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I Beatlesiani


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#1 wago

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Inviato 03 settembre 2020 - 06:26

Mi ha sempre sorpreso come, nonostante l'evidente influenza generale dei Beatles sulle scene musicali contemporanee e successive, il loro stile o per meglio dire i loro stili siano stati ripresi in maniera più calligrafica da una quantità tutto sommato ridotta di formazioni dopo i 60s.

Mi riferisco ad artisti che non si siano limitati a seguire la vena barocco-psichedelica da "Rubber Soul" in poi, ma che abbiano fatto propri anche i marchi di fabbrica compositivi del duo Lennon-McCartney, fino al punto di pubblicare brani che suonino sfacciatamente beatlesiani, quasi prosecuzioni o versioni aggiornate della loro musica.

 

Questo thread nasce da un lato per raccogliere questi artisti e le loro canzoni, dall'altro per cercare di identificare quali siano questi elementi che, una volta "rubati", sono in grado di far suonare così sfacciatamente "beatlesiano" un pezzo.

 

Io partirò con qualche esempio, non per forza granché originale. Non nego che quanto collezionato qui in termini di spunti potrà forse un giorno essere sfruttato per farne qualcosa per il sito, anche se al momento non ho progetti espliciti.

(n.b. i progetti post-Beatles dei singoli Fab Four non stiamo neanche a citarli, dai)

 

KLAATU

Banale ma inevitabile riferimento quello dei canadesi Klaatu, noti soprattutto per essere stati brevemente al centro di una leggenda metropolitana che li presentava come i veri e propri Beatles, sotto mentite spoglie. Oltre alla celeberrima "Sub Rosa Subway", effettivamente beatlesiana in maniera inequivocabile, anche altri pezzi della band ricalcano lo stile revolver-pepperiano anche se con un taglio complessivamente un po' più prog, sia sul primo album del 76 che nel successivo "Hope", dell'anno successivo.

 

ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA

Anche qua una citazione telefonata, ma difficilmente emendabile: sebbene assai versatile e in progress come spettro stilistico, la formazione di Jeff Lynne ha chiaramente mantenuto i Beatles come importante punto di riferimento creativo. Particolarmente vistosi sono ben noti pezzi in stile Macca come "Mr. Blue Sky" e (soprattutto) "The Diary of Horace Wimp", che fortunatamente al di là dell'ispirazione incorporano una quantità di elementi extra-FabFour tale da non renderli mai qualificabili come puri esercizi di calligrafia.

 

EMITT RHODES

La breve carriera discografica di questo (allora) giovane autore dell'Illinois, a inizio anni Settanta, fu caratterizzata da uno stile tutto improntato alla ricostruzione scientifica del sound maccartneiano. Simile vocalmente, ma soprattutto compositivamente, Rhodes pareva dotato di una speciale capacità di evocare attraverso channeling lo spirito creativo del McCartney maturo per realizzare però brevi canzoni dalle fattezze a cavallo tra i Beatles pre-psichedelici e il cantautorato pianistico di inizio Settanta. Il primo album omonimo, del 1970, è una piccola miniera d'oro.

 

UTOPIA ("DEFACE THE MUSIC")

Questo è con grande probabilità il caso più deliberato di calligrafismo beatlesiano post-scioglimento della band: la band "prog" di Todd Rundgren si mette in testa di suonare per un disco intero come i Beatles, e lo fa. Ogni brano di quest'album del 1980 ricalca un diverso stile del quartetto di Liverpool, partendo dai primi brani che scimmiottano il Merseybeat fino ad arrivare al pop barocco, psichedelico e al classiconismo finale in stile "Hey Jude". Per quanto divertente e riuscito il disco non mi ha mai sconvolto come efficacia compositiva, ma senz'altro resta una scommessa andata a buon fine.


  • 9
"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#2 wago

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Inviato 03 settembre 2020 - 06:46

STACKRIDGE

Questa tutto sommato misconosciuta band di Bristol, che ha debuttato discograficamente nel 71, è nella posizione di poter contendere a Beatles e Kinks il podio di formazione "più inglese" di sempre. È soprattutto infatti la Englishness quasi caricaturale che divertiva Sir Paul a informare lo stile pop-prog dei loro episodi più riusciti, che comunque si caratterizzano sempre per l'incorporamento di elementi eclettici e un approccio assieme elegante, leggero e ironico. Il mio album preferito è "The Man in the Bowler Hat", ma almeno anche "Extravaganza" rappresenta un pieno centro.

 

OLIVIA TREMOR CONTROL

Band centrale del "giro" Elephant 6, gli Olivia Tremor Control nel loro periodo di gloria ebbero in formazione Jeff Mangum dei Neutral Milk Hotel e Bill Doss degli Apples in Stereo. Immagino i loro dischi siano piuttosto ben noti in questi lidi, almeno in passato piuttosto avvezzi al lo-fi psichedelico con cui il gruppo si cimentava. Li cito perché nonostante la loro studiata sgangheratezza, la loro ambizione a suonare contemporaneamente nostalgici e al passo coi tempi li portò a prodursi in alcuni dei più plateali esercizi di rievocazione beatlesiana rimasti agli annali. Del loro monumentale "Dusk at Cubist Castle", metà buona dei brani ruota attorno a coscienti ripescaggi di truccherie armoniche, melodiche e di arrangiamento smaccatamente Fab Four-style.

 

 

Ora che ve ne ho bruciati un po', fate vobis. Van bene ovviamente anche brani singoli!


  • 5
"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#3 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 03 settembre 2020 - 06:49

Valgono i Dukes of Stratosphere o i Rutles?

Battute a parte, anche Cesare Cremonini con Maggese ne ha omaggiato lo stile:


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L'amour physique
Est sans issue

#4 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 03 settembre 2020 - 07:05

Io sento lo stile fab4 anche in Al Stewart, nei Lindisfarne. Già sul finire degli anni 60 comunque erano punto di riferimento x tantissimi artisti: i Pretty Things pop psichedelici, i Move, il primo Clapton solista autore.

http://youtu.be/y86kDFaJ2h4
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>

#5 Stan Bowles

    Socialista dalle tasche buche

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Inviato 03 settembre 2020 - 08:12

I Mercury Rev di "Deserter's songs",in particolar modo nel brano Opus 40.
https://youtu.be/fusKcZjj7dg
  • 1

#6 pooneil

    Enciclopedista

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Inviato 03 settembre 2020 - 08:18

Ieri ascoltavo Morbid Stuff dei PUP e pensavo proprio come fosse beatlesiano, specialmente nel basso "canterino".


