Inviato 16 novembre 2006 - 01:04
Ho ascoltato quasi esclusivamente Guccini per svariati anni della mia vita. Periodicamente, ancora ora amo riscoprirlo e perdermi per qualche minuto, ora o giorno nelle sue parole. Se oggi sono la persona che sono e vedo il mondo come lo vedo, Guccini ha una discreta parte della responsabilita'. Dovrei odiarlo, per questo.
"Radici" e' il disco che considererei senza pensarci due volte come il vero e proprio capolavoro, soprattutto a livello musicale: e' il suo lavoro piu' a fuoco, perche' anche a livello di suoni si respira un'"anima" propria dell'album, cosa che non avviene per molti altri, anche dove i singoli pezzi sono eccellenti.
Come altri dischi da avere, senza dubbio consiglio "L'Isola Non Trovata", forse il disco in cui piu' emerge il cuore della "filosofia Gucciniana". Non e' vero che Guccini e' un autore sostanzialmente politico: i suoi pezzi "schierati" rappresentano un'esigua minoranza della sua produzione, e se certo sono i piu' noti, da grande appassionato mi sento di dire che non sono ne' i migliori ne' i piu' interessanti. Forse i piu' accattivanti. Guccini e', come scrive l'amico Vecchioni, un "cantadubbio": la grande maggioranza dei suoi pezzi riflette una disillusione profonda, un forte senso dello scorrere ineluttabile del tempo, rimpianto per le occasioni perdute, incapacita' di agire. E poi il tema centralissimo e trasversale della Verita', che emerge in quelli che sono i pezzi che preferisco: "L'Isola Non Trovata", "Canzone della Bambina Portoghese", "L'Orizzonte di KD", "Shomer Ma Mi-Llailah?", "Gulliver" e la bellissima "Bisanzio", forse la canzone in cui piu' mi riconosco in assoluto. La Verità di Guccini e' un qualcosa di lontano, irraggiungibile ma che ama mostrarsi per qualche breve istante, come un'intuizione che svanisce in un istante senza lasciare nulla se non la sensazione di aver perso per sempre l'unica occasione di coglierla:
Appare a volte avvolta di foschia, magica e bella,
ma se il pilota avanza, su mari misteriosi è già volata via,
tingendosi d'azzurro, color di lontananza
Ma Guccini e' anche e soprattutto un incredibile artigiano della parola. Metricamente ineccepibile. Elegante, colto senza risultare aulico, musicale nelle sue continue rime e assonanze interne. La sua capacita' di ritrarre sensazioni con due parole, le meno prevedibili peraltro, sorprende a ogni ascolto. Puo' sembrare paradossale, ma Guccini e' estremamente sintetico, impressionista nei suoi testi, che pure spesso sono talmente lunghi da portare le canzoni oltre gli otto minuti. Va per immagini e analogie, e credo che col tempo la sua abilita' in questo senso sia andata affinandosi, basta pensare a pezzi come "Signora Bovary", "Scirocco", "Quello che non", "Lettera":
In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole.
All' una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l' indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda,
ma nell' intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d' un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l' inverno per desiderare una nuova estate...
Il principale difetto di Guccini rispetto ad altri cantautori suoi contemporanei e' stato di non essersi saputo affidare alle persone giuste per quanto riguarda l'aspetto musicale, o forse di essersene interessato poco, di aver badato piu' all'aspetto puramente "poetico" che a guardare avanti. Se nei dischi dei primi anni '70 l'alchimia e' perfetta anche a livello di arrangiamenti, da li' in poi la cricca Vince Tempera - Ares Tavolazzi - Flaco Biondini provvedera' a rendere molti suoi pezzi musicalmente mosci quando non di cattivo gusto. Fortunatamente la maggior parte dei pezzi, almeno fino al pessimo "Ritratti", puo' uscire a testa alta anche dopo il mediocre trattamento riservatogli in fase di arrangiamento.
Indispensabile anche "Via Paolo Fabbri 43", e per chiunque voglia approfondire seriamente il suo percorso artistico neppure "Opera Buffa" puo' essere lasciato da parte. E' un disco molto diverso dagli altri, dedicato alla vena piu' caciarona e goliardica di Guccini, e contiene un pezzo esilarante come "La Genesi", a cui solo la voce di Guccini puo' rendere il dovuto onore...
Tra i dischi successivi, mi gioco la carta del live "Fra la Via Emilia e il West", in cui si trovano alcuni dei migliori pezzi del periodo: "Autogrill", "Eskimo", "Incontro". Certo, restano fuori "Bisanzio" e "Gulliver"...
Gli album degli anni '90 sono parecchio sottotono: al di la' di qualche brano eccellente ("Scirocco", "Signora Bovary", "Quello che non", "Farewell", "Nostra Signora dell'Ipocrisia", "Lettera", "Quattro Stracci", "I Fichi") non c'e' molto di memorabile. Un disco a fuoco come "Stagioni" dunque soprende abbastanza, ed e' il suo lavoro recente che piu' consiglierei. Purtroppo con "Ritratti" Guccini sembra mostrare che l'ispirazione del disco precedente era stato solo una coincidenza fortuita...
"It's a strange world." "Let's keep it that way."