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Cina


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#351 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 22 febbraio 2011 - 10:33

Boom dei nuovi ricchi cinesi


Insomma si starebbe occidentalizzando...tanto per continuare a dimostrare -come per il melting pot- che teorie come quelle del socialismo nascono fallimentari.

Sarebbe tutto molto bello se si potesse non considerare il tutto al netto dello schiavismo interno e della concorrenza delle gerarchie finanziarie cinesi a quelle occidentali nell'impadronirsi di risorse native del terzo mondo (vedere Africa ,dove hanno in mano le costruzioni e l'energia soprattutto proprio dove sta scoppiando il caos...fatalità? )
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#352 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 22 febbraio 2011 - 11:18



Boom dei nuovi ricchi cinesi


Insomma si starebbe occidentalizzando...tanto per continuare a dimostrare -come per il melting pot- che teorie come quelle del socialismo nascono fallimentari.

andiamoci piano con queste affermazioni perentorie. che la cina viva in un sistema misto, denominato socialismo di mercato, non è un mistero.
ma l'economia resta pur sempre pianificata e la maggior parte dei beni di proprietà pubblica.
poi una grossa differenza con l'occidente di questi ultimi anni è che, pur essendo presente una forbice di richezza tra il cinese cittadino e quello di campagna, lì i programmi economici e le riforme industriali hanno tolto dalla soglia di povertà circa 300.000 lavoratori agricoli, mentre da noi si parla di "nuove povertà" anche tra quei ceti che dovrebbero essere borghesi.
non mi sembrano differenze da poco


A me sembrano una la conseguenza dell'altra cosa. Cioè lo sfruttamento di milioni ha promosso l'agiatezza di una ristretta elìte a danno anche delle economie maggiormente sindacalizzate.Questo riguarda proprio quella che viene chiamata programmazione economica messa in atto da un regime.
Poi,se questo salto di qualità avesse,come pare, risvolti relativi allo sfruttamento in Africa di un maggior numero di persone rispetto a quelle rese abbienti in Cina....capisco che inventarsi una società da un miliardo di Brambilla sia utopico quanto le teorie che citavo prima,ma un sano sviluppo veramente democratico in Cina si fatica veramente a scorgerlo.
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#353 oblomov

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Inviato 04 marzo 2011 - 11:14

Svolta del partito consumista cinese
"Compagni, consumare è glorioso"
La Repubblica popolare vara il nuovo piano quinquennale in cui l'imperativo è: felicità e benessere. Ovvero, spendere. Basta nascondere i soldi sotto il materasso, è venuto il momento di fare acquisti
dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI
PECHINO - Compagni, consumare è glorioso. Trent'anni dopo l'ordine di arricchirsi, impartito da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao Zedong, la Cina del post-comunismo di mercato si prepara ad assolvere un obbligo nuovo: spendere. I compagni non esistono più e l'appellativo è stato appena abolito anche nella vita pubblica.

I soldi però restano, e in Oriente sono sempre di più: la rivoluzione di Hu Jintao e Wen Jiabao, che tra un anno scenderanno dal trono della Città Proibita, punta a spostarli dalle casse dello Stato a quelle delle famiglie, dal partito all'individuo. I cinesi escono dai capannoni ed entrano negli shopping center. La nazione che sta trainando la fragile ripresa dell'economia mondiale, inaugura un'era nuova: quella in cui i consumi interni dovranno sostituire le esportazioni. Per il pianeta è uno spartiacque e i mercati, assieme alle cancellerie internazionali, seguono con il fiato sospeso i lavori della Conferenza politica consultiva del popolo e dell'Assemblea nazionale del popolo, chiamate a varare il dodicesimo piano quinquennale della repubblica popolare cinese. Significa decidere come usare un terzo della ricchezza globale, un quarto delle risorse naturali della terra e un sesto dei destini dell'umanità.

E anche oggi, archiviata la stagione "dell'armonia", l'ordine del potere è chiaro: xingfu, ossia felicità e benessere. I più anziani ricordano che è lo stesso con cui il Grande Timoniere tempestava le masse negli anni '60 del Novecento e non è un caso se, per tuffarsi ufficialmente nel futuro, Pechino si rifugia sostanzialmente nel passato. Per la leadership al potere l'obiettivo essenziale non cambia: mantenere la stabilità, che in Cina è un modo per garantire l'autorità indiscutibile del partito.

Dal 2008, inizio della crisi di un'economia occidentale degenerata nella finanza fine a se stessa, anche per la Cina, uscita rafforzata dal crac euroamericano, tutto è cambiato. I leader cinesi hanno capito che affidare la sorte nazionale agli ordini di merci degli stranieri, può segnare il capolinea della più longeva dinastia dell'Impero. Su Pechino, mai forte e decisiva come oggi, grava da mesi il senso di un'urgenza e di una precarietà, come se l'apice del successo segnasse il confine con la sconfitta di un sistema. Le autorità, scosse dallo spettro delle rivoluzioni mediterranee, si rendono conto all'improvviso che per conquistare il mondo hanno in realtà consegnato il Paese nelle sue mani, rendendosi vulnerabili dall'esterno. Strade, aeroporti, treni-missile e grattacieli, frutto dello schiavismo praticato in fabbrica per sostenere l'export, non bastano più. L'uscita dalla crisi, per il resto del mondo, sarà lenta e se l'Occidente non acquista più, tocca all'Oriente trasformarsi nel "Cliente Unico" per tutti.

Alla vigilia della svolta, che dovrà convincere 1,34 miliardi di persone a non nascondere più i soldi sotto il materasso, ma a investirli in quelle che fino a ieri erano definite "depravazioni borghesi", universalmente note come "consumi", è partito così il mantra della propaganda di Stato. La Cina ha ordinato ai suoi funzionari di smetterla di costruire viadotti e sgomberare contadini, per "dare invece gioia alla gente". Il premier Wen Jiabao ha gelato i tremila delegati del parlamento. "La valutazione dei funzionari non sarà più fatta in base al numero di edifici e di progetti, o sulla crescita del Pil delle regioni. Guarderà alla capacità di rendere felice il popolo".

E' una scossa che fa tremare le grandi lobby industriali, i blocchi di potere di regioni con un bilancio triplo rispetto a molti Paesi Ue, la pancia massimalista del partito e le stesse multinazionali della delocalizzazione. Al passo d'addio il presidente Hu Jintao, che passerà alla storia come il tecnocrate più grigio sopravvissuto al crollo del "mondo sovieticus", tenta dunque la rivoluzione capace di riscattarne la memoria.

Le colonne del piano, rese pubbliche da domani ma anticipate dalla stampa governativa, sono tre. Spostare la Cina dalle esportazioni manifatturiere a basso costo ai consumi interni generati dallo sviluppo dei servizi. Aumentare gli stipendi e abbassare le tasse sui redditi medi e bassi. Creare una rete di welfare, a partire da sanità pubblica e previdenza, che consenta alla popolazione di non risparmiare tutta la vita per scongiurare di morire nell'abbandono.

Pechino vive nell'incubo di una rivolta online innescata dall'Occidente e per scongiurarla adotta il profilo del capitalismo che ha combattuto per 62 anni. Le caratteristiche però, come sempre, saranno cinesi. "La nostra missione - ha spiegato Hu Jintao alla scuola centrale del partito - è costruire un sistema di gestione socialista per salvaguardare gli interessi e i diritti della gente, che se saranno ignorati potrebbero arrecare danno alla stabilità sociale".

A poche ore dal varo della più impressionante riforma economica del nostro tempo, destinata a cambiare il volto non solo della Cina, un sondaggio choc ha rivelato che dopo trent'anni di boom solo il 6% dei cinesi si dichiara soddisfatto. Il primo nemico da battere è l'inflazione, che secondo l'87% della popolazione continuerà a crescere anche nel 2011. Nel 2010 è salita del 3,3% e in febbraio ha raggiunto il 4,9%, rispetto al 4% dell'obiettivo 2011. I prezzi alimentari sono schizzati però del 10,3%, la frutta addirittura del 30%. I tentativi della banca centrale di raffreddare il denaro sono sostanzialmente falliti e per la prima volta il governo è stato costretto a rivedere al ribasso il target della crescita.

Nei prossimi cinque anni, per rendere sostenibile il proprio sviluppo, la Cina intende calmare l'economia e crescere ad una media del 7%, rispetto all'8% annunciato per il trascorso quinquennio. Nel 2010 il Pil cinese ha registrato in realtà un più 10,3% e la tendenza a risultati più alti delle attese non cambierà. Il messaggio però è inequivocabile: l'obiettivo dello Stato non è più fare soldi per controllare una vecchia massa proletaria, ma fornire servizi per gestire le attese di una nuova classe media. I capi del partito, nelle fasi di transizione politica e alla vigilia delle riforme economiche, non sono mai stati avari di promesse. Ciò che oggi viene prospettato ai cinesi supera però ogni precedente.

"L'ideologia della felicità" prevede, come d'incanto, lo stop all'inflazione, il taglio delle tasse ai ceti bassi e l'aumento generale degli stipendi. Nel 2011 i salari minimi aumenteranno di un altro 20%, come l'anno scorso, ma con punte del 75% nelle regioni interne. Un operaio passerà da 124 a 146 euro al mese. Nelle città la busta paga media sarà di 2 mila euro all'anno, rispetto ai 600 euro guadagnati nelle zone rurali.

Domani Wen Jiabao annuncerà che le disparità crescenti tra miliardari e miserabili, fonte irreprimibile della rabbia popolare, saranno colmate, come il divario tra metropoli e villaggi, tra costa industriale e interno medievale. Con la lotta alla corruzione pubblica, che sta demolendo il rispetto verso il partito, la grande scommessa cinese è però su assistenza, casa, lavoro, ambiente, agricoltura e istruzione. In cinque anni il peso della sanità a carico del privato scenderà dal 40 al 30%, le pensioni saranno agganciate all'inflazione, diventerà reato non pagare i dipendenti e contadini beneficeranno di contributi inediti per la modernizzazione delle colture.

