Sull'autobus invece li faccio sedere; lì mi sembra giusto fare così. Quella è una situazione quasi di pericolo, direi, perché ogni tanto capita la frenata improvvisa o la curva che fa sobbalzare/cadere quelli che sono in piedi.
Sì ma va là che sull'autobus la stronzaggine senile trova la sua magnificazione assoluta.
1. Quelli/e che ti vengono di fianco e fanno finta di nulla, senza dir niente. E appena ti alzi si infilano nel posto più velocemente possibile come a dire: "Era un po' ora che te ne andassi". La regola del "Signora vuole sedersi?" non vale più, poiché non esiste quella del "Per favore, mi farebbe sedere?".
2a. Il nonno che appena salito il primo gradino dell'entrata ti punta fisso negli occhi, e si avvicina minacciosamente, sempre in gelido silenzio. Al che tu ti alzi e ti azzardi pure a dire "Vuole sedersi?", quando è palese che il vecchio stizzito VUOLE e DEVE sedersi al posto tuo. Perché gli spetta, e io nel suo posto non ci devo stare.
2b. Scena epocale: salgono due probabili coniugi di terza età, vedo che la signora ha l'aria affaticata dunque mi alzo e faccio la solita domanda rituale, pur avendo già ceduto il posto. La vecchia, senza aver smesso di parlare al marito, e senza nemmeno guardarmi dice: "Ah poi io adesso devo sedermi eh, che in piedi in autobus non ci posso mica stare, sarà ben meglio che il ragazzo qui mi lasci il posto blablabla..", e il marito: "Vorrei anche vedere, quel posto è tuo di diritto, sarà poi bene che te lo lasci". In seguito mi son sempre pentito di non aver risposto a tono, dichiarando ufficialmente guerra ai vecchi, che criticano tanto la "gioventù" e poi la bersagliano col loro pietoso vittimismo.
esoteros
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)