Vero invece è che questa ondata postpostpunk appiattisce la nozione di post-punk, di per sé centrifuga e indefinibile, su un set piuttosto ristretto di formulette replicabili, ma mi pare che lo stesso si possa dire di "ondate" precedenti (che in effetti l'autore sembra schifare altrettanto)
beh, su questo non c'è dubbio, se la motivazione è quella delle formulette replicabili, ci troviamo di fronte ad un fenomeno esistente da decenni, i Fontaines DC erano ancora nella culla; se invece si porta la motivazione su sensazioni soggettive, benissimo ma boh non capisco il senso dei pipponi collegati alle proprie emozioni, il pippone "scientifico" deve essere per forza oggettivo per quanto mi riguarda, altrimenti diventa un cane che si morde la coda
un discorso come quello che hai postato, dove si generalizza molto, anche a livello temporale, porterà ulteriori divisioni e litigate
tra i postpostpunkers, i postpostpostpunkers e i postpostpostpostpunkers; gli Interpolliani la prenderanno malissimo perché si ritenevano i Joydivisioniani della nuova era e ne andavano fieri
timidamente emerge una visione (per me fastidiosa) in quell'articolo: la stanchezza (di chi scrive) dovuta alla ripetizione del fenomeno, più che alle band citate genericamente (senza una critica specifica) come listone della spesa, quasi a dire "non ne possiamo più, quindi spariamo a 0 su tutti"
la critica "alternativa", chiamiamola così, secondo me, non dovrebbe proprio curarsi di simili fenomeni, ma proporre le proprie idee; i Wire e i Fall (cito loro perché nell'articolo sono stimati, mi pare) hanno avuto diffusione grazie a dei giornalisti "undergorund" propositivi e coraggiosi, esiste oggi una simile stampa? Cosa "vende" il blog in questione? Non lo conosco, ha dei suggerimenti che possiamo considerare i Wire di oggi? I King Crimson? Gli Who? Ha dei generi nuovi da mettere sul tavolo? Descrive bene alcune caratteristiche della wave storica e il mancato recepimento delle stesse da parte di queste ondate ma non basta spiegare chi no e chi male, è troppo facile così
Non ce la faccio, è una lettura che mi invoglia ad ascoltare a nastro i blackmidi.

non li conosco ma ho capito il senso e concordo; se la critica "alternativa" continua così, sono disposto a rivedere le mie idee sui Radio
e comunque un articolo del genere, così ossessivo e accusatore, puzza di nostalgico/vecchio molto più delle band revivaliste all'acqua di rose che secondo me, spesso, sono quasi ignare, nella loro ingenuità/semplicità, della storia che vogliono riportare alla luce, band che vivono cavalcando l'euforia del momento --- puzza di una critica invidiosa (altro elemento tipico degli anziani stufi) dell'entusiasmo altrui, e spiega il successo di questi nuovi artisti con delle dinamiche di vendita che esistono da sempre, non sono state create per gli Idles, e ha quindi poco senso citarle come la scoperta del secolo, sono scontate e fisiologiche
se lo scopo è fare polemica, è perfetto ma spero che la critica musicale non diventi sgarbiana; tra lo spipponare/sparare nel mucchio (senza fare proposte) e l'entusiasmo, anche per dischi che non mi prendono, meglio sempre il secondo, è più rock and roll