IT: Non ho ancora selezionato il prossimo titolo da leggere. Sto attendendo che mi passino Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, che i più conosceranno come il romanzo da cui è tratto La voce della luna di Fellini
Quando ci si fissa con certi autori poi si arriva sempre al punto in cui qualche libro non lo si trova. E' anche il bello del gioco, mica avere sempre tutto e subito. Concetto che illustrerò con due gif desuete, che simboleggiano il moralismo che corre verso il POP:
Alla caccia al libro ho provato a chiedere un libro, cosa che non depone a mio favore data l'età media dei partecipanti. Se ricordo bene era Silvio D'Arzo. Vedo che c'è un libro cacciato di Atzeni. Tu quoque?
Un genio quello che cerca "Il profilo delle nuvole" di Luigi Ghirri, che costa almeno duecento euro
Eh, si ma credo sia stato ripubblicato. Io non mi farei problemi sulle edizioni su testi italiani (può essere molto diverso un testo in traduzione). Però capisco che lì si aprono delle porte che a me non mi interessano molto.
Ho letto Il male oscuro. Berto affermava consapevolmente di essere moderno e di saperlo e non si può che dargli ragione; con uno stile impressionante esplica tramite un flusso di coscienza fluviale e densissimo la sua vita e tutte le vicissitudini che l'hanno portato a sviluppare un malessere profondo ed ancorato atavicamente nel suo essere. I pensieri, le visioni, le nevrosi e i suoi deliri vengono descritti sinceramente in un profluvio di ricordi ed aneddoti personali, in cui vari avvenimenti hanno portato progressivamente al disfacimento della sua psiche. A volte può risultare difficile empatizzare col personaggio che risulta intollerante e respingente, la sua turbolenza verbale scalfisce chirurgicamente e ferisce nel profondo portando all'attenzione spunti di riflessione reconditi e sopiti nell'inconscio. Si rimane volenti o nolenti imbrigliati nella tela che la storia continua a tessere e inevitabilmente non si può che accompagnare come un novello Virgilio silente il protagonista negli abissi melmosi del suo Stige psichico. Capolavoro in fin dei conti e credo romanzo fondamentale nella letteratura italiana del secondo novecento e non solo.
Ora ho iniziato Ognuno muore solo di Fallada. Prima parte molto bella, sembra una sorta di rampa di lancio per quello che sta per succedere; sviluppo interessantissimo e intreccio avvincente.
Ho letto Il male oscuro. Berto affermava consapevolmente di essere moderno e di saperlo e non si può che dargli ragione; con uno stile impressionante esplica tramite un flusso di coscienza fluviale e densissimo la sua vita e tutte le vicissitudini che l'hanno portato a sviluppare un malessere profondo ed ancorato atavicamente nel suo essere. I pensieri, le visioni, le nevrosi e i suoi deliri vengono descritti sinceramente in un profluvio di ricordi ed aneddoti personali, in cui vari avvenimenti hanno portato progressivamente al disfacimento della sua psiche. A volte può risultare difficile empatizzare col personaggio che risulta intollerante e respingente, la sua turbolenza verbale scalfisce chirurgicamente e ferisce nel profondo portando all'attenzione spunti di riflessione reconditi e sopiti nell'inconscio. Si rimane volenti o nolenti imbrigliati nella tela che la storia continua a tessere e inevitabilmente non si può che accompagnare come un novello Virgilio silente il protagonista negli abissi melmosi del suo Stige psichico. Capolavoro in fin dei conti e credo romanzo fondamentale nella letteratura italiana del secondo novecento e non solo.
ogni volta che ne rileggo qualche passo, mi fa venire una voglia matta di scrivere... è uno degli stili che adoro di più in assoluto; potrei leggere pagine e pagine di "quel" Berto, senza stancarmi mai
In questi anni sto seguendo con particolare attenzione due scrittori che mi piacciono molto,
Marco Malvaldi tra gli italiani, autore di una serie di romanzi (per lo più gialli) divertentissimi e non solo dei celeberrimi "delitti del barlume", ma anche di saggi e trattati scientifici, è laureato in chimica.
il mitico Pennac, un po' tutta la produzione, non solo la saga di Malaussene, lui lo seguo da decenni.
Infine mi sto pian piano rileggendo la produzione di Asimov....
Mi autocito, anche io volevo qualche commento altrui. Non ho più approfondito né ho eccessiva voglia di farlo - ma ora che ci ripenso, ho preso in mano e letto alcune pagine del suo ultimo libro in libreria qualche settimana fa.
