatoria), la questione grave è stata quella di farli entrare nell'area euro non nell'UE. che poi le ammissioni vengono fatte più su giudizi di carattere geopolitico che economico, altrimenti la Turchia era già dentro da 10 anni e alla Bulgaria e la Romania le mandavano affanculo appena mandavano la lettera a Bruxelles.
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#165 ucca

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Inviato 15 febbraio 2012 - 14:50

Poi bisognerebbe fare uno studio serio su come quanti sono e come sono stati utilizzati i soldi messi dalla Comunità Europea per ri-equilibrare le condizioni economiche dei paesi membri (penso solo all'Italia a quanti ne abbiamo buttati nel cesso in Sicilia dove non riescono nemmeno a prendere quelli già stanziati, nemmeno mangiarseli). Altro beneficio era il finanziamento del debito a tassi tedeschi, a fronte della penalizzazione delle esportazioni. Insomma la cosa è complessa, si è provato ad unificare l'area UE in modo "morbido" ora si usa la clava su chi non si è attrezzato. La clava non è una medicina, almeno non la spacciassero per tale.
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#166 tabache

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Inviato 16 febbraio 2012 - 16:37

Il default della Grecia è praticamente sicuro (questione di pochi mesi), noi siamo i prossimi (questione di pochi anni).

Un articolo di Bernard.. http://paolobarnard....a_go.php?id=331 (io non c'ho capito tantissimo)
  • -1

#167 oblomov

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Inviato 16 febbraio 2012 - 16:49

Il default della Grecia è praticamente sicuro (questione di pochi mesi), noi siamo i prossimi (questione di pochi anni).


in base a cosa?

Il deficit/pil in italia è sotto il 3%, in grecia a fine 2011 stava al 10% (con il rapporto debito pil al 160%), il punto, per ora, è tutto lì: non riescono più a ripagare il debito e in contemporanea far funzionare lo Stato.
Se si faranno misure che riportino al segno positivo la crescita in maniera netta (ricordo che comunque, pur con quanto successo, il 2011 ha registrato un pur misero +0,4) non dovremmo avere alcun problema, anzi la strizza potrebbe pure essere salutare.
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#168 HardNheavy

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Inviato 16 febbraio 2012 - 18:22

La credibilità non basta: ora i mercati chiedono crescita

Fabrizio Goria


Lo spread, dopo il calo dei giorni scorsi, è tornato a salire. Perché? Preoccupa la recessione, ma non solo. Un’indicazione arriva da Goldman Sachs, che ha deciso di terminare l’acquisto di bond italiani in favore di quelli francesi. Ma non è solo colpa della banca d’affari: a preoccupare gli investitori c’è il fatto che l’Italia non sia in grado di tornare alla crescita economica nel 2012. Gli ultimi dati sul Pil nel 2011 sono stati rivisti al ribasso e la preoccupazione del Fmi è che lo scenario possa peggiorarsi anche nell’anno in corso.


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/spread-mercati-credibilità#ixzz1mZEzDov8
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#169 strafanich

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Inviato 16 febbraio 2012 - 22:31

Il prossimo è il Portogallo.
Noi abbiamo ancora qualche chance di non finire a gambe all'aria, grazie alle esportazioni che Grecia e Portogallo non hanno.
Non sono capace a rispiegarlo bene, ma sempre Seminerio sul suo blog ne parla chiaramente.
  • 0

#170 tabache

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Inviato 17 febbraio 2012 - 12:25

non lo sò, son molto confuso, ti rispondo fra qualche mese oblo :facepalm:
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#171 oblomov

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Inviato 17 febbraio 2012 - 12:43

Speriamo di essere tutti su uno yacht a brindare alla tripla A
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#172 ucca

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Inviato 17 febbraio 2012 - 12:52

Il default della Grecia è praticamente sicuro (questione di pochi mesi), noi siamo i prossimi (questione di pochi anni).

Un articolo di Bernard.. http://paolobarnard....a_go.php?id=331 (io non c'ho capito tantissimo)



Allora Monti ci ha allungato la vita, Grillo diceva che saremmo falliti a gennaio.
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#173 HardNheavy

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Inviato 24 febbraio 2012 - 22:02

Grecia, addio alle elezioni di aprile

L’agenzia di rating franco statunitense spara a zero contro gli «aiuti europei» a un paese morto

Mentre a Atene si rincorrano le voci di un rinvio delle elezioni fissate per aprile, ancora una volta le agenzie di rating si sono mostrate senza pietà. Ieri Fitch ha nuovamente tagliato il rating della Grecia di due gradini, portandolo a C da Ccc. In realtà non è che cambi molto: i titoli della Grecia erano già stati giudicati spazzatura. Rimane la magra consolazione che meno di C ora la valutazione della Grecia potrà scender solamente di un solo gradino, cioè a D. Ma cosa ha spinto Fitch ha ridurre ulteriormente il rating a poco più di 24 ore dalla conclusione della maratona notturna di Bruxelles?
Semplice: all’agenzia di rating franco-statunitense non va proprio giù l’haircut, cioè il taglio concordato del debito pubblico ellenico. Per Ficht, infatti, il cambio dei titoli di stato della Grecia, con contemporaneo taglio del 53% del valore nominale rappresenta un caso di distressed debt exchange (grosso modo «cambio in sofferenza del debito») nel quale si mischiano azioni volontarie, ma soprattutto azioni coercitive. L’azione coercitiva riguarda i possessori di bond che non hanno partecipato perché non erano d’accordo all’haircut ma che vedranno in ogni caso il proprio credito ristrutturato in conseguenza dell’intenzione di Atene di introdurre una clausola di azione collettiva che si applicherà ai bond regolati dalla legislazione ellenica. Probabilmente tra chi era contrario al cambio forzoso vi sono investitori che avevano sottoscritto un Cds- credit default swap – cioè un polizza assicurativa che garantiva la restituzione di quanto sottoscritto. Polizza che avrebbero potuto incassare nell’ipotesi di default della Grecia.
Tra i favorevoli all’haircut, invece, molto banche e compagnie di assicurazione che vedranno tosati i loro investimenti, ma potranno risparmiarsi la restituzione integrale garantita dai Cds.
Ma Fitch insiste e spiega che il rating è stato tagliato perché, in ogni vaso, l’insolvenza è un evento quasi certo nel breve termine. Di sicuro quando il cambio (lo swap) su titoli sarà completato, Fitch considererà i bond greci oggetto dello swap e quelli ristrutturati con l’adozione della clausola collettiva come un «credit event» e dunque come un’insolvenza. A questo punto è certo un nuovo taglio – l’ultimo – del rating sui bond greci.
Intanto, dopo aver incassato i 130 miliardi di aiuti da Ue e Fmi, il governo greco ha rivisto al rialzo la stima sul deficit pubblico nel 2012: sarà del 6,7% contro il 5,4% inizialmente previsto a causa – spiegano nel documento che illustra le misure di austerità imposte alla Grecia dal piano di aiuti europeo – della recessione più dura del previsto. Il disegno di legge sulla nuova manovra correttiva dovrà essere approvato con una procedura d’urgenza dal parlamento nei prossimi giorni, secondo quanto ha riferito una fonte del ministero delle Finanze. Il bilancio 2012 approvato dal Parlamento lo scorso dicembre prevedeva un avanzo primario dell’1,1% del Pil con un deficit pubblico del 5,4%. Con la nuova revisione non ci sarà alcun avanzo primario nel 2012 ma solo nel 2013. A subire i maggiori tagli saranno il bilancio del ministero del Lavoro e in particolare quello della sicurezza sociale, per 500 milioni di euro. I tagli alla Difesa sono nell’ordine di 400 milioni, di cui 300 relativi alla riduzione di armi mentre il programma di riduzione degli investimenti pubblici è di 400 milioni.
Ma non è solo Fitch a essere pessimista sulle sorti della Grecia: «Non voglio fare la Cassandra ma l’idea che sia finita è un’illusione», ha scritto Kenneth Rogoff, professore di Harvard, sul New York Times, che ha dedicato ampio spazio al salvataggio della Grecia con un lungo articolo dal titolo «Per la Grecia un salvataggio; per l’Europa forse solo un’illusione». Secondo alcuni osservatori il rischio maggiore è che il piano di salvataggio inneschi una fuga degli investitori dai bond europei, il che si tradurrebbe in un nuova debolezza finanziaria ed economica in Europa. «L’Italia è nella trappola del debito» afferma Richard Batty di Standard Life Investment, secondo il quale l’Italia per aver un debito sostenibile dovrebbe crescere del 5% l’anno o gli interessi sui bond a 10 anni dovrebbero essere del 3,6%. »Durante il boom dell’Europa, fra il 2002 e il 2007, il Pil nominale italiano è cresciuto in media del 3,6%. La situazione ancora in bilico della Grecia continua a influenzare i mercati europei con le borse che hanno chiuso tutte in flessione: Francoforte ha ceduto lo 0,9%, Parigi lo 0,4% mentre a Milano l’Ftse Mib ha lasciato sul terreno lo 0,92%.

