Facciamola lunga, visto che stavolta me li sono visti o rivisti quasi tutti...
La carriera solista di Terence Hill.Inizia giovanissimo nei primi anni 50, preso quasi per caso in un film di Dino Risi
Vacanze col gangster.
Timidissimo e introverso non aveva nessuna intenzione di diventare un attore, ma intraprende lo stesso la carriera per aiutare il padre vedovo, una specie di beatnik scapestrato. Come Mario Girotti, per una quindicina d'anni e in decine di film, diventa il belloccio dalla faccia pulita della porta accanto del cinema italiano. In una produzione che vede titoli eloquenti quali
L'età dell'amore, Mamma sconosciuta, Guaglione, Spavaldi e innamorati, Il mio amore è scritto sul vento, fa macchia il suo piccolo ruolo in
Il gattopardo di Visconti.
A metà degli anni 60 sfrutta la conoscenza della lingua materna (la mamma era tedesca) per girare i primi ruoli avventurosi nell'allora scattante cinema tedesco, tra cui i primi western. La cosa gli apre la strada per l'allora esplosivo mercato dei western all'italiana, dove assume lo pseudonimo di Terence Hill.
1967
Little Rita nel West di Ferdinando BaldiIl suo primo film con il nome d'arte che lo renderà celeberrimo è un musicarello western(!) con Rita Pavone(!!) e Lucio Dalla(!!!). Davvero eccentrico e surreale. Cinema camp direbbero gli americani, innocua cazzatina dico io, sia pure girata insospettabilmente bene, nonostante l'evidente scarsità di mezzi. Hill entra in scena dopo un'ora di film e fa la parte seria del bel pistolero taciturno alla Franco Nero. Bizzarria assoluta.
1968
Preparati la bara! di Ferdinando BaldiSpaghetti western mortifero e irreale girato con classe. E' una specie di prequel di
Django, ma è la cosa meno interessante del film, l'unico vero collegamento è che ci si aspetta da un momento all’altro che salti fuori la famosa mitragliatrice. Nonostante la straordinaria somiglianza con Franco Nero, Terence Hill non ha forse lo sguardo sufficientemente torvo per il ruolo, ma ha già comunque una eccezionale presenza fisica. Pur senza arrivare ai livelli di
Django, i morti non si contano neanche qua, è infatti un film violentissimo e pessimista, ma anche coloratissimo e con delle ingegnose trovate di sceneggiatura. Per Hill un trampolino di lancio fondamentale, viatico per il primo film con Spencer girato lo stesso anno.
1969
Barbagia (La società del malessere) di Carlo LizzaniIstant movie sulle imprese di Graziano Mesina, il reuccio dell'Anonima Sarda degli anni 60. Quintalate di stereotipi, doppiatori romani che imitano l'accento sardo, didascalismi da sussidiario delle elementari, analisi politica (e alibi sociali) di grana grossissima... però se lo si guarda come un normale poliziottesco o una specie di tortilla western moderno non è neanche male. Il ritmo velocissimo e cronachista non permette nessun approfondimento dei personaggi, tanto da rendere superfluo stare a vedere chi interpreta chi e come. Hill comunque se la cava bene, pur regalando al suo Mesina venti centimetri d'altezza in più, l'aria teutonica e un atletismo molto hollywoodiano.
1970
La collera del vento di Mario CamusMelodramma storico travestito da western spaghetti o western spaghetti travestito da melodramma storico. E' un dramma sociale (e socialista) ambientato nella Spagna dei primi del 900, ma spesso sembra di essere nel Messico dei western rivoluzionari. C'è persino la colonna sonora fischiata. Comunque molto particolare e affascinante, confezionato con gran classe. Un po' serioso e predicatorio, ma il tono tra noir e melò spinto convince e intriga. Hill fa il killer prezzolato che cambia bandiera e va incontro al suo destino per amore di una donna (una Maria Grazia Bucella al solito morbidosa). E' il suo ultimo ruolo da bel tenebroso, un po' alla Paul Newman, ma stavolta è davvero convincente, anche perché ben doppiato dal per lui insolito Antonio Colonnello (la voce di Fonzie e J.R.).
1972
Il vero e il falso di Eriprando ViscontiA differenza di Bud Spencer, che metterà subito a frutto il successo del suo personaggio nei film in coppia con film analoghi, Hill cercherà di costruirsi una carriera parallela più "seria". Il primo film da solo del post Trinità è infatti un melodrammone giudiziario con annesso amour fou abbastanza soporifero. Il nipote exploitation di Visconti come suo solito la buttava sul morbosetto andante, ma è dura oggi mantenere l'attenzione per un'ora mezza in attesa di due o tre castissimi e fugacissimi accenni di nudo. Confezione elegante (fin troppo), tutti si impegnano, compreso un concentrato Hill nella parte dell'avocatello idealista, innamorato frustrato della protagonista, interpretata da una intensa Paola Pitagora, ma i personaggi sono monodimensionali e i colpi di scena della psuedo-trama gialla sono buttata lì in modo svagato.