Antonio Moresco, La cipolla
Primo romanzo di Moresco edito, mi pare, e prima cosa che io leggo. Storia di una coppia che si trasferisce in una città x. Lui parla in prima persona, lei è semplicemente "Lei". Il loro monolocale era una cucina, come suggerisce la decalcomania della cipolla sulle piastrelle della stanza.
Decisamente antirealistico e vago, il romanzo è fatto di avvenimenti periodici: pranzi, passeggiate per le vie, incontri con persone che sembrano conosciute, un numero vertiginoso di copule scientificamente portate a compimento, l'ascolto delle conversazioni della coppia (Tato e Tata, tra i pochissimi nomi propri elargiti. Gli altri sono di due tartarughe d'acqua) che vive al di là della cipolla. Non svelo il cipolloso finale e comunque non so bene cosa pensarne.
Vi piace, lo conoscete, anche gli altri libri più famosi? (Piersa tu lo hai letto?)
Letto anche questo, a posteriori ho riletto il tuo commento e mi ci ritrovo moltissimo, in particolare il parallelismo fra la situazione attuale e il primo racconto post-Chernobyl era venuto in mente anche a me (penso inevitabile). Mi sono piaciuti molto nella loro osservazione pura o quasi, con le poche considerazioni personali o riflessioni davvero misurate e usate come punteggiatura e mai come metafora o contestualizzazione.
Forse anche per la lontananza spaziotemporale, mi ha fatto venire anche un po' di nostalgia dai giri in bici e a piedi per gli appennini che ho iniziato a fare negli ultimi anni (ok non è proprio la stessa zona, ma certe dinamiche e certi incontri si assomigliano alla fine).
Com'erano poi i documentari? Che altro consigli di Celati? Io avevo letto solo qualche racconto sparso, ma pare che mi procurerò I narratori delle pianure, dai.
Sono arrivato a metà de "Gli esordi" di Antonio Moresco e mi piacerebbe avere il punto di vista di chi l'ha letto e in generale sull'autore.
Non ho letto il libro, ma di Moresco si dice sia uno degli autori più importanti degli ultimi anni in Italia. Parliamo di un grande autore.
L'ho comprato proprio perché i critici ne parlano come uno dei tre grandi autori italiani contemporanei che resisteranno al passare del tempo (insieme a Siti e Mari).
Allo stesso tempo mi sembra sia abbastanza malcagato dai suoi colleghi, anche a suo dire.
Mi autocito, anche io volevo qualche commento altrui. Non ho più approfondito né ho eccessiva voglia di farlo - ma ora che ci ripenso, ho preso in mano e letto alcune pagine del suo ultimo libro in libreria qualche settimana fa.
Antonio Moresco, La cipolla
Primo romanzo di Moresco edito, mi pare, e prima cosa che io leggo. Storia di una coppia che si trasferisce in una città x. Lui parla in prima persona, lei è semplicemente "Lei". Il loro monolocale era una cucina, come suggerisce la decalcomania della cipolla sulle piastrelle della stanza.
Decisamente antirealistico e vago, il romanzo è fatto di avvenimenti periodici: pranzi, passeggiate per le vie, incontri con persone che sembrano conosciute, un numero vertiginoso di copule scientificamente portate a compimento, l'ascolto delle conversazioni della coppia (Tato e Tata, tra i pochissimi nomi propri elargiti. Gli altri sono di due tartarughe d'acqua) che vive al di là della cipolla. Non svelo il cipolloso finale e comunque non so bene cosa pensarne.
Vi piace, lo conoscete, anche gli altri libri più famosi? (Piersa tu lo hai letto?)
Ecco, "Gli esordi", pur essendo un romanzo più ambizioso (Primo libro di una trilogia, esso stesso diviso in tre parti in cui il protagonista affronta tre diverse fasi della propria vita), mantiene alcune caratteristiche di quelle che hai citato: poco realistico e vago, ma con una capacità chirurgica di descrivere momenti, particolari; privo di nomi propri, ma non per questo non in grado di caratterizzare i personaggi; ricco di avvenimenti periodici. Mancano solo le copule in pratica.
Com'erano poi i documentari? Che altro consigli di Celati? Io avevo letto solo qualche racconto sparso, ma pare che mi procurerò I narratori delle pianure, dai.
I suoi film/documentari non li ho trovati. C'è quello che ti ho linkato che è su di lui e con lui ed è un buon corollario al libro che hai letto e ai Narratori.