Roberto Tesi - il manifesto
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#174 Duck

    Professionista della malafede

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Inviato 25 febbraio 2012 - 11:38

Genio chi ha fatto il titolo.
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«Mister, possiamo lavorare sulle diagonali?», la richiesta di qualche giocatore. No, la risposta del tecnico. 

consigli per il futuro: leggere i fantaconsigli dell'UU e fare l'esatto opposto

Duck tu mi consigliasti di molto bello Delitto e Castigo, che nonostante la lunghezza (per me quello è gia parecchio lunghino) mi piacque parecchio e mi permise anche di fare un figurone con mia cognata in una discussione in cui credeva di tagliarmi fuori.


#175 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 25 febbraio 2012 - 13:53

No, io penso che il genio sia chi ha progettato un unione europea dove un paese membro con meno abitanti del distretto di Parigi, con un PIL inferiore alla provincia di Vicenza e storicamente amministrato peggio della Calabria possa,fallendo, mandare a puttane l'economia e lo stato sociale del continente intero.

:facepalm:
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#176 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 28 febbraio 2012 - 20:57

Barnard è riuscito a organizzare il meeting con i 5 economisti di fama mondiale, pare che abbia avuto un grande successo (2100 partecipanti che hanno pagato 40 euro + vitto e alloggio) ma ovviamente è passato sotto il totale silenzio dei media.

Qui un'intervista di cui cito il commento finale del giornalista
http://www.rollingst...o-barnard/49076
"Di certo un bombardamento così radicale di notizie che magari normalmente percepiamo, che sentiamo nell’aria, ma che mai arrivano a stagliarsi nella loro netta e palese evidenza, obbliga a qualche riflessione in più. Come minimo. È faticoso certo, non sono argomenti da poco, ma chissà se passare giorni a discutere di Berlusconi o Bersani, di volubili beghe nazionali, non sia veramente il gioco sbadato di uno scolaretto che non vede chi intorno scava buche e sotterra esplosivo."

Qui il commento di Barnard dal suo sito, come sempre molto teatrale ma efficace.
http://www.paolobarn...a_go.php?id=333
  • 1

“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#177 tabache

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Inviato 06 marzo 2012 - 14:09

http://www.eilmensil...ti-alle-banche/
Un trilione di euro regalati alle banche
6 marzo 2012


Enrico Piovesana
La Bce di Francoforte continua a pompare fiumi di denaro nelle casse delle banche europee allo scopo di ridare fiato all’economia reale attraverso la ripresa del credito a imprese e famiglie. Ma le banche, invece di immettere questi soldi sul mercato, li mettono da parte o li usano per lucrare sul debito pubblico degli Stati.
Immagine inserita
Attraverso due distinte ‘operazioni di rifinanziamento a lungo termine’, la prima lo scorso 21 dicembre e la seconda il 29 febbraio, la Bce di Mario Draghi ha elargito a ottocento istituti di credito europei oltre un trilione di euro (per la precisione, 1.018,5 miliardi di euro) in forma di prestiti al tasso agevolato dell’1 per cento con scadenza a tre anni.
Invece di inoculare questa linfa vitale nell’avvizzito mercato creditizio in modo da rimettere in moto l’economia, le banche hanno ulteriormente ristretto il credito, scegliendo invece di immobilizzare gran parte di questo tesoro (ben 830 miliardi di euro) riversandolo nei forzieri della Banca centrale europea sotto forma di depositi ‘overnight’.
Il resto l’hanno investito nei titoli di Stato più redditizi (Italiani e Spagnoli), raffreddando lo ‘spread’ dei Pesi più deboli ma garantendosi anche ingenti guadagni in virtù del differenziale tra i tassi di rendimento dei bond (anche del 5-6 per cento) e l’1 per cento dovuto alla Bce.
Non sono sfuggite a questa tendenza le banche italiane, che in due mesi si sono intascate quasi cento miliardi di euro: Intesa ha prelevato 36 miliardi, Unicredit circa 24, Monte dei Paschi 15, Ubi Banca 10,5 e Banco Popolare 7. Nonostante questa montagna di liquidità, negli ultimi due mesi gli istituti bancari italiani hanno ulteriormente diminuito il credito del 20 per cento. Nello stesso periodo, le nostre banche hanno investito 33 miliardi di euro in titoli di Stato italiani.
“Le banche – commentano Adusbef e Federconsumatori – non hanno alcuna intenzione di utilizzare montagne di liquidità fornita dalla Bce per far ripartire l’economia, ma per tappare i buchi di bilancio, riacquistare le proprie obbligazioni circolanti per conseguire grassi guadagni, speculare su bond e altri investimenti con margini di guadagno netti del 4,5 per cento”.
Il generoso rifinanziamento della Bce alle banche non le vincola legalmente a utilizzare il denaro ricevuto per gli scopi al quale è stato loro prestato: un’indulgenza che stride in maniera fastidiosa rispetto all’austerità senza sconti che viene invece imposta agli Stati e pagata sai soliti noti.
  • 0

#178 oblomov

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Inviato 06 marzo 2012 - 14:27

Il fatto è che quest'iniezione di liquidità doveva essere vincolata, almeno in grossa parte, alla concessione di mutui a tassi agevolati, a prestiti alle imprese, insomma dovevano servire sia a rafforzare il sistema bancario e sia a immettere liquidità nel tessuto produttivo. Così come sono al massimo serviranno a fare scendere ancora sto benedetto spread e dare ulteriore stabilità al debito pubblico (te credo paghi 1% e tutto quello che ricevi in più, diciamo anche solo il 2,5 % da titoli annuali, è tutto guadagno netto).
  • 1
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#179 ucca

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Inviato 06 marzo 2012 - 15:32

Io ci vedo uno scambio politico fra Stati e banche, in cui entrambi ci guadagniano mentre è molto piu' dubbio il guadagno dei cittadini. E' anche vero che calando la spesa per interessi lo Stato avrà piu' fondi per fare altro rispetto al perdurare di una situazione tipo quella dei mesi scorsi. Sono anche dubbioso sul ruolo della BCE, non convinto possa vincolare i prestiti..dovrebbe prendere una decisione politica. Ma la BCE può? Io non ho ancora capito se risponde a qualcuno o no, politicamente. La sensazione che ho è che siamo in mezzo al guado, e il problema di fondo è sempre lo stesso: il fatto che non c'è un'unione politica europea.
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Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#180 HardNheavy

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Inviato 09 marzo 2012 - 17:33

L'estinzione della democrazia

Gianni Ferrara è uno dei migliori costituzionalisti italiani, da sempre schierato a sinistra. La sua analisi è preoccupata e preoccupante, ma terribilemente realistica.

