Parlerei della scelta del registro comico e del rifiuto di quel registro, d’altronde temporaneo, mi sembra che stia portando in giro un nuovo spettacolo. Espone una tesi in Nanette, una sua visione che nella prima parte disattende completamente, infatti la parte comica fa ridere. Ridere di se stessi non è semplice, io non potrei fare ridere raccontando una cosa buffa della mia vita, quella chiacchierata semplice non lo è per nulla, c’è il famoso studio che riguarda i tempi comici, la costruzione della tensione e lo scioglimento della stessa (è un’attrice, poco da fare) con la battuta.
Nella seconda parte lei porta avanti la sua tesi, tolgo lo scioglimento della tensione, non vi farò ridere, non di questo (e recita anche in questo caso).Si può non condividerlo, ma è efficace. È ricattatoria? Mi è sembrato meno che a te, è disturbante, ok, ma lei non rinuncia al comico in fondo neppure terminato lo sfogo (chiamiamolo così). Sul diffondere odio: mi sembra un filo eccessivo, davvero.
Non conosco Brennan, non saprei che dire.
(D’altronde non condivido mica tutto quello che dice, tipo la sua opinione su Allen)
Beh ovviamente il monologo è scritto e quindi si può dire che sia pure recitato ma non mi sembra che ci sia una grande performance attoriale da giustificare un'ora di spettacolo in cui racconti la tua storia. MI ha fatto ridere quasi zero (ma quello può essere soggettivo ci mancherebbe) ma comunque pure nella prima parte le battute erano veramente poche.
Che uno che fa di mestiere il comico stand-up abbia la nozione di creare tensione e scioglierla con una battuta mi sembra perlomeno il minimo visto che è il suo mestiere, volere togliere la parte comica a uno spettacolo comico forse sarà na cosa sperimentale ma non mi sembra una grande idea.
Sul diffondere odio forse mi sono espresso male, comunque a un certo punto lo dice lei stessa ma dopo un anno non ricordo le parole esatte, credo che dicesse non voglio diffondere rabbia forse. Comunque quando lei arriva a dire questa cosa durante lo spettacolo io ho pensato "cazzo un minimo se ne rende conto ma non abbastanza". Troppo astio personale, va bene se il personale lo fai diventare universale, ma se rimane a livello di "voglio togliermi diversi sassolini dalle scarpe" a me non interessa più di tanto (è un tranello in cui è facile cascare, fra gli italiani Montanini ad esempio si muoveva proprio sul filo del rasoio ma riusciva sempre a evitare. nell'ultimo spettacolo la sensazione è che pure lui rischi di finire in questa categoria).
Nessuno l'ha obbligata a intraprendere quella professione, non è colpa del pubblico se lei torna a casa triste, non è colpa del pubblico se è lei quella che deve far ridere. Quindi non è con il pubblico che te la devi rifare anche perchè in una vita sfortunata come la sua forse le uniche persone che dovrebbe avere a cuore sono proprio il pubblico. Se fosse stata una stan-up comedian di scarsissimo successo sarebbe, se possibile, ancora più depressa.
Che non sia facile parlare di se stessi sono d'accordo con te, ma non è facile nemmeno per chi va dallo psicologo o dagli alcolisti anonimi o il caso umano che va alle Iene, solo che questi ultimi non si fanno pagare e non si spacciano per artisti