Vai con i narratori ed eventualmente le "Quattro novelle sulle apparenze" che sono uno step prima della foce - quando ancora si raccontano storie. I suoi primi quattro libri invece (fino a "Lunario del paradiso") sono cose del tutto diverse.
Finito Cosmo, piaciuto in un certo senso, ma troppo astratto per certi versi. Si ritrova molto di Gadda all'interno della pseudo indagine nel libro, ma se l'ingegnere è (secondo me) terreno nell'intricare la propria matassa, Gombrowicz si astrae di più giocando con la lingua e con i simboli.
Ora sto leggendo La riva delle Sirti di Julien Gracq (L'orma editore, pp. 336). Un classico mancato, con una prosa ricercatissima (ed è splendido il lavoro di traduzione). Si rimane invischiati nelle atmosfere, nelle lunghe (lunghissime) descrizioni dei luoghi. Un libro densissimo che rimanda a molti altri grandi libri (su tutti mi viene in mente Il deserto dei Tartati di Buzzati). Non si tratta di una lettura leggera ma, come si sarà intuito, per ora è all'altezza delle aspettative che avevo.
Qualcuno mi sa spiegare la differenza di prezzo tra questa edizione de i Fratelli Ashkenazi e questa edizione (neanche 5 €, pensavo di aver aperto la pagina della versione ebook...)?
Cambia l'editore con tutto ciò che ne consegue (il formato è simile se non sbaglio).
Ti posso dire che Newton Compton propone classici a prezzi molto bassi, e spesso se ne discute la qualità editoriale. Bollati Boringhieri è un editore più costante qualitativamente e preciso.
Ciò non significa molto. Newton Compton risparmia tipograficamente e ho sentito di molti errori nei loro testi. Non ho sentito parlare bene nemmeno delle traduzioni, ma alcuni dicono anche che in realtà siano come le altre (per esempio si dice sia ottima quella dell'Ulisse di Joyce).
A scatola chiusa, parlando solo tramite la mia esperienza nel mondo editoriale, posso dirti che sicuramente entrambi saranno testi accettabili, ma probabilmente l'edizione Bollati sarà più precisa.
Se vuoi un libro più curato prendi il loro; se non ti importa della carta, della rilegatura, ecc puoi anche prendere Newton Compton.
Personalmente non ho letto il libro, ma penso che in questi casi la traduzione sia la cosa più importante da valutare, e a vedere il curriculum editoriale dei traduttori anche qui mi sembra che Bollati sia nettamente al di sopra.
Ho scritto riflettendo, però per sentito dire ti consiglio Bollati per una traduzione e un libro ben fatti e Newton Compton se ti accontenti e vuoi risparmiare.
Sto leggendo Fuga da Bisanzio, di Brodskij, dove due pezzi (su cinque) potrebbero andare benissimo nei Precursori di TripAdvisor. Scritti bellissimi e le cui considerazioni riverberano nel presente, ma temo che non leggerò mai poesie di Brodskij, perché non mi piace leggere poesie tradotte o senza almeno avere il testo a fronte e purtroppo il russo mi manca completamente.
Una cosa che non mi capita ormai praticamente più è scegliere un libro spontaneamente e direttamente in libreria, attratto dalla copertina e dalla descrizione. E' quello che è successo tempo fa in Hoepli. Prendo in mano l'edizione italiana, ci pondero un po' mentre bazzico per il negozio, finché nel reparto di libri in lingua non lo trovo anche in originale e addirittura a costo inferiore. Fatto.
In un anno di spostamenti ridotti al minimo, paradossalmente ho concluso letture prevalentemente su una qualche nozione di movimento, dalla Tokarczuk a Sebald, e Szalay si inserisce perfettamente nel pantheon personale 2020.
E' una raccolta di brevi racconti originariamente pensati per una serie in radio in cui Szalay ambienta tutto in aeroporti e su voli di linea. I capitoli sono intitolati semplicemente con i codici degli aeroporti e, oltre al fatto di volare, il nesso tra loro è sempre un personaggio in comune (non necessariamente il protagonista) che si trascina da una storia alla successiva. Come è facile immaginare, è una narrazione ad ampio respiro e una riflessione pacata su interconnessioni e movimento affettivo in modalità remote e intermittente.
Forse troppo abbozzato per parlare di capolavoro, ma una lettura che ricorderò (e magari rifarò) di sicuro.
