Li segue, li circonda, li asseconda e li addomestica, senza prevalere, senza coercizione ed inganno. Andrej è mio anche per questo.
Infatti dai film di Tarkovskij emerge il carattere sostanzialmente inviolabile della Natura e dell'Essere. Non a caso tutti i tentativi dell'uomo per piegare a sé o conquistare sono destinati a fallire, mentre solo un atto di rinuncia (o quello della creazione artistica, che contiene in sé anche la rinuncia) consente all'uomo di (farsi) comprendere (dal/nel)la totalità...
E' anche per questo che il dato tecnico (il modo in cui usa la mdp) e quello esistenziale nei suoi film combaciano perfettamente...
Complimenti, hai spiegato in poche righe una cosa molto difficile da dire.. E' esattamente così: Tarkovskij non fa simbolismo, non si occupa di grandi metafore della vita, semplicemente si limita ad osservare la natura e ad approcciarsi ad essa con rispetto e sacralità. Lo spiega benissimo nel suo "Scolpire il tempo", consigliato. E il concetto di rinuncia-sacrificio è fondamentale per capire la sua poetica.
Riapro qui una discussione che si stava svolgendo in "cosa state leggendo". Chissà se qualcuno mi seguirà. Mah, se no, poco male.
Sono parzialmente d'accordo con ciò che viene detto in questi interventi sull' Andrej che ho copincollato un po' a casaccio. E' vero che Tark ci mostra tentativi dell'uomo destinati a fallire (la mongolfiera, il capo della processione che cade sotto il peso della croce) ma secondo me non sono tanto tentativi di piegare a se la natura, ma quanto di colmare quella distanza fra se e Dio che rende la vita dell'uomo dolorosa e priva di senso.
In questo sta secondo me il tema centrale dell'Andrej: quale giustizia può esserci fra gli uomini se l'unico giudizio giusto (poichè espresso da un'intelligenza onniscente) può essere quello divino? La terra, e la giustizia che fra di
se e su di essa gli uomini esprimono , sarà sempre ingiusta, a causa della loro condizione di manchevolezza.
Ho notato infatti come il film ripeta in maniera quasi ossessiva il tema del giudizio: Il giullare portato via e giudicato, Kiril che abbandona il monastero giudicando i suoi abitanti indegni, Boris che deve essere giudicato sulla campana (tra l'altro voce terrena di Dio, non può essere un caso), Andrej che deve dipingere, nella chiesa della trinità, un giudizio universale. Andrej che giudica se stesso (ciò che lo caratterizza come eroe del film) per l'assassinio del tartaro privandosi della voce fisica e di quella simbolica, l'arte. Molti di questi giudizi si rivelano però fallaci, errati: Kiril torna con la coda fra le gambe, il giullare è condannato per una delazione, Andrej stesso torna sui suoi passi.
Non per niente il dialogo più significativo del film è secondo me all'inizio, quando Teofane si affaccia sulla piazza dove un uomo viene giustiziato (altro giudizio) e grida ai carnefici di smetterla, che la loro non può essere vera giustizia, in quanto essa pertiene solo a Dio.
In questo non mi trovo d'accordo con Reese quando dice che ,
"non si occupa di grandi metafore della vita, semplicemente si limita ad osservare la natura e ad approcciarsi ad essa con rispetto e sacralità"
L'Andrej si occupa di grandi metafore, mettendo in scena nondimeno che il rapporto, di sofferenza, fra l'uomo e dio.
Poi certo l'accento sulla natura è fondamentale: essa è l'unica immagine di Dio che l'uomo riesce a vedere. Gli elementi naturali come l'acqua (in particolare i fiumi, che io ho inteso come corrente di anime che scorrono al mare del giudizio universale, ma questa interpretazione credo sia troppo azzardata)., il fuoco (il rituale pagano, ad esempio) .
In questo senso è centrale la figura del cavallo. Esso è usato come strumento di differenziazione sociale: chi porta il giudizio, il conte sulla campana, i tartari, viaggiano a cavallo, e sono di solito portatori di potere : quando Boris riesce a farsi accettare come costruttore di campane dagli emissari del conte viene fatto salire a cavallo, e nelle scene successive eserciterà un grande potere, salvo poi tornare sui suoi piedi quando un potere più grande, il conte, arriverà, a cavallo, a minacciare la sua vita. Ovviamente il potere esercitato d aquesti personaggi è ingiusto e arbitrario, e il cavallo ne è la rappresentazione. Quando invece esso è libero dal cavaliere, ritorna ad avere tutta la sua bellezza primitiva, come nella scena finale o in quella iniziale in cui un cavallo si rotola per terra (forse la scena più bella del film.).
Uff, che fatica....