Inviato 27 gennaio 2011 - 19:11
sentire Flying Lotus dentro le cose di James Blake mi pare un po', come dire...passatemi il termine e per piacere non prendetelo come polemico...qualunquistico.
non è che se un beat è storto subito bisogna chiamare in causa Flying Lotus che, oltretutto, è uno bravissimo ma assolutamente discontinuo e non ancora al massimo delle sue possibilità.
Allora, per lo stesso ragionamento, dovremmo tirare in ballo il J Dilla di Donuts, quello sì vero e proprio manifesto di un non-genere che fa del sample e del beat caracollante una questione di cuore. Ma non si può perchè siamo da un'altra parte, in un altro periodo storico, con un altro panorama musicale etc.
James Blake è un cantautore che nel suo debutto mostra buone potenzialità come songwriter e notevolissime potenzialità come produttore.
Perchè se non tutte le canzoni filano, ed è vero, non si può assolutamente dire nulla sul suono: potente senza troppi sforzi. Ci aveva provato anche Kanye West con 808 etc etc...Ma, permettetemi, il divario tra i due dischi non è poco.
A favore di Blake.
La cosa interessante di "James Blake" è il suo suonare nuovissimo e allo stesso tempo familiare.
Quasi perturbante.
Un disco che fotografa molto bene la scena britannica al suo meglio ora, che poi piaccia o non piaccia quello non è argomento di discussione, altrimenti superiamo il topic su Berlusconi in quanto a post e pagine.
Altra questione interessante: a mio avviso, questo Blake non esce fuori a caso.
Il mercato delle cose made in uk funziona in un modo molto preciso ed efficace, seguendo regole e strategie che piano piano risultano un po' più chiare.
Insomma, questo ragazzo fa uscire degli EP di roba off-beat con samples vocali simil-burial, samples di piani rarefatti, beat digitali storti...con palesi richiami al mostro sacro Burial, ma senza mai risultare influenzato più di tanto dal produttore fantasma che tanto piace (a me, personalmente, sembra la cosa migliore uscita dall'inghilterra da tanto tempo a questa parte).
Poi, toh, esce una cover di Feist...molto bella, diciamolo. E, boom, il gioco è fatto. Preludio perfetto per un disco di canzoni, un disco che va da tutt'altra parte rispetto agli EP, un disco che era già pronto da chissà quanto...
Anche questo iter ha contribuito, e non poco, alla costruzione di questo alone mistico che sta attorno a questo ragazzo.
Questo James Blake: giovane, timido, talentuoso, che vive nella sua cameretta e fa tutto con un computer e un micro-korg...Non importa che sia tutto vero o no e non lo potremo mai sapere, importa che un sacco di giovani produttori grazie a James Blake verranno fuori ed è sempre la solita questione: molti saranno dei cloni, qualcuno sarà interessante e via così.
Come è sempre stato.
James Blake mi piace, ma non mi strappo i capelli: in questo panorama musicale dove la qualità media, vuoi perchè tutti si sono messi a produrre così a cazzo e quindi escono una MAREA di dischi, si livella sempre di più e sempre più verso il basso, in maniera lentissima ma inesorabile un disco come il suo spicca per forza di cose.
Ma misurarsi con i migliori è la legge per chi produce e scrive musica, non salire sul carrozzone di un suono.
Il ragazzo ha, passatemi ancora un termine!, inventato un suo suono che vive di richiami ma rimane suo.
Ora staremo a vedere se riuscirà a fare il passo determinante: far crescere scrittura e suono allo stesso modo creando un'unione più salda e "bilanciata".
Detto questo, le prime tre canzoni di questo album, che mi accingo ora a riascoltare, sono favolose.