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#7 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 03 settembre 2020 - 10:30

I francesi Revolver hanno chiaramente fondato la loro esistenza su una beatle-mania sfegatata, ma hanno tirato fuori due dischi pop ben confezionati con tanti coretti a cappella e chitarrine sessantiane.

 

 

 

When You're Away

 

My Lady I


  • 1

esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#8 markmus

    cui prodi

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Inviato 03 settembre 2020 - 11:06

Più dei Cotton Mather da Austin, Texas, nessuno:


Kontiki era un bel dischetto anzichenò (non lo ascolto da una vita però).
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#9 geeno

    Pussy Malanga

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:07

Qualche anno fa avevo fatto una mini-playlist proprio con questo tema:

 

https://open.spotify...tSsKr-D0ZY_yD_w

 

Ci sono anche gli Utopia di cui hai già parlato (e non sono neanche i più sfacciati asd)


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#10 Syddharta

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:12

La discussione potrebbe acquisire maggiore profondità se scendessimo nel dettaglio musicale di alcune scelte armoniche, melodiche e ritmiche frequenti nei Beatles, che furono degli eccezionali formalizzatori di soluzioni inusitate e spesso mediate dall'interazione di più linguaggi molto diversi tra loro: dalla novelty song alla canzone di Tin Pan Alley; dall'uso di scale modali per approssimazione di melodie extraoccidentali alla musica latina; per non parlare delle modulazioni e delle false modulazioni, di alcune cadenze, di alcuni rapporti tra melodia e ambiente armonico che sono stati quasi inventati dal nulla e poi sono diventati regola. Essendo la loro una formula piuttosto inimitabile, concordo sul fatto che la "soluzione beatlesiana" sia molto meno frequente di quanto ci si immagini (come accaduto con altre band famosissime, tipo i Doors).

 

Andando sui gruppi da suggerire, parto con gli Airbus, da Londra, un'esperienza musicale a me carissima ma totalmente sconosciuta. Penso che il loro unico album (una raccolta di pezzi registrati tra il '67 e il '71 e pubblicata nel 2010) sia da ascoltare assolutamente. Geoff Simpson, il leader della band, era un songwriter beatlesianissimo ed eccezionale. Probabilmente però era pazzo: nessun contratto discografico andò a buon fine, litigava sistematicamente con tutti e di fatto - a parte un singolo - rimase tutto unreleased per quarant'anni. Una delle persone che tentò di aiutarli e fece loro da manager per un breve periodo, nel '69, era il giornalista musicale Steve Nice, meglio noto come Steve Harley, poi fondatore dei Cockney Rebel.

 

Su Youtube c'è tutto l'album (versione Cd con 25 brani; c'è anche quella in vinile stampata in 1000 copie con 10 o 12 brani -- non ricordo, io ho il Cd):

 

https://www.youtube....h?v=N346_58hPAc

 

Ascolterei almeno queste 5 per capire se può piacere, per me incredibili:

 

- Without a Second Word

- Walking the Silver Hay

- Time on my Side

- Susanna in the Summer

- Alias Oliver Dream

 

NB: la qualità delle registrazioni è nella maggior parte dei casi pessima, trattandosi di demo.


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M.

 


#11 floods

    l'utente main$tream

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:12

Loro forse più smaccatamente mccartneiani che completamente beatlesiani, manca la componente psichedelica...

 


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#12 Folagra

    young signorino di una certa età

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:15

 

loro


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When the seagulls follow the trawler, it is because they think that sardines will be thrown into the sea


#13 wago

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:16

La discussione potrebbe acquisire maggiore profondità se scendessimo nel dettaglio musicale di alcune scelte armoniche, melodiche e ritmiche frequenti nei Beatles, che furono degli eccezionali formalizzatori di soluzioni inusitate e spesso mediate dall'interazione di più linguaggi molto diversi tra loro: dalla novelty song alla canzone di Tin Pan Alley; dall'uso di scale modali extraoccidentali alla musica latina; per non parlare delle modulazioni e delle false modulazioni, di alcune cadenze, di alcuni rapporti tra melodia e ambiente armonico che sono stati quasi inventati dal nulla e poi sono diventati regola. Essendo la loro una formula piuttosto inimitabile, concordo sul fatto che la "soluzione beatlesiana" sia molto meno frequente di quanto ci si immagini (come accaduto con altre band famosissime, tipo i Doors).

 

Stai un passo avanti, quella voleva essere la "fase due" della discussione che avevo in mente, quella che "e adesso mi spiegate il perché" :D

Concordo sul fatto che il vero fulcro sia quello: non credo, purtroppo, che tutti abbiamo le competenze per inquadrare in senso tecnico le peculiarità che rendono "beatlesiano" un pezzo, ma almeno a individuare i passaggi che ci evocano questa somiglianza credo possiamo arrivarci tutti.

 

p.s. grazie a tutti per le segnalazioni, alcune le conoscevo altre proprio no. Bravo, continuez


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#14 Garp Buzzy Power

    Inelegantly Wasted In Papa's Penthouse Pad In Belgravia

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Inviato 03 settembre 2020 - 12:45

Più dei Cotton Mather da Austin, Texas, nessuno:


Kontiki era un bel dischetto anzichenò (non lo ascolto da una vita però).

 

Gran chicca. Come anche loro che mi fece "scoprire" Gene Gnocchi

 


  • 1
"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#15 tonysuper

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Inviato 03 settembre 2020 - 13:04

Quando si parla dei Beatles si pensa sempre alle linee di basso del Macca con i suoi accordi pesanti sottintesi o a frammenti di scale esotiche.

 

Si analizza la musica dei Beatles per come è "scritta", tuttavia c'è qualcosa di quasi indescrivibile che li contraddistingue...

 

Innanzitutto il drumming di Ringo che è talmente caratteristico che si possono distinguere le canzoni ascoltando la sola traccia di batteria con tutti quei micro-anticipi, micro-ritardi che fanno sì che il groove sia mai noioso.

 

La seconda cosa è l'incredibile affiatamento fra i quattro, un dialogo continuo, un suonare ognuno negli spazi lasciati dagli altri, un interplay che in ambito rock io trovo solo negli Zeppelin.

 

E queste due cose probabilmente sono "inimitabili".