Il «fiscal compact» europeo e il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione cancelleranno i diritti. I diritti, infatti, costano. E se lo stato non potrà più indebitarsi, lo scandalo della ricchezza dei singoli contro la povertà del pubblico sarà sancito per sempre. Monti ha già firmato, Hollande resiste. La Francia, per ora, è l'unica speranza per l'Europa

Questo inverno sarà ricordato. Dai costituzionalisti, dagli economisti, dai filosofi della politica, dagli storici. Lo sarà perché sta segnando il compimento della controrivoluzione iniziata in Occidente negli anni 70-80 dello scorso secolo a mezzo del neoliberismo, usato come reazione all'instaurazione dello stato sociale condannandolo all'estinzione. Lo ha già ridotto ad una larva. Sarà abbattuto.
L'arma che lo finirà è stata forgiata: è il fiscal compact sottoscritto da 25 (su 27) capi di stato e di governo dell'Unione europea il 2 marzo scorso. Ha per fine l'espropriazione senza indennizzo, senza corrispettivo, pura e semplice, netta, della sovranità finanziaria degli stati. Il che equivale a sancire la sottrazione dello strumento cardine della politica di distribuzione della ricchezza prodotta all'interno degli stati alla democrazia negli stati.
A perpetrare questa espropriazione si provvede con un trattato internazionale, l'ultimo temporalmente e il più efficace dell'armamentario diretto alla neutralizzazione della politica e alla devoluzione della sovranità ai mercati, cioè agli agenti nei mercati, diretti o per procura che siano. L'inedita gravità della fase che stiamo attraversando è dimostrata da due dati non contestabili. Uno richiama i caratteri e le implicazioni dello stato sociale, l'altro attiene a come si configura attualmente il rapporto tra stati e capitali.
Primo dato. Si sa che lo stato sociale ha esteso le specie e quindi il numero dei diritti delle donne e degli uomini, integrandone il catalogo con quelli sociali. Quel che non si sa, o, meglio, si nasconde, è che i diritti costano: tutti, nessuno escluso. Costano per la loro tutela, il loro esercizio, la loro effettività. Ma il loro contenuto, cioè i beni che li soddisfano, li differenziano quanto a strumenti che ne assicurano il godimento.
Sono due questi strumenti: gli apparati pubblici e il mercato. Il costo degli apparati pubblici grava, com'è ovvio, sulla capacità contributiva dei cittadini, quello dei beni offerti dal mercato dal rapporto tra domanda ed offerta.
Gli uni si fondano quindi sul contributo pubblico, gli altri sulla disponibilità di danaro dei singoli. I diritti alla sicurezza interna ed esterna, alla tutela della proprietà privata, allo scambio di merci, alla neutralità di chi giudica le controversie, alla libertà di movimento di persone, merci e servizi, trovano negli apparati pubblici i mezzi che coloro che hanno maggiore capacità contributiva ritengono convenienti ad assicurarli. Se ne servono e il costo di tali apparati non è messo in discussione. Il mercato, invece, seleziona i cittadini che hanno alta e anche rilevante capacità contributiva e li privilegia. Privilegia coloro che possono acquisire sul mercato, ad un prezzo corrispondente ai loro bisogni specifici, i beni e i servizi corrispondenti ai diritti sociali reclamati dalle fasce dei cittadini con capacità contributiva bassa o nulla. Privilegia quindi coloro su cui grava il costo degli apparati pubblici necessari a fornire le prestazioni che soddisfano i diritti sociali, apparati che possono essere finanziati soltanto con la riduzione dei profitti e della rendite.
Siamo di fronte ad un profilo della lotta di classe che si dispiega direttamente nel giuridico. Ad essere investiti sono diritti sanciti come fondamentali in una democrazia. Se li si separa comprimendo, declassando quelli sociali, si trasforma la democrazia in un diverso regime. Un regime, magari liberale, ma a dominanza di classe, quella detentrice di capitali.
Secondo dato. A leggere le stime del Fmi, l'ammontare dei prestiti che i vari governi del mondo dovranno ottenere dai mercati quest'anno supererà gli undicimila miliardi di dollari. L'entità della cifra atterrisce ma ancora più deve scandalizzare quel che sottende. Rivela la enormità della differenza tra le risorse finanziarie disponibili dagli stati e quelle in mano ai privati. È quindi un baratro quello che separa la ricchezza che soddisfa gli interessi individuali da quella destinata alla tutela degli interessi collettivi, pubblici, comuni (pur scontando la tara della corruzione e delle spese militari degli stati). È questo l'effetto prodotto dalla controrivoluzione scatenata dal capitale mediante il neoliberismo.
Quel neoliberismo che, in Europa, ha sancito, nei Trattati dell'Ue, al di là di tante inebrianti ma vuote declamazioni, l'assolutismo del mercato. Ha poi avvolto le Costituzioni dello stato sociale, e tra esse la nostra, sotto la cappa della integrazione europeista.
Alla crisi vasta e profonda che ha prodotto tale disastrosa ideologia, i suoi sostenitori, capi di stato e di governo, Commissione e Bce, rispondono non respingendola ma soffocando stato sociale e Costituzioni e, con lo stato sociale, soffocano la democrazia tout court.
Lo prova il fiscal compact che riconferma ed irrigidisce l'ideologia liberista. Mira, non solo, come rilevato all'inizio, a neutralizzare le istituzioni rappresentative europee e nazionali con la sottrazione della potestà finanziaria e di bilancio ma spoliticizza le decisioni che vi ineriscono per immunizzarle da ogni responsabilità. Propone imperiosamente il pareggio del bilanci statali da sancire con norme costituzionali, con il che, in ultima analisi, chiunque potrà continuare ad indebitarsi per perseguire nel futuro il suo interesse privato. Ma per perseguire l'interesse pubblico no, non lo deve lo stato, non lo potrà nessuno. Prescrive il rientro iugulatorio nei parametri di Maastricht. Affida il controllo sui bilanci degli stati alla Commissione e alla Corte di giustizia, organi irresponsabili politicamente, quindi del tutto.
Qualche mese fa, apparvero su questo giornale due articoli, molto bene argomentati, secondo i quali la crisi di governo determinata dalla dimissioni di Berlusconi era stata risolta in modo difforme dai canoni del governo parlamentare. Non condivisi quell'opinione. A qualificare la forma parlamentare di governo è il rapporto di fiducia e, sempre che i poteri del Capo dello Stato siano volti a tal fine, il loro esercizio è ineccepibile. L'essenza di tale forma, infatti, non è «l'elezione del governo» che ne è invece la negazione, ma la conformazione del governo a strumento degli eletti in Parlamento.
Era altra la crisi. Stava mutando la forma di stato, si stava estinguendo la democrazia.
Il clima è questo. Lo rivela la condotta del Governo insediatosi a crisi risolta. Lo dimostra l'altero sussiego con cui si consiglia il precariato come antidodo alla noia, si rimprovera alla Repubblica eccessiva generosità per aver assicurato a tutti previdenza sociale e assistenza sanitaria, si preannunzia una riforma fiscale basata su imposte indirette, in barba all'articolo 53 della Costituzione, Carta mai citata, per la verità, dal presidente del consiglio, in cento giorni, neanche una volta.
C'è qualche speranza per la democrazia e per le costituzioni dello stato sociale? Seppur flebile ed incerta, a darcela è forse la Francia, ancora una volta, se eleggerà Hollande a suo Presidente, respingendo il fiscal compact e assicurando così la democrazia alla Nazione francese e alle altre Nazioni d' Europa.


da "il manifesto"

http://www.contropia...ella-democrazia
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#181 HardNheavy

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Inviato 16 marzo 2012 - 20:59