Il libro parla di Charlie, un ragazzo ritardato mentale che viene sottoposto a un'operazione per diventare super-intelligente, come cavia per una futura sperimentazione che dovrebbe coinvolgere tutti i ritardati. La storia è scritta sotto forma di "rapporto sui progressi", una sorta di diario che Charlie consegna agli scienziati che lo hanno in cura.
Keyes è laureato in psicologia e si vede. L'evoluzione psicologica e caratteriale del protagonista è descritta con maestria, tra le mille difficoltà nel gestire la sua nuova super-intelligenza, il passato che lo tormenta, la scoperta della sessualità.
Prima di acquisire la forma romanzo, era uscito come racconto nel 1959.
Voto: altissimo.
Inizio Morte a credito, se è bello solo la metà del Viaggio me ne compiaccio.
Parlando di romanzi da leggere a scuola con personcine che hanno 3 lustri d'età, una mia amica è saltata fuori con questo titolo. Non lo avrei neanche considerato se non lo avessi letto anche su ondarock - lo associavo all'utente 10000, chissà perché.
Così su due piedi, ti parrebbe indicato? Ovviamente lo leggo prima di darlo, ma avere qualche indicazione di massima non mi guasta.
Secondo me ci può stare. Se superano l'ostacolo delle prime decine di pagine (se lo leggi capirai di cosa parlo) poi la lettura è piuttosto scorrevole.
Poi dipende didatticamente parlando qual è il tuo scopo, se far leggere semplicemente un bel libro o toccare certi temi che state affrontando. In ogni caso è un libro che può piacere universalmente, sotto le superiori non andrei ma, ecco, per un quindicenne va bene.
Parla di tematiche importanti che a scuola è giusto affrontare tipo il rispetto per il diverso, quindi vai, leggilo e fallo leggere.
Ho iniziato "Melancolia della resistenza" di Krasznahorkai (muk ci sei?).
Prima settantina di pagine notevoli. Mi pare un Hrabal più grottesco.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.
mi sa che leggo qualcosa di stu hrabal che mi manca in toto, da cosa consigli di partire?
satantango l'hai letto? per me capo mondiale.
Mi intrometto: con Ho servito il re d'Inghilterra (ne ho parlato qualche pagina fa dopo averlo riletto)
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«Mister, possiamo lavorare sulle diagonali?», la richiesta di qualche giocatore. No, la risposta del tecnico.
consigli per il futuro: leggere i fantaconsigli dell'UU e fare l'esatto opposto
Duck tu mi consigliasti di molto bello Delitto e Castigo, che nonostante la lunghezza (per me quello è gia parecchio lunghino) mi piacque parecchio e mi permise anche di fare un figurone con mia cognata in una discussione in cui credeva di tagliarmi fuori.
Ho iniziato "Melancolia della resistenza" di Krasznahorkai (muk ci sei?).
Prima settantina di pagine notevoli. Mi pare un Hrabal più grottesco.
mi sa che leggo qualcosa di stu hrabal che mi manca in toto, da cosa consigli di partire?
satantango l'hai letto? per me capo mondiale.
Di Hrabal ho letto "Ho servito il re d'Inghilterra" e "Treni strettamente sorvegliati". Belli entrambi (di quest'ultimo ti consiglio pure il film).
"Satantango" non ancora, ho appena iniziato con Krasznahorkai.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.
Un mio amico, tempi dell'università, mi diceva che alla nostra facoltà insegnava uno scrittore che aveva lavorato con Fellini. In effetti se qualcuno si ricorda di Cavazzoni, lo si deve probabilmente al fatto che dal suo primo romanzo è tratto l'ultimo film del riminese, La voce della luna. Ma ci sono buonissimi motivi per leggere comunque il poema.
C'è uno, chiamato Savini, che va in giro per le pianure (emiliane?) a cercare messaggi nei pozzi. Chiede informazioni alla gente, la gente gli racconta storie. Incontra poi il "prefetto", che lo invita a collaborare con lui ad una missione della massima segretezza. Il fine è smascherare tutte le menzogne e gli imbrogli. Savini scopre così l'esistenza di popolazioni di confine (i ripetitori, le madonne, i lucchetti, i succhielli), che non si sa bene dove abitino, né come, né quando. La missione continuerà tra un bar pizzeria, un fienile, e una misera frazione di qualche misera città; dove i due amici hanno a che fare con sedicenti slavi, belle bariste con i capelli rossi, vecchi spioni.
