Vabbè, al momento faccio parte della schiera più concettuale che formale,
Spiega cosa intendi per concettuale, anche con qualche esempio, non necessariamente tuo, giusto per capire.
Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Thomas Ruff, Cindy Sherman, Franco Vaccari, Duane Michaels, Boltanski, Diane Arbus (anche lei) ma soprattutto l'immenso Marcel Duchamp, che spesso non scattava nemmeno lui personalmente le foto ma le faceva fare al compagno Man Ray, tanto era importante per lui l'idea di fotografia come medium piuttosto che l'esercizio pratico e tecnico. Vabbè ma in questo senso si sposa tutto con l'arte e qui storcono tutti il naso (giustamente). Ad esempio uno come Duchamp non viene mai nemmeno annoverato nelle antologie di fotografi, giusto per dire che visione ristretta e tecnica si ha della fotografia...
Ah ok, scusa, non avevo colto... diciamo che dai vicoletti siculi coi muri scrostati hai fatto un bel balzo in avanti, anche troppo forse ![asd](http://forum.ondarock.it/public/style_emoticons/default/das.gif)
Quella che proponi è arte concettuale, con la fotografia dei comuni mortali ha ben poco a che fare ed è altrettanto sterile l'esercizio di stabilire cosa sia meglio, cosa sia superiore.
beh grazie, lo prendo come un complimento!
Premesso che mi tengo ben lontano dallo stabilire cosa sia superiore, in realtà sei tu a essere risoluto nello scindere l'arte dalla fotografia, vedendole come due cose distinte e separate. L'arte (pernacchia) ingloba tutti i campi dell'espressione. E' come se noi prendessimo il tecnico operatore che riprende una partita, bravissimo nella composizione del video, zoom ecc... e dicessimo: ok, l'unico tipo di video accettato, quello dei
comuni mortali, è il suo, quello dove si vede che sei bravissimo con la tecnica, immagine nitida dei giocatori, bellissimo gioco di luci. Tutto il resto è arte (cinematografica) concettuale...
Con la fotografia si è quasi sempre fatto così. Basti pensare al caso della
straight photography del gruppo f/64, che con la scusa di cercare l'esclusivo valore fotografico, facevano sempre foto ricercando giochi di luce, composizione ecc... mettendo in mostra esclusivamente la loro bravura di fotografi e di fare
belle foto. Penso che questo abbaglio di fondo che c'è sempre stato dipenda dalla povertà semantica del mezzo fotografico (che anzi da alcuni artisti è stato pure sfruttato ribaltandolo in positivo..). In realtà ci sono anche altri valori, oltre a quelli puramente formali e compositivi, come appunto l'idea di fotografia come medium, come sostituzione della realtà, come diario che racconta, come presenza e assenza, come prolungamento sensoriale di sé e mille altri com'è variegata l'espressione umana. Limitare la fotografia al campo delle belle arti o al tecnicismo delle riviste di foto alla maniera della straight photography di Weston è un po' claustrofobico, anche se rimane sempre comunissimo e direi anche imperante fra gli addetti ai lavori, con buona pace del povero Duchamp...