1972
...e poi lo chiamarono il Magnifico di E.B. ClucherDoveva esserci Spencer, ma non avrebbe funzionato come film della coppia. Produttivamente è in tutto e per tutto un film gemello dei due Trinità, ma da ragazzino non lo sopportavo: impossibile accettare un Terence Hill damerino che per quasi tutto il film le prende dal pur mitico
Riccardo Pizzuti! Rivisto da adulto è un film ameno, interessante, con una sua grazia. Sembra molto meno moderno dei Trinità, con un che di classico, quasi da cinema muto. Ha anche un sottofondo serio, quasi malinconico ed è del tutto privo di un vero sviluppo narrativo, con un suo strano ritmo lento e stralunato. Le tre canaglie che fanno da mentori al protagonista sono divertenti, ma resta lo sbaglio di aver ribaltato la comicità aggressiva di Trinità presentando un protagonista bonario e passivo. Però Hill è bravissimo e in forma fisica perfetta. Da segnalare anche una Yanti Somer di bellezza ultraterrena.
Curiosità: Hill entra in scena su un treno pieno di buzzurri del West, vestito con fiocchetto e cappotto a scacchi da uomo dell'Est ("Man of the East" è il titolo del film per il mercato anglofono), recita una poesia di Walt Whitman e qualcuno equivoca pensando si tratti del suo nome... a me ha ricordato
qualcosa.
1973
Il mio nome è Nessuno di Tonino ValeriiIl film comprensibilmente più amato da Hill. L’ultimo western spaghetti entrato nell’immaginario collettivo. Uno di quei film di cui si ricordano facilmente ogni battuta, scena, smorfia degli attori, in perfetto equilibrio tra ironia ed epica - tanto che può essere considerato allo stesso tempo un film comico con momenti seri quanto un film serio con elementi comici - mette in fila dalla prima all’ultima sequenza tutta una serie di scene e situazioni che si sono piantate nell’inconscio collettivo di tutti gli appassionati. Nessuno è il rarissimo caso di personaggio che mette a nudo i meccanismi narrativi della storia di cui è protagonista senza mai arrivare a sfondare la proverbiale quarta parete, ma restando sempre all’interno della narrazione, personaggio vivo e credibile, per quanto sulfureo e surreale. Terence Hill va ben oltre il suo solito personaggio, dando prova di essere un attore dalla fisicità e i tempi comici dei grandi.
1975
Un genio, due compari, un pollo di Damiano DamianiQui faccio il pigro e faccio un bignami
della rece per il blog del compare Mauro / Kristofferson...
Non si merita la pessima fama critica da cui è circondato. Pur non raggiungendo l’equilibrio e la perfezione de Il mio nome è Nessuno, questo secondo western prodotto da Sergio Leone, nonostante traversie realizzative e vicissitudini postproduttive, è comunque un prodotto godibile, divertente, diretto e interpretato con brio ed efficacia, e non mancante nemmeno di qualche spunto più profondo. Il punto di partenza di Leone e dei suoi sceneggiatori era il film francese I santissimi di Bertrand Blier, con i suoi toni da ballata popolaresca e il trio di amici scanzonati, infantili e promiscui, anche se in corso d’opera il film si spostò verso i ritmi e le gag de La stangata, enorme successo popolare dell’epoca. E' proprio in questa biforcazione che il film perde di tono, con una conclusione macchinosa e sfilacciata, non all’altezza della prima parte. Gli attori, d’altro canto, sono perfetti.1977
Mister Miliardo di Jonathan KaplanFilm tutto americano, dove si tenta di proporre Hill come una specie di Steve McQueen all'amatriciana. Il personaggio è tipo un Candido moderno, la storiella ha incorporata una moralina un po' hippie e un po' socialista. Durante il suo viaggio il protagonista solidarizza con barboni, galeotti, vecchiette, black panther. Inizia molto significativamente in un'Italia stereotipata - anche se in modo positivo - dove si sogna l'America, poi diventa un on the road picaresco, con risvolti action e qualche annotazione amarognola sul sogno americano. Innocuo, ma simpatico.
