Inviato 10 marzo 2016 - 12:25
Perché questo film ci ha colpito così tanto? Perché è fatto bene, produttivamente parlando è ottimo. Non è una cosa scontata in Italia, soprattutto in film che esulano dall’ovvio, qui funziona tutto, regia, suono, effetti speciali, costumi, attori, sceneggiatura, sbava forse in qualche punto il montaggio, ma per il resto stupisce tutti. Primo merito a Mainetti, è davvero un regista, ossia ti fa una veduta aerea di Roma all’inizio (e gli danno i soldi per farla eh, ecco lo sforzo produttivo) che ti riconcilia con il concetto di regia, inonda tutto il film di inquadrature che impongono una visione di quel che accade, non una semplice illustrazione (da notare come riprende il suo eroe scrutandolo da vicino in tutta la sua mutazione, la bellissima scena del parco giochi, anche la scena finale tipica degli stilemi d’oltre oceano, la rappresentazione del villian a cui cerca di rubare l’anima tramite l’insistenza sugli occhi sgranati di Marinelli ); secondo, la sceneggiatura che è forse un filo complessa, ma robusta, certo si rifà ai supereroi americani, ma ne destruttura l’epica, ogni rimando è totalmente immerso nella nostra cultura, sia l’ambientazione coatta e borgatara, che le canzoni, il rapporto immaturo con la televisione e l’esposizione mediatica; gli attori, date 3 David e 8 Nastri d’argento a Marinelli e chiudiamola lì, ma anche tutti gli altri sono realisticamente i loro personaggi, anche i comprimari sono tutti perfetti.
A me è sembrato di rivedere Unbreakable, lo stesso modo di inquadrare l’eroe, nelle ossessioni, nella reticenza, nella dimensione tutta privata e piccola piccola, anche per età del protagonista.
Mainetti costruisce un film di lividori e colori squillanti senza mai rinunciare alla crudezza di quel che racconta, sangue è sangue, pestaggio è pestaggio, violenza è violenza; utilizza il cartone animato con il presagio del giorno delle tenebre per raccontare la dimensione dell’Italia quasi da anni di piombo, da fine dell’impero imminente, da catastrofe non più rimandabile. I suoi personaggi principali invece sono un eroe che realisticamente non ne vuole sapere nulla del bene, dell’altruismo, se c’è un bene è quello privato, quindi soldi, l’eroe ha una sua crescita sì, nessun interesse per altro da sé, solo l’uscire dalla propria gabbia di difesa, la storia d’amore, può far vedere che c’è qualcosa oltre; il cattivo, un folle spietato guitto di periferia che esprime tutta la sua disperazione nell’essere l’anonimo prigioniero del quartiere, di una vita qualunque e perduta in piccolissime aspirazioni, affascinato dalla fama e dalle luci della popolarità, per il quale la via di fuga deve essere trovata a qualsiasi prezzo come riscatto personale; la ragazza da salvare e che salva, abusata, violata, compromessa da una follia irrecuperabile è la persona pura di cuore sul serio, trincerata nel suo mondo infantile.
Che dire, applausi
A Salvatores devono essere ricresciuti tutti i capelli appena lo ha visto