Nella sinistra olandese ora gli anti Monti sono più forti di Bersani



Jacopo Barigazzi - 16 marzo 2012


Con un rapporto deficit/Pil che l'anno prossimo dovrebbe toccare il 4,5% e quindi eccedere lo stupido limite del 3% imposto dal fiscal compact di Angelona Merkel, l'Olanda è tornata sulle pagine dei giornali che non hanno resistito alla tentazione di prendere per i fondelli proprio i sudditi della Regina Beatrice che fino a ieri facevano i primi della classe.
Ora la coalizione guidata dal giovane Mark Rutte (composta dai liberali, il partito maggiore, che governano assieme ai cristiano democratici ma con l'appoggio esterno del partito della libertà di quell'essere agghiacciante che è lo xenofobo e razzista Geert Wilders) non sa che pesci prendere per tagliare la spesa dell'1,5%. Il belga Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, si è stupito che un Paese così ricco faccia tanta fatica a ridurre le uscite. E gli ha ricordato che, quando la Ue lo chiese al suo di Paese, i belgi seguirono pedissequamente le istruzioni della Commissione. Il governo olandese, che è un governo di minoranza, rischia adesso di cadere proprio sulla quadratura di questo cerchio.
E qui viene il bello. È infatti lo scenario politico olandese che rischia di essere ammonitore alla vigilia dell'intervento di domani di Pier Luigi Bersani a Parigi, al Cirque d'Hive, dove si terrà l'incontro "Un nuovo Rinascimento per l'Europa" che vedrà riunite le Fondazioni della sinistra europea nello sforzo di darsi una visione politica comune alternativa a quella della destra. Evento che sarà chiuso dal segretario socialista francese François Hollande in gara per l'Eliseo. E che agita le acque in casa dei democrats con 15 esponenti critici sulla scelta di Bersani di firmare un manifesto unico ''per un nuovo rinascimento europeo'' insieme con Sigmar Gabriel (presidente dell'Spd) e con lo stesso Hollande.
Che c'entra l'Olanda con tutto questo? C'entra eccome. Qui il Labour, secondo partito in Parlamento ma esterno al governo, ha appoggiato finora le misure pro Europa "per senso di responsabilità” mentre ha reso chiaro che, sulla scia di Hollande, non appoggia il fiscal compact. Il nuovo leader dei Labour, eletto oggi, Diederik Samsom, ha preso apertamente posizione contro i tagli che Bruxelles vorrebbe imporre agli olandesi.
Una mossa quasi disperata. Da gennaio i sondaggi dicono che sono i socialisti, euroscettici e alla sinistra dei laburisti, quelli che stanno guadagnando dai problemi dell'Europa e, soprattutto, dal "senso di responsabilità" del Labour. A gennaio venivano dati al 20% contro il 12% dei socialisti. Mentre un sondaggio uscito oggi dice che avvrebbero addirittura la maggioranza assoluta in parlamento. I socialisti starebbero togliendo terreno anche a Wilders così ossessionato dagli emigrati, che solo di recente si è reso conto che l'Europa ha qualche altro guaio. Ma soprattutto, secondo il sondaggista Maurice De Hond, un terzo degli elettori laburisti si sarebbero già spostati con i socialisti. Per carità, i sondaggi rendono la meteorologia una scienza esatta, tuttavia, non so per voi, ma per me questa storia rischia di avere un che di familiare.


Leggi il resto: http://www.linkiesta...b#ixzz1pJRpTopw
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#182 gulliver

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Inviato 16 marzo 2012 - 21:11

http://www.repubblic...anley-31632029/


Il disastro dei derivati sul debito
Pagati 3,4 mld di dollari a Morgan Stanley



:facepalm:
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#183 oblomov

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Inviato 16 aprile 2012 - 11:23

“L’Europa si sta suicidando”


Paul Krugman critica ancora le misure di austerità e spiega che il caso della Spagna è l'esempio perfetto per capire perché stiamo sbagliando tutto


16 aprile 2012



Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman è uno dei più noti e autorevoli osservatori delle dinamiche economiche su scala globale, è columnist del New York Times e da diversi mesi è molto critico nei confronti dell’Unione Europea e delle soluzioni che sta adottando per superare la crisi. Nel suo ultimo articolo pubblicato ieri sulle pagine del giornale statunitense, Krugman spiega che l’Europa sta preparando il proprio suicidio economico, rispolverando termini e toni che aveva già utilizzato a inizio anno per definire le politiche europee contro la crisi.


Verso la fine dell’autunno, il premio Nobel aveva accolto positivamente la decisione della Banca Centrale Europea (BCE) di aprire nuove linee di credito alle banche europee, che rese più semplice l’acquisto di nuovi titoli di stato. L’operazione consentì da un lato di sostenere le banche, che avevano problemi di liquidità, e dall’altro di tenere in piedi i paesi più indebitati. Krugman ricorda che l’iniziativa diede respiro all’economia europea, riducendo le preoccupazioni per gli investitori e riducendo il panico sui mercati. Le mosse successive, spiega Krugman, hanno dimostrato però meno lungimiranza da parte delle autorità europee: invece di ripensare il sistema che aveva portato alla crisi, le politiche di austerità sono state ulteriormente intensificate, soffocando le possibilità di crescita e di ripresa dell’economia.


Nel suo articolo di ieri Krugman aggiunge un nuovo elemento alla propria analisi, occupandosi con maggiore attenzione di come sono andate le cose in Spagna negli ultimi mesi:


Prendete in considerazione lo stato delle cose in Spagna, che è ora l’epicentro della crisi. Non parliamo più di recessione: la Spagna è pienamente in depressione, con un tasso di disoccupazione al 23,6 per cento – paragonabile a quello che c’era negli Stati Uniti quando la Grande Depressione raggiunse il suo punto più basso – e la disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento. Una situazione del genere non può andare avanti a lungo, e la consapevolezza che non possa continuare a lungo così sta facendo alzare di continuo i tassi d’interesse in Spagna.


Krugman spiega che la vicenda spagnola può essere usata per smontare la fissazione delle autorità europee, e in particolare della Germania, sulle misure di austerità. La Spagna non aveva politiche fiscali particolarmente dissolute, come altri stati europei finiti poi in crisi per l’eccessiva spesa e i troppi debiti contratti, e quando iniziò la crisi aveva un debito basso e un buon avanzo di bilancio.


Sfortunatamente, aveva anche un’enorme bolla nel mercato immobiliare, una bolla dovuta in buona parte agli enormi prestiti concessi dalle banche tedesche alle loro controparti spagnole. Quando la bolla è scoppiata, l’economia spagnola è rimasta a secco; i problemi fiscali della Spagna sono una conseguenza della depressione, non la causa. Manco a dirlo, la cura prescritta da Berlino e Francoforte, come avrete indovinato, è stata un ulteriore aumento dell’austerità fiscale.


Secondo Krugman si tratta di una scelta insensata, specialmente alla luce delle altre crisi economiche che nella storia recente hanno colpito l’Europa. Anche in passato la risposta furono politiche di austerità, che spinsero le economie in stati profondi di depressione e che non facilitarono una riduzione dei tassi di interesse. Considerato come vanno le cose, si potrebbe pensare di trovare una soluzione smantellando il sistema dell’euro, per tornare alle singole valute nazionali. L’economista ammette che si tratterebbe di una mossa con enormi conseguenze politiche ed economiche, ma ammette che sarebbe probabilmente meglio rispetto alle durissime misure di austerità imposte agli stati più in difficoltà.


L’Europa, conclude Krugman, ha bisogno di trovare una nuova strada se davvero vuole salvare se stessa e l’euro. La BCE, per esempio, dovrebbe dimostrare di essere pronta ad assumersi maggiori rischi con una politica monetaria espansiva per dare ossigeno all’economica, anche se questo potrà comportare un aumento dell’inflazione. Sono necessarie anche politiche fiscali espansive, con sistemi di compensazione tra i paesi che se la cavano meglio e quelli che sono più in difficoltà a causa della crisi. Ma le recenti scelte dei leader europei e della BCE sembrano andare in direzione opposta, confermando solamente di voler insistere sul piano dell’austerità.


