Sulla scia del ripescaggio thrash delle ultime settimane, ecco che mi appresto a rivedere qualche giudizio di merda sugli Strapping Young Lad, precisamente riguardo questo album:
Amo troppo alla follia quel mostro di City e questo fatto all'epoca dell'uscita mi chiuse gli occhi sul reale valore di Alien (2005). Ero deluso dall'omonimo del 2003 (mi aspettavo un'altra bomba dopo City, ahimè, ma chissà che ripescando anche quello non ci trovi del buono) e di questo mi pento. Non è un album semplicemente discreto, né tantomeno un passo indietro: è proprio un capolavoro del thrash più violento e "quadrato", degno successore di City e fiore all'occhiello di tutto il metal moderno.
Forte di un Gene Hoglan che mette freccia e fa ciao con la manina a qualunque altro batterista metal estremo (per me non ha pari), Devin Townsend si trova perfettamente a suo agio rinchiuso nelle claustrofobiche gabbie ritmiche innalzate da costui e leva le sue grida al cielo di un agglomerato urbano ancora più soffocante del precedente, ma nel quale sembra essersi ambientato dopo il rifiuto completo proclamato in precedenza. Il 4/4 la fa da padrone e la chitarra ritmica domina su tutto e tutti, divorando ogni spiraglio di luce, concedendo qualche breve sfogo solistico alle corde alte. La violenza complessiva del suono è addirittura maggiore, ma maggiori sono anche gli spazi concessi a una dolcezza dal sapore tragico, con la voce che di tanto in tanto si libera dalla prigionia della gabbia metallica e spicca il volo al di sopra dell'incessante pulsare della metropoli. Quasi un segno di speranza.
Forse da grande idiota mi "scandalizzò" questo aspetto di Alien, volevo più nichilismo, più schizofrenia, mentre qua tutto questo c'è gia, e c'è anche di più. E' bellissimo, commovente, violento e disperato ma, oltre a questo, c'è dell'equilibrio "Zen" a sorreggere il tutto.
Bello, bello, bello. E consiglio anche l'ascolto del recente "The New Black", imperdibile.