1977
La bandera - Marcia o muori di Dick RichardsOttima coproduzione euro-americana diretta dal dimenticato Dick Richards, regista di diversi bei titoli nella stagione della New Hollywood. Si rispolvera il romanticismo soldatesco e demodé della Legione straniera, aggiornandolo col disincanto moderni. Hill regge bene il confronto con mostri sacri come Gene Hackman, Max Von Sidow e la Deneuve. Su di lui aleggia ancora l'ombra di Steve McQueen, dato che il suo ruolo rimanda a quello del soldato coraggioso e ribelle di Quelli della San Pablo. Curiosamente in inglese ha una dizione molto più limpida e virile di quando recita in italiano con la sua voce.
1980
Poliziotto superpiù di Sergio CorbucciTentativo un po' tardivo di sfruttare da solo la fama nel cinema per ragazzi, filone che nel frattempo aveva fatto la fortuna anche in solitario dell'amico Spencer. Ne esce fuori un ritmato, ingenuo e simpatico prodottino, affine ai film della Disney con Dean Jones, all'insegna di un fantastico tranquillo a base di effetti speciali casarecci. La sceneggiatura di Corbucci (un vero mistero di regista, tanto geniale, autoriale e ispirato nei suoi western, quanto assolutamente ordinario in tutti gli altri generi) è una coerente storiellina da comics americano, per fortuna senza costumi da supereroi. Ernest Borgnine al posto di Spencer brontola molto e non mena mai, ma funziona. Da ragazzino ero innamorato di Julie Gordon, adorabile come tante altre Hill-girl.
1983
Don Camillo di Terence HillSi mette la tonaca e inizia dirigersi da solo: è l'inizio della fine. Il film non è neanche girato male e sia pure in versione ultra-buonista conserva un po' della vena ruspante del Terence Hill anni 70. E' proprio l'idea di base ad essere insensata: a che scopo aggiornare agli anni 80 un personaggio legatissimo alle atmosfere provinciali pre-boom economico, privandolo del lato satirico anti-comunista e ribaltando persino la personalità conservatrice del protagonista (il Don Camillo di Hill è un giovane prete progressista che Guareschi avrebbe odiato)? A rivederlo oggi il lato più interessante è rivedere una certa italietta provinciale dei primi anni 80, tutto sommato ben colta.
1987
Renegade - Un osso troppo duro di E.B. ClucherTorna a farsi dirigere da Clucher/Barboni e prova a dar vita ad una specie di Trinità moderno che si sposta con la jeep invece che su una slitta. Ma è tutto tremendamente ingenuo e tira un'aria da puntata qualsiasi da telefilm qualsiasi. La prima parte picaresca è anche guardabile, ma nella seconda tracimano buoni sentimenti e il volemose bene, tanto che non c'è manco una vera resa dei conti finale con i cattivi. Quasi commovente l'evidente affetto con cui Hill da spazio e tenta lanciare il figlio adottivo Ross (un po' goffo come attore, ad essere sinceri). La morte prematura del ragazzo in un incidente, nel '90, getterà Hill in anni di depressione e ne modificherà per sempre la personalità.
1991
Lucky Luke: Daisy Town di Terence HillFilm pilota a cui seguiranno otto episodi di un'ora di identico stile e tenore. A parte i nomi e i personaggi dei Dalton, del fumetto francese non c'è quasi niente, neanche a livello iconografico. Hill vuole evidentemente rimettere in scena Nessuno, tanto che in molte scene cappello e spolverino sono gli stessi del capolavoro del '73. La comicità inesorabilmente bonaria e infantile fa pensare più a Pippi Calzelunghe che a Nessuno o Trinità, eppure nonostante la piattezza televisiva della produzione Hill si rivela un regista non banale, che col suo approccio naif nei momenti migliori coglie una piacevole atmosfera stralunata. Alla fine è più un western gentile per bambini che una parodia. La serie doveva essere più lunga e visto l'ottimo successo (viene venduta in mezzo mondo) dovevano esserci dei seguiti, ma la depressione blocca la carriera di Hill per anni. Quando tornerà non sarà più lo stesso.
1997
Potenza virtuale di Antonio MargheritiAd oggi l'ultima prova per il cinema di Hill è questo film fantasma, l'ultimo diretto da Margheriti. Parlerebbe di un poliziotto ammazzato che torna grazie ai prodigi del PC di un ragazzino. Mai visto, ma dalle poche cose che si trovano in giro sembrerebbe un film di una pochezza unica, ad alto tasso trailer-di-Maccio-Capotonda involontario.
Dal 2000 in poi saranno solo serie tv di preti, di guardie forestali che sembrano preti e miniserie da casalinghe col calendario di Padre Pio in cucina. Mette un po' di malinconia vederlo con lo sguardo acquoso e la parlata a denti stretti, ma gli si vuole sempre un gran bene, e se lui è contento così allora va bene così.