  • 2

#16 Infinite dest

    dolente o nolente

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Inviato 03 settembre 2020 - 16:42

Loro forse più smaccatamente mccartneiani che completamente beatlesiani, manca la componente psichedelica...

Ovvio, beatlesiani fino al midollo (Neil Finn lo ha dichiarato più volte senza problemi). Di sicuro più McCartney-oriented, ma la vena dissonante/psichedelica c'è, sub limine ma c'è, specie nei lavori solisti di Neil e di quelli in coppia col fratello.
Ovviamente è più evidente dal vivo, ma quello è scontato.
  • 0

 mi ricorda un po' Moro.

 

 

 

 

Con trepidazione vivo solo le partite dell'Inter.

 

 

 

Io non rispondo a fondo perchè non voglio farmi bannare, però una cosa voglio dirla: voi grillini siete il punto più basso mai raggiunto dal genere umano. Di stupidi ne abbiamo avuti, non siete i primi. Di criminali anche. Voi siete la più bassa sintesi tra violenza e stupidità. Dovete semplicemente cessare di esistere, come partito (e qui non ci si metterà molto) e come topi di fogna (e qui sarà un po' più lunga, ma cristo se la pagherete cara).

 

 


#17 Central Perk

    Il fu Chanandler Bong

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Inviato 03 settembre 2020 - 17:08

 

 

 

Philippone si era studiato bene tutti i suoni (chitarra solista sembra suonata da Harrison) e le armonie classiche.


  • 0

#18 Tony Randine

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Inviato 03 settembre 2020 - 18:39

La discussione potrebbe acquisire maggiore profondità se scendessimo nel dettaglio musicale di alcune scelte armoniche, melodiche e ritmiche frequenti nei Beatles, che furono degli eccezionali formalizzatori di soluzioni inusitate e spesso mediate dall'interazione di più linguaggi molto diversi tra loro: dalla novelty song alla canzone di Tin Pan Alley; dall'uso di scale modali extraoccidentali alla musica latina; per non parlare delle modulazioni e delle false modulazioni, di alcune cadenze, di alcuni rapporti tra melodia e ambiente armonico che sono stati quasi inventati dal nulla e poi sono diventati regola. Essendo la loro una formula piuttosto inimitabile, concordo sul fatto che la "soluzione beatlesiana" sia molto meno frequente di quanto ci si immagini (come accaduto con altre band famosissime, tipo i Doors).

 
individuare i passaggi che ci evocano questa somiglianza credo possiamo arrivarci tutti.

Probabilmente è una deviazione mia, ma mi capita tutte le volte che sento un passaggio da accordo maggiore ad accordo (lo stesso accordo) minore.
  • 1

#19 wago

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Inviato 03 settembre 2020 - 18:44

Anche con me succede, infatti certi classiconi del Bowie glam (es. Life on Mars e Starman) mi suonano inevitabilmente beatlesiani anche se magari solo per pochi secondi (che però ovviamente sono sempre collocati in punti chiave dello sviluppo del pezzo).


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#20 Tony Randine

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Inviato 03 settembre 2020 - 18:58

Esatto. Che poi non so se effettivamente siano stati i primi, non dico ad utilizzare, ma a sdoganare questo tipo di passaggio armonico. Almeno in ambito pop/rock e affini.
  • 0

#21 floods

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Inviato 03 settembre 2020 - 19:11

la vena dissonante/psichedelica c'è, sub limune ma c'è, specie nei lavori solisti di Neil e di quelli in coppia col fratello.

Ecco proprio quelli non li conosco (a parte qualche brano dal suo primo solista), dovrei proprio recuperarli ma mi dimentico sempre mannaggia...


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#22 tonysuper

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Inviato 03 settembre 2020 - 19:12

Ma non è un caratteristica del blues l’ambiguità maggiore/minore?
 

Suonare lo stesso accordo con la terza maggiore e poi minore è un po’ come suonare una blue note in media.


  • 0

#23 Tony Randine

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Inviato 03 settembre 2020 - 19:43

Ma non è un caratteristica del blues l’ambiguità maggiore/minore?

Suonare lo stesso accordo con la terza maggiore e poi minore è un po’ come suonare una blue note in media.

Forse nelle scale. Dove il mezzo tono è magari raggiunto tramite bending. Ma l'effetto e l'aria che trasmette è molto distante da ciò che riproducevano i Beatles. Poi vabbè, ci capisco poco e nulla e probabilmente sto dicendo una castroneria, ma penso che l'effetto a cui mi riferivo io è probabilmente molto più vicino a generi come il soul, che non il blues vero e proprio.

P. S. Che poi sto cercando di ricordarmi in quali brani dei Beatles viene utilizzata questa soluzione melodica e non me ne viene in mente nemmeno uno. LoL
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#24 Syddharta

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Inviato 03 settembre 2020 - 20:41

Quello che dicono loro è il passaggio da maggiore a minore sull'accordo di IV grado (come in In My Life, You Won't See Me, Nowhere Man), ovvero una cadenza plagale ma con l'accordo minore, una cosa piuttosto rara nel pop prima dei Beatles, anche perché spesso - appunto - l'accordo passa da maggiore (che sarebbe ok) a minore (e qui è il bello). La storia dell'ambiguità maggiore/minore del blues non c'entra nulla: semplicemente i blues sono al 90% in modo maggiore armonicamente, ma la terza nelle linee melodiche è sempre abbassata di un semitono (es. in In The Pines qual è la nota che ti dà l'idea di bluesità? È quella di "lie to me", dove il "me" è un sol naturale in tonalità di mi maggiore).


  • 4

M.

 


#25 wago

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Inviato 03 settembre 2020 - 21:41

Ammetto che mi chiedo, talvolta, se tutta questa percepita "eccezionalità" compositiva dei Beatles, sia rispetto al prima che rispetto al dopo, sia semplicemente il frutto di una distorsione per la quale chi ha le competenze per occuparsi a fondo di questo genere di cose tende ad applicarle soprattutto a band maggiori quali appunto i Fab Four. Sembra a volte che la profondità delle conoscenze tecniche di chi fa analisi musicali correli negativamente con l'ampiezza dello spettro di artisti della cui musica è al corrente o quantomeno a cui sceglie di interessarsi.

