
Sergio Leone
#41
Inviato 30 aprile 2011 - 21:00
Sono strafelice!
#42
Inviato 30 aprile 2011 - 23:28
Oggi da Expert ho comprato il doppio DVD di "C'era una volta in America" in un cesto di offerte a 9,50.
Sono strafelice!
tieni d'occhio la home, allora

#43
Inviato 01 maggio 2011 - 09:35
Leone riprende letteralmente TUTTO dal film di Kurosawa: storia, sequenze, inquadrature, ritmo, violenza, atmosfere. Persino la musica di Morricone è evidentemente influenzata dalla colonna sonora dell'originale giapponese. Tanto è vero che spesso i fan più ultra di Leone ci restano parecchio male a vedere il film di Kurosawa...
Il film di Kurosawa è decisamente più ironico, e soprattutto il personaggio di Mifune è un po' diverso da quello di Eastwood. Il pistolero di Leone ha un fondo di morale (nel corso del film percepisci che a suo modo è un "buono"), ma questà moralità di fondo alla fin fine non influenza granché le sue azioni, se non alla fine quando sente che deve andare a salvare il barista (e anche qui la cosa si mescola con la motivazione vendicativa nei confronti del messicano). Tra l'altro è un fondo etico che nel corso della trilogia sparirà, ma questo è un altro discorso ancora. Il ronin di Kurosawa invece agisce molto più secondo principi etici forti: nel "far west" del Giappone di inizio '800 Kurosawa ci cala ancora un po' di sano spirito Samurai, ricavando come risultato divertimento e sangue a fiotti. La mimica dei due personaggi principali è poi molto diversa (in ambo i casi qualcosa di epico, la gelida immobilità corrucciata di Clint da un lato, le smorfie di ironica interrogatività di Toshiro), e questo è importante visto che i film visivamente girano tutti intorno a loro.
Sono due bellissimi film, ma lasciatemi dire che oggi credo risulti MOLTO più fresco e moderno quello di Kurosawa. Parlo di regia e fotografia proprio (il direttore della fotografia di Yojimbo è lo stesso di Rashomon, un genio del grigio pieno e corposo!).
#44
Inviato 01 maggio 2011 - 10:06
Oggi da Expert ho comprato il doppio DVD di "C'era una volta in America" in un cesto di offerte a 9,50.
Sono strafelice!
tieni d'occhio la home, allora
Ho controllato, mi ero sbagliato. In realtà erano 8,90.
#45
Inviato 05 maggio 2011 - 10:02
#46
Guest_ale_*
Inviato 05 maggio 2011 - 17:40
#47
Inviato 05 maggio 2011 - 22:45
per completezza
http://www.ondacinem...in_america.html
ben scritta. sei tu william vero?
ma come avete lottato tanto per avere i nickname rivelati!

comunque sì, sono io...
#48
Inviato 03 febbraio 2012 - 22:16
Il tema del gangster, trasformato da Coppola in epica, reso da Scorsese come tragedia (non una tragedia classica, forse più in ambito barocco, da dramma del siglo de oro), diventa in Leone elegia. Rimpianto e ricerca del tempo perduto. Il Proust del gangster movie, sin dall'inizio immerso in quell'ottica di esasperata soggettività.
Alla fine de "L'uomo che uccise Liberty Valance", un giornalista dice a James Stewart: "Nel west, quando la realtà è diversa dal mito, noi scriviamo il mito". La storia di Noodles è la storia di un uomo alla ricerca del suo passato, della verità del passato, e che scopre che ciò che realmente rivuole sono le sue illusioni.
Le tre parti del film prendono tre momenti, relativamente brevi, di un'intera vita, eppure ci mostrano la vita di Noodles nella sua totalità. I tantissimi anni trascorsi tra l'uno e l'altro sono meri spazi bianchi ("Che cosa hai fatto in tutti questi anni?" "Sono andato a letto presto"), riempiti dalle decisioni prese in pochi momenti. Il destino di un uomo legato ad un unico atto, le cui conseguenze lo inchioderanno di fronte all'eternità.
La prima parte è quella che amo di più. La più corale, la più oggettiva, eppure la più illusoria. Il passato (irrecuperabile) a cui agognare. Il paradiso prima della caduta. Non è un caso, secondo me, che il film si svolga in ambiente ebraico. Non manca neppure Eva in questa Genesi profana; solo mi chiedo, chi è il serpente?
La seconda parte è ossessiva, claustrofobica. Luciferina. Comincia la ricerca del passato perduto, ma Noodles dovrà imparare che non si può mai veramente tornare a casa. E la madeleine in questo caso ha un sapore amaro.
La terza parte conclude la ricerca. E canta il suo inno all'illusione, al passato, ma non nella sua realtà. E' per questo che la scena conclusiva non poteva essere se non quella che è. Canta la sua canzone di tristezza e malinconia, chiude un bilancio fallimentare, fa rimpiangere una vita sprecata (o anche due, forse), un mondo perduto. L'ambiente sporco e casalingo del 1921, divenuto quello ripulito e crudele del 1933, è ora asettico e freddo come una bara. La ricerca si conclude in un tono funebre, ma non morboso. E' l'ultimo addio sotto un cielo di monotono grigiore.