E' un racconto in cui tutta la realtà diventa un trucco illusionistico e una messinscena, e le cose più consuete trovano spiegazioni strampalate o paranoiche. Con qualche ricordo di Ariosto, nel racconto si innestano altri racconti (Nestore e la vaporiera) e ricordi delle epoche passate che spiegherebbero qualche stranezza del presente: le bellissime storie di Alessandro Magno col suo esercito che perde via via l'identità e la lingua, Garibaldi che porta i mille in Sicilia senza raccapezzarsi minimamente, Giuda Iscariota che viene tradito da Gesù.
Somiglia a: Orlando furioso, Pinocchio, probabilmente Bouvard e Pecuchet, il maccheronico Le avventure di Guizzardi di Gianni Celati, ma con uno stile parlato e limpidissimo insieme.
Ieri ho rivisto pure il film di Fellini, che ovviamente prende il racconto e lo fa diventare felliniano, aggiungendo personaggi e rendendo tutto tridimensionale. L'epopea dei due lunatici viene calata nel mondo provinciale moderno, con i suoi rappresentanti commerciali, politici, religiosi. Questi "potenti" finiscono per sequestrare il "mistero" e addomesticarlo, dandolo in pasto allo spettacolo/tv e quindi alle persone, che non possono più chiedersi neppure che cosa ci stanno a fare su questa terra.
Qualcosa, però, Fellini se lo è perso per strada. Per cui, siate completisti, leggete anche il romanzo.
Fellini dixit (anvedi che è meglio di un qualsiasi critico):
Spoiler
“Sono attratto da un racconto che pur provocando continuamente il riso per l’arbitrio che domina sovrano e toglie significato a ogni azione, gesto, pensiero, diventa a tratti straziante per il bisogno disperato di darglielo comunque un significato, perché la sua assenza stringe il cuore di paura, e rende la vita assurda. Un racconto picaresco in una dimensione, in un paesaggio, che sta fra Bosch, il mondo attuale dell’industria, Don Camillo, la pubblicità della Montedison, i ricordi dell’infanzia, in un percorso quotidiano continuamente minacciato da fantasmi interiori, attraversato da brividi d’inferno in una incessante condizione di umiliato e ugualmente esaltato di emarginazione.”
Jack Frusciante è uscito dal gruppo - Enrico Brizzi
Comprato per "sbaglio" al supermercato, ingannato da un finto paghi-uno-prendi-due, che ho scoperto solo in cassa valido solo per libri dello stesso editore. Quasi lo stavo lasciando li', ma poi, ma si', ma dai, sganciamoli lo stesso sti ingentissimi dieci euro. Che l'ho sempre saputo che prima o poi l'avrei letto, se non altro per la curiosita' di leggere qualcosa di scritto da un mio cotenaeo. Che poi e' il motivo per cui l'ho sempre un po' respinto: come osava uno del mio anno pubblicare un libro a vent'anni e avere pure successo?!
E poi lo legavo ad un episodio di quando era uscito che, col senno di poi, poteva benissimo essere un episodio del libro: una serata tra amici in una casa di montagna, tutti un po' sbronzi / fumati, con la ragazza di un mio amico che ci aveva letto ad alta voce un capitolo, in un'atmosfera che almeno nel ricordo e' diventata un po' magica. Li' per li' mi aveva intrigato, con la generazionalita' della scena che mi era baluginata davanti agli occhi.
Ma poi l'amabaradan jackfrusciantoso aveva preso un pessimo e molto italico andazzo, sfociato in interviste sui giornali al forse incolpevole Brizzi in qualita' di "supergiovane" e soprattutto nell'orrido film con Accorsi (aargh) e Violante Placido (oltre modo figa, ma tanto clamorosamente fuori parte che non serviva aver letto il libro e vedere il film per dirlo), e cosi' avevo declassato il tutto a tipico fenomeno italo-kitsch anni 90, un quasi-"Va' dove ti porta il cuore" per punk di terza mano.
Alla fine e' sato un bene che io sia arrivato a leggere nel 2020 un libro pubblicato nel 1994 che parlava del 1992 come qualcosa di gia' lontano. Non avrei avuto il giusto distacco all'epoca. Troppe anche solo le differenze di gusti musicali tra me e Brizzi/Alex, e non credo avrei sopportato quello stile costantemente sopra alle righe da Giovane Salinger / Burgess al ragu' bolognese. A leggerlo ora da ultra-quarantenne (fallito) c'ho avuto invece i giusti filtri. Tra cui un po' di nostalgia, certo, anche se ho davvero poco da rimpiangere di quegli anni, ma come dice quell'altro emiliano, se non altro a vent'anni si puo "avere tutto per possibilità" e sto libro, con la sua non-storia, te la fa pesare bene la questione.