È difficile evitare un certo senso di disperazione. Invece di ammettere di essersi sbagliati, i leader europei sembrano essere determinati nel guidare la loro economia – e la loro società – giù dal burrone. E tutto il mondo ne pagherà le conseguenze.




http://www.ilpost.it...uropa-suicidio/
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#184 Twin アメ

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Inviato 28 maggio 2012 - 22:44

Articolo intero
http://goofynomics.b...oduttivita.html


Un estratto:

Gli omodossi (anche detti prekeynesiani) tendono a vedere la crescita economica in un’ottica ingegneristica: ci sono le macchine e i lavoratori, più macchine compri e più lavoratori assumi, più produci. La crescita economica, loro, la spiegano esclusivamente dal lato della produzione, ovvero, come dicono gli economisti, dell’offerta. Loro, gli omodossi, non si preoccupano di sapere chi comprerà quello che viene prodotto, perché partono dal presupposto (detto legge di Say) che l’offerta crei la propria domanda. Un presupposto già dubbio in teoria, e abbastanza screditato in pratica. Se l’offerta crea la propria domanda, perché la Thyssen-Krupp ha dovuto pagare 150 milioni di euro di mazzette per farsi comprare i propri sommergibili dalla Grecia? Il sommergibile basta produrlo, poi lo porti al mercato (in un cestino) e qualcuno lo comprerà, perché siccome per produrlo hai distribuito redditi, e chiunque ha soldi in tasca li spende subito (altra intuizione di quel geniaccio di un Fisher), ecco che tornerai a casa col cestino vuoto e le tasche piene.

O no?

No.

L’esperienza mostra che la domanda può effettivamente porre un vincolo alla crescita economica e la storia economica fornisce decine di conferme: le grandi potenze economiche nella fase del proprio decollo hanno regolarmente praticato politiche mercantilistiche, fondate sull’essere liberiste a casa altrui e protezioniste a casa propria, semplicemente perché per promuovere la crescita del proprio prodotto e quindi della propria produttività era indispensabile dotarsi di mercati di sbocco di taglia adeguata.

Questa intuizione è formalizzata nel modello kaldoriano di crescita, che ha due componenti essenziali: la prima è la cosiddetta “legge di Thirlwall”, che stabilisce che la crescita di un’economia è direttamente proporzionale a quella delle sue esportazioni (da Anthony Thirlwall, 1979, “The balance of payments constraint as an explanation of international growth rate differences”, Banca Nazionale del Lavoro Quarterly Review). La seconda è la “legge di Verdoorn”, che stabilisce che la crescita della produttività è proporzionale alla crescita dell’economia (da Petrus Verdoorn, 1949, “Fattori che regolano lo sviluppo della produttività del lavoro”, L’Industria, n. 1). Queste due leggi interagiscono in un meccanismo di causazione circolare e cumulativa di questo tipo: se un paese riesce (ad esempio adottando un tasso di cambio sostenibile) a promuovere le proprie esportazioni, il suo prodotto cresce, il che determina un incremento della produttività, il che determina una riduzione del CLUP, il che determina un aumento della competitività, il che determina un ulteriore aumento delle esportazioni, e si ricomincia (il modello è esposto in dettaglio da Anthony Thirlwall, 2002, The Nature of Economic Growth, Cheltenham: Edward Elgar).


Insomma: il presupposto del “decollo” di un sistema economico è che si riesca ad allentare il vincolo della domanda. Politiche di “vincolo esterno” basate su un cambio sopravvalutato ovviamente vanno nella direzione opposta, e del resto l’imposizione (o la “calda raccomandazione”) di adottare un cambio sopravvalutato alle economie “periferiche” è sempre il primo imprescindibile passo della strategia di conquista messa in pratica dalle potenze mercantiliste (come ampiamente descritto da Roberto Frenkel e Martin Rapetti, 2009, “A developing country view of the current global crisis”, Cambridge Journal of Economics).
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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#185 tabache

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Inviato 04 giugno 2012 - 09:22

Sardex: moneta virtuale, successo reale
Boom di transazioni nel circuito ideato da quattro ragazzi di Serramanna. Il baratto sul web conquista più di 600 associati

SASSARI. A fargli compagnia ora c’è anche il Sicanex, clone siciliano nato tra febbraio e marzo. E mentre a Torino prende forma il Taurino, due italiani in Francia sono al lavoro per creare il Bonùs. In comune hanno il fatto di non esistere, di non riempire portafogli o conti di banca: eppure tutte rappresentano una boccata d’ossigeno per l’economia agonizzante, una via d’uscita per aziende, commercianti e artigiani che chiedono una mano per non gettare la spugna. Il Sardex ha iniziato ad aiutarli agli inizi del 2009. E dopo un avvio incerto, tra cautela e una buona dose di scetticismo, la moneta virtuale è diventata nell’isola l’àncora di salvezza per oltre 600 operatori che hanno aderito al circuito sardex.net: forma evoluta del baratto, che consente di pagare prodotti e servizi senza attingere al serbatoio, sempre più a secco, di euro. Dopo tre anni, il Sardex viaggia con una percentuale di crescita pari al 370% e un volume di transazioni che ha superato in scioltezza 1 milione di sardex. Una vera rivoluzione firmata da quattro trentenni sardi molto svegli e capaci di guardare avanti.
L’invenzione. In Svizzera c’è il Wir, moneta virtuale creata nel 1929 da un gruppo di imprenditori e ancora utilizzata dopo più di 80 anni. Ma in Italia, prima del Sardex, non si era mai visto nulla di simile. L’idea è figlia di quattro ragazzi di Serramanna – Gabriele Littera, il fratello Giuseppe, Carlo Mancosu e Franco Contu –, ed è nata un po’ per caso, durante una delle tante serate spese a riflettere su come affrontare la crisi e anche a ritagliarsi uno spazio nel mercato del lavoro. Un consulto e la decisione: puntiamo sul web, realizziamo un mercato parallelo governato da un principio nobilissimo, la finanza etica. Un mondo in cui il lucro non esiste, nessuno punta ad arricchirsi alle spalle degli altri, gli interessi sono banditi e tutto gira intorno a un meccanismo di assistenza e sostegno reciproco. Io aiuto te e tu aiuti un altro che dopo aiuterà me a saldare un conto: l’obiettivo finale è la ricerca dell’equilibrio, in cui tutti restano a galla e nessuno affonda.
Come funziona. Ogni associato paga una quota d’iscrizione (in euro) e ha in dotazione un tot di sardex, ognuno dei quali vale un euro. La moneta virtuale viene utilizzata per i scambi all’interno del circuito. Gli esempi sono infiniti. C’è il fruttivendolo che deve tinteggiare il negozio, allora si rivolge alla ditta specializzata. Che, a sua volta, girerà i sardex ricevuti al negozio che vende vernici e pennelli. Quel negozio potrà rispendere i sardex per realizzare il proprio sito web, affidando l’incarico allo studio grafico che aderisce al circuito. La parola d’ordine è fluidità: nessuno accumula sardex, ma li fa girare continuamente in modo da mantenere in movimento l’attività degli associati senza intaccare i conti in banca asfittici. E gli euro a quel punto possono essere utilizzati per altri scopi, come pagare mutui, affitti o bollette. L’ingranaggio degli scambi non si inceppa quasi mai, anche grazie alla prsenza costante dei quattro fondatori – riuniti nel consiglio di amministrazione di cui Gabriele Littera è presidente – e di un broker a disposizione degli associati per promuovere i prodotti, favorire le transazioni e fare in modo che nessuno resti indietro.
Gli associati. Il circuito è aperto agli operatori di tutte le categorie, sono escluse per ragioni etiche le aziende farmaceutiche, le finanziarie e le rivendite di armi. Il requisito fondamentale è operare in Sardegna ed essere una piccola-media impresa. Al momento, all’iniziativa hanno aderito commercianti al dettaglio e all’ingrosso, artigiani, professionisti nel settore del marketing, della comunicazione e dell’informatica e numerose strutture ricettive, soprattutto bed & breakfast, agriturismo, hotel a 3 e 4 stelle. Nella mappa dell’isola, la concentrazione più alta di associati proviene dal Cagliaritano, con oltre 170 aziende. Seguono Sassari e Oristano, in crescita l’interesse in Gallura, nel Nuorese e nelle zone interne.
Le prospettive. Il prossimo passo è l’apertura ai privati, la grande novità alla quale gli ideatori del circuito stanno pensando già da settimane. I vantaggi sarebbero molteplici. Il privato che fa un acquisto su Sardex.net paga in euro e riceve in cambio un bonus in sardex, da rispendere all’interno nel circuito come meglio crede. Dunque, il privato avrebbe un servizio o un prodotto gratis, e anche i sardex da lui versati contribuirebbero a fare girare il sistema.
http://lanuovasardeg...reale-1.5198851


dato che nel thread sul m5s veniva derisa un pò da tutti...
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#186 Notker

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Inviato 07 giugno 2012 - 18:25

piccoli (anzi, infimi) leader crescono

[m]http://www.youtube.com/watch?v=XMspRvS1JR4[/m]
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#187 Ukrainian Roulette

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Inviato 11 giugno 2012 - 07:05

Beh...sono cento i miliardi di Euro dati dall'UE alle banche spagnole. E' colpa di Zapatero, della crisi,non centra un cazzo,sono quelli delle slot-machines italiane,c'è come per Grecia e Italia di mezzo un debito con Goldman Sachs... ?