Ho avuto questa sensazione sia leggendo qualcosina di musicologia pop "vera", anni fa, che in tempi recenti seguendo il canale YouTube di David Bennett — che video dopo video disseziona gli aspetti compositivi di... più o meno sempre la stessa gente notissima. Lì vabbè, forse il motore più che l'ignoranza sua è la volontà di massimizzare le visite, ma resta il fatto che grossa parte del panorama artistico resta scoperta.

Chiedo a Syd che senz'altro è al corrente dei trend dell'ambiente — e non considero in alcun modo accusabile di ristrettezza di orizzonti — intanto se questa percezione ha effettivamente una corrispondenza nella realtà (domanda uno) e poi come si posizioni rispetto al sospetto iniziale che dietro alla presunta "incomparabilità" rispetto agli altri sulla piazza della ricchezza armonica dei Beatles ci sia anche un bias di selezione.

 

Chiarisco che il mio è più un tarlo che una tesi o un'opinione effettiva, a oggi i Beatles restano sostanzialmente la mia band preferita e in cuor mio sono piuttosto convinto della loro unicità in fatto di classe compositiva.


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#26 Syddharta

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Inviato 03 settembre 2020 - 21:55

Considera che la maggior parte di quelli che hanno fatto studi musicologici sistematici sui Beatles però hanno una formazione abbastanza completa più sul "prima" che sul "dopo" (che invece è il caso di David Bennett che seguo pure io ma anche di questo forum, dove gli ascolti pre-60 sono generalmente pochi e settari). I musicologi che hanno fatto quel genere di ricerche hanno quasi sempre background da afroamericanisti (e gli afroamericanisti conoscono solitamente molto bene i repertori americani in generale, inclusi quelli bianchi di Broadway che sono alla base di alcune idee innovative dei Beatles e in particolare di McCartney) o da etnomusicologi prestati alla popular music (il che significa conoscenza di linguaggi che originano dal folklore e si formalizzano in contesti urbani post-industriali, che è un universo che copre cinque continenti) se non addirittura cólti (il che significa non più confronto con formule reiterate ma con impianti formali ben più complessi). Quindi direi che il discorso è spesso molto credibile quando il ragionamento è riferito al "prima", magari può esserlo meno quando riferito al "dopo" (dove invece sono intervenuti molti studiosi di area culturalista o semiologica).
Questo per quanto riguarda i Beatles. Più in generale, considererei anche altri due fattori: a) quello della significatività storica di determinate esperienze. È ovvio che un uso rivoluzionario degli strumenti offerti dalla scrittura musicale da parte di un gruppo che vende milioni di copie risulterà più interessante rispetto a quello fatto da un gruppo che ne ha vendute trenta. A meno che quanto fatto da questi sconosciuti non si riveli poi fondamentale a distanza di anni rispetto all'esperienza di un altro artista rilevante da un punto di vista socioculturale o commerciale; b) gli studiosi tendono ad avere delle conoscenze più verticali che orizzontali (che sono proprie dell'"erudizione", ma non della "conoscenza" intesa come strumento per applicazioni critico-analitiche).
  • 0

M.

 


#27 wago

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Inviato 04 settembre 2020 - 06:40

Il problema delle impostazioni che descrivi sta tutto nelle eventuali deduzioni che si traggono a sproposito da studi in sé del tutto fondati. Se conduco un'attenta ispezione di uno specimen A, analizzandolo in sé e comparandolo con B, C, D ecc scelti con un analogo criterio di rappresentatività (es. paragono i Beatles agli Shadows, a Bo Diddley, a Chuck Berry, o che ne so ai Led Zeppelin... ma mai a formazioni più marginali ma possibilmente più affini) posso trarre senz'altro delle considerazioni valide riguardo alla struttura interna dell'oggetto in esame, ma poco significative dal punto di vista delle peculiarità rispetto al panorama. Intendiamoci, in uno studio ben fatto un paragone tra A, B, C e D con B C e D scelti a quel modo resta un paragone consapevolmente limitato, dal quale ci si guarda bene dal trarre considerazioni generali riguardo all'unicità, all'eccezionalità ecc. di A. Ma è facile per chi legge e poi trascrive e metabolizza sommariamente giungere al giudizio che "i musicologi hanno mostrato che lo stile di A è reso unico nell'intero panorama musicale da questo questo e quest'altro elemento", che magari non è in realtà specifico di A ma del suo intero contesto.

Una formazione extra-pop come quelle che descrivi fornisce senz'altro strumenti di analisi solidi, ma vedo il rischio di distorsioni quando poi effettivamente li si impiega per vagliare una cultura pop che si conosce solo per grandi nomi, inquadrati come punti isolati o mal connessi di un panorama la cui reale rete relazionale sfugge. Uno dei possibili esiti è proprio il fenomeno di cui sopra: paragoni troppo ad ampio raggio. Dall'altro lato, possono generarsi situazioni di questo tipo: l'esperto — poniamo — con un'estrazione classica sarà focalizzato su aspetti della musica pop (dove per pop intendo sì, limitatamente, "pop post-British Invasion") che meglio entrano in relazione coi canoni della musica classica, e troverà particolarmente ricche proprio quelle espressioni artistiche molto note la cui articolazione ha più elementi in comune con (o almeno analizzabili secondo gli strumenti tipici di) il suo campo di studi di provenienza. Riguardo ad altri aspetti, non per forza meno significativi, resterà invece "miope".

 

Nel confrontare la complessità armonica della musica dei Beatles con quella di altre formazioni precedenti e coeve è senz'altro interessante compararle agli Stones, a Dylan, ai Byrds, o andando più indietro al r'n'r al surf e a Tin Pan Alley, ma credo sia altrettanto se non più significativo metterli in relazione con altri prodotti di "pop sofisticato" dell'epoca, dagli Zombies alla panoplia di formazioni "Sunshine Pop" che spesso avevano dietro nomi assai ben consapevoli degli strumenti armonici sviluppati al di fuori della filiera r'n'r-soul-surf-folk/rock. Messi a paragone coi brani più rigogliosi del Sunshine Pop, la tesi dell'eccezionalità armonica dei Beatles regge ancora?

