A me il disco piace, anche se non me ne sono innamorato, e comunque mi ha lasciato confuso. Non volevo schierarmi né tra i detrattori, né tra gli estimatori appassionati. L'ho ascoltato a pezzi varie volte e improvvisamente mi è venuto un pensiero leggendo le ultime risposte del topic.
Che ci fosse una postura di provocazione negli intenti mi sembra chiaro anche dalle interviste e dalle recensioni degli estimatori. Nella recensione del sito si parlava esplicitamente di una via per il futuro indicata da questo disco. Ho realizzato che questo intento mi è sembrato estremamente confuso sia in lui che negli ascoltatori, e penso che fosse anche frutto di una postura intellettuale e culturale che trovo criticabile sotto vari punti di vista, come ho già detto.
Sull'uso della voce trovo sinceramente che non sia un'operazione così chiara, personalmente è la mia opinione. Non mi sembra affatto voler rinunciare davvero alla forma canzone, ma più che alterare quella forma, mi sembra restituirne una versione ovattata, protetta dietro un'apparente manipolazione dal gusto intellettuale.
Che è un'operazione forse molto più diffusa di quello che si è pensato per molti anni, nell'ambiente della musica che avrei dovuto definire "colta"="bianca".
Metto le virgolette, è un problema di nome e status, di postura, di maschera, di costume, che ha una chiara provenienza e un chiaro pubblico, di "bianchi" che si identificano in una cultura "classica" anche quando avanguardista. E che Incani faccia uso di questo modo di fare, come ho detto secondo me emerge anche dalle interviste e dalla ricezione del disco.
Non parlo di eccessiva arroganza, non mi sembra che Incani abbia avuto un atteggiamento di questo tipo, ma che più che altro abbia fatto scelte motivate da un certo costume, un modo di fare diffuso e anche un po' invecchiato.
Questa sensazione l'hanno avuta forse anche i tanti che hanno detto che se Incani non fosse stato già noto, se non ci fosse stato hype questo disco sarebbe stato dimenticato. Io non credo sia così, perché è un disco di valore. Ma la sensazione non mi sembra ingiustificata o fantasiosa.
Il costume fa parte del contenuto del disco, della sua genesi come del suo ascolto. Di questo mi ha definitivamente convinto David Byrne in "Come funziona la musica"
Penso che, come aveva detto credo paloz, da questo disco potrebbe scaturire una bella discussione sullo stato del pop alternativo italiano (non voglio chiamarlo indie, non so come altro dire) in generale.
Anche perché, al di là della sua ricezione, è oggettivamente un oggetto abbastanza alieno nel panorama musicale italiano, anche per l'ambizione (dubito che nessun musicista sperimentale in Italia abbia passato tutti quegli anni e la quantità di tempo che Incani ha impiegato per realizzare questo disco, e sono contento per tutti noi che lo abbia fatto).
La domanda su quanto possa essere considerato attuale e incisivo in un orizzonte internazionale è stata sollevata da molti.
E questi sono grandi pregi chiaramente.
Alla luce di questi fenomeni di costume, generalmente diffusi nell'ambito della musica italiana alternativi, che ci sia "bisogno di voci forti" lo ritengo vero soprattutto per l'Italia. Proprio per contrastare la tendenza a giustificare le proprie scelte musicali attraverso una postura intellettuale che si allontana dalla canzone (dall'It pop), che in assenza di un'adeguata competizione e di un ambiente vivace, può diventare un freno.
Ma più nello specifico ritengo che questo bisogno di voci forti sia importante anche sul panorama internazionale. Perché fuori dal nostro paese il pungolo di dover fare una musica autentica e incisiva (in particolare intorno all'uso della voce) è al giorno d'oggi naturale e ineludibile, per molti motivi anche riguardanti i cambiamenti sociali che rendono impossibile fare scelte musicali secondo uno status culturale molto sicuro di sé e della sua "altezza". E per quanto riguarda la voce inutile citare il tema dell'enorme fortuna dell'autotune, che rende l'uso della voce quantomeno problematico per chiunque faccia voglia una musica contemporanea, per un pubblico di persone appartenenti al mondo di oggi.
Io personalmente non apprezzo l'abuso dell'autotune, un abuso che tra l'altro di fondo si dà un tono molto creativo e artistico, se vogliamo intellettuale a buon mercato. E in questo senso la voce nel disco di incani la percepisco personalmente come una parodia della mancanza di forza della voce nella musica di oggi. Questa parodia mi dà una sensazione dolorosa, che non mi soddisfa, non mi identifico in questa ironia, preferirei una risposta forte, anche altrettanto malinconica ma in modo più chiaro.
Dopo un disco del genere, mi aspetto un nuovo disco di Iosonouncane diverso da questo e che mi piaccia di più di tutti quelli che ha fatto. Per me è un disco di passaggio che potrebbe segnare la nascita di un musicista italiano maturo a livello internazionale. Che forse non è ancora avvenuta.