Ma che cazzo sta succedendo ?
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#188 tabache

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Inviato 14 giugno 2012 - 11:08

http://youtu.be/SkMD15zKFKw
Nigel Farage è intervenuto a Strasburgo, al Parlamento Europeo, per commentare il prestito di 100 miliardi al sistema bancario spagnolo. Il pacchetto prevede che l'Italia contribuisca al 20% e che il prestito venga erogato al 3%. Ma l'Italia, per trovare i soldi da conferire, deve indebitarsi sul mercato al 7%: un vero e proprio colpo di genio, non c'è che dire.
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#189 Ukrainian Roulette

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Inviato 14 giugno 2012 - 11:41

Inoltre, se dovesse servire altro per far capire agli italiani ( Casini Alfano & Bersani compresi... asd ) dove vanno dirottati i soldi delle nostre tasse e pensioni :





Bankitalia: ad aprile debito record





Tra poco è guerra.
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#190 corrigan

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Inviato 14 giugno 2012 - 11:48

http://youtu.be/SkMD15zKFKw
Nigel Farage è intervenuto a Strasburgo, al Parlamento Europeo, per commentare il prestito di 100 miliardi al sistema bancario spagnolo. Il pacchetto prevede che l'Italia contribuisca al 20% e che il prestito venga erogato al 3%. Ma l'Italia, per trovare i soldi da conferire, deve indebitarsi sul mercato al 7%: un vero e proprio colpo di genio, non c'è che dire.


Nigel Farage è un buffone demagogo, paladino della destra più becera che c'è in Inghilterra (dopo il BNP). io non ascolterei un suo intervento nemmeno se avesse ragione.
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#191 Ukrainian Roulette

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Inviato 14 giugno 2012 - 12:02

Nigel Farage è un buffone demagogo, paladino della destra più becera che c'è in Inghilterra (dopo il BNP). io non ascolterei un suo intervento nemmeno se avesse ragione.


Peccato abbia ragione...
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#192 HardNheavy

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Inviato 16 giugno 2012 - 11:49

"E' l'ora della sinistra, ma Tsipras risponde: "del popolo"

La Grecia si prepara ad andare al voto per la seconda volta nel giro di due mesi. I media stranieri sono affascinati da Syrizia, la nuova coalizione di sinistra,, che però "in casa" gioca una partita difficile. I grandi media remano contro, e il leader Tsipras modera i toni cercando di conquistare qualche voto anche dai conservatori.



Già due volte in Grecia la sinistra ha rischiato di prendere il potere: dopo la seconda guerra mondiale, quando l'avanzata dei comunisti fu arrestata dalla guerra civile, e nel 1956, quando a sbarrare la strada all'«Unione democratica» di Eda, centristi e liberali ci pensò un sistema elettorale che, nonostante avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti (48%), le diede solo 132 seggi in parlamento, regalandone 165 ai conservatori. Dopo quell'ultimo tentativo, il Paese ha vissuto la persecuzione dei comunisti, l'omicidio politico del deputato pacifista Grigoris Lambrakis, il regime dei colonnelli, una serie infinita di divisioni interne al fronte progressista.


Ma finalmente l'estate 2012 - ad Atene sono sempre di più quelli che ci credono davvero - «è l'ora della sinistra!» (eisai i ora tis aristeras!), come gridavano l'altra sera migliaia di persone accorse a piazza Omonia per ascoltare l'ultimo comizio prima del voto di domani di Alexis Tsipras, il leader di Syriza, il ragazzo dalla faccia pulita che pretende di guarire con la speranza una nazione stremata dalla cura da cavallo imposta dalla troika (Bce, Commissione Ue, Fmi) per rimetterne in sesto le finanze.
«Apriamo la strada della speranza» è lo slogan elettorale della sinistra radicale che l'ingegnere trentasettenne, in maniche di camicia, ha lanciato non più soltanto agli eurocomunisti e ai gruppi - maoisti, trotzkisti e verdi tra gli altri - che lo seguono dal 2004 (anno della fondazione del «partito») ma a tutte le famiglie greche.


Ai disoccupati, agli anziani che si sono ritrovati di punto in bianco con delle pensioni da fame, ai lavoratori dipendenti a cui sono stati tagliati salari e diritti, alle vittime dell'Europa delle banche. Per questo a chi giovedì sera ha coperto a più riprese il suo discorso con l'urlo «è l'ora della sinistra!», lui ha replicato che «è l'ora del popolo», perché sa bene che domani, per compiere l'impresa di far diventare Syriza il primo partito della Grecia - assicurandosi così quei 50 deputati in più che la legge elettorale attribuisce al vincitore e che potrebbero permettergli di formare un esecutivo, magari una coalizione con la Sinistra democratica di Kouvelis -, ha bisogno di sedurre ancora tanta gente di diverse estrazioni politiche.


Tsipras e Syriza (che alle penultime politiche aveva raccolto il 4,6% e all'inconcludente voto del 6 maggio scorso è passata al 16,8%) accarezzano il sogno di replicare, in poche settimane, la straordinaria progressione di Andreas Papandreou e del suo partito socialista Pasok, che in sette anni e tre elezioni (1974, 1977, 1981), conquistarono il governo passando dal 14%, al 24, al 48%.


Sembrerebbe una missione impossibile, se non fosse che il 6 maggio scorso, sotto i colpi della crisi, è crollato il sistema di potere (Pasok-Nuova democrazia) nato dopo la fine della dittatura, impossibilitato ormai ad assicurare lavoro e servizi ai cittadini che l'hanno sostenuto per circa 40 anni. Il Pasok, che alle legislative del 2009 aveva ottenuto 3.012.373 voti, il mese scorso ne ha raccolti 833.529. Una parte di quest'emorragia (700mila consensi, secondo alcuni esperti) da quello che dalla sinistra greca viene da sempre considerato il partito della corruzione è confluita in Syriza, cresciuta da 315.627 a 1.061.215 preferenze. E c'è già chi si preoccupa dell'effetto che un eventuale «riciclaggio» di funzionari del Pasok avrebbe in caso di successo di Syriza, quando i primi pretenderebbero posti chiave in un'amministrazione dello Stato con la quale i secondi non hanno familiarità.


Ma intanto hanno fame di governo perfino i gruppi più estremi di quella che fino al voto del 6 maggio scorso è stata una Coalizione della sinistra radicale interna ai movimenti politici e sociali che hanno scosso la Grecia negli ultimi anni. «Certo, non saremo un esecutivo rivoluzionario» ammette Vassilis Kafetzopoulos, venticinquenne di Atene. Secondo Kafetzopoulos, medico disoccupato e membro di Koe (marxisti rivoluzionari) è necessario «alleviare le sofferenze della popolazione, portare più democrazia al governo e mettere in atto delle misure per far crescere l'economia».


