Sono d'accordo con le osservazioni di floods sul generale approccio alla musica commerciale: l'Europa in USA è sinonimo di intellettualismo e cultura, e il mercato della musica è, suppure involontariamente, molto nazionalizzato, tanto che a tratti sembra ridicolo (vedi fenomeni come Taylor Swift o Dixie Chicks).
Inoltra non bisogna dimenticare il fattore razziale. Fenomeni come l'hip hop noi li abbiamo sempre visti ad un oceano di distanza, lì sono uno stile di vita. E, caro telly, se a noi ci piace più lo stile di Lady Gaga che quello di Beyoncé, non è un caso: noi siamo bianchi caucasici.
Sono anche d'accordo con gigiriva: youtube non è molto adatto a misurare il successo di un artista per motivi sia strutturali che di utenza, e non darei molto peso al numero di views.
Aggiungo un paio di osservazioni sull'Europa, che conta meno sia perché i media musicali sono nettamente USA (etichette major, l'industria cinematografica, le serie televisive, i canali musicali), sia perché è in sé piuttosto divisa e nazionalizzata. Tutti hanno i loro campioni nazionali che succhiano spazio in classifica ma nel mondo contano zero. Poi ci sono piccoli paradisi di idee come svezia e Uk, in particolare quest'ultima. Ma il mercato maistream inglese è più unico che raro, e lo dico per esperienza diretta: l'ascoltatore inglese è inseme il più stronzo e il più disperatamente fedele che si possa immaginare. E' bulimico, e i grandi successi durano meno di un mese e poi vengono buttati nel cesso per la prossima specialità della casa, mentre inconsciamente si formano strane forme di affezione che producono fenomeni inquietanti come la sopravvivenza forzosa di un gruppo morto come gli Oasis, o il successo mondiale di un incubo vivente come le spice girls. Un mercato così incostante ed incerto non può competere con l'egemonia culturale americana, che spesso non viene capita ma semplicemente "subita" e spesso pedissequamente scimmiottata.
E' comunque interessante questo spartiacque di suoni che si è quasi definito nelle prime pagine di questo topic: da una parte un suono nero, dall'altra quello bianco. Mi viene un mente un famoso articolo di Sasha Frere Jones (critico americano che scrive sul New Yorker, esperto soprattutto di hip hop) intitolato
"A paler shade of white", che parlava proprio di una simile tendenza nell'indie rock.
Personalmente, non sento tutta questa esigenza di vedere il bianco vincere sul nero (nonostante lo preferisca), quanto l'esigenza che si mischino un po' di più. Elementi n questo senso ce ne sono eccome: molte artiste nere che lavorano con produttori bianchi, e viceversa, creando ibridi più o meno interessanti (
Kelis,
Santigold,
Gwen Stefani,
Pink,
Andre 3000, la svolta r'n'b di una WASP come Britney), gli stessi
Neptunes erano un bel compromesso, e "Telephone" di Lady Gaga, che io non vedo come una mossa-salvagente come sostiene floods, bensì come un bel tentativo di mischiare le carte in tavola (il pezzo è pure figo, molto meglio della speculare "Videophone" con cui è stata permutata).
Tra l'altro ultimamente sto rivalutando molto l'urban grazie sia a
Kanye West, che è un artista eccellente (ex produttore di Jay-Z) e dichiaratamente influenzato da musica diversa, europea (tra cui rock alternativo inglese, techno teutonica e pop orchestrale), che a
Terius "The-Dream" Nash, produttore "scuola urban" e autore/produttore di singoli tipo "Umbrella", "Single Ladies", "Rehab", che fa roba tipo questa (
http://www.youtube.c...VpI&feature=fvw)
A me piace molto la parte "soul" dell'r'n'b (rispetto a quella hip hop, che trovo ripetitiva sia nei suoni che nell'immaginario), e trovo che sia quella che l'ha tenuto vivo dagli anni '90 ad oggi.
Sui
B.E.P., io pure salvo "boom boom pow" e basta, perché mi sembra che per il resto siamo a dei livelli molto bassi (becero anthem da notte brava senza il minimo sentimento), anche a livello di immagine. E approfitto per girare un po' il discorso su questo: mentre negli anni '90 le eroine del pop erano tutte delle gatte morte succubi dei vari produttori e burattinai, e contribuivano a creare una brutta immagine di donna-oggetto anche nelle canzoni che interpretavano, devo dire che il vento sta cambiando. Da "Toxic" in poi è tutto un susseguirsi di dominatrix che fanno e dicono il cazzo che vogliono, per cui il sesso è una cosa naturale come mangiare, che si permettono di dirti in faccia che devi regalare loro il brillocco se te le vuoi tenere, che ti mettono in un bagagliaio e poi ti bruciano insieme alla pelliccia che TU hai loro regalato... Insomma, confesso che questo neofemminismo quasi stile porno-punk mi piace proprio e spero venga importato presto anche il lidi più cattocomunisti