ps.: ma tra Ghiaurov e Ramey?
Per me il più grande di tutti è Cesare Siepi, il basso con la erre moscia. Voce scura, piena, maestro assoluto di fraseggio, tecnica, finezza interpretativa e tutto il resto.
Ma non posso dire di amare di meno Ramey e Ghiaurov, talmente diversi che non si pestano i piedi. La voce di Ghiaurov è ineguagliabile per bellezza omogeneità e potenza, il suo Boris o Filippo II sono contemporaneamente monumentali e umanissimi, e nel suo Confutatis dal Requiem di Verdi hai la tipica sensazione "pedale d'organo" per il modo in cui la voce si espande e riempie ogni spazio esterno ed interiore. Un basso di tradizione, che però riesce a fondere magnificamente la tradizione slava e quella italiana.
Ramey ha anche lui una voce di tutto rispetto anche in termini di volume, seppur non gigantesca come era invece quella di Ghiaurov. Basso cantante all'italiana, anche lui di tecnica eccezionale, stilisticamente quasi un clone del suo idolo, il meraviglioso Ezio Pinza per omogeneità di emissione e linea di canto. A tutto questo si aggiunge la sua importanza nel riportare in vita la figura del basso di agilità barocco e rossiniano. Il suo lavoro in questo campo è fondamentale e insuperabile, anche perché alla tecnica si aggiungevano presenza scenica eccellente, autorevolezza e grande divertimento, come dimostrano i suoi splendidi diavoli, Don Giovanni e anche il suo Figaro furbo e incazzato. Con Ramey è iniziata una nuova era, e i bassi formatisi dopo di lui non hanno potuto non tenerne conto. Oggi un basso senza le agilità non è quasi più pensabile, ma Ramey resta inimitabile per il modo in cui le agilità di forza in lui risultavano naturali, parte del fluire della musica e non solo esercizio virtuosistico, e senza mai avere l'effetto "belato di caprone". Meno efficace e cnvincente nel repertorio standard, i Filippo II-Boris-Zaccaria, ma rimarrebbe un mito anche se avesse fatto solo quel Maometto II!
Insomma, li amo tutti!
L'argomento sta facendo tornare a galla anche altre emozioni teatrali di gioventù, che hanno contribuito a cementare la mia passione/ossessione per la voce. Come un Anthony and Cleopatra in cui vidi solo la parete contro la quale sedevo. C'ero andata perché ci avevo dato un esame qualche mese prima, e poi la protagonista era una delle mie attrici preferite all'epoca, ma mi innamorai della voce di Antonio e - successivamente - anche della faccia che aveva.