E insomma mi sono trovato a leggere un libro sincero e sentito. Anche bello, dai. Sicuramente con una sua voce e a tratti scritto con un talento che si fa fatica a ricondurre a un neanche ventenne. Certo adolescienziale fino al midollo, ma mai mi avranno quelli che "non si puo' leggere il Giovane Holden dopo i vent'anni", come se davvero dopo i vent'anni si diventasse piu' intelligenti. Si puo' invece benissimo leggere un libro adolscienziale in eta' adulta e, senza tanta spocchia, aprezzarlo da adulti. Ok, Jack Frusciante non e' il Giovane Holden, ma all'epoca il successo se lo era meritato e forse oggi non si merita il semi-oblio in cui (mi sembra) e' caduto.
Jack Frusciante è uscito dal gruppo - Enrico Brizzi
Io lo lessi all'uscita e mi piaciucchiò, poi col tempo ho iniziato a conservarne il ricordo di un libro un po' così, appunto, molto adolescenziale e fin troppo legato agli anni 90. Ma ovviamente sono sensazioni di rimando, non ricordo una mazza del testo nel dettaglio, sarei curioso di rileggerlo alla luce delle tue considerazioni.
Letto anch'io all'uscita. Ero più giovane dei protagonisti, e mi sembrò fighissimo. L'ho riletto poi a diciannove anni, e gia mi pareva troppo (appunto) 'adolescenziale' (si, vedo l'ironia).
Incidentalmente, alla prima lettura ho preso un po' di appunti su nomi di musicisti e band che non conoscevo (ero ai miei primi passi nel mondo della musica). I Pogues ad esempio li ho scoperti lì. Ha contribuito ai miei gusti musicali in un momento critico, ma con questo non voglio dir male di lui.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.
(Su consigli vari tra cui Azevedo, ho letto anche io)Fiori per Algernon di Daniel Keyes.
E' un bel romanzo strutturato sotto forma di diario; o meglio sotto forma di rapporti quasi giornalieri di un ritardato, sottoposto a un esperimento neurologico per sviluppare artificialmente la sua intelligenza. E' continua la riflessione sul valore dell'intelligenza, dei limiti della scienza, dei limiti intellettuali di ogni persona, dell'abilità (che spesso diamo per scontata) necessaria per rapportarci con "gli altri" in qualsiasi contesto (amicizia, amore, lavoro, famiglia). Il libro è perfettamente verisimile, non lo definirei fantascientifico: il paradigma è quello della psicologia.
In qualche passaggio, soprattutto nelle rievocazioni del passato e in qualche parte più "immaginosa", mi pare che si perda il ritmo; ma in generale è un libro teso e incalzante, che si ha voglia di finire in fretta. Cosa che in effetti è accaduta.
Per chi lo ha letto: ho trovato lo stile delle prime pagine del libro un po' artefatto, come se il mimetismo di quel tipo di scrittura non funzionasse bene. Nel finale, invece, quel "ritorno" è devastante.
Ora voglio tornar bambino e ho iniziato Treasure Island di Stevenson (su consiglio di Silvio D'Arzo): mi sta prendendo più di quanto pensassi, e i pirati visti finora fanno paura quanto Mr. Hyde.
Ho preso questa bella edizione illustrata e con caratteri grandi e nitidi: http://www.everymans...rname=Stevenson(l'ho comprato insieme a Kidnapped, entrambi usati, per pochi euro: che è un piacere)
Ho letto un libro che avrete già letto tutti, l'ho scelto perchè abbastanza corto (ho commesso gravi errori con mattoni esagerati che non mi vedono pronto, avevo iniziato alla ricerca del tempo perduto ma a una certa ho detto:simò fermate tanto non ce stai a capì un cazzo). Ho letto Il vecchio e il mare di Hemingway e mi ha folgorato. Se ci sta un libro che ispira coraggio, costanza e caparbietà è questo. La forza di un uomo contro le avversità e il rispetto della vita stessa sono il fulcro emozionale del libro.
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Cristo creò le case e li palazzi p'er prencipe, er marchese e 'r cavajjere, e la terra pe nnoi facce da cazzi
Uomini e topi di Steinbeck (anche Furore volendo)
La strada di Cormac McCarthy (anche oltre il Confine volendo che è proprio uno dei miei libri preferiti ever)
Di London mai letto niente? Come approccio e visione del mondo è abbastanza simile a Hemingway anche se un po' più strutturato.