Per spegnere il rischio di una "bolla immobiliare", inizio della fine trent'anni fa in Giappone, lo Stato non si limiterà a frenare il credito: nel 2011 consegnerà 10 milioni di alloggi popolari, che diventeranno 36 milioni entro il 2015. Gli investimenti in energia pulita, sicurezza alimentare, e taglio delle emissioni nocive (-17% per unità di Pil entro cinque anni, -40% nel 2020) porranno la Cina al primo posto nel mondo, come quelle in hi-tech, ricerca scientifica, cultura e sviluppo delle università. Un Paese con 700 milioni di colletti bianchi ha bisogno di essere creativo e innovativo: Pechino, perseguendo il primato nella scienza, si appresta a non esportare più container di jeans, ma file carichi di brevetti.

Questo affascinante germoglio di Cina del Duemila, estremo nostro appiglio, presenta un'incognita e una controindicazione. La prima consiste nella percentuale di possibilità che le promesse si traducano in fatti. Il governo, esternamente, abusa in autoritarismo monolitico, ma al suo interno è diviso tra fazioni locali e lobby economiche contrapposte, spesso frenate dal conservatorismo nazionalista imposto dalla dipendenza dalle forze armate. Il cambiamento, se risulterà possibile, si rivelerà più lento e difficile di quanto annunciato. Il limite di una Cina costretta a spendere è invece la riduzione dello squilibrio commerciale con l'estero. Regalerà una boccata d'ossigeno ai cambi, sebbene Wen Jiabao abbia confermato che la rivalutazione dello yuan procederà con il freno tirato, ma taglierà i fondi cinesi da investire per salvare i deficit dell'Occidente, a partire da Stati Uniti e Unione europea.

Gli eredi di Mao distribuiscono denaro per seminare l'obbligo della spesa e l'incubo dei debiti, antidoto estremo contro l'alba del dissenso interno e il tramonto dei nemici esterni. Rinunciano però, ancora una volta, a donare ai cinesi dignità, diritti e libertà. E sulla sconnessione tra acquisto e partecipazione che può naufragare l'esperimento secolare del "compagno consumista". Se così sarà, non vedremo cadere solo l'ultima dinastia dell'ultimo Impero.
(04 marzo 2011)

http://www.repubblic...inese-13164464/
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#354 HardNheavy

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Inviato 04 marzo 2011 - 18:40

La creazione di un mercato interno è l'obiettivo principale del piano quinquennale 2011-2015. Di conseguenza è ovvio che in Cina si dovranno adottare determinate misure economiche. Tutto ciò è in linea con la pianificazione economica post '78.

Questo articolo è talmente ideologizzato da risultare patetico.
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#355 satyajit

    Enciclopedista

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Inviato 04 marzo 2011 - 23:53

Io invece non capisco perché vi arrabbiate anziché divertirvi. Quell'articolo è straordinariamente comico: i poveri cinesi che vivranno l'incubo di un paese opulento, tecnologico, colto.... quanta poca dignità e libertà in una nazione costretta a tirare il freno della crescita, che vedrà aumentare i salari fino al 75% e ridurre disuguaglianze e inquinamento... ma vi rendete conto!  O_O
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#356 bosforo

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Inviato 22 maggio 2011 - 09:36

http://giotto.ibs.it...f=9788842815440

Cinafrica, di Serge Michel e Michael Beuret

Mi è capitato di leggere questo libro sulla "colonizzazione" dell'Africa che la Cina sta effettuando soprattutto negli ultimi 5 anni e non è male. Non sviluppa tantissimo le singole tematiche (i capitoli sono divisi per regione, in cui dice cosa fa la Cina in Sudan piuttosto che in Algeria), è più un misto di interviste con qualche elemento da diario di viaggio e un po' di dati. L'ideale quindi è leggerlo e poi approfondire le parti che più interessano (o almeno è quello che ho fatto io quando l'ho finito), in questo è ottimo, il difetto è che salta un po' di palo in frasca, mettendo troppa carne al fuoco con tante interviste.

Ah, non dà un ritratto né positivo né negativo di quanto fa la Cina in Africa, cioè ne evidenzia le ombre ma anche le luci e i meriti (e soprattutto non risparmia critiche feroci alla Francia), quindi è consigliato soprattutto ai vari freetibetomgdirittiumanifreegooglelacinaèmalvagia, per gli altri è cmq una piacevole lettura.
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#357 Çorkan

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Inviato 01 luglio 2011 - 13:26

http://temi.repubbli...in-europa/25031

Interessante questo articolo di Limes che spiega perchè la cina si sta comprando il debito europeo. Ammetto che alcuni passaggi più strettamente economici nn li ho capiti, ma il quadro "globale" è abbastanza chiaro.
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"La legge non dovrebbe imitare la natura, dovrebbe correggerla"

Dekalog 5

#358 HardNheavy

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Inviato 09 ottobre 2011 - 18:25

ANSA/ CINA: ANTIAMERICANISMO PORTA IN STRADA INDIGNADOS CINESI VIVA RIVOLUZIONE DI WALL STREET, MANIFESTAZIONE MAOISTA (di Nello Del Gatto) (ANSA) - SHANGHAI, 8 OTT - Nostalgia per il socialismo di Mao con critiche al capitalismo occidentale o sincero appoggio alle proteste americane. O forse entrambe le cose. Sembrano essere queste le motivazioni che hanno spinto anche la Cina a focalizzare la propria attenzione sulle proteste degli indignati contro Wall Street, sia con articoli che con una manifestazione.

La notizia delle proteste americane è stata sulle prime pagine dei giornali cinesi, ha fatto molto scalpore. Vuoi per il momento delicato che vivono i due paesi (la Cina si oppone alla discussione nel Senato di una legge anti yuan), vuoi per problemi ormai atavici fra le due potenze, i cinesi sono pronti a mostrare quanto il sistema del nemico-amico sia fallace. Attenzione ai problemi americani e alle manifestazioni contro Wall Street che non è solo della stampa, se centinaia di persone sono scese in piazza «sostenendo con risoluzione il popolo americano nella rivoluzione di Wall Street», come recitavano cartelli. Giovedì nella città di Zhengzhou, capoluogo della provincia centrale cinese dell'Henan, soprattutto anziani, ma anche giovani, hanno manifestato in favore degli 'indignados' americani e protestato contro il capitalismo. Anziani con un fazzoletto rosso al braccio hanno marciato e cantato slogan come «Uniti, proletari in tutto il mondo» e «morte al capitalismo». Diverse persone hanno sottolineato durante la manifestazione come «il capitalismo non esista» e come «solo il socialismo possa salvare il mondo». Molti i riferimenti a Mao e ai suoi insegnamenti, sottolineando il fatto che anche se il grande timoniere non ci sia più, la sua eredità culturale e di pensiero sono ancora fortemente sentiti e considerati validi nel paese. La protesta, organizzata da Utopia, un sito-movimento maoista molto conosciuto in Cina per le sue posizioni di estrema sinistra, anti-capitalistiche e anti-occidentali, non è stata osteggiata dalle autorità locali e questo ha fatto pensare che essa fosse stata persino appoggiata dal governo. Nostalgici ma anche diversi giovani hanno così potuto pubblicamente esprimere i sentimenti contrastanti dei cinesi nei confronti degli Usa, accusati spesso (anche dallo stesso governo di Pechino) di interferire in maniera indebita nella politica interna cinese. Le manifestazioni americane hanno suscitato nei cinesi sentimenti diversi. Alcuni sembrano contenti di poter constatare che il regno della democrazia non sia poi così perfetto come vorrebbe far credere. Su Sina Weibo, il popolare servizio di microblogging, i fatti di Wall Street sono stati visti come la possibilità per alcuni di sfidare il sistema politico ed economico americano. «La democrazia americana sta aiutando chi?» ha scritto un utente e «la gente comune è realmente in grado di godere di libertà, uguaglianza e democrazia?». La Cina, attraverso alcuni suoi articoli di stampa, non ha mancato di criticare i media americani di aver ignorato le manifestazioni, imponendo quasi un black out, relegando in molti casi le notizie delle manifestazioni e degli incontri alle pagine secondarie dei principali giornali americani

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#359 corrigan

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Inviato 13 ottobre 2011 - 15:24

sì guarda il sito Utopia lo conosco da un po', se non ricordo male Han Deqiang, un prof universitario ne è il deus ex machina. ma concretamente non conta un cazzo, così come tutto il resto del carrozzone della New Left cinese. sono buoni solo per fare gli articoli della serie "cosa succede in Cina".

Bosfy se ti interessano le relazioni Cina/Africa, anche se su un piano molto accademico, le cose più stimolanti ultimamente le ho lette su questo articolo http://www.academicj...arch/Mensah.pdf
me ne sono dovuto occupare abbastanza al riguardo per la mia tesi.

poi ci sarebbe Charm Offensive di Kurlantzick, libro che ha fatto molto scalpore in ambito accademico, ma che adesso sta subendo un grosso backlash.
c'ho un mare di altra roba più pesante-meno pesante in bibliografia sull'hard drive. se vi interessa la posto.
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
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#360 HardNheavy

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Inviato 28 novembre 2011 - 17:06

"Stanziamenti record, sgravi fiscali e nuove metropoli a impatto zero".
Insomma, la Cina è pronta a diventare il motore verde del secolo.

http://rassegna.came...tArticle=17BY7E
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#361 bosforo

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Inviato 28 novembre 2011 - 17:52

Bella lì per tutto ma francamente mi sembra un tantino gonfiata e idealizzata come cosa.

