Io ero andato un paio di volte tra il '97 e il '99 (con la neve!), chi è andato anche negli anni '70 e '80 mi ha detto che ha perso parte del suo fascino per la spiccata influenza occidentale, eppure, dalle periferie di Zizkov fino alle viuzze del Castello, passando per il quartiere ebraico e la città vecchia, è il tripudio dei sensi. Non ho mai camminato tanto come lì, intrufolandomi in luoghi assurdi.Brivido.
Breve OT
Andai a Praga in quinta superiore, l'ultima gita scolastica. Non ebbi occasione di visitarla molto bene, ma l'atmosfera che si respira è indescrivibile. Ma ogni volta che sento queste canzoni de IL SEGNO DEL COMANDO (come un po' tutto l'album visto che è ispirato al Golem diGustav Meyrink) è come se tornassi a respirarla.
"Komplott Charousek (canzone dell'etisia)"
Sorretta dall'ira sfinita del morto a metà
aizzata da tosse stizzosa la mia volontà
si sposa al disprezzo e con esso m'avvince alla vita
ed a questa sfasciata carcassa tenendola unita.
Malgrado te!
La tisi s'addice al crepuscolo ed al suono di piano,
poeti stremati ne amano la gelida mano,
esteti della decadenza ne hanno il pallore,
sfiatati organetti di strada ne cantan l'umore...patibolare.
Praga nera! Sei il crocevia di folli audacie e malinconie.
Praga nera! Non c'è pietà nè redenzione che ci cambierà.
Noi siamo le morte speranze e le vane preghiere,
i vespri di piovigginose domeniche sere,
le inutili, illuse parole che nessuno ascolta,
lo sdegno che mai si trasforma in aperta rivolta.
Ma finirà!
Sorella etisia rassomigli all'amante sfiorita
cha ha verso di noi mille cure mai troppo gradite,
che sempre trascende l'ingiuria nel sordo tediare,
con cui, tuttavia, poi vorremmo riuscire ad invecchiare
tra affetto e noia.
Praga nera! Della mia malattia sarà la vendetta l'estrema corsia.
Praga nera! Sangue avariato. Dal tuo freddo grembo io figlio mai nato.
Praga nera! Dei lutti futuri, accogli la schiera dei tuoi morituri.
Praga nera! Dei lutti di ieri, i tuoi lampioni pietosi ceri.
Ma c'è un lavoro che
debbo ancora terminare
prima che sia per me
giunta l'ora di crepare
ed è trascinare nella mia stessa eclisse
l'untuosa carogna che già troppo visse
ed è trascinare con le mie fradice ossa
quel porco bastardo nella mia stessa fossa.
Cosicchè finirai di affliggere questo mondo
quando sprofonderai nel mio inferno fino in fondo,
terribile padre, perdona l'ardire,
ma non vivo che per vederti morire
terribile padre, perdona l'ardire,
ma non vivo che per vederti morire
poichè non sono diverso da te, ora lo so!
"Golem"
Golem! Quali presenze aleggiano nella Judenstadt?
Sfuggono nell'ambiguo zwilicht
sospese tra sogno e realtà.
Golem! Per lugubri vie, negli angoli,
per le sghembe scale.
Sospese su oniriche corti
con porte arcate ogivali.
Golem! Golem!
La comunità che nel sangue radici fondò
Golem! Golem!
Erediterà con il sangue quel germe che può
marchiare le sembianze,
far scempio di genìe,
far giungere oltre il tempo
il suo viatico
delle più torbide, astruse pazzie.
S'ammassano angusti i morti ed i vivi
come le troie in fondo ai quadrivi,
si lorda la nebbia di decrepiti lumi,
di miseri fuochi s'innalzano i fumi
su una selva di tetti gettati a manciate
su una vertigine di vie lastricate
e qui da ogni pietra trasuda paura,
ingiustizia e saggezza,
mestizia ed usura.
Golem!
Del contraddittorio aspetto di questa cultura
incarna lo spettro ritorto
la contorsionistica architettura.
Golem!
Degli astrali pneumi gli influssi delle coscienze
fulminei come un baleno
propagano le arcane presenze.
Golem! Golem!
Simulacro di rancorosa spiritualità
Golem! Golem!
Di sideree congiunzioni periodicità.
S'aggira come un tarlo
nel marcio trave che
sorregge questo tempio
che ormai celebra solo silenzio, polvere e...follia!
Questa cespiscante epidemia
questa endemica malattia,
questa nemesi prodigiosa,
questa spirale nebulosa,
della storia ha la stessa circolarità
e la stessa maledetta ambiguità,
figlia dell'abisso come della vetta
reca ad un tempo perdono e vendetta.
"SALON LOISITSCHEK"
Venga a noi!
E questa notte lei starà
come un re
perchè avrà
ongi sorta di
dolci voluttà.
Casa di gioia
velluti neri,
specchi decò, quadri esoterici e sofà
e très amusant
cafè chantant.
In fede mia so già
che non si pentirà.
Tutto è piacere!
Dunque, Signore
venga a noi.
Mi pare che
si trovi bene qui da noi,
direi, anzi, che
sta proprio da Re.
Non mi sorprende, sa,
qui ogni perversità
si fa mestiere,
per noi è un onore
avere qui
clienti franchi e liberi
e splendide
ninfe ed etère
da ogni angolo del
glorioso impero per
il suo piacere
dunque, signore
fotta a volontà!