Quei dischi che - non importa quante volte e quanto spesso ci torniate su - non sembrano svelare mai il loro segreto e rimangono sempre, in qualche misura, inspiegabili e imprendibili.
Niente postaggi senza commenti - anche brevi vanno bene.
Nico - The Marble Index
Qui sarà sicuramente la stratificazione e la stortezza degli arrangiamenti, ma a parte questo trovo difficile pensare che canzoni del genere possano anche solo essere immaginate. Il parto più chimerico, ambiguo e misterioso della musa tedesca.
Shackleton - Music for the Quiet Hour
Questo probabilmente, anzi sicuramente, l'ho già scritto altrove.
Più lo ascolto (Shacky) e meno ci capisco. Questo o viene dal futuro - mi pare per molti versi troppo in anticipo rispetto alle attuali tendenze tunz - o ha trovato la formula per una musica senza tempo e luogo, che davvero si spiega e si esaurisce in se stessa in assoluta autonomia, con così tanti riferimenti da dare l'impressione di non averne affatto.
C'è una terza possibilità: che io non ci arrivo, e invece qualcun altro ha la capacità di "seguirlo" e abbandonarsi a tali suggestioni; io non lo seguo, non ho appigli di alcun tipo per ragionarne e goderne. E, beninteso, questa è una dichiarazione di stima.
Sono trascorsi un tot di anni e sto ancora a quel punto.