arrivo anche io, forse un po' in ritardo, a commentare questa serie che tanti entusiasmi (forse troppi) ha generato
parto prima dalle cose che ho trovato positive:
- sollima ha trovato la sua dimensione: la serie tv. avevo (giustamente) criticato il suo a.c.a.b, il quale paradossalmente appare più “televisivo” di questo gomorra che invece ha sicuramente un respiro se non internazionale almeno europeo e ha una carica selvaggia inedita non solo per la tv italiana (che è ferma al paleolitico) ma per lo stesso cinema italiano di oggi (ma anche dei venti anni precedenti). sollima è il deus ex machina dell’operazione gomorra, ed ha il senso dell'azione: il pilot in questo senso è un piccolo capolavoro
- la cosa oserei dire “miracolosa” trattandosi di un prodotto di fiction italiana che tratta di criminalità, è l’essersi liberato di tutta la zavorra critica/sociale/morale che ammorba il cinema (fintamente) di genere italiano degli ultimi decenni, in cui l’edulcorazione la fa da padrona e il messaggino morale è sempre scritto a chiare lettere per tutto il film. gomorra invece è tutto girato “dalla parte dei criminali”, e lo spettatore deve sostenere il loro sguardo quando si abbandonano ad atti di estrema ferocia e non può sperare di trovare un qualche personaggio positivo, magari un poliziotto o un magistrato, per cui tifare o in cui immedesimarsi
ora passo invece alla critica:
la serie parte bene, le prime quattro puntate sono molto buone. ma poi è come se la serie finisse la benzina già a metà stagione. la trasferta milanese del quinto episodio e quella spagnola del sesto, testimoniano l'inizio di una perdita di grinta ed efficacia. quello che segue sono episodi secondo me non più a fuoco come i primi quattro, vuoi perché si è deciso (secondo me in modo troppo frettoloso) di perdere un grosso personaggio come don pietro per la deriva da baby-gang con la versione mohicana del sergente palla di lardo di full metal jacket
vuoi perché il canovaccio è strarisaputo e l'unica cosa che desta attenzione è la catena di morti anche "illustri" (ma anche qui, troppa carne al fuoco, troppi personaggi importanti messi da parte, tutto troppo per una sola stagione)
come spesso accade nel cinema italiano recente, il problema sta nel manico. abbiamo sempre ottimi attori (e qui poi si tratta di gente sconosciuta) e anche registi che comunque il mestiere lo conoscono (vedi sollima, pur non essendo di certo michael mann). ci mancano buoni sceneggiatori, gente che sappia costruire grandi storie. lavorare ad una serie tv, soprattutto se il modello sono le serie tv americane degli ultimi anni, è forse ancora più difficile che lavorare allo script di un film. tenere tutti i fili assieme, raccontare una bella storia, tenere incollato lo spettatore allo schermo, è un'impresa non da poco. per quattro puntate con me ci sono riusciti. secondo me è già tanto, visto in che stato è di solito la tv italiana. però direi che c'è ancora molto da fare. forse sono troppo esigente, ma è giusto esserlo