Inviato 19 aprile 2008 - 17:19
sulla detassazione degli straordinari
Gli straordinari? In Francia è stato un flop
La detassazione voluta da Sarkozy è costata allo stato più di quanto non sia andato in tasca ai lavoratori. E il monte ore totale non è cresciuto
a.m.m.
Parigi
Avrebbe dovuto essere il punto centrale della realizzazione dello slogan elettorale che ha portato Nicolas Sarkozy all'Eliseo: «lavorare di più per guadagnare di più». Così, nella legge «Tepa» (norme sul lavoro, l'occupazione e il potere d'acquisto), prima grande legge fatta votare dal presidente Sarkozy il 21 agosto scorso, oltre a sgravi fiscali per 14 miliardi di euro (a favore delle famiglie più abbienti), c'era la defiscalizzazione degli straordinari. Sgravi fiscali e defiscalizzazione degli straordinari avrebbero dovuto essere i due pilastri per rilanciare la crescita. Non è stato così, la crescita francese è in calo. Un rapporto parlamentare, uscito in questi giorni, fa il primo bilancio sulla defiscalizzazione degli straordinari: è negativo. «Complessivamente - dice il rapporto parlamentare - sono 4,1 miliardi di euro che lo stato spenderà perché una parte dei lavoratori dipendenti benefici di 3,78 miliardi di euro di potere d'acquisto supplementare». In una lettera aperta alla ministra delle finanze, Christine Lagarde, la commissione si chiede se «mantenendo lo stesso obiettivo non si poteva spendere altrimenti queste somme che vanno a vantaggio solo di una parte dei francesi».
L'obiettivo della defiscalizzazione era, difatti, quello di far aumentare le ore di straordinario. Ma non è stato così (perché non dipendono dalla volontà del dipendente di lavorare di più, ma dal lavoro che ha l'azienda, dal volume degli ordinativi). Il volume degli straordinari è rimasto così più o meno stabile: quest'anno, sarà , secondo l'Insee (l'istituto nazionale di statistica francese, analogo all'italiano Istat), di 600-670 milioni di ore, un montante molto inferiore agli obiettivi della legge Tepa, che erano di 900 ore. Per i lavoratori che hanno avuto accesso agli straordinari l'aumento del poter d'acquisto è molto relativo: 4 ore al mese significano 177 euro in più l'anno, 4-5 ore per settimana, un caso molto raro, sarebbero 1.275 euro l'anno.
Ma il ricorso agli straordinari è sbandierato adesso anche per la riforma della scuola. Ieri, liceali e insegnanti hanno manifestato per la settima volta in poco più di tre settimane, contro i tagli annunciati: 11.200 posti in meno nelle medie e nei licei per il prossimo anno scolastico. Secondo la riforma governativa, 3500 posti sarebbero compensati dal ricorso agli straordinari per gli insegnanti (che non possono fare più di un'ora alla settimana e, in genere, sono poco entusiasti all'idea).
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la cisl ovviamente piega subito il culo a 90°
La Cisl sposa Berlusconi E il sindacato si divide
La politica economica Le proposte del centrodestra su Ici e straordinari sparigliano le carte nel sindacato, che ha idee diverse sull'approccio con il nuovo governo. Intanto Alitalia respira: accordo sul prestito ponte In un'intervista al «Giornale della Libertà » Bonanni dice sì a tutte le proposte del Cavaliere: taglio Ici, detassazione degli straordinari, federalismo fiscale della Lega, cambio del Testo sulla sicurezza. Prevede «maggiore serenità » e concertazione. Da Epifani, invece, è «n
Antonio Sciotto
Roma
No, l'«unità sindacale» sotto Berlusconi non sarà affatto facile. A meno che la Cgil non diventi improvvisamente pro-Silvio. L'intervista che compare oggi sul «Giornale della Libertà », l'opuscolo brambilliano per l'occasione allegato al Giornale, è illuminante e spariglia velocemente le carte: a nemmeno tre giorni dalla consacrazione elettorale del Cavaliere a premier, senza neanche aspettare il cambio di governo, il leader della Cisl Bonanni sposa in pieno la nuova era, dichiarandosi d'accordo con tutte le proposte del Partito della Libertà e perfino della Lega. Posizioni ancor più significative se si pensa che all'opposto, il «collega» segretario generale Cgil Guglielmo Epifani proprio in questi giorni (appena ieri in un'intervista alla Repubblica) si dava pena di smontare tutte le idee berlusconiane. E allora il sindacato come si comporterà ? Indubbiamente, con il Pd al governo, le cose sarebbero filate molto più lisce.
