Inviato 21 settembre 2006 - 16:27
Domanda
Perchè ritenere Miike il più grande autore cinematografico vivente?
Risposta
La risposta la voglio dare di pancia...quante volte succede che sui titoli di coda di un film un uomo rimanga basito, a bocca aperta, sconvolto, scombussolato, attonito, consapevole di aver visto qualcosa di cui prima ignorava l'esistenza, in pace con se stesso, allietato, rasserenato, interdetto?
Insomma, quante volte nella vita di ognuno è capitato di assistere ad una visione che ha poi scatenato dentro una serie lunghissima di emozioni tutte quante potenti? A me personalmente, non più di 10-15 volte...almeno prima di conoscere l'universo miikiano...ebbene dopo la visione sconcertante cui mi sono sottoposto con Ichi the killer lo stesso catalogo di sensazioni dirompenti l'ho avvertito anche per Audition, Gozu, The Happiness of the Katakuris, Izo, Visitor Q...allora mi sono chiesto? E' normale che tutti questi lavori provengano da un'unica mente? No, nel mondo di tutti giorni non succederebbe...
Perchè mi suscita tutto ciò la visione di un film di Miike?
Perchè Miike è coraggioso, ma di un coraggio che va oltre la nozione abituale di questo aggettivo applicato al cinema...si spinge fin oltre la finzione cinematografica prima aveva pensato di potersi spingere...conosce benissimo (anche se snobbisticamente lo nega) il lavoro destrutturatorio di Godard, di Lynch, di Tarantino, di Croneberg, di Kubrick...ma egli si spinge oltre...
Prendiamo due esempi racchiusi entrambi in Gozu, l'ultimo in ordine di tempo da me visto...
Gozu è una chiara sfida allor spettatore...l'onirismo lynchano è portato alle estreme conseguenze...veramente vogliamo che sia palese l'evidenza del meccanismo di fiction che sta dietro la lavorazione di un film? Benissimo, pare dire Miike, rendiamo la messinscena palesemente assurda, impossibile da seguire, mischiamo simbolismi che hanno un senso e che rimandano effettivamente a qualcosa a simbolismi che non rimandano a un bel niente, che mettiamo nell'obiettivo della macchina perchè lo stettatore si perda nelle immagini, non si sappia più orientare...
Vogliamo applicare la lezione-base della poetica cronenberghiana? Ok...l'amore, l'amicizia, la felicità, come tutti i sentimenti che coinvolgono le relazioni interpersonali sono spesso rovinate dalla diversità...dalla diversa percezione che ognuno ha del proprio corpo, della propria mente, della propria sessualità...ma allora questa lezione mettiamola in scena senza filtro, mostriamola fino all'estremo la mutazione del corpo, della mente e del sesso...e così arriviamo all'apoteosi finale col triangolo che soffre ma alla fine si ricompone...
La grandezza di Miike sta nello sfidare l'opinione comune delle regole filmiche...nel non porsi limiti, ma nello stesso tempo mantenendo un'incredibile abilità nel non scadere mai nel ridondante, nel patetico o, peggio, nello schifo più becero...e tutto ciò senza inventare nulla...non è che nei suoi film c'è la creazione di un qualche genere o sotto-genere nuovo...
Nulla nel cinema di Miike è inventato di sana pianta...ma nulla della storia passata della settima arte è raccolto, preso e citato acriticamente..