#49
Inviato 03 febbraio 2012 - 22:24
Beh "Per un pugno di dollari" se vogliamo è un film di Leone... e Kurosawa: mica cazzi.
A parte gli scherzi, trovo assurdo che in sede critica ci si dimentichi SEMPRE di fare il dovuto confronto con "La sfida del samurai" nell'analisi del film.
Leone riprende letteralmente TUTTO dal film di Kurosawa: storia, sequenze, inquadrature, ritmo, violenza, atmosfere. Persino la musica di Morricone è evidentemente influenzata dalla colonna sonora dell'originale giapponese. Tanto è vero che spesso i fan più ultra di Leone ci restano parecchio male a vedere il film di Kurosawa...
Eppure ogni volta la cosa viene quasi liquidata come un fatto di costume, un aneddoto a margine.
E' un remake geniale (lo adoro anch'io ovviamente), ma è pur sempre un remake. E pure dei più fedeli.
Sì è vero, un colpo di genio. Da qualche parte su Youtube c'è un collaboratore (?) di Leone che racconta di come lui, Leone e un altro andarono a vedere il film di Kurosawa al cinema e di come Leone rimase poi folgorato e decise di farne una trasposizione in chiave western. Se non sbaglio Kurosawa ha intentato anche una causa (che poi vinse) a Leone per plagio.
#50
Inviato 03 febbraio 2012 - 22:28
#51
Inviato 04 febbraio 2012 - 02:03
Visto che in chat si parlava di "C'era una volta in America", copincollo un mio commento di quando ero giovane e ingenuo e scrivevo papielli sui film:
Il tema del gangster, trasformato da Coppola in epica, reso da Scorsese come tragedia (non una tragedia classica, forse più in ambito barocco, da dramma del siglo de oro), diventa in Leone elegia. Rimpianto e ricerca del tempo perduto. Il Proust del gangster movie, sin dall'inizio immerso in quell'ottica di esasperata soggettività.
Alla fine de "L'uomo che uccise Liberty Valance", un giornalista dice a James Stewart: "Nel west, quando la realtà è diversa dal mito, noi scriviamo il mito". La storia di Noodles è la storia di un uomo alla ricerca del suo passato, della verità del passato, e che scopre che ciò che realmente rivuole sono le sue illusioni.
Le tre parti del film prendono tre momenti, relativamente brevi, di un'intera vita, eppure ci mostrano la vita di Noodles nella sua totalità. I tantissimi anni trascorsi tra l'uno e l'altro sono meri spazi bianchi ("Che cosa hai fatto in tutti questi anni?" "Sono andato a letto presto"), riempiti dalle decisioni prese in pochi momenti. Il destino di un uomo legato ad un unico atto, le cui conseguenze lo inchioderanno di fronte all'eternità.
La prima parte è quella che amo di più. La più corale, la più oggettiva, eppure la più illusoria. Il passato (irrecuperabile) a cui agognare. Il paradiso prima della caduta. Non è un caso, secondo me, che il film si svolga in ambiente ebraico. Non manca neppure Eva in questa Genesi profana; solo mi chiedo, chi è il serpente?
La seconda parte è ossessiva, claustrofobica. Luciferina. Comincia la ricerca del passato perduto, ma Noodles dovrà imparare che non si può mai veramente tornare a casa. E la madeleine in questo caso ha un sapore amaro.
La terza parte conclude la ricerca. E canta il suo inno all'illusione, al passato, ma non nella sua realtà. E' per questo che la scena conclusiva non poteva essere se non quella che è. Canta la sua canzone di tristezza e malinconia, chiude un bilancio fallimentare, fa rimpiangere una vita sprecata (o anche due, forse), un mondo perduto. L'ambiente sporco e casalingo del 1921, divenuto quello ripulito e crudele del 1933, è ora asettico e freddo come una bara. La ricerca si conclude in un tono funebre, ma non morboso. E' l'ultimo addio sotto un cielo di monotono grigiore.
Bravo!
#52
Inviato 04 febbraio 2012 - 09:23
non sono molto d'accordo sulla riflessione riguardo alla scelta dell'ambiente ebraico (non è proprio dell'ebraismo rappresentare "il paradiso prima della caduta" secondo me) e anche riguardo al finale... sono stato colpito diversamente alla radice... quella caratteristica unitaria del film che l'hai sentita come elegiaca, per me è un'appassionata Ode sin dall'inizio immersa in quell'ottica di esasperata soggettività ... dalle scorribande dell'inizio e la vita nella città che non appare diversa da quella del far west o della giungla, dove le sovrastrutture sociali sono perfettamente inquadrate nel mondo naturale.... al finale dove - se tutti (come in qualsiasi altro film di leone) hanno sempre avuto il proprio sogno di libertà da mettere in atto - alla fine della vita potendo fare un bilancio (fallimentare appunto) dei risultati del tentativo di raggiungere quel sogno, il risultato lo conduce non a rimpiangere, ma ad accettare la sua vita sprecata... non ho colto nè rifiuto nè rassegnazione nè orgoglio nel finale, quanto più un'autocoscenza (più