Anche chiudendo i battenti a tutte le centrali a carbone (che poi si stanno muovendo più sul nucleare che sulla biomassa mi sa, l'articolo non la menziona) per rendere Pechino una cosa un minimo sostenibile bisognerebbe come minimo radere ogni zona residenziale al suolo e ricostruirla da zero, cosa impossibile visto che ci abitano > 16.000.000 di persone. La città va a riscaldamento centralizzato, che viene erogato verso metà novembre (quest'anno è stato il 13), il che significa che prima del 13 giri per casa avvolto in una coperta e se tocchi un muro ti si blocca la circolazione, visto che sono praticamente trasparenti al calore e diventano delle lastre gelide. Il giorno dopo attaccano il riscaldamento e stai in maniche corte, dormi senza coperte e ogni tanto ti tocca pure aprire la finestra (con fuori zero gradi) per dare una ricambiata o se no ti si secca la gola. Moltiplicando per il numero di appartamenti di Pechino e per la durata di un inverno penso escano delle cifre tali da rendere nullo ogni sforzo ecologico a casa nostra.
Bene, benissimo se d'ora in poi stanno attenti a queste cose, ma la parte di Pechino che già esiste è un vero buco nero di consumi, sprechi/dispersioni e inquinamento che se lo si vuole ripulire bisogna azzerarlo come minimo.
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#362 HardNheavy

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Inviato 28 novembre 2011 - 18:00

Semplicemente hanno trovato un nuovo campo dove investire e crescere, per creare occupazione senza danneggiare l'ambiente. Non è principalmente una scelta "etico-ambientale", ma economica e sociale. In altre parti del mondo non vedo nulla di simile (non a questi livelli), quindi direi che è un ottimo inizio.
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#363 debaser

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Inviato 28 novembre 2011 - 18:00

Bosforo quanto torni vogliamo una recensione sulla Cina con tanto di voto

(non linkate la rassegna stampa della camera diobono, funziona malissimo)
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#364 bosforo

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Inviato 28 novembre 2011 - 18:09

Prima della Rivoluzione Culturale poteva ambire all'8, ora si becca un 6,5 ma solo per l'ottimo rapporto qualità/prezzo.
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#365 HardNheavy

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Inviato 28 novembre 2011 - 18:11

Bosforo, ma sei in cina per studio o per altro?
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#366 bosforo

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Inviato 28 novembre 2011 - 18:14

Per ora studio, nel 2012 spero di farci gransoldi però
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#367 corrigan

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Inviato 28 novembre 2011 - 19:13

"Stanziamenti record, sgravi fiscali e nuove metropoli a impatto zero".
Insomma, la Cina è pronta a diventare il motore verde del secolo.

http://rassegna.came...tArticle=17BY7E

per me rimangono solo parole al vento, il classico articolo roboante ("lo scontro epocale con gli USA" etc.), domani mi spiego meglio che qua (in Cina) sono le 3 del mattino
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#368 stalker

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Inviato 28 novembre 2011 - 19:37

che poi si stanno muovendo più sul nucleare che sulla biomassa mi sa, l'articolo non la menziona


27 reattori in costruzione che verranno messi in servizio entro il 2015.
chissà quanti altri ne avranno previsti dopo
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#369 corrigan

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Inviato 29 novembre 2011 - 11:37

in diretta da "La nascita del PD"



Riguardo ai comunisti nel 2011...ma vivi in Cina e ti poni pure quella domanda?


di comunista in Cina c'è soltanto l'organizzazione di tipo leninista del Partito. per il resto sono soltanto chiacchiere delle quali i cinesi comuni sono i primi a fregarsene. chiamare comunista l'esperienza cinese dopo le riforme è assolutamente miope. oltretutto parliamo di un parere condiviso dalla quasi totalità degli studiosi.
il "comunismo" in Cina è soltanto una questione di legittimità storica e di alcune pratiche organizzative nella politica. cmq c'è il topic della Cina al riguardo si può continuare lì che siamo OT

per il resto come detto più volte tu vedi le cose in prospettiva diversa dalla mia...non credo ci sia molto altro terreno su cui discutere a meno che ci ripetiamo quello che ci siamo già detti più volte.


OT: Ah dici poco. Il PCC è un partito marxista-leninista, quindi comunista, che ha capito prima dell'URSS quali erano i problemi del socialismo reale di quel periodo storico ed ha saputo cambiare. Il problema è che per gli occidentali il "comunismo" è qualcosa di messianico, quando in realtà è un fine da costruire a partire dalla realtà. Non sto a discorrere poi sul fatto che il "comunismo" non è mai esistito, è corretto parlare di socialismo (tutti i paesi dell'ex blocco sobvietico si definivano socialisti, comunisti erano i partiti) in quanto esso è una fase di transizione verso il "comunismo". In Cina hanno fatto i conti con la loro realtà e con la loro storia e i comunisti sono stati bravi e fare sintesi. Questi sono i comunisti, non sono mica dei preti che discutono dei vangeli! Ora in Cina, secondo il PCC, vige un sistema socialista di mercato, la macroeconomia è saldamente in mano pubblica (quindi del partito), le banca popolare cinese è statale e oltre l'80% del PIL annuo è prodotto da aziende statali/partecipate o cooperative. Le riforme di Deng hanno permesso alla Cina di importare tecnologia e capitali e sono state fondamentali, hanno introdotto elementi di capitalismo com'era ovvio che succedesse. Allo stesso tempo dire che in Cina c'è il (turbo)capitalismo è grossolano e sbagliato. Non mi sorprende che i cinesi se ne freghino di queste cose, in quanto grazie ai comunisti hanno di fronte a loro anni di progresso. Più che altro fa specie vedere gli italiani che plaudono al governo Monti pontificare sulla mancanza di "democrazia" in Cina.




"Noi siamo il Partito Comunista e noi decidiamo cosa vuol dire comunismo" Chen Yuan, China Development Bank.

tra parentesi il collegamento Monti-Cina l'hai fatto tu non io. ti ho semplicemente detto che è parere mio (così come del mondo accademico in generale, dei libri che ho letto, di ciò su cui mi sono formato) che ciò che esiste in Cina non è comunismo. d'altronde la storia asiatica è piena di regimi monopartitici (Singapore, Corea del Sud predemocratica, il Giappone che per cinquanta anni ha avuto un solo partito al governo) che hanno avuto successo. si parla di modello confuciano, di developmental state.
il Partito vuole restare al potere, comunismo o meno. punto. per me l'unico comunismo possibile, quello realmente esistito nella storia, è una cosa abbastanza precisa. se poi tu vuoi chiamare comunismo quello che succede in Cina buon per te, ma non sono d'accordo. così come qualsiasi sinologo o politologo occidentale.
oltretutto riguardo alla questione della democrazia in Cina la mia risposta non è elezioni ora e subito. che sarebbe da irresponsabili e potrebbe causare una tragedia immane visto le peculiarità del paese. al momento non esistono le condizioni necessarie.


riprendendo le illuminanti parole di McGregor autore del fondamentale The Party (2009):


Few described the model as communist any more, often not even the ruling CCP itself. How communism come to be airbrushed out of the rise of the world's greatest communist state is no mystery on one level. The multiple contradictions about modern China can throw anyone off the scent. What was once a revolutionary party is now firmly the establishment. The communist rode to power on popular revulsion against corruption but have become riddled by the same cancer. Top leaders adhere to Marxism in their public statements even as they depend on a ruthless private sector to create jobs. The Party preaches equality while presiding over incomes as unequal as anywhere in Asia. The communists rushed without shame into an alliance with Hong Kong tycoons when taking back the British colony in 1997.

The gap between the fiction of the Party's rhetoric (China's is a socialist country) and the reality of everyday life grows larger every year. the Party must defend the fiction nonetheless, because it represents the political status quo. "Their ideology is an ideology of power and therefore a defence of power" said Richard Baum (che ho conosciuto e con cui ho parlato, una persona squisita, un grande accademico) a China scholar. The Party's defence of power is also, by extension, a defence of the existing system. State sovereignty, territorial integrity and economic development, the priorities of any state, all are subordinate to the need to keep the Party in power....
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#370 bosforo

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Inviato 29 novembre 2011 - 14:19

Corrie, ma come fanno con le tasse i cinesi? Che sistema hanno, cioè.
Qua lo scontrino e la fattura sono qualcosa di alieno e dev'esserci un'evasione mostruosa, in caso di affitti ecc. dichiarano sempre cifre irrisorie ma nessuno batte ciglio.
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#371 corrigan

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Inviato 29 novembre 2011 - 18:13

sì hai visto bene trucebosforo. gli scontrini non esistono. se non ricordo male ne parlava approfonditamente delle tasse Timothy Cheek in "Vivere le riforme". Comunque c'è un forte lassismo, e in generale le aliquote sono abbastanza basse. Ancor di più ad HK: io pago in totale il 16% su quello che guadagno. se lavori nella finanza paghi addirittura il 7%.

Di solito si dice che la tassazione allegra faccia parte del "patto sociale" che tiene in piede il paese, quello tra la bourgeoisie delle metropoli (circa 200 milioni di persone) ed il partito: voi non ci rompete il cazzo con le tasse e ci lasciate arricchire, noi non vi scassiamo le palle con richieste sociali/politiche/e affini.

A lasciarci le penne di solito sono i top manager che hanno tirato troppo la corda della corruzione (ogni anno ne condannano qualcuno a morte come capro espiatorio, sono passati dalle purghe tra i quadri alle purghe tra CEO). Ma le accuse di evasione fiscale, come qualunque altra accusa in un sistema dove ancora manca il rule of law, possono tranquillamente diventare strumenti politici come ad esempio nel caso di Ai Weiwei (che stranamente non viene citato dagli entusiasti delle riforme cinesi). accuse naturalmente ridicole e fittizie.
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#372 HardNheavy

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Inviato 29 novembre 2011 - 18:33

in diretta da "La nascita del PD"




Riguardo ai comunisti nel 2011...ma vivi in Cina e ti poni pure quella domanda?


di comunista in Cina c'è soltanto l'organizzazione di tipo leninista del Partito. per il resto sono soltanto chiacchiere delle quali i cinesi comuni sono i primi a fregarsene. chiamare comunista l'esperienza cinese dopo le riforme è assolutamente miope. oltretutto parliamo di un parere condiviso dalla quasi totalità degli studiosi.
il "comunismo" in Cina è soltanto una questione di legittimità storica e di alcune pratiche organizzative nella politica. cmq c'è il topic della Cina al riguardo si può continuare lì che siamo OT

per il resto come detto più volte tu vedi le cose in prospettiva diversa dalla mia...non credo ci sia molto altro terreno su cui discutere a meno che ci ripetiamo quello che ci siamo già detti più volte.