Attenzione non mi interessano qui tanto i discorsi di uova e galline (e in ogni caso, che l'influenza vada dal successo dei Beatles al fiorire di formazioni barocche credo sia difficilmente discutibile) né di biechi paragoni pseudo-quantitativi ("dite tanto di You've Got to Hide Your Love Away* ma A Whole Lot of of Rainbows dei The Salt sta su tutto un altro livello di intricatezza armonica"), quanto piuttosto la comprensione se alcuni espedienti o trick compositivi siano effettivamente degli elementi distintivi dello stile dei Beatles — ciò che anche a noialtri che di musica analoga un po' ne conosciamo fa dire "davvero beatlesiano!" — oppure siano soluzioni perseguite trasversalmente da un ventaglio di formazioni dell'epoca, certo influenzate dai Fab Four ma non per forza così triggeranti di quel sesto senso "beatlesiano" di cui in questo thread si vorrebbe discutere.

 

* Un librazzo che possiedo da forse dodici anni e mai mi son degnato di leggere per davvero, "The Songwriting Secrets of the Beatles" riporta un paragone con Ralph Vaughan Williams attribuito al musicologo Wilfrid Mellers.


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#28 tonysuper

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Inviato 04 settembre 2020 - 08:19

Quello che dici Wago è purtroppo probabile.

 

Da qualche tempo sono in fissa con Al di Meola che ha dedicato diversi anni a studiare e risuonare le canzoni dei Beatles.

 

In diverse interviste ne loda le qualità, ma in pratica per lui la musica si riduce a quella che passa per radio e gli unici gruppi Rock che conosce sono i Byrds e i Vultures (gruppo di surf strumentale che a quanto pare ha inventato il suono fuzz di chitarra).

 

Mentre in campo jazz e classico studiano pure la musica che praticamente non ha ascoltato nessuno se non i parenti dei musicisti.

 

A me piacerebbe essere capace del tipo di analisi che un Bennet, un Beato o un Merlin sanno fare, ma dovrei smettere di lavorare e studiare 10 anni asd per cui non ci resta altro che fidarsi.


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#29 Syddharta

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Inviato 04 settembre 2020 - 08:50

Io credo che l'eccezionalità dei Beatles regga anche con i paragoni con tutto il mondo baroque inglese o sunshine americano, che comunque erano approcci nati per stupire proprio in quel senso, per creare un ponte tra il pop e alcune possibilità espressive, compositive e arrangiative di altri territori, cosa che non era un obiettivo dichiarato dei Beatles (che non hanno mai puntato al virtuosismo o all'ostentazione pur essendo musicisti eccezionali nel loro ambito), ed è proprio quella naturalezza a sorprendere. From Me to You, She Loves You, Yesterday o Michelle sono dei singoli killer, pensati per spaccare le classifiche, dei quali sorprende innanzitutto la cantabilità popolare, e della cui eccezionalità si accorge chi dispone di strumenti analitici avanzati. Di fatto nessuno scriveva canzoni in quel modo all'epoca. Leggendo The Songwriting Secrets of the Beatles ti renderai conto di quanto siano sofisticate in particolare le costruzioni dei brani del periodo 1962-1964. Non solo Wilfried Mellers, ma anche William Mann (che non era un musicologo, ma era il critico musicale del Times: si occupava esclusivamente di musica classica e aveva una competenza praticamente da musicologo), il primo a dare un riconoscimento "serio" ai Beatles addirittura scomodando Mahler (i Beatles in Not a Second Time avrebbero usato una cadenza rarissima in musica, utilizzata da Mahler nel Lied von der Erde. John Lennon di questa cosa rise parecchio, perché non l'aveva mai ascoltato), si pronunciò in diretta sulle loro capacità. Poi i gruppi baroque e sunshine storicamente arrivano dopo (direi dalla seconda metà del '67), sono già una generazione che non cresce ascoltando il rock'n'roll, anagraficamente più vicina a quella del prog. E anche lì, pur volendoci buttare dentro un Pet Sounds come precursore se non addirittura gli arrangiamenti di Spector con le ragazze, emerge il pregiudizio dei "rockisti": la storia della grande svolta orchestrale del pop. Ma basterebbe invece guardare le classifiche dell'epoca: l'orchestra la usano quasi tutti gli interpreti del pop meno compromesso con il rock. E la usavano anche negli anni '50 e '40 (negli anni Trenta la musica popular più popolare al mondo - scusa il giuoco di parole - era una musica orchestrale). Ma se proprio dobbiamo trovare un modo originale di utilizzare quegli arrangiamenti, oltre a Wilson o a Spector, io penso proprio ai Beatles. George Martin si è praticamente inventato un modo di scrivere (e produrre, visto che è stato il primo a utilizzare la microfonazione dei quartetti d'archi che da lì in poi avrebbero utilizzato anche in ambito classico) gli arrangiamenti in un certo modo, che poi proprio i gruppi sunshine ripresero.


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#30 markmus

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Inviato 04 settembre 2020 - 08:59

* Un librazzo che possiedo da forse dodici anni e mai mi son degnato di leggere per davvero, "The Songwriting Secrets of the Beatles" riporta un paragone con Ralph Vaughan Williams attribuito al musicologo Wilfrid Mellers.

 

comprato adesso :) cosi' quando arriva la fase 2 della discussione posso intervenire con cognizione di causa asd

 

per me uno degli elementi piu' riconoscibili e copiati della musica beatlesiana sono quelle modulazioni che fa lennon con la voce, tipo misendurstanding all you sEee o it must be high or loOw in strawberry fields o there are places i remember all my liiife e in mYyy life etc etc

 

mi e' capitato di risentirlo in parecchie band e per me e' sempre come una strizzatina d'occhio fra beatlesiani. a volte immagino anche inconscia*

 

*(io stesso mi rendo conto che ogni tanto la infilo come cosa nelle mie canzoni https://soundcloud.c...-without-hoover a 0:28, change my liiife ashd )


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#31 Syddharta

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:03

 

* Un librazzo che possiedo da forse dodici anni e mai mi son degnato di leggere per davvero, "The Songwriting Secrets of the Beatles" riporta un paragone con Ralph Vaughan Williams attribuito al musicologo Wilfrid Mellers.

 

comprato adesso :) cosi' quando arriva la fase 2 della discussione posso intervenire con cognizione di causa asd

 

per me uno degli elementi piu' riconoscibili e copiati della musica beatlesiana sono quelle modulazioni che fa lennon con la voce, tipo misendurstanding all you sEee o it must be high or loOw in strawberry fields o there are places i remember all my liiife e in mYyy life etc etc

 


 

 

Si chiama melisma, si fa da circa duemila anni asd
 


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#32 wago

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:17

Comunque c'è del vero, ieri canticchiavo-misto-fischiettavo Lucy in the Sky With Diamonds andando a ritirare la bici (nota biografica inutile) e constatavo come nella strofa e soprattutto nel pre-chorus apparentemente piattissimi si nascondesse una giungla di glissando e note prese basse e poi alzate o viceversa. Vabbè che lì c'è un'attenzione deliberata al creare un'atmosfera assieme sospesa e frastornante, quindi ci sta che il trucco sia particolarmente enfatizzato, ma in effetti direi che è un elemento che ritrovato poi altrove in contesti simili fa apparire il pezzo immediatamente "lennoniano".