I sondaggi - quelli riservati - delle ultime ore danno i conservatori di Nuova democrazia (vincitori dell'ultimo voto) leggermente in vantaggio. I grandi media sono tutti contro Syriza, che però deve aver preso delle contromisure se è vero, come è vero, che i coloratissimi banner elettorali della sinistra appaiono tanto sulle home page, da quella del quotidiano Katemerini a quella del vocabolario online Word reference. I mezzi d'informazione stranieri invece puntano tutti sull'ultra fotogenico Tsipras: a fare anticamera nel suo ufficio nella sede di Synaspismos - l'ex Partito comunista dell'interno che, finora, ha costituito la fragile spina dorsale di Syriza - c'è una lunga fila di giornalisti, dagli americani di NPR ai cinesi della CCTV.


In strada, sotto un sole cocente e 35°, i giovani affollano i tendoni elettorali dove vengono distribuite le schede. Dagli altoparlanti rimbombano le note dei Doors, di Manu Chao e di tutto l'armamentario della musica di contestazione. Tra loro c'è Jorge Costa, della commissione politica del Blocco di sinistra portoghese, che sottolinea che «il principale motivo di speranza è che finalmente in Grecia c'è una sinistra che si presenta come alternativa di governo senza arretrare sui principi, cioè il rifiuto del memorandum. È per questo che il popolo l'appoggia».


Eleni, una studentessa venticinquenne, milita in Syriza perché la sinistra radicale è stata al fianco degli universitari nelle lotte degli ultimi anni. Le sue aspettative sono altissime: «Dobbiamo recuperare tutto ciò che abbiamo perso in termini di salari, pensioni e diritti democratici». A sostenere Tsipras e compagni è la stragrande maggioranza dei greci tra i 25 e i 50 anni, che spinge per un grande ricambio generazionale in una classe politica che, tra scandali, sperpero di denaro pubblico e manifesta incapacità di trattare con i creditori internazionali, ha messo in ginocchio il Paese.


«Sì all'euro, sì a un governo del popolo e non dell'oligarchia» e «non permetteremo la svendita del Paese soltanto perché è stato firmato il memorandum» insisteva l'altra sera Tsipras.



Già, il memorandum: l'accordo sottoscritto dal precedente governo Pasok-Nd con la troika prevede, tra l'altro, 11,5 miliardi di euro di tagli che il prossimo governo dovrebbe approvare immediatamente. E sul memorandum, come su altre questioni, all'interno di Syriza si scontrano almeno due linee: c'è chi, come l'ex ministro delle finanze Yannis Dragasakis, confida in un clima mutato nell'Unione europea e quindi nella possibilità di emendarlo in maniera consensuale e chi, come il gruppo di anti-europeisti guidati da Panagiotis Lafazanis, vuole che un eventuale esecutivo della Sinistra radicale lo dichiari subito nullo, come primo atto di governo.


Sullo sfondo l'incubo di un'economia in recessione per il quinto anno consecutivo; di una disoccupazione al 21,9%; di 50 miliardi di euro che, negli ultimi due anni, i ricchi hanno occultato all'estero; delle ultime voci su migliaia di correntisti pronti a ritirare i propri risparmi dalle banche già lunedì prossimo. E la possibilità concreta che possa ripetersi l'instabilità del 1989-1990, quando la Grecia andò al voto per tre volte prima di riuscire a formare un governo.


Uno degli slogan di Syriza recita: «Apriamo la strada della speranza». Certamente non sarà una passeggiata.

http://www.ilmanifes...zie/mricN/7793/
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#193 HardNheavy

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Inviato 18 giugno 2012 - 18:02

I dati definitivi delle elezioni greche:

Immagine inserita

Un paio di mie considerazioni sul voto.

Dando un'occhiata alla distribuzione dei voti emerge che Syriza è il primo partito (o quasi) nelle città, mentre la vittoria di Nea Demokratia si è costruita nelle regioni periferiche della Grecia. Questo sta ad indicare un possibile cambio di egemonia nella società greca, difatti i ceti popolari scolarizzati ed il ceto medio impoveritivo, che risiedono prevalentemente nelle città, hanno dato una grande fiducia a Syriza. Bisognerà vedere si si tratta di semplice voto di opinione o di vero e proprio consenso. Questo lo vedremo nei prossimi mesi, in base al tipo di opposizione e proposta che Syriza metterà in campo. Si deve poi tenere conto della martellante campagna mediatica messa in atto dai mass media greci, che hanno letterlamente impaurito la popolazione greca, orientando pesanetmente il voto. .

Appare evidente come il KKE abbia sbagliato linea, preferendo attaccare Syriza piuttosto che cercare l'unità con essa. E' vero che le posizioni erano differenti riguardo l'euro e l'UE, ma è inspiegabile la loro posizione. Estremamente dogmatica e settaria, hanno perso consenso elettorale e probabilmente sociale.

I fascisti di Alba Dorata rimangono stabili al 7%. Una buona parte di questi voti (circa il 4-5%) proviena dal LAOS, altro partito di estrema destra che firmò il memorandum perdendo la faccia davanti ai proprio elettori. In queste elezioni ha preso circa l'1,5%, prima aveva il 5%. Sicuramente Alba Dorata è destinata ad aumentare consensi nella società grecia a causa delle politiche del memorandum che verranno applicate. La loro ascesa può essere contrastata solamente dall'unità e dalla capacità nell'elaborare proposte sociali e politiche da parte delle forze di sinistra anti memorandum (Syriza e KKE in primis). Un dato che fa temere è l'alto indice di gradimento che A.D. gode nelle forze armate greche.

La vittoria di Nea Demokratia è una vittoria di Pirro, le formazioni di sinistra (comunisti, socialisti di sinistra, eurocomunisti) anti-memorandum raggiungono il 40% circa dei voti. Mi sembra evidente che quindi ND ha poco da festeggiare. Potranno contare sull'appoggio del PASOK, ormai relegato a ruota di scorta del capitalismo finanziario, ma avranno una maggioranza di 11 seggi, troppo pochi per reggere di fronte all'opposizione che ci sarà nelle piazze quendo dovrenno approvare il memorandum della Troika. Sicuramente insisteranno con i Greci Indipendenti e Sinistra Democratica per farli entrare nel governo.

A livello di mercato finanziario oggi non è cambiato nulla, anzi, lo spread spagnolo è volato a 590 per poi scendere a 575, mentre quello italiano è salito a 480 per poi scendere a 469. E' evidente come la Spagna sia seria candidata a seguire Portogallo, Irlanda e Grecia, così come è evidente che noi sia in pieno rischio contagio (l'andamento del nostro spread segue esattamente quello spagnolo).
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#194 satyajit

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Inviato 26 giugno 2012 - 22:11

Eurozona: Confindustria, misure inadeguate da Bce e governi...(1 update)

25 Giugno 2012 - 18:52



(ASCA) - Roma, 25 giu - ''Le condizioni economiche dell'Area euro si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa. Le misure finora adottate dalla BCE e dai governi, alla luce dell'andamento delle variabili reali e della reazione dei mercati finanziari (con una stretta interrelazione in entrambe le direzioni tra le prime e i secondi), si sono dimostrate del tutto inadeguate''. Lo rileva il Centro Studi Confindustria precisando che ''e' indispensabile cambiare strategia, mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e che non impediscano di sostenere nell'immediato la domanda, o per lo meno evitino di comprimerla ulteriormente rispetto a quanto gia' fanno le forze che agiscono in senso recessivo, quali lo sgonfiamento delle bolle immobiliari, la riduzione della leva dei sistemi bancari e l'aggiustamento dei bilanci familiari''.

Per il Csc ''le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea''.

Secondo il centro studi della confederazione di viale dell'Astronoia ''l'esperimento in atto nell'Area euro di restrizione dei bilanci pubblici in presenza di un'ampia capacita' produttiva inutilizzata dimostra, al rovescio, la validita' delle prescrizioni contenute in ogni manuale di politica economica. Quando c'e' ampia capacita' produttiva inutilizzata, pari in media al 2,6% del PIL nell'Eurozona (e addirittura 2,9% in Italia, 3,7% nei Paesi Bassi, 4,4% in Spagna, 4,6% in Portogallo e 10,7% in Grecia), le politiche restrittive abbassano il PIL effettivo e distruggono base produttiva, quindi il PIL potenziale, minando la sostenibilita' dei conti pubblici nel lungo periodo''.