OT: Ah dici poco. Il PCC è un partito marxista-leninista, quindi comunista, che ha capito prima dell'URSS quali erano i problemi del socialismo reale di quel periodo storico ed ha saputo cambiare. Il problema è che per gli occidentali il "comunismo" è qualcosa di messianico, quando in realtà è un fine da costruire a partire dalla realtà. Non sto a discorrere poi sul fatto che il "comunismo" non è mai esistito, è corretto parlare di socialismo (tutti i paesi dell'ex blocco sobvietico si definivano socialisti, comunisti erano i partiti) in quanto esso è una fase di transizione verso il "comunismo". In Cina hanno fatto i conti con la loro realtà e con la loro storia e i comunisti sono stati bravi e fare sintesi. Questi sono i comunisti, non sono mica dei preti che discutono dei vangeli! Ora in Cina, secondo il PCC, vige un sistema socialista di mercato, la macroeconomia è saldamente in mano pubblica (quindi del partito), le banca popolare cinese è statale e oltre l'80% del PIL annuo è prodotto da aziende statali/partecipate o cooperative. Le riforme di Deng hanno permesso alla Cina di importare tecnologia e capitali e sono state fondamentali, hanno introdotto elementi di capitalismo com'era ovvio che succedesse. Allo stesso tempo dire che in Cina c'è il (turbo)capitalismo è grossolano e sbagliato. Non mi sorprende che i cinesi se ne freghino di queste cose, in quanto grazie ai comunisti hanno di fronte a loro anni di progresso. Più che altro fa specie vedere gli italiani che plaudono al governo Monti pontificare sulla mancanza di "democrazia" in Cina.




"Noi siamo il Partito Comunista e noi decidiamo cosa vuol dire comunismo" Chen Yuan, China Development Bank.

tra parentesi il collegamento Monti-Cina l'hai fatto tu non io. ti ho semplicemente detto che è parere mio (così come del mondo accademico in generale, dei libri che ho letto, di ciò su cui mi sono formato) che ciò che esiste in Cina non è comunismo. d'altronde la storia asiatica è piena di regimi monopartitici (Singapore, Corea del Sud predemocratica, il Giappone che per cinquanta anni ha avuto un solo partito al governo) che hanno avuto successo. si parla di modello confuciano, di developmental state.
il Partito vuole restare al potere, comunismo o meno. punto. per me l'unico comunismo possibile, quello realmente esistito nella storia, è una cosa abbastanza precisa. se poi tu vuoi chiamare comunismo quello che succede in Cina buon per te, ma non sono d'accordo. così come qualsiasi sinologo o politologo occidentale.
oltretutto riguardo alla questione della democrazia in Cina la mia risposta non è elezioni ora e subito. che sarebbe da irresponsabili e potrebbe causare una tragedia immane visto le peculiarità del paese. al momento non esistono le condizioni necessarie.


riprendendo le illuminanti parole di McGregor autore del fondamentale The Party (2009):


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The gap between the fiction of the Party's rhetoric (China's is a socialist country) and the reality of everyday life grows larger every year. the Party must defend the fiction nonetheless, because it represents the political status quo. "Their ideology is an ideology of power and therefore a defence of power" said Richard Baum (che ho conosciuto e con cui ho parlato, una persona squisita, un grande accademico) a China scholar. The Party's defence of power is also, by extension, a defence of the existing system. State sovereignty, territorial integrity and economic development, the priorities of any state, all are subordinate to the need to keep the Party in power....



1) Il parallelo Monti - Cina era una mia considerazione generale, in cui tu, evidentemenete, ti sei chiamato in causa.
2) Di nuovo, mai parlato di "comunismo" in Cina. Per bocca degli stessi dirigenti del PCC si parla di socialismo di mercato per indicare la struttura economica del paese e "società armoniosa" come obiettivo da raggiungere, ovvero trovare la sintesi tra il socialismo e la tradizione millenaria cinese. D'accordo con te che in oriente la cultura dello stato e della società civile è molto diversa rispetto alla nostra, quindi per loro "dittatura" non significa nulla.
3) Il partito segue la strada del marxismo-leninismo, quindi è ovvio che voglia stare al governo del paese. Un partito con 80 milioni di iscritti, che ha alle spalle Mao, Deng, la lotta di liberazione e tutta la storia cinese dal '49 ad oggi (con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti) è ben legittimato ad essere guida del paese, sono gli stessi cinesi a dare pieno appoggio al PCC. Detto questo ci sono un sacco di problemi nel partito, a partire dalla corruzione.
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Inviato 29 novembre 2011 - 19:24



1) Il parallelo Monti - Cina era una mia considerazione generale, in cui tu, evidentemenete, ti sei chiamato in causa.
2) Di nuovo, mai parlato di "comunismo" in Cina. Per bocca degli stessi dirigenti del PCC si parla di socialismo di mercato per indicare la struttura economica del paese e "società armoniosa" come obiettivo da raggiungere, ovvero trovare la sintesi tra il socialismo e la tradizione millenaria cinese. D'accordo con te che in oriente la cultura dello stato e della società civile è molto diversa rispetto alla nostra, quindi per loro "dittatura" non significa nulla.
3) Il partito segue la strada del marxismo-leninismo, quindi è ovvio che voglia stare al governo del paese. Un partito con 80 milioni di iscritti, che ha alle spalle Mao, Deng, la lotta di liberazione e tutta la storia cinese dal '49 ad oggi (con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti) è ben legittimato ad essere guida del paese, sono gli stessi cinesi a dare pieno appoggio al PCC. Detto questo ci sono un sacco di problemi nel partito, a partire dalla corruzione.


1) vedi, questi sono giochetti retorici stupidini. era ovvio che ti riferivi a me...

2) ancora, come al solito, è un problema di impostazione: società armoniosa, socialismo di mercato ma anche i corrispettivi in politica estera come mondo armonioso, etc. sono "brand" ideologici per giustificare a posteriori la situazione che si è venuta a creare. non ci crede nessuno, nemmeno loro. se ti leggi i documenti originali (fatto e di una noia mortale) ti rendi conto come siano assolutamente contenitori vuoti di qualsiasi reale contenuto, vaghi ed ideologici. poi di che società armoniosa stiamo parlando, di quella con uno dei coefficienti di Gini più alto sulla Terra e che negli ultimi anni è continuato a crescere (considera che di società armoniosa se ne parla già dal 2002-03, o ci mettiamo a fare come gli elettori di Berlusconi con le riforme)?

3) come ti ho detto, penso che il partito usi l'hardware leninista, l'impalcatura ideologica, allo scopo di restare al potere, non a quello di costruire una società socialista. il Partito è legittimato (per modo di dire con più di 3000 episodi di sommossa senza considerare i riots in Xinjiang e Tibet negli anni passati) fino a quando c'è crescita economica generale.

io ho dalla parte mia circa quindici anni di letteratura accademica che concorda partendo dalle frange più vaste, oltre ad una lettura diretta dei documenti ufficiali. tu hai la tua militanza, guarda caso, nel Prc che ti fa vedere il socialismo, o anche soltanto lo sforzo di raggiungere il socialismo, semplicemente dove non esiste.
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#374 HardNheavy

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Inviato 30 novembre 2011 - 07:07

1) Come vuoi, ad egocentrismo comunque stai messo bene.

2) Alcuni documenti ufficiali del partito me li sono letti anch'io e non li ho trovato assolutamente vuoti, ideologici sì. L'ideologia è parte integrante di una società e aiuta a mantenere il potere politico. non è mica una prerogativa cinese, in occidente ogni cosa è riconducibile all'ideologia della classe nazionale dominante. La battaglia ideologica è sempre esistita in una società divisa in classi, bisogna vedere quale classe riesce ad essere egemone, cioè a essere dirigente del paese. Le grandi diseguaglianze sono logica conseguenza di 25 anni di riforme di Deng e delle dimensioni della Cina. Nel piano quinquennale appena avviato c'è il preciso intento di creare un mercato interno, i salari crescono ovunque (anche a ritmi del 20%) e la legislazione del lavoro è appena stata riformata (2008) in modo da dare più tutele e diritti ai lavoratori, specialmente quelli delle multinazionali. Le contraddizioni sono tante, ma la strada è tracciata. Che poi ce la facciano è un altro discorso.

3) Io ti ripeto, l'ideologia marxista-leninista serve a restare al potere, ma non ci vedo nulla di "strano". nello xijnjiang (Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang) la minoranza uiguri gode di molte autonomie e diritti rispetto, ad esempio, agli han (appeno posso posto un breve articolo al riguardo). Dietro il Tibet c'è la peggior storia dell'imperialismo americano, la regione autonoma del tiber è da sempre il tentativo americano ed occidentale di disgregare la Cina (anche qui, appena trovo del materiale lo ri-posto). L'obiettivo è quello dei documenti ufficiali del PCC, poi ognuno li interpreti come vuole, ma ci sono dei fatti da tenere in considerazione. Questi fatti dicono chiaramente che in Cina c'è una sorta di capitalismo di stato, nel senso che lo intendeva Lenin, ovvero il capitalismo (iniziativa economica privata) ausiliare al socialismo (aziende statali, cooperative). Il socialismo non è una cosa astratta o ideale, ma il potere politico dei comunisti più una struttura economica a direzione statale (il comunismo è altro ancora). Il PCC è legittimato finchè sarà in grado di creare progresso in Cina, fin'ora c'è sempre riuscito.