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#33 dick laurent

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:18

 

 

Nel confrontare la complessità armonica della musica dei Beatles con quella di altre formazioni precedenti e coeve è senz'altro interessante compararle agli Stones, a Dylan, ai Byrds, o andando più indietro al r'n'r al surf e a Tin Pan Alley, ma credo sia altrettanto se non più significativo metterli in relazione con altri prodotti di "pop sofisticato" dell'epoca, dagli Zombies alla panoplia di formazioni "Sunshine Pop" che spesso avevano dietro nomi assai ben consapevoli degli strumenti armonici sviluppati al di fuori della filiera r'n'r-soul-surf-folk/rock. Messi a paragone coi brani più rigogliosi del Sunshine Pop, la tesi dell'eccezionalità armonica dei Beatles regge ancora?

Attenzione non mi interessano qui tanto i discorsi di uova e galline (e in ogni caso, che l'influenza vada dal successo dei Beatles al fiorire di formazioni barocche credo sia 

 

ma per Tin Pan Alley intendete semplicemente i brani più pop, o anche i grandi autori del Great american songbook? Perchè in quel caso i vari Cole Porter, Harold Arlen, Hoagy Carmichael, Gershwin, Kern, Vernon Duke, Alec Wilder e compagnia scrivevano già cose raffinatissime. Per non parlare di certi autori della musica brasiliana (Valzinho, Custodio Mesquita, Johnny Alf, Jobim, Carlos Lyra, certe cose di Ary Barroso e Dorival Caymmi ecc) per restare all'epoca precedente ai Beatles, tutta gente che alle mie orecchie spesso andava ben al di là dei Beatles in termini di ricercatezze armoniche. L'ascolto di cose tipo Noturno em tempo de samba di Custodio Mesquita che è degli anni trenta credo faccia cambiare la prospettiva sul livello che era già stato raggiunto nella canzone popolare (poi ovviamente, la musica popolare dell'epoca  suona diversissima dal pop inglese anni sessanta) nell'uso dell'armonia.


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#34 tonysuper

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:19

Ecco una cosa che se ne avessi le competenze mi piacerebbe capire,

 

la settimana scorsa mi sono fatto una ascoltata di musica orchestrale di Debussy (per la cronaca una compilation Bernstein Accademia di santa cecilia DG 1989).

 

Dopo ho messo il mio solito shuffle delle canzoni dei Beatles sullo streaming e mi sono accorto che scendevano meglio, le progressioni fra gli accordi mi suonavano molto più naturali, come se ci fossero state delle somiglianze con quello che avevo ascoltato prima.

 

So vagamente che sia i Beatles che Debussy usano spesso l’armonia in un contesto modale più che tonale però non mi basta.


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#35 markmus

    cui prodi

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:21

 

 

* Un librazzo che possiedo da forse dodici anni e mai mi son degnato di leggere per davvero, "The Songwriting Secrets of the Beatles" riporta un paragone con Ralph Vaughan Williams attribuito al musicologo Wilfrid Mellers.

 

comprato adesso :) cosi' quando arriva la fase 2 della discussione posso intervenire con cognizione di causa asd

 

per me uno degli elementi piu' riconoscibili e copiati della musica beatlesiana sono quelle modulazioni che fa lennon con la voce, tipo misendurstanding all you sEee o it must be high or loOw in strawberry fields o there are places i remember all my liiife e in mYyy life etc etc

 


 

 

Si chiama melisma, si fa da circa duemila anni asd
 

 

 

e grazia arca, ma ti sembra lo stesso quello di lennon e quello di mariah carey? asd secondo me ha un modo molto suo di farlo e lo usa veramente in quantita' industriali rispetto ad altre band coeve (e allo stesso mccartney), magari emulando qualche eroe di gioventu' tipo roy orbison, ma forse anche i limiti vocali di lennon creano quello stile unico. cosi' su due piedi non mi vengono gli esempi in cui ho sentito QUEL tipo di melisma ma vedrai che quando li trovo il riferimento al cantato lennoniano e' ovvio.


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#36 Syddharta

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:27

 

 

 

Nel confrontare la complessità armonica della musica dei Beatles con quella di altre formazioni precedenti e coeve è senz'altro interessante compararle agli Stones, a Dylan, ai Byrds, o andando più indietro al r'n'r al surf e a Tin Pan Alley, ma credo sia altrettanto se non più significativo metterli in relazione con altri prodotti di "pop sofisticato" dell'epoca, dagli Zombies alla panoplia di formazioni "Sunshine Pop" che spesso avevano dietro nomi assai ben consapevoli degli strumenti armonici sviluppati al di fuori della filiera r'n'r-soul-surf-folk/rock. Messi a paragone coi brani più rigogliosi del Sunshine Pop, la tesi dell'eccezionalità armonica dei Beatles regge ancora?

Attenzione non mi interessano qui tanto i discorsi di uova e galline (e in ogni caso, che l'influenza vada dal successo dei Beatles al fiorire di formazioni barocche credo sia 

 

ma per Tin Pan Alley intendete semplicemente i brani più pop, o anche i grandi autori del Great american songbook? Perchè in quel caso i vari Cole Porter, Harold Arlen, Hoagy Carmichael, Gershwin, Kern, Vernon Duke, Alec Wilder e compagnia scrivevano già cose raffinatissime. Per non parlare di certi autori della musica brasiliana (Valzinho, Custodio Mesquita, Johnny Alf, Jobim, Carlos Lyra, certe cose di Ary Barroso e Dorival Caymmi ecc) per restare all'epoca precedente ai Beatles, tutta gente che alle mie orecchie spesso andava ben al di là dei Beatles in termini di ricercatezze armoniche. L'ascolto di cose tipo Noturno em tempo de samba di Custodio Mesquita che è degli anni trenta credo faccia cambiare la prospettiva sul livello che era già stato raggiunto nella canzone popolare (poi ovviamente, la musica popolare dell'epoca  suona diversissima dal pop inglese anni sessanta) nell'uso dell'armonia.