Facciamo un veloce elenco, poi approfondiamo le singole posizioni. Taglio Ici? Bonanni: sì. Epifani: no. Detassazione straordinari? Bonanni: sì. Epifani: no. Cambio del Testo unico sulla sicurezza del lavoro? Bonanni: sì. Epifani: no (perfino l'Ugl, con la Cgil, afferma che «il testo non si tocca»). Se aggiungiamo che sull'Alitalia, il leader della Cisl apre a «tutte le possibilità » (mentre la Cgil ancora sostiene Air France) e poi dichiara che «appoggeremo la Lega sul federalismo fiscale», il quadro della potenziale divisione del sindacato è completo. E, sottolineiamo, le dichiarazioni bonanniane vengono dispensate attraverso il giornale di Michela Vittoria Brambilla, che è quanto di più berlusconiano ci sia (la scelta del mezzo attraverso cui parlare per i politici e i sindacalisti non è mai casuale).
Ma è l'impostazione più generale che Bonanni dà al proprio modo di porsi di fronte a Berlusconi che segna la differenza tra i due sindacati (che, intendiamoci, riemerge dopo i due anni di Prodi, perché non è affatto una novità se ricordiamo da un lato il Patto per l'Italia che diede il la alla legge 30 e, dall'altro, i tre milioni in piazza in difesa dell'articolo 18). Mentre la Cgil ha messo fisso il muso lungo dopo i risultati di lunedì, Bonanni afferma che «grazie al nuovo governo si potrà affrontare il futuro con maggiore serenità » e che «la Cisl appoggerà il federalismo fiscale proposto dalla Lega, purché sia solidale». Anche Epifani rimarca di credere in un «federalismo solidale», ma non per questo apre alla Lega: «Alcune parti del loro programma sono diametralmente opposte ai valori della Cgil».
Bonanni si spinge oltre, ed è già in grado di ipotizzare una stagione di concertazione - piena come è stata quella sotto Prodi - con il nuovo esecutivo. «Non credo, conoscendo Berlusconi - ha spiegato - che vorrà varare misure impopolari. Piuttosto spero siano condivise con le parti sociali». E fin qui, normale amministrazione. Ma poi ha rilanciato, questa volta parlando all'assemblea della Confcooperative, e proponendo addirittura un «Avviso comune tra sindacati e imprese, per dire, al di là dei singoli ruoli: questa è la nostra opinione». Dunque tanti sì: alla detassazione degli straordinari - «ma se verrà accompagnata da una contrattazione di livello aziendale e considerando le singole condizioni di sicurezza sul lavoro» - e sì al taglio Ici - «ma basta che non rischiamo il gioco delle tre carte: che i Comuni non si rivalgano con altre imposizioni, tipo l'addizionale Irpef».
Al contrario, Epifani boccia la detassazione degli straordinari, facendo l'esempio della Francia (vedi anche l'articolo qui sotto), «perché in quel paese è costata alle casse pubbliche più di quanto non abbia reso ai lavoratori» e il taglio Ici indicando «che non è una priorità », e riproponendo piuttosto quanto lasciato in sospeso con l'ultimo governo, ovvero «l'incremento dei salari, da subito, per via fiscale, di 400-500 euro l'anno per lavoratori e pensionati».
Insomma, non c'è ancora uno scontro esplicito tra i due sindacati, per carità , ma come si vede l'approccio ai temi messi sul tavolo da Berlusconi è ben differente e con difficoltà si immagina una Cgil disposta a breve non diciamo a sedersi a un tavolo con il Cavaliere (è suo costume, comunque, verificare quello che viene offerto), ma a firmare un accordo. Dulcis in fundo, la sicurezza sul lavoro. Ieri Maurizio Sacconi, già sottosegretario al lavoro ai tempi della legge 30, ha annunciato di voler cambiare il Testo unico sulla sicurezza, varato di recente. Non è un mistero che il centro-destra vuole, in analogia a varie associazioni imprenditoriali che non hanno gradito il Testo, ammorbidire il piano sanzionatorio. La Cisl si è detta subito disponibile, da Cgil e Ugl è venuto un secco no (mentre Uil è disposta ad aprire solo a parziali modifiche).
tempi bui