Non so quali sono le tue fonti, ma posso assicurarti che le mie non sono le "scuole di partito" del PRC, anche perchè nel PRC la Cina è purtroppo fin troppo bistrattata. Personalmente ho letto e leggo tutt'ora diversi saggi politici che ho anche postato in questo topic, se scorri le pagine li trovi.
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#375 corrigan

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Inviato 30 novembre 2011 - 11:18

1) come dici tu

2) io questo problema a dialogare con te l'ho già avuto, enormemente, quanto parlavamo di Libia e affini. soprattutto perché invece di rispondere punto per punto alle critiche, le eviti e parti per la tangente.

fondamentalmente io non ho mai negato i progressi della Cina, né mi sono messo a sbraitare sull'assenza di democrazia nel paese. me le hai messe in bocca tu queste parole. io ho criticato nello specifico il fatto di legare i successi della Cina al'ideologia di partito. io ti ho risposto, portando esempi di vari China scholars, che in realtà di comunista a parte la retorica ufficiale e l'organizzazione del partito non c'è nulla, e ha più senso richiamarsi ad altre storie (non comuniste) di successo della storia dell'Asia moderna per spiegare il regime monopartitico al potere adesso.

d'altronde, in nome di Dio, che diamine di partito comunista è un partito che si mette a legiferare sulla reincarnazione dei Lama e si mette a disquisire del corretto metodo di identificazione del Dalai Lama? come lo giustifichi ideologicamente all'interno dell'ortodossia marxista?

citare gli obiettivi futuri dei piani quinquennali ha lo stesso valore che citare i piani di Berlusconi per il ponte di Messina nel 2008. tu parli di società armoniosa, io ti cito il coefficiente di Gini del paese (che tu abilmente dribbli).

3) le tue posizioni su Xinjiang e Tibet sono semplicemente imbarazzanti e da ignorante, o, più realisticamente, in malafede (politica). si potrebbe parlare di sommersione etnica, di omicidio premeditato della cultura e della religione tibetana, di devastazione ambientale, invece di guardare soltanto il lato positivo (che esiste ma ha come prezzo la scomparsa stessa del Tibet e dello Xinjiang per motivi puramente politici), poi a meno che mi parli di complotti imperialisti orditi dagli odiati USA (aka Grande Satana) mi dovresti dare altre spiegazioni delle rivolte se stanno così bene come credono. d'altronde è un errore comune, se parli con un han qualsiasi ti dirà che gli uiguri sono fortunati perché pagano meno tasse e possono fare più figli, che è come dire che gli indiani d'America se la passano alla grande per via dei casinò.
tu poi naturalmente dai per assodato che io sia per l'indipendenza tibetana e naturalmente ti sbagli. Documenti storici alla mano, il Tibet è stato per secoli in condizione di suzerainty con la Cina, quindi il paese, anche per il diritto internazionale, ha diritto alla sovranità sulla TAR. la questione non è l'indipendenza ma i diritti umani.

sulla questione dell'ideologia: l'ideologia marxista-leninista serve a restare al potere, ok, ma il fine non è la costruzione di una società comunista, niet, il fine è solo restare al potere. punto. quindi ecco svuotato di significato tutto il discorsetto sul nuovo sendero luminoso del socialismo in Cina. non esiste.

sulla legittimazione del PCC che ci è sempre riuscito, basterebbe andare a fare un po' di compitini di storia. le rivolte di piazza Tianan'men nascono da una carenza di legittimità del PCC, che alla fine degli anni ottanta fece alcuni gravi errori nella gestione delle riforme e provocò una forte crisi economica, con inflazione devastante, che esacerbò buona parte della popolazione già esausta per i numerosi casi di corruzione. il tuo PCC che ci è sempre riuscito, ci riuscì così bene che uccise qualche migliaio di persone. dopo il bagno di sangue, permise ad una fascia della popolazione di arricchirsi selvaggiamente e senza scrupoli (in scenari da capitalismo Vittoriano) fondando il patto di sangue (soldi per abdicazione alla politica) che è alla base dell'odierna "legittimazione" cinese. che da un punto di vista ideologico si è dovuta sforzare in capriole intellettuali quali la teoria delle "tre rappresentatività" in cui si afferma che il Partito ha inglobato le avanguardie più "dinamiche" della società cinese. con questa teoria praticamente sparisce il concetto di nemico di classe. poi ancora andiamo a parlare in giro di successi del socialismo in Cina...

sentire sproloquiare di società armoniosa e obiettivi dei piani quinquennali e socialismo quando chiunque abbia vissuto nella Mainland anche solo per qualche mese (chiedi a Bosforo) ti può parlare della qualità di vita effettiva, dell'aggressività e della spietatezza (materiale e morale) della vita quotidiana nel paese, mi intristisce enormemente

detto questo, dialogare con te è sempre molto interessante per circa tre post, poi emerge la tua volontà superoministica di avere l'ultima parola (nonché di farmi dire cose che non penso vedi indipendenza del Tibet o democrazia subito nella RPC) e sinceramente mi stanco pure.

col massimo dello sforzo, e della comprensione, nonostante il tuo approccio mi faccia repulsione e mi faccia imbestialire, mi rendo conto che in questo tipo di dialogo c'è anche un problema di impostazione. io parlo ad esempio di diritti umani. tu puoi benissimo rispondere con una interpretazione marxista dei del concetto di diritti umani, che può anche essere efficace retoricamente, soprattutto come risposta immediata in un forum. a quel punto ci si trova su due piani differenti ed è impossibile dialogare. che è un po' il motivo per cui mi fermo qui e non replicherò al prossimo post.
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#376 HardNheavy

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Inviato 30 novembre 2011 - 16:07

Non riesco a capire "l'ansia" con cui scrivi certi post, mettendo le mani avanti e soprattutto mettendomi in bocca cose che non ho detto. Quantomeno vedo che abbiamo un punto di convergenza: l'indipendenza del Tibet è una panzanata per motivi storici prima ancora che politici. Solo una precisazione, non ho "dribblato" la questione dell'inidicatore Gini, ma ho affermato che le diseguaglianze presenti in Cina sono logica conseguenza delle riforme di Deng e dell'immensità geografica della Cina. Io credo che le riforme di Deng siano state assolutamente giuste ed hanno permesso alla Cina di non implodere come l'URSS, ovviamente ci sono delle controindicazioni a cui stanno cercando di rimediare.

Al riguardo consiglio l'articolo de "il sole 24 ore": La guerra cinese alla diseguaglianza: http://forumsinistra...ighlight=cinese

Sul PCC, potere ed ideologia mi sembra di essermi spiegato, ma pare che tu non abbia capito. Sicuramente è colpa mia che mi esprimo male, non ci ritorno più. Dico solo che la teoria della burocrazia partitica autoreferenziale che opprime il popolo, a prescindere dal caso cinese, è una storiella fantasiosa tanto quanto il complotto ebraico mondiale. Stessa cosa sul socialismo di mercato, mi sembra di parlare al vento. La "società armoniosa" è l'obiettivo da raggiungere nel medio-lungo periodo, non domani mattina, il socialismo di mercato è il modo in cui raggiungerla. Ovviamente ci sono un sacco di contraddizioni, nel partito e nel paese, quindi non è affatto detto che riescano a farcela.

Mi permetto, al riguardo, di postare questo saggio breve: Il pianeta Cina: http://www.lernesto....DArticolo=18638

Su Tibet, Xinjiang, 1989 e diritti umani (ovviamente c'è sempre qualcuno che ha più diritto di altri ad essere "liberato") non ho proprio voglia di discutere, rimando ad articoli già proposti su questo topic:

Il Tibet, l'imperialismo e la lotta tra progresso e reazione: http://domenicolosur...1.blogspot.com/
Che succede nello Xinjiang?: http://domenicolosur...o-xinjiang.html
Tienanmen 20 anni dopo: http://www.domenicol...n.blogspot.com/
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#377 HardNheavy

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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:01

Wikileaks: no bloodshed inside Tiananmen Square, cables claim

Secret cables from the United States embassy in Beijing have shown there was no bloodshed inside Tiananmen Square when China put down student pro-democracy demonstrations 22 years ago.

http://www.telegraph...bles-claim.html
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#378 corrigan

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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:16

al di là del fatto che 10 morti o 10000 morti cambia nulla da un certo punto di vista cmq, continuando a leggere l'articolo al di là del titolo:

In 2009, James Miles, who was the BBC correspondent in Beijing at the time, admitted that he had "conveyed the wrong impression" and that "there was no massacre on Tiananmen Square. Protesters who were still in the square when the army reached it were allowed to leave after negotiations with martial law troops [ ...] There was no Tiananmen Square massacre, but there was a Beijing massacre".

Instead, the fiercest fighting took place at Muxidi, around three miles west of the square, where thousands of people had gathered spontaneously on the night of June 3 to halt the advance of the army.

poi, intervista a Charlie Cole, autore della famosa foto del Tank Man:


While hurrying through the lobby, I ran into my friend Stuart Franklin, a Magnum photographer on assignment for Time magazine. Stuart had a room at the hotel on about the eighth floor, and from the balcony we had a pretty good look at what was happening.

By this time there was a fair amount of automatic weapons fire and I could see people with carts carrying wounded and dead running down the avenue trying to get the wounded to the hospital.

I counted 64 wounded or killed in a short span of time then stopped counting. Stuart and I tried to shoot with the available street light, but it yielded very little.



On nearly every rooftop, including our own, we could see PSB agents with binoculars and radios trying to get control of the area. About noon, we heard the APCs start up and begin to leave the square. In order to clear Changan Avenue some of the machine-gunners opened up on the crowd, people fled again in panic.

Where there had been hundreds of people just moments before, were only deserted bicycles and burned-out buses.
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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:31

Sì, praticamente il giornalista della BBC dice che il "massacro" non fu in piazza Tiananmen, ma nelle vie "periferiche". Ora, che dica dopo 20 anni "oh, mi sono sbagliato, in piazza non successe niente, ma però nel resto di Pechino sì" mi suona quantomeno strano, sicuramente fa capire il livello professionale del giornalista.

Comunque che la rivolta fu democratica o addiritturan socialista è un mito da sfatare. Per esempio Liu Xiaobo, leader del movimento di 20 anni fa, ha recentemente dichiarato che per la Cina servirebbero 300 anni di colonialismo occidentale per potersi sviluppare. Erano studenti di chiara matrice liberale a là Reagan, quindi con idee bel lontane dall'essere democratiche o socialiste.
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#380 corrigan

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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:41

. Erano studenti di chiara matrice liberale a là Reagan, quindi con idee bel lontane dall'essere democratiche o socialiste.


ok, a parte l'I WANT TO BELIEVE che nemmeno Mulder alla nona stagione di X Files della prima parte del tuo intervento... asd
mi dici come si sarebbero formati nella Cina degli anni Ottanta decine di migliaia (i numeri sono quelli non si scappa) di studenti di chiara matrice liberale a là* Reagan? hai una vaga idea del sistema educativo cinese del periodo, o erano tutti exchange students dalla Ivy League?