 

Certo, consideravo tutto ciò di cui parli. La chiave del discorso è nella frase che evidenzio. E comunque io non ne faccio solo una questione di ricercatezza armonica, ma di utilizzo di alcune formule in contesti diversi, di inusualità delle soluzioni, etc.


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#37 dick laurent

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:44

 

 

 

 

Nel confrontare la complessità armonica della musica dei Beatles con quella di altre formazioni precedenti e coeve è senz'altro interessante compararle agli Stones, a Dylan, ai Byrds, o andando più indietro al r'n'r al surf e a Tin Pan Alley, ma credo sia altrettanto se non più significativo metterli in relazione con altri prodotti di "pop sofisticato" dell'epoca, dagli Zombies alla panoplia di formazioni "Sunshine Pop" che spesso avevano dietro nomi assai ben consapevoli degli strumenti armonici sviluppati al di fuori della filiera r'n'r-soul-surf-folk/rock. Messi a paragone coi brani più rigogliosi del Sunshine Pop, la tesi dell'eccezionalità armonica dei Beatles regge ancora?

Attenzione non mi interessano qui tanto i discorsi di uova e galline (e in ogni caso, che l'influenza vada dal successo dei Beatles al fiorire di formazioni barocche credo sia 

 

ma per Tin Pan Alley intendete semplicemente i brani più pop, o anche i grandi autori del Great american songbook? Perchè in quel caso i vari Cole Porter, Harold Arlen, Hoagy Carmichael, Gershwin, Kern, Vernon Duke, Alec Wilder e compagnia scrivevano già cose raffinatissime. Per non parlare di certi autori della musica brasiliana (Valzinho, Custodio Mesquita, Johnny Alf, Jobim, Carlos Lyra, certe cose di Ary Barroso e Dorival Caymmi ecc) per restare all'epoca precedente ai Beatles, tutta gente che alle mie orecchie spesso andava ben al di là dei Beatles in termini di ricercatezze armoniche. L'ascolto di cose tipo Noturno em tempo de samba di Custodio Mesquita che è degli anni trenta credo faccia cambiare la prospettiva sul livello che era già stato raggiunto nella canzone popolare (poi ovviamente, la musica popolare dell'epoca  suona diversissima dal pop inglese anni sessanta) nell'uso dell'armonia.

 

Certo, consideravo tutto ciò di cui parli. La chiave del discorso è nella frase che evidenzio. E comunque io non ne faccio solo una questione di ricercatezza armonica, ma di utilizzo di alcune formule in contesti diversi, di inusualità delle soluzioni, etc.

 

 

mi sembrava però che Wago parlasse solo di armonia e melodia nella musica popolare, non di stili di arrangiamento, effetti studio/registrazioni al contrario, sitar e chitarre distorte... ma forse ho frainteso?


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#38 Syddharta

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:48

No no, non hai frainteso, anch'io intendevo la stessa cosa. Non parlavo di complessità armonica in senso assoluto, ma di utilizzo di certi schemi inusuali in determinati contesti musicali e culturali. In questo i Beatles furono sorprendenti al di là dei contributi di Gershwin o di Jobim.


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#39 tonysuper

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Inviato 04 settembre 2020 - 09:53

Un altro elemento che potrebbe scatenare infinite discussioni.

 

L’intuito mi ha sempre suggerito che ci fosse più lavoro, più struttura, più “ciccia” musicale in media nei Beatles rispetto ai Pink Floyd.

 

Ma anche questa cosa non so se si può razionalizzare in una qualche maniera. A volte credo sia la vivacità ritmica, a volte una maggiore stratificazione delle voci o appunto quell’affiatamento di cui parlavo prima.


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#40 markmus

    cui prodi

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:25

più struttura senza dubbio, sulla ciccia non so. Tony, secondo me devi familiarizzarti un minimo con i concetti base di teoria musicale e analizzare un po’ più la musica invece di spendere troppo tempo nelle tue teorie astruse, ti aiuterebbe ad avere un’idea meno nebulosa della musica che ascolti asd (perché sembri interessato, niente di male a voler mantenere un approccio più emotivo)
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#41 Tony Randine

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:42

più struttura senza dubbio, sulla ciccia non so. Tony, secondo me devi familiarizzarti un minimo con i concetti base di teoria musicale e analizzare un po’ più la musica invece di spendere troppo tempo nelle tue teorie astruse, ti aiuterebbe ad avere un’idea meno nebulosa della musica che ascolti asd (perché sembri interessato, niente di male a voler mantenere un approccio più emotivo)

Perché mai dovrei "analizzare" un po' più la musica. A che pro? Ho quasi 50 anni. Ho ascoltato, e ascolto, di tutto e di più. E in tutti questi anni ho sviluppato un mio approccio critico e un certo orecchio verso tutto ciò che mi capita sotto le orecchie.
Tra l'altro (anche se non li tocco da almeno un lustro) ho sempre suonicchiato - male e per puro cazzeggio - basso, chitarra e batteria - e a grandi linee so cosa vuol dire imbracciare uno strumento e condividere una sala prove.
Tra l'altro la mia teoria "astrusa" alla fine tanto astrusa non era, dato che lo stesso Wago e Syddharta hanno capito benissimo a cosa mi riferissi e hanno pure confermato la mia idea in merito.
Quindi veramente, non so a cosa tu ti stia riferendo. E fidati che le idee sulla musica che ascolto sono tutt'altro che nebulose.
Forse non sono bravo a verbalizzarle, questo sì.
  • 0

#42 Man-Erg

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:48

Ma che è, un film di Nolan?


