Ridendo e scherzando sembra spuntare all'orizzonte un possibile premio alla carriera per Loredana Bertè, stile Stadio 2016. La critica musicale la porta su un piedistallo (il premio che porta il nome della sorella manco quotato), il pubblico l'adora e un premio all'artista più che alla canzone (comunque orecchiabile) non è un inedito. La prima serata con il voto dei giornalisti l'ha aiutata a inserirsi nel gruppone dei favoriti, dove ancora non si vede uno con il passo più veloce degli altri. E chissà se non sarà proprio lei a fare lo scatto decisivo in volata.
Non lo farà.
Non solo perché il pezzo (Pazza) non possiede lo stesso pathos, o la sorprendente forza esecutiva di Cosa ti aspetti da me (nell'edizione in cui seriamente rischiò di vincere), ma perché non credo sia ragionevole mandare all'Eurovision Song Contest una 74enne con un pezzo che, in buona sostanza, plagia a se stessa e la propria storia.
Alla fine prevalgono pur sempre logiche di pragmatismo commerciale, quindi lo scatto decisivo è moooooolto probabile lo faccia A.Mango (con agente potentissima, tra l'altro).
Un premio alla carriera le è già stato dato una 15na di anni fa, quando fu esclusa dalla gara con un pezzo di Radius già edito da qualcun altro. Le resta il premio della critica, ma sul quel fronte se è vero che "il pubblico l'adora" (e non ha mai smesso di farlo nemmeno nei periodi bui), la critica è più divisa, perché lei stessa artista assai divisiva.
Io l'ho trovata, come è già stato fatto notare, piuttosto in affanno. Deconcentrata o impanicata, non saprei.
Il risultato lo porta comunque a casa, ma per un'interprete del suo calibro non sta bene guardare il gobbo tutto il tempo.
Spero sia più padrona, e a suo agio, nella sera delle cover quando canterà, insieme a Venerus, un suo piccolo, grande classico: Ragazzo mio di Luigi Tenco. Uno dei tanti gioielli di un repertorio pregevolissimo che ha pochi paragoni anche tra le colleghe della sua generazione, e che è stato il vero segreto della sua longevità artistica, oltre naturalmente al famigerato magnetismo scenico che riesce a intercettare qualcosa di istintivo, di profondo, nell'ascoltatore anche quando combina dei micidiali disastri.
Però, avendo già vissuto fino in fondo - anche malissimo - il fisiologico periodo di "Solita Stronza" e approdata da qualche anno nell'intoccabile fase di "Venerata Maestra", davvero tutto può succedere.