*è francese: à la
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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:43

No, semplicemente vedo quale fine hanno fatto i vari leaders di quel movimento.
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#382 corrigan

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Inviato 05 dicembre 2011 - 17:46

ti dovevano mettere al Ministero della Semplificazione, Hard, altro che Calderoli... ;)
cmq, sono le due di notte passate qui. domani ti dico come la penso sulla questione dei leader (se ti interessa)
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#383 corrigan

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Inviato 06 dicembre 2011 - 07:31

e quindi:
il problema è questo, sì molti leader del movimento si sono rifugiati in Occidente. ma è normale, avrebbero rischiato la morte o anni di laogai restando in Cina. come altri. in seguito, alcuni di loro, sono stati co-optati dai vari thinktanks e movimenti prodemocratici in America. Quello che credo sia sbagliato sia imputare una qualunque istanza liberista-reaganiana-anticinese alle proteste.

quest'articolo del Guardian è molto interessante per avere una panoramica dei leader del movimento adesso:
http://www.guardian....y-china-protest
per me è illuminante soprattutto l'intervento di Chen Ziming, uno dei leader del movimento che risiede tuttora a Beijing:

"[The student leaders] were naive. They didn't really believe the communist party could shoot them or put them in prison ... Sadly, because there's no article about 6/4 [the date of the crackdown] allowed on the net, no publication about it, students of this generation possibly could make the same mistakes."

alla fine degli anni Ottanta oltre a gravissimi problemi nella gestione delle riforme, c'era anche uno spazio di espressione politica di gran lunga superiore a quello attuale sotto l'amministrazione Hu-Wen. gli studenti fecero lo stesso errore che gli intellettuali fecero ai tempi del movimento dei cento fiori: si fidarono. gli studenti del Partito, gli intellettuali di Mao. e vennero uccisi, perseguiti e mandati in galera per decenni. ma questa fiducia è un'indicazione che il movimento non voleva trasformare la Cina in una succursale di Washington, voleva "migliorare" e "democratizzare" il paese all'interno del sistema comunista. che poi queste idee e questi ideali fossero sfocati, non delineati e da alcuni strumentalizzati è un altro paio di maniche. lo stesso si potrebbe dire di Occupy Wall Strett ad esempio.

La mia impressione è che non ci sia stato alcun movimento eterodiretto o ispirato da reaganismo, ma le cause delle proteste dell'89 furono tutte endogene. successivamente i leader (o meglio una parte) del movimento sono stati cooptati in Occidente. Anche perché l'altra scelta era rimanere in Cina a lavorare nei laogai.

Un ultimo appunto, sulla questione precedente. se parliamo delle riforme di Deng il giudizio non può che essere positivo. meglio una situazione come quella della Cina attuale che quella parvenza disgustosa di democrazia che hanno in Russia.

il vero problema è riconoscere che l'era "delle riforme e dell'apertura" (gaige kaifang) è una fase sì transitoria,ma della quale in realtà non si conosce bene la meta della transizione. per legittimità storica e politica il CCP è costretto a presentarla come una fase preparatoria di costruzione del socialismo, ma mi sembra ben chiaro che i semi di ciò che è stato piantato in questi trent'anni non potranno mai germogliare in una vera società "socialista" o in un futuro prossimo "comunista".

La Cina è ormai il "perno" del sistema mercato mondiale, e preme disperatamente per avere lo status di "economia di mercato" (adesso ha un fei shichang jingjiti diwei) da parte di EU e USA. Dalla rete di istituzioni multilaterali non se ne esce. La Cina non potrà mai dire un giorno "bella ragazzi, missione compiuta. adesso dovete sloggiare perché dobbiamo costruire il comunismo". nessuno lo crede, nemmeno a Zhongnanhai, semplicemente perché il mondo è cambiato e non si può paragonare tutto questo processo alla NEP di Lenin.
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#384 corrigan

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Inviato 20 dicembre 2011 - 12:09

Oltre l'articolo in sé, sono voci che cominciano ad affiorare in maniera sempre più allarmante, e cosa più importante cominciano ad affiorare da fonti cinesi (direttori di banche, analisti). Articoli di questo tipo li ho letti pure qualche volta sul South China Morning Post (il quotidiano in inglese di HK).
Goldman Sachs ha fondamentalmente detto che non c'è da preoccuparsi. Ne parlavo al riguardo con un mio amico australiano che lavora in una law firm con svariate corporate bank il quale mi diceva che sono abbastanza "biased" per via degli enormi interessi che hanno in Cina e di conseguenza non sono affidabili.
Non sono un esperto di economia, ma da quello che ho potuto studiare al riguardo (i libri di Lemoine e Chiarlone-Amighini) sembra che possa venire al pettine alcuni dei nodi cruciali che non sono mai stati risolti dal CCP in questi decenni, tra cui anche l'enorme mole di non performable loans sul groppone delle banche cinesi.
Vivendo in Cina, e avendo a cuore questo paese (ma no, non lo amo), spero che non si arrivi a situazioni drammatiche. Anche perché una crisi economica andrebbe a scuotere alle fondamenta il patto sociale vigente nel paese tra Partito e fasce sociali più avanzate. Credo che a quel punto il prezzo da pagare (in sangue) potrebbe essere elevato.
Le rivolte di Wukan inoltre http://www.asianews....fame-23490.html, sono la prova che il vero problema politico e sociale e l'inesistenza di un effettivo sistema di rule of law nel paese, e soprattutto nella provincia. Timothy Cheek e altri sinologi hanno sottolineato come questi problemi vengono ancora percepiti dalla popolazione seconda una distinzione tra zhengfu (tradotto solitamente in italiano come "governo", il governo di Pechino, buono e compassionevole) e guojia ("stato", i vari governi provinciali corrotti). Naturalmente le responsabilità di Pechino sono evidenti, ma tra propaganda (Nonno Wen Jiabao) e opportunismo si è continuato a non voler ammettere le responsabilità a monte dei capi di Zhongnanhai riguardo questa situazione.

qui l'articolo sulle prospettive dell'economia cinese. scusate se il post è un po' troppo lungo.

http://shanghaiist.c...or_downfall.php

Is China's credit bubble going to set off a global financial meltdown?

China is about to face a challenging upcoming year amid lingering fears concerning a global financial meltdown. Declining property prices and a severe trade situation are raising serious concerns regarding the economic stability of the backbone of the world economy. According to Yu Bin, director general for the ruling State Council's research center, China is facing the end of the period of high economic growth.


"China had been growing at high speed for three decades, but China's fundamentals are changing, including demography and the demand and supply of labor. What we need is moderate and reasonable economic growth.''

As the demand for exports from the US and Europe will fall significantly, China is likely to face a severe trade situation in the first two quarters of 2012, with the outlook for rest of the year still obscure.

One of the most pessimistic predictions regarding China's economic outlook comes from the investment bank Nomura International, which is based in Hong Kong. China's economic growth is predicted to decline to 7.9 percent in 2012.

The last time that China had an economic growth rate below 8 percent was reportedly in 1998 when the financial crisis hit Asia-Pacific, but the 8 percent mark is considered the minimum growth rate needed to create enough jobs to keep up with a growing urban population.

While there is a divided ideology in Western countries over whether or not to cut spending during a recession, China took a blow for the world economy by going on a spending frenzy after the collapse of Lehman Brothers in 2008.

But now China is on the verge of a possible housing bubble, with symptoms looking very similar to the ones we have witnessed in the US. Banks have loaned out billions on property investments, but property prices have fallen 20 per cent this year, fostering lingering fears that China's credit bubble has burst and the world's second-largest economy might be spinning out of control.

Albert Edwards from Societe Generale:

"Investors are massively underestimating the risk of a hard-landing in China, and indeed other BRICS (Brazil, Russia, India, China)... a 'bloody ridiculous investment concept' in my view.

The BRICs are falling like bricks and the crises are home-blown, caused by their own boom-bust credit cycles. Industrial production is already falling in India, and Brazil will soon follow."


As Europe faces an enormous sovereign debt crisis, local governments in China are also in desperate need of credit. Bad investments have been piling up huge debt, forcing Chinese regulators earlier this year to shift 2-3 trillion yuan in local debt. The action undertaken by credit-rich Beijing is seen by many analysts as a major risk to the economy.

In June Chinese billionaire Jin Libin set himself on fire to escape his creditors, one example of a possible credit bubble in the underground circuit. With 1.23 billion yuan in debt, Jin owed his creditor eight times more than he owed the banks.

Beyond declining property prices and sales, stocks from the Shanghai Index have fallen 30% since last May. The Hang Seng China Enterprises index, which tracks the equity market performance of major mainland companies listed in Hong Kong, was the worst performing equity market in Asia after declining 26% this year.

Foreign investment into China is fading for the first time in more than two years, as the business circumstances are thriving far less than before.

As Europe faces recession due to its sovereign debts crisis, and the US suffers poor economic growth and a high unemployment rate, both will have their eyes on China's upcoming performance as both economic andpolitical tension will likely continue to rise in in the next few years.

As always, many are looking for comparisons in order to get a possible handle on where we're headed. Is China's current situation comparable to that of the US in 2007 or the Japan in the 1980s? Paul Krugman in the New York Times:
[indent=1]After all, I remember very well getting similar assurances about Japan in the 1980s, where the brilliant bureaucrats at the Ministry of Finance supposedly had everything under control. And later, there were assurances that America would never, ever, repeat the mistakes that led to Japan's lost decade -- when we are, in reality, doing even worse than Japan did....
I hope that I'm being needlessly alarmist here. But it's impossible not to be worried: China's story just sounds too much like the crack-ups we've already seen elsewhere. And a world economy already suffering from the mess in Europe really, really doesn't need a new epicenter of crisis.