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Though we've been denied
Too much hope in our lives
Let tonight be the night
Let tonight be the night when it ends

#43 paloz

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:52

 

più struttura senza dubbio, sulla ciccia non so. Tony, secondo me devi familiarizzarti un minimo con i concetti base di teoria musicale e analizzare un po’ più la musica invece di spendere troppo tempo nelle tue teorie astruse, ti aiuterebbe ad avere un’idea meno nebulosa della musica che ascolti asd (perché sembri interessato, niente di male a voler mantenere un approccio più emotivo)

Perché mai dovrei "analizzare" un po' più la musica. A che pro? Ho quasi 50 anni. Ho ascoltato, e ascolto, di tutto e di più. E in tutti questi anni ho sviluppato un mio approccio critico e un certo orecchio verso tutto ciò che mi capita sotto le orecchie.
Tra l'altro (anche se non li tocco da almeno un lustro) ho sempre suonicchiato - male e per puro cazzeggio - basso, chitarra e batteria - e a grandi linee so cosa vuol dire imbracciare uno strumento e condividere una sala prove.
Tra l'altro la mia teoria "astrusa" alla fine tanto astrusa non era, dato che lo stesso Wago e Syddharta hanno capito benissimo a cosa mi riferissi e hanno pure confermato la mia idea in merito.
Quindi veramente, non so a cosa tu ti stia riferendo. E fidati che le idee sulla musica che ascolto sono tutt'altro che nebulose.
Forse non sono bravo a verbalizzarle, questo sì.

 

 

 

Credo - credo - si riferisse a tonysuper.


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#44 tonysuper

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:53

Parlava con me asd

In realtà le ultime cose che ho scritto sono molto meno astruse di quello che ti ricordi... 

 

Uso il termine ciccia perché non credo che tutto si possa risolvere a parametri isolabili e misurabili, ma che deriva dall’insieme delle cose.

 

Sarà che ho passato troppo tempo a interloquire con il Merlin e mi ha praticamente portato nel suo mondo del fattore X dell’espressività.


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#45 Tony Randine

    Utente misofono

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Inviato 04 settembre 2020 - 10:54

Ok scusate :asd:
Comunque si può prendere come spunto 'sto ultimo delirio per discutere se effettivamente avere un minimo sindacale di nozioni di teoria musicale possa effettivamente migliorare l'approccio con essa, o aiutarti a distinguere la merda dalla cioccolata.
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#46 Kerzhakov91

    Born too late

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Inviato 04 settembre 2020 - 11:02

Le Bangles, a inizio carriera, sembravano una versione al femminile dei primi Beatles (consiglio, in tal senso, l'ottimo EP omonimo del 1982). Si muovevano pure in modo simile sul palco!

 

 

 

Segnalo anche questo omaggio a "Taxman", un pezzo post-reunion scritto per la colonna sonora di Austin Powers:

https://www.youtube....h?v=H9SvflOOVm8

 

Anche se il loro brano più beatlesiano in assoluto è questo: https://www.youtube....h?v=w2TrScnCWJo


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#47 Syddharta

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Inviato 04 settembre 2020 - 11:03

Ok scusate : asd:
Comunque si può prendere come spunto 'sto ultimo delirio per discutere se effettivamente avere un minimo sindacale di nozioni di teoria musicale possa effettivamente migliorare l'approccio con essa, o aiutarti a distinguere la merda dalla cioccolata.

Be', direi proprio di sì. Conoscere il francese è fondamentale per leggere Flaubert in lingua originale.


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M.

 


#48 wetton76

    utente alla ricerca dei classici perduti...

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Inviato 04 settembre 2020 - 11:04

Abbastanza "beatlesiana", avevano anche  lo stesso produttore (George Martin) e ingegnere del suono (Geoff Emerick)...

 

 

 


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#49 Tony Randine

    Utente misofono

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Inviato 04 settembre 2020 - 11:07

Ok scusate : asd:
Comunque si può prendere come spunto 'sto ultimo delirio per discutere se effettivamente avere un minimo sindacale di nozioni di teoria musicale possa effettivamente migliorare l'approccio con essa, o aiutarti a distinguere la merda dalla cioccolata.


Be', direi proprio di sì. Conoscere il francese è fondamentale per leggere Flaubert in lingua originale.

Occhio, non parlo di "scrivere" di musica, ma proprio sviluppare un certo senso critico, gusto, e soprattutto: distinguere, come ho scritto prima, una composizione coi contromazzi da una scureggia.
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#50 Tom

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Inviato 04 settembre 2020 - 11:16

*
POPOLARE

Non posso ovviamente infilarmi nel discorso tecnico, ma una differenza sostanziale che ho sempre tovato tra i Beatles e i loro emuli e' nell'effetto finale ottenuto con mezzi apparentemente convenzionali. Una specie di atmosfera emotiva sempre un po' spostata rispetto a quello che ti aspetteresti da un certo tipo di soluzioni sonore. In maniera sottile e' una cosa che hanno avuto fin dagli inizi, ma esplosa con la fase psichedelica.

 

Esempio banale: l'uso dell'orchestra. Laddove il 99% degli altri rockettari quando usano un'orchestra tendono a sembrarmi gonfi, pompieristici e melensi, nelle canzoni dei Beatles l'orchestra mi sembra spesso creare momenti di sospensione e, paradossalmente, di vuoto.

 

Per dire, i violini di "Eleanor Rigby" dovrebbero essere il massimo del patetismo melodrammatico, invece sono taglienti, drammatici, un po' ansiogeni, e allo stesso tempo riescono a rimanere dolci e malinconici. E tutto questo senza sembrare "violini da film" che ottengono quel preciso effetto standard, se si capisce cosa intendo.

 

"Strawberry Field" e' un brano barocco, sovraprodotto e stratificato, eppure l'effetto e' di qualcuno che canticchia una filastrocca passeggiando in un giardino segreto, col suono dell'orchestra che sembra provenire da un'altra parte, un posto lontano, creando un senso di distanza e di - appunto - vuoto. Ma c'e' che in tutto questo "Strawberry Field" riesce comunque ad avere una compatezza e funzionalita da brano pop, compiuto e persino radiofonico, dove ad esempio i citati Mercury Rev, quando vogliono creare l'effetto del suono di un'orchestra che viene da un'altra "dimensione", finiscono fatalmente per sembrare sperimentali ed eccentrici.  

 

Esempio ancora piu' plateale quello dei due crescondo orchestrali di "A Day in the Life": in teoria il massimo della pomposita' e della saturazione sonora, nella messa in pratica sono all'opposto due "buchi neri" che risucchiano l'ascoltatore, due vortici sonori che ampliano a dismisura lo spazio della canzone.

 

Ma e' una cosa che percepisco anche in "Goodnight". Apparentemente e' il loro brano piu' convezionalmente giocato sui cliche' del musical hollywoodiano, non dovrebbero esserci sorprese, eppure, non so come, anche con quel brano riescono a spostare l'atmosfera in un posto diverso da quello piu' ovvio: non e' la canzone di un musical, e' la canzone di qualcuno che sta sognando un musical.


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