Per Confindustria ''l'impegno assunto nel vertice quadrangolare di Roma di un piano di rilancio pari all'1% del PIL europeo va nella giusta direzione perche' riconosce implicitamente la necessita' di mutare passo, anche se ha un che di deja vu' non del tutto rassicurante.

Soprattutto, occorrono altre misure per fermare e invertire la disunione creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo di risanamento. Per questo e' cruciale l'esito del vertice europeo del 28-29 giugno''.




Tradotto: stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi? Al contrario! Stiamo vivendo sotto le nostre potenzialità, del 2,9%.
Tradotto: basta tagliare la spesa (politiche restrittive), perché farlo peggiora tutto, anche i conti pubblici.
Lo dicono i manuali di macroeconomia, ci arrivata anche Confindustria, gente che lavora eh, mica statali fannulloni.
Vediamo se lo capisce anche il piddino medio.
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#195 ucca

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Inviato 27 giugno 2012 - 07:55

Non so chi sia il piddino medio, nè il comunista illuminato però dipende da che spesa tagli e che cosa produci. Se io taglio la spesa per l'acquisto di penne che poi butto nel secchio tanto danno non faccio.
Se la mia produzione è concentrata sulle penne che la Cina vende a un decimo, non ho tanto margine, posso aumentare i redditi di quanto mi pare ma quella fabbrica chiude lo stesso. In sostanza dare i numeri cosi,
non mi dice niente se non che l'Italia è in declino, cosa che sappiamo tutti. Vedo che in giro non si parla mai, ad esempio, di valorizzare. Noi abbiamo un patrimonio culturale e paesaggistico inestimabile (ed inimitabile),
in larga parte abbandonato, quando non pensiamo di riempirlo di mondezza per attrarre turisti. Non vedo in gente nessuno dire, ok forse è il caso di tagliare le cose inutili a di investire in ciò che produce ricchezza. Al lmite anche spendendo complessivamente meno. Se io ho 10 a disposizione e 5 li spendo per la pensione di Amato per dire, forse se spendo 8 ma faccio cose piu' sensate ottengo risultati migliori. In tutto ciò l'approccio l'ideologico andrebbe secondo me finalmente superato.
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#196 HardNheavy

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Inviato 30 giugno 2012 - 18:21

Il vertice delle grandi illusioni

L'euforia dei mercati seguita al vertice di Bruxelles durerà poco. Mentre i commenti dei politicanti italiani sono improntati alla solita superficialità. Monti grida vittoria perché ha evitato l’esplosione degli spread lunedì e l’uscita del paese dall’euro. Ma abbiamo solo guadagnato un po' di tempo: nessun nodo è stato sciolto.

di Sergio Cesaratto

Mario Monti è tornato da Bruxelles con un po’ di paracetamolo utile solo a evitare il tracollo dell’euro questo lunedì.
L’accordo stipulato al vertice europeo conclusosi giovedì notte prevede che i fondi salva-stati – e specificatamente lo European Stability Merchanism (EMS) che va a regime a luglio con una dotazione di 500 miliardi di euro – vengano usati per ricapitalizzare le banche spagnole, inguaiate dallo scoppio della bolla immobiliare, e per sostenere i titoli di stato italiani e spagnoli.

Quest’ultima è la misura che Monti si sta vendendo come una sua vittoria. Lo ESM ha tuttavia risorse assai limitate dato che gliele forniscono anche i medesimi paesi da sostenere, che Grecia e Portogallo avranno ancora bisogno di sostegno, e che la sfida sul fronte dei debiti bancari spagnoli e di quelli pubblici dell’Italia è dell’ordine dei trilioni. Monti aveva peraltro promesso misure per la riduzione degli spread correnti, mentre qui si parla di interventi solo se, come probabile, si avesse un ulteriore peggioramento. Con una procedura che è inoltre umiliante: non automatica, bensì su richiesta del paese e a condizione di sottoscrivere un “memorandum di intesa”. La solita euforia dei mercati durerà poco, mentre i commenti dei politicanti italiani sono improntati alla solita superficialità. Monti grida vittoria perché ha evitato l’esplosione degli spread lunedì e l’uscita del paese dall’euro, avendo così più tempo di portare a termine il suo mandato di demolizione dei diritti sociali e di privatizzazioni.

Se lo statuto dello ESM fosse stato ridefinito come banca, allora il discorso sarebbe stato diverso: i 500 miliardi di dotazione avrebbero costituito un capitale in base al quale lo ESM avrebbe potuto rifinanziarsi presso la BCE dotandosi in tal modo di un adeguato potere di fuoco. Lo ESM avrebbe costituito un surrogato di quell’intervento diretto della BCE da molti invocato. Le settimane scorse a questa misura Monti sembrò riferirsi, ma a Bruxelles non se n’è fatto nulla, altro che vittoria! I 120 miliardi d’investimenti meglio tralasciarli, in quanto fondi già previsti e diluiti su più anni, fumo negli occhi come la Tobin Tax, buona per gli economisti da social forum (con tutto il rispetto per questi ultimi).

Surrogato o meno, i problemi europei richiedono in primo luogo un intervento della BCE per ridurre seriamente gli spread. Ma, al fondo è alla perdita di competitività della periferia europea dovuta all’adozione della moneta unica che si deve por rimedio. Le vie d’uscita sono solo due: crescita della domanda aggregata e dell’inflazione in Germania, oppure che questo paese accetti di sussidiare i Mezzogiorno europei per l’eternità.

La strada indicata dai tedeschi è invece di un “zar del bilancio” a Bruxelles che esautori i parlamenti nazionali dalle decisioni di finanza pubblica e imponga piani di rientro dal debito, una strada mortale per il nostro paese. Allora meglio fuori dall’euro subito: si contratti con la Germania l’uscita ordinata del solo nostro paese. Con la ripresa, che non mancherà, dell’industria italiana potremmo persino impegnarci ad aiutare la Germania a sostenere la Spagna nell’ambito dell’Unione Europea. L’unico grande problema sarà tenere sotto controllo l’inflazione dopo anni di repressione salariale. I lavoratori dovranno aspettare ancora un po’, ma un futuro di occupazione e speranza per il paese si riaprirebbe.

(29 giugno 2012)

http://temi.repubbli...andi-illusioni/
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#197 ucca

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Inviato 01 luglio 2012 - 00:18

adesso, non solo usciamo alla grande dall'euro ma in un crescendo di gloria e misericordia aiutiamo pure la germania.
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#198 HardNheavy

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Inviato 01 luglio 2012 - 00:44

adesso, non solo usciamo alla grande dall'euro ma in un crescendo di gloria e misericordia aiutiamo pure la germania.
:hands:


No, il problema è che hai il cancro e ti spacciano una tachipirina come soluzione risolutiva del tuo problema ( con i giornalai italiani che si lanciano in facili trionfalismi). Il messaggio dell'articolo è questo.
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#199 sheikyerbouti

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Inviato 01 luglio 2012 - 07:31

Gli eurobond che fecero l'unità d'Italia quando

il Regno di Napoli era come la Germania


meditate, gente, meditate...

buona lettura.
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#200 corrigan

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Inviato 01 luglio 2012 - 09:00

Gli eurobond che fecero l'unità d'Italia quando

il Regno di Napoli era come la Germania


meditate, gente, meditate...

buona lettura.



sì ok, però questo articolo si presta a quelle odiose storture storiche della serie "Il Regno delle Due Sicilie era El Dorado e i piemontesi ci hanno mandato in miseria",
...discreta struttura industriale, un'agricoltura fiorente sia pure basata sul latifondismo, e importanti porti commerciali.

tra un po' su fb cominceranno a girare i soliti link decerebrati su come Napoli era la Germania del 1800...
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 





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