Punto per punto, o quasi
Clarissa guarda che son contentissimo se mi fai il solito discorso sullo statuto dell'arte
A dire il vero vorrei evitare perché tra università e discorsi ordinari certa roba l'ho vista talmente tanto (troppo) che non ne posso più
tanto più che non è il topic
faccio ste discussioni per imparare qualcosa non per convincervi.
Se parti così assuefatto dalle tue convinzioni non credo potrai imparare qualcosa: sei convintissimo che il tuo concetto di arte sia quello giusto, e non consideri il resto. Un discorso tra sordi.
Quando cito qualcuno (come zinato) semplicemente espongo le mie idee con le parole (una frase) di un altro, non è che voglio imporre tutta la teoria del citato (non so, come la teoria del bello e del sublime di kant) sul discorso in atto. Rimane il fatto che son convinto che l'arte sia mettere in simbolo un sentimento, tutti i discorsi che si son fatti dopo kant non intaccano quasto principio e anche Dino Formaggio lo conferma, vediamo qualcosa, lo rendiamo simbolo e lo chiamiamo arte.
Qui vado più sul generale e anche un po' sul moralistico/materno (se mi permetti). La facoltà di filosofia più di qualunque altra forgia nel suo particolarissimo stile il cerebro di chi la frequenta: tra i mille aspetti negativi se ce n'è uno positivo è che insegna a prendere per buona qualsiasi argomentazione purché essa sia logicamente valida, e di conseguenza costringe a considerare contemporaneamente valide più argomentazioni anche contrastanti tra loro. Questo "esercizio" può sembrare disorientante ma è fondamentale, perché le risposte della filosofia sono molteplici (questo non accade in quasi nessun'altra disciplina, l'unico esempio che mi viene al momento è quello della meccanica newtoniana vs la meccanica razionale ma non è del tutto corretto) e un aspirante studioso della materia non può prescindere da questo passaggio. Lo potrai chiamare relativismo assolutista, ma è la condizione necessaria per iniziare uno studio serio della materia (nonché la parte di gran lunga più interessante della filosofia).
Arroccarsi già al primo anno di studio su un'idea come "l'arte è X" escludendo subito "l'arte è Y" e "l'arte è Z" è di gran lunga più invalidante di un sano, modesto e perché no passeggero scetticismo. In fondo agli studenti non viene chiesto altro che il saper discernere tra le varie possibili opportunità, l'elaborazione di una teoria positiva va molto oltre e comunque in un primo stadio deve inevitabilmente misurarsi con quella fase di riconoscimento globale.
Non bisogna assolutizzare il relativismo che se pur essendo colui che vuol far cadere ogni ideologia rischia di diventare l'ideologia peggiore.
Hai detto niente, questa è in qualche modo una delle obiezioni principali e secolari contro lo scetticismo, ma già Sesto Empirico nel secondo secolo coi magnifici
Schizzi pirroniani allontana tutte le accuse di "cartesianesimo ante litteram" (magari qualcuno anche prima ma al momento non mi sovviene nient'altro).
La sintesi del mio discorso era che per rendere più commerciale e appetibile il nome della rosa lo si è rovinato in una sua parte. Il problema non è la commercialità di un prodotto ma quando, per servire essa, se ne peggiora il contenuto ed è una cosa frequentissima e quasi accettata.
Finalmente ritorno in topic con delle domande: come sai che 1) Umberto Eco non era in stato di grazia quando ha scritto
Il nome della rosa (n.b. è un giochetto per assurdo, non valgono dichiarazioni o cose simili) e 2) come fai a sapere che un eventuale
Nome della rosa scritto sotto la spinta della Musa sarebbe stato meglio dell'attuale (n.b. come sopra)? Aggiungiamo la 2bis) su cosa ti baseresti per riconoscere l'avvenuta o mancata ispirazione?
be' ma uffi alla fine....
non hai risposto alla mia domanda O_O
Già già. Rispondici, che noi
eminenti studiose della pregiata Universitas studiorum mediolanensis non stiamo mica qui a pettinare le bambole... le Barbie, semmai.
Comunque se riesci portaci qua il professor Zinato, avrei qualche domandina da fargli