Take into consideration however that predicting China's economic future is not as facile as it sounds, and comes with many problems along the road. The Wall Street Journal elaborates:
[indent=1]Take 2012. A recession in Europe would certainly dent demand in China’s trade partners, and rising wages will eat into competitiveness. But if China continues to take a bigger share of global markets, that will cushion the blow from fading demand and competitiveness. The overall impact is difficult to predict.
So should we treat China forecasts with a greater degree of skepticism than we do those for mature economies? According to Mr. Kuijs, the answer is yes and no: “On the one hand, the uncertainty about the numbers is greater” he said. “On the other, China’s government feels very strongly about growth and tends to have the policy leeway to target it. So if growth weakens strongly the government can be relied on to provide stimulus to get growth back up.”
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#385 corrigan

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Inviato 23 dicembre 2011 - 15:13

un altro articolo interessante su FP sulla crescente tensione sociale in Cina.

...This, of course, runs counter to the optimistic, popular fairy tale of China over the past 30 years, duly promoted by the ruling Communist Party, that a rising tide and roaring economy inevitably lifts all boats; that the future will be better, materially, than the past; that hard work will get you ahead; and that education is the great leveler. Call it the Chinese dream.

"Well, that used to be true, pretty much -- but not now," reflects Qiao Mu, a professor at Beijing Foreign Studies University. "Take myself. I was born in 1970 into a poor family in west China. There wasn't yet a large class of rich people in China, so the opportunities were more open. At that time, I could depend on my hard work and study to advance. I could change my position in society." But today, he says, sighing deeply, "It's much more difficult for these young guys, my students. You have to rely on your background, and those who already have connections and wealth help themselves and their children.… The condition is getting worse, not better."

Or, as my friend, the struggling reporter, put it: "People no longer believe you can win by working hard and honestly in China.

http://www.foreignpo..._dream?page=0,0

Messaggio modificato da corrigan il 23 dicembre 2011 - 15:13

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#386 corrigan

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Inviato 31 dicembre 2011 - 01:44

and more:
http://www.foreignpo...dition?page=0,0
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#387 Giovanni Drogo

    Non lo so

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Inviato 13 gennaio 2012 - 09:56

Xbox 360, impianto Foxconn: suicidio di massa scampato
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Statisticamente parlando, non lo so.


#388 bosforo

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Inviato 18 gennaio 2012 - 14:17

Intervista interessante sul porno in Cina. Una cosa che ho notato è che i cinesi sono un popolo estremamente asessuale, qui se ne parla un po' e si cerca di spiegarlo

http://globalvoiceso...f-peoples-porn/
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#389 debaser

    utente stocazzo

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Inviato 18 gennaio 2012 - 14:40

Intervista interessante sul porno in Cina. Una cosa che ho notato è che i cinesi sono un popolo estremamente asessuale, qui se ne parla un po' e si cerca di spiegarlo

http://globalvoiceso...f-peoples-porn/


Per la mia esperienza lo sono decisamente, non entro nei dettagli.
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#390 tabache

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Inviato 15 febbraio 2012 - 10:29

http://www.eilmensil...ione-gia-visto/
Tibet, Occidente e soldi cinesi: un copione già visto

Immagine inserita

14 febbraio 2012Immagine inserita


[/left]

Gabriele Battaglia
Mentre monaci tibetani continuano a darsi fuoco, il futuro leader cinese Xi Jinping incontra Barack Obama a Washington e il premier Wen Jiabao, a Pechino, fa una conferenza stampa congiunta con la delegazione Ue capitanata da Barroso e VanRompuy. Tutto in contemporanea o a distanza di poche ore.
Grazie a Twitter (vietato in Cina, ma si sa…), seguiamo in diretta la conferenza stampa di Pechino. A una domanda di qualche giornalista occidentale sul Tibet, Wen Jiabao risponde: “Il Tibet è parte inseparabile della Cina, i tibetani sono fratelli e sono parte della famiglia del nostro Paese. Il governo ha investito per lo sviluppo del Tibet, e noi rispettiamo le tradizioni tibetane. Qualsiasi tentativo di strumentalizzare le iniziative di piccoli gruppi di monaci non fa l’interesse del Tibet”.
Poco prima, a un’altra domanda il premier aveva risposto: “La Cina vuole portare dialogo anche sulle questioni di sicurezza internazionale. Questo dialogo deve essere basato sul rispetto reciproco in tutti i campi, inclusi i diritti umani”. Tradotto: noi non prendiamo lezioni da nessuno.
Nulla di nuovo. Risposte scontate a domande scontate.
L’impressione, ancora una volta, è che l’Europa agiti a comando la questione tibetana – e più in generale quella dei diritti umani – per puntare altrove, al portafoglio cinese, in una strategia del resto condivisa con l’alleato statunitense.
E loro, i cinesi? Loro, semplicemente, parlano d’altro. Le domande della stampa locale a Wen e Barroso riguardano l’economia e indagano la solidità del sistema Europa dove la Cina, bontà sua, si riserva di decidere se intende investire.
E così, sia Barroso sia VanRompuy fanno gli equilibristi sul filo, perché è difficile presentarsi in casa d’altri con il cestino delle offerte e poi far loro la lezioncina sui diritti umani. Ammirevole comunque l’arte retorica esibita dal presidente della Commissione europea: “È vero che ci sono proteste in molti Stati europei. È normale negli Stati in cui la gente ha il diritto di protestare. Le proteste accadono a causa della situazione economica: i cittadini sentono il peso di quella che è stata una politica finanziaria irresponsabile”.
Nel frattempo ad Aba, un’area tibetana del Sichuan, il monaco diciannovenne Lobsang Gyatso si è dato fuoco ieri. È stato prima salvato e poi percosso dalle forze di sicurezza, così almeno recitano le agenzie. Due giorni prima ci aveva provato Tenzin Choedron, una monaca diciottenne del convento di Mamae, sempre in Sichuan: anche lei è stata “salvata” in tempo. Siamo ormai a 23 tentativi di autoimmolazione nell’ultimo anno – dicono fonti tibetane all’estero – di cui 7 negli ultimi dieci giorni e 13 andati a buon fine. Secondo un reportage del Guardian la stessa comunità tibetana sarebbe divisa sul tema delle immolazioni e più che l’”indipendenza” o il ritorno del Dalai Lama, la violenza autoinflitta sarebbe una protesta contro i percorsi di rieducazione – a cui i monaci più riottosi sono sottoposti – e la “sinizzazione forzata”: quel “genocidio culturale” a cui fece riferimento lo stesso Dalai Lama qualche anno fa.
Oggi non ci attendiamo grandi novità dal “San Valentino” tra Obama e Xi, che al suo arrivo a Washington è stato accolto da uno striscione esibito dagli esuli tibetani: “Xi Jinping, il Tibet sarà libero”. Tutto come da copione.
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#391 Moreno Saporito

    burzumaniaco

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Inviato 15 febbraio 2012 - 11:34

Una cosa che ho notato è che i cinesi sono un popolo estremamente asessuale,



vecchio lupo veneto!
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#392 corrigan

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Inviato 25 febbraio 2012 - 22:58

cmq complimenti al blog "Visions of China" di Bosfy. scritto benissimo e assolutamente veritiero nel descrivere la vita quotidiana in Cina e i cinesi dal "nostro" punto di vista. thumbs up.

qua ad HK la situazione è abbastanza differente, anche se sempre di cinesi parliamo. ma sono troppo pigro per scriverne in profondità come hai fatto tu asd
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#393 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 23 marzo 2012 - 10:15

Sarebbe il minimo porre fine a questa pratica massimamente barbara, se possibile ancor più della pena di morte stessa. Speriamo che sia vero:

http://www.repubblic...55/?ref=HREC1-4
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#394 corrigan

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Inviato 23 marzo 2012 - 11:08

non so che clamore ha avuto in Italia o se non ne ha avuto affatto, ma una decina di giorni fa è stato messo fuori dai giochi Bo Xilai, potente sindaco "rosso" della municipalità di Chongqing (municipalità sto par de palle, ci sono più 30 milioni di persone!, anche se quello è il termine ufficiale). Wen Jiabao lo ha condannato severamente ricordando coem non si può tornare indietro e abbandonare il percorso delle riforme.
poi, kazaam:
http://www.washingto...ring-436080940/
4 giorni fa cominciano a circolare in rete (su Weibo e dopo su network dissidenti) voci di movimenti militari inusuali nella notte a Pechino. C'è chi parla addirittura di un tentato coup, o forse più realisticamente di una prova di forza da parte di una delle due "fazioni" all'interno del PCC.

anche se fosse soltanto una sorta di show off si tratterebbe comunque di una novità assoluta rispetto al record delle due precedenti transizioni di potere (da Deng Xiaoping a Jiang Zemin e da Jiang a Hu Jintao ),
d'altronde sembra evidente che l'amministrazione Hu-Wen abbia usufruito del lungo momentum delle riforme, mentre la prossima Generazione dovrà affrontare nei prossimi 8 anni sfide più complesse, e la posta in gioco in un certo senso si è fatta più alta.
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#395 HardNheavy

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Inviato 24 marzo 2012 - 11:02

