1. la definizione di tradimento presente in molti stati democratici, da chi mira a difenderlo, lo stato? è una definizione fumosa e applicabile arbitrariamente.
Ma chi è stato messo dentro in Italia per tradimento?
Dove stanno quelli messi dentro per tradimento, in un carcere o in un campo di lavoro dove si spaccano la schiena, mangiano poco e le prendono da mattina a sera?
Come si può equiparare queste situazioni in un pentolone indefinito e senza senso che mira solo al mitico mal comune mezzo gaudio?
Il tradimento è un reato normale, è come viene usato e punito che è diametralmente opposto. Nei paesi socialisti era usato in maniera del tutto arbitraria per reprimere il popolo spesso nella sua parte più convinta, o credi che i contadini Ucraini e gli intellettuali cambogiani stesse vendendo segreti agli Americani?
2. la differenza se pur minima, è che era prevista una scadenza per la pena e soprattutto che se nascevi gay o ebreo, non eri per forza di cose destinato a fare quella fine. è chiarissimo che sia una pagina triste quella dei gulag, anche alla luce della loro inutilità pratica, tuttavia dal punto di vista strategico, o anche etico, l' accoppiamento gulag=lager non si pone proprio. a me non sembrano distinzioni di poco conto e non le sto usando per giustificare un bel niente. mi da solo fastidio questo trattare materie delicate con arbitrarietà e in maniera grossolana.
Uscivi è una parola grossa, se rimanevi vivo e se piaceva a chi comandava. Tutto ovviamente con scarsissima possibilità di intervento dall'esterno, nella censura e nelle continue minacce. Nei Gulag ci finivi perchè eri nemico del popolo, un espressione usata per sterminare gli odiati di turno senza distinzione alcuna (una volta erano i dissidenti, gli internazionalisti, gli ebrei etc.).