Ho una questione peró da sollevare. Per mia ignoranza delle forze in campo, non so quanto alto sia il rischio terrorismo in Israele. Quanto male possono fare i missili che ha in mano Hezbollah? Forse possono fare più morti di quelli che abbiamo visto a Gaza in questi anni. Forse la scala di questo scontro può diventare quella di una guerra e non di una lotta al terrorismo. In questo caso l’unica ritorsione e anche l’unica difesa di Israele credo sarebbe contro l’Iran che quelle armi rifornisce. C’è anche questo aspetto di sicurezza non proprio secondario che minaccia sempre Israele; c’è davvero un rischio esistenziale con cui hanno dovuto convivere per decenni della loro Storia. Ora sembra non essere più cosí, perché per quanto brutale sia stato anche questo attacco, è sempre stato compiuto con mezzi primitivi rispetto a quelli di cui dispone uno Stato come Israele. Ma non è facile chiedere ad un governo i cui cittadini devono convivere con questo livello di terrore di non agire. Non c’è bisogno che ti dica che non è una giustificazione alle politiche criminali di Nethanyau. Solo penso che alcune ritorsioni e azioni preventive sono di fatto inevitabili ed è molto difficile determinare la proporzionalità delle risposte rispetto ai rischi.
In tutta onestà non conosco esattamente quanto possano far male i missili di Hezbollah.
O meglio, so che possono fare moooooolto male e probabilmente trattasi di un arsenale missilistico impressionante, superiore a quelli del (presunto) padrone iraniano e dell'odiato nemico israeliano.
Soprattutto non conosco le capacità di neutralizzarli da parte di Israele. Avevo letto che si stavano dando da fare con droni costosissimi, ma non sono ben informato in materia.
Nutro però forti dubbi sul fatto che Hezbollah scagli a cuor leggero migliaia di razzi su Tel Aviv e dintorni, rischiando di venire polverizzata dalla rappresaglia israelo-americana. Questo può avvenire solo se Bibi decide di distruggere totalmente Hamas.
Che è cosa buona e giusta (categorie morali) ma dalla conseguenze imprevedibili, perché entrerebbero in gioco interlocutori che hanno interessi diversi. Hezbollah, appunto. Ma non solo.
Se si apre il fronte nord, si genera un effetto domino a catena sull'asse Beirut - Damasco - Teheran.
Analogo discorso riguardo all'Iran, di cui però vorrei ricordare che le relazioni con Israele sono state sorprendentemente buone almeno fino alla rivoluzione islamica del 1979. Anzi, lo Stato ebraico aderiva pienamente alla dottrina della periferia, che gli imponeva di coltivare relazioni strategiche con i paesi non arabi in Medioriente proprio per controbilanciare la forte opposizione degli arabi della regione.
Poi è arrivato Khomeini, c'è stato un Grande Satana e Israele è diventato il Piccolo Satana a cui rompere il cazzo un giorno sì e l'altro pure.
A questo punto, il fattore che dovrebbe preoccuparci tutti di più è l'internazionalizzazione del conflitto, con tutto quello che significherebbe per l'area Mediterranea ma anche per la vicenda russo-ucraina, che finirebbe per essere inevitabilmente coinvolta visto che ci si sposta verso quel lato.
Non resta che sperare che, chi ha fatto il guaio (e non lo voglio nemmeno nominare) eserciti tutta la sua influenza e la sua capacità di persuasione per evitare che il conflitto si allarghi e diventi incontrollabile (che di soggetti fuori di testa, in quell'area, ne trovi in abbondanza!)
Riguardo al rischio esistenziale, questo non deve diventare un alibi.
Capisco la sindrome dell'accerchiamento, ma se uno Stato ne deve diventare ostaggio fino alla fine dei tempi, finiamo nella stessa situazione per cui la Russia vuole il cuscinetto neutrale perchè non ha ancora superato il trauma dell'invasione mongola, la Cina non tollera lo yankee in crociera nelle acque di Taiwan, l'Iran considera sua la Siria per proteggere il paese da ciò che percepisce come un insieme di minacce (interne ed esterne), gli Innominabili si sentono insicuri se qualcuno mette in dubbio che tutto il continente, fino alla Terra del Fuoco, non sia il proprio cortile di casa capitalista, ben ripulito da ogni traccia di (anche timida) pulsione socialista.
Insomma non la finiamo più. Diventa un alibi per esercitare ogni forma di inaccettabile imperialismo espansionista.
Un nodo nevrotico che ha attraversato anche la storia di Israele, peraltro.
Guarda, lo scriveva anche il sommo Philip Roth in uno dei suoi libri più sottovalutati: Operazione Shylock. Dimostrare che l'espansionismo militare israeliano è storicamente giusto vincolandolo alla memoria della vittimizzazione ebraica in primis, e dei successivi attacchi dopo lo creazione dello Stato di Israele poi.
Razionalizzare - come giustizia storica, come giusta punizione, come autodifesa psicologica necessaria - l'annessione dei territori occupati e l'espulsione dei palestinesi dalla loro terra.
Ora io non ho proprio idea di cosa farà Bibi. Spero sempre che la sua terza, quarta, quinta moglie lo convinca a ritirarsi a Miami a fare qualche crociera alle Key Islands ed esca di scena.
Perchè il nodo resta politico.
Siamo arrivati a questo punto perchè la questione palestinese non può più contare su altri interlocutori politici forti sul terreno che riescano a competere con Hamas. E a questo punto, inutile girarci intorno, ce l'ha portata Nethanyau e la sua politica odiosa.
La più grande responsabilità della classe dirigente israeliana è stata quella di indebolire contemporaneamente le due diverse componenti palestinesi, quella nazionalista laica e quella religiosa, senza porsi nemmeno il problema di una eventuale possibile costruzione palestinese con cui dialogare.
Indebolire l'ANP, più spezzare le ossa a qualche bambino palestinese (e taccio sul resto altrimenti famo notte), ha prodotto rafforzamento di Hamas e il bubbone, prima o poi, è esploso.
Ed esploderà anche in Cisgiordania se continua così.