Cina. Scontro durissimo sul caso Bo Xilai

Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore e dal Corriere della Sera (che oggi parla addirittura di rischio colpo di stato) il caso di Bo Xilai continua a produrre ripercussioni all’interno del Pcc. I giornali riferiscono voci di corridoio secondo cui sarebbe in atto un duro scontro all’interno del comitato permanente tra il premier Wen Jiabao ed altri membri del politburo sul destino di Bo Xilai. Un tentativo di elaborare una geografia politica delle posizioni.
Sostanzialmente negando i tentativi di lettura dei giorni scorsi di certa stampa mainstream sulla geografia politica interna del Pcc, che vedeva contrapposti le presunte fazioni dei “principini” dai natali illustri, a quella dei funzionari che hanno fatto carriera interna al partito, i cosiddetti tecnocrati, Francesco Sisci sul Sole 24 Ore riporta il modello ad una più tradizionale e credibile divisione tra un ala destra e un’ala sinistra.
La prima sarebbe quella più favorevole alle riforme politico economiche nell’accezione occidentale del termine, la seconda, quella “conservatrice”(secondo la definizione di Sisci), sarebbe invece più legata ad una visione populista-maoista della società cinese e sarebbe cresciuta in peso ed importanza in questi anni ponendo l’accento sulla necessità di colmare le disuguaglianze sociali prodotte in trent’anni di politica di Riforma e Apertura.
Sarebbe dunque un modello che vede confrontarsi un’ala riformista-social liberista ad una conservatrice populista-neomaoista.
Senza alcun timore di fornire modelli interpretativi in qualche modo utili alla propaganda e ai sistemi d’informazione occidentali(i quali dispongono i ben altri mezzi di quelli forniti dalla stampa sinologica internazionale)in questa “guerra civile globale” scatenata dall’amministrazione democratica americana, nel tentativo di rovesciare, facendo leva sulle contraddizioni interne, i governi e i sistemi politici in qualche modo non allineati come quelli di Cina, Russia, Siria, Iran, Corea del Nord, ecc…che sta diventando ormai il paradigma della fase attuale, possiamo azzardare l’ipotesi che Sisci, uomo di reale esperienza nel campo, ci abbia sostanzialmente azzeccato, ma solo in parte.
Nel senso che questa sorta di divisione in due ali del dibattito interno al Pcc non tiene conto del diverso peso che queste posizioni rappresentano nelle loro varie sfumature e sottocategorie, e dunque rischia di fornire un’immagine eccessivamente semplificata del panorama politico intrapartitico.
D’altronde uno degli aspetti più difficilmente intellegibili dell’universo Cina è proprio questo. Un po’ come un tempo si parlava di “cremlinologia”, anche per intendere la difficoltà interpretativa dei fenomeni interni al Pcus, oggi si potrebbe parlare di “Zhong Nan Hai –logia”, per intendere lo studio (che prende il nome dal quartier generale del Pcc a Pechino) delle varie posizioni interne al Partito, altrettanto se non più complesse da leggere di quelle sovietiche, se non altro per quelli che sono, fortunatamente, ancor oggi standard di segretezza interni molto elevati.
Di conseguenza, nell’integrare il modello proposto da Sisci e non solo, si procede per ipotesi e tentativi, in ogni modo prodotti da una serie di deduzioni tutte da verificare. Una conferma viene oggi dal Corriere della Sera che addirittura evoca uno scenario da colpo di stato in Cina.
L’idea è quella per cui, già a partire dal 1978, Deng Xiaoping, per controbilanciare il peso della sinistra interna più estrema, si sia appoggiato all’ala destra fornendole un peso specifico di governo e soprattutto di gestione economica superiore a quello che era il peso interno del cosiddetto “gruppo o cricca” di Shangai stesso che la rappresentava. Questa gestione è durata per i mandati di Jiang Zemin dal post 1989 fino al 2002. In quell’anno congressuale infatti sale alla leadership Hu Jintao, che seppur scelto da Deng non ha mai fatto mistero di avere come base d’appoggio la lega della gioventù comunista, tradizionalmente schierata su posizioni più di sinistra, e di godere di grande simpatia in tutti i settori contadini che ancor oggi rappresentano una base fondamentale degli iscritti al Partito.
E in quel periodo vi fu uno scontro molto duro tra Jiang Zemin, che voleva mantenere probabilmente ancora a lungo un certo potere tramite il controllo della commissione militare centrale, e Hu Jintao stesso, che non voleva un ruolo così condizionato, facendosi forte anche dell’essere stato designato direttamente da Deng, che si è riflesso politicamente nella contrapposizione ideologica dei cosiddetti “tre principi del popolo” sintetizzati da Hu Jintao, in opposizione alle più scivolose, ideologicamente, “tre rappresentanze”concepite da Jiang Zemin, che potevano sembrare una giustificazione ideologica dello sdoganamento dei capitalisti in seno al Partito.
Le polemiche furono per nulla velate, con i richiami di Hu Jintao ai discorsi di Deng di fine mandato, quando si scagliava contro le gerontocrazie di Partito che volevano rimanere al potere in età avanzate e anche oltre la fine del mandato, riferite in questo caso da Hu alle pretese di Jiang di controllo della commissione militare centrale per un periodo troppo lungo.
Da allora, nel silenzio della stampa occidentale, anche di sinistra, la Cina di Hu Jintao, nelle politiche intraprese e nello stile di governo, è stata protagonista di una svolta molto più “di sinistra”, a partire dalle politiche sociali.
I dati sono facilmente reperibili, come quelli sull’aumento della spesa sociale che doveva servire tra l’altro all’espansione della domanda interna per bilanciare la crescita, al megapiano di spesa pubblica indirizzato all’indomani della crisi mondiale ad assicurare una domanda stabile alle maggiori imprese statali, al piano di edilizia popolare, solo per fare alcuni esempi.
In questo senso, interrompendo uno strapotere della destra interno al Partito giustificato più dalle dimostrate abilità di gestione economica che non da un peso specifico interno, Hu Jintao ha inaugurato una stagione durata dieci anni in cui l’ala da lui rappresentata, di Centrosinistra populista, potremmo dire, con l’esclusione dell’ala maoista più estrema sintetizzata da Bo Xilai, ha mantenuto un ruolo di supervisione politica tramite la carica di Presidente, e ha lasciato ai rappresentanti dell’ala più moderata un peso ancora importante nella gestione economica, tramite la carica di premier di Wen, pur non rinunciando ad inserire nuove misure più popolari nei piani quinquennali di programmazione economica.
Non a caso Nunziante Mastrolia, analista di studi internazionali presso il Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa Italiana(Cemiss), in una recente intervista “di gruppo” rilasciata al portale agichina24, sostiene che le misure adottate da Bo Xilai a Chongqing non si differenziavano molto dalle misure adottate e da quelle caldeggiate da parte del governo centrale, e rispetto a uno scontro tra modelli, quello di Chongqing contro quello più liberista del Guangdong, ritiene che quello in atto sia più che altro riconducibile ad uno scontro tra persone sul caso individuale di Bo e quello Wang Lijun. A conferma della visione qui proposta, afferma che l’attuale scontro potrebbe significare che i riformisti stanno alzando la testa, come se con Hu Jintao si trovassero già in una posizione di difficoltà, che poi corrisponde a quanto indichiamo come chiave interpretativa.
Che poi questo caso apra contraddizioni di indubbia natura politica su quelle che saranno le scelte economico sociali fondamentali della prossima decade è altrettanto indubbio, ma la stampa occidentale tende sicuramente ad esagerare le divisioni in seno al gruppo dirigente per facilitare l’inserimento anche in Cina quella strategia del “cuneo”, che su scala enormemente più ridotta ha portato dei risultati in Libia, Afghanistan, Iraq e sulla quale l’Occidente sta investendo in Siria. E tuttavia per ora, se non altro per intelligenza, l’ala destra più favorevole a riforme politiche in senso occidentale non si presta a tali giochi. Anche il recente rapporto della Banca Mondiale che chiede esplicitamente al governo cinese di procedere con una privatizzazione di massa dell’economia statale e pubblica, cedendola ai privati, pare fortunatamente non aver avuto una grande eco nel Paese né essere stato preso nella benché minima considerazione dalla maggioranza della leadership cinese.
Per ora la composita ala destra del Partito, che solo in parte ha trovato un riferimento nel premier Wen Jiabao e nel suo continuo richiamo alla riforma politica piuttosto che ad un gruppo o cricca cittadina come quello di Shangai contro cui si scagliava a suo tempo Hu Jintao, appare in grande difficoltà e l’illusione che Wen abbia richiesto e ottenuto la testa di Bo Xilai a nostro avviso è appunto solo un’illusione. Evidentemente l’ala di Hu è stata decisiva nella destituzione di Bo, più per ragioni di opportunità che cozzavano contro la figura di Bo, citato in giudizio, per quanto può valere, 14 volte in 13 paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Australia e Spagna con accuse come omicidio, tortura, genocidio e crimini contro l’umanità, e criticato per gli “eccessi” della sua campagna che avrebbe coinvolto imprenditori cinesi torturati con tanto di interviste sul New York Times, e contro i suoi eccessi da folklore maoista, canti rivoluzionari e quant’altro è stato sempre associato alla Rivoluzione Culturale, fantasma sempre evocato dalla destra del Partito per attaccare il centrosinistra e la sinistra estrema del Partito.
Sarebbe quindi più una motivazione dettata dalla scomodità del personaggio che un elemento di lotta politica, finora.
E probabilmente lo scontro di cui parla Sisci tra un isolato Wen Jiabao ed altri membri del Politburo ha come oggetto, oltre che il destino politico di Bo, il fatto che magari Wen abbia tentato di trasformare la destituzione di un singolo in una più vasta campagna contro l’ala sinistra del Partito, con una sorta di meccanismo di “Rivoluzione culturale al contrario”, e che questo tentativo sia stato stoppato insieme dall’ala di Hu e quella dei fedeli di Bo.
Ovviamente come dicevamo all’inizio queste sono solo ipotesi.

http://www.contropia...l-caso-bo-xilai
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#396 bosforo

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Inviato 26 marzo 2012 - 03:26

Lo zoo secondo i cinesi.

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:facepalm:
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#397 corrigan

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Inviato 28 marzo 2012 - 11:01

vieni ad Ocean Park qui a HK (la Cina vera senza i comunisti demmerda asd ) [<- dotta analisi sociopolitica]
è bellissimo
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#398 corrigan

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Inviato 30 marzo 2012 - 03:39

The ouster of Chongqing boss Bo Xilai was 30 years in the making -- a long, sordid tale of elite families and factions vying for the soul of the Chinese Communist Party.

http://www.foreignpo...jiabao?page=0,0
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#399 bosforo

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Inviato 09 aprile 2012 - 13:47

Il testo e' in russo e non lo capisco, vabbe', pero' le immagini sono inquietanti/interessanti. E' una ''sepoltura'' tibetana, portano il corpo di un morto in mezzo alle montagne, lo legano e aspettano che gli avvoltoi facciano il loro lavoro, infine sbriciolano le ossa spolpate.

(non adatto ai deboli di cuore) http://interest-plan...g/Asia/700.html
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#400 corrigan

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Inviato 09 aprile 2012 - 14:19

esatto, ne avevo letto per l'esame di tibetologia alla triennale, si chiama "funerale del cielo",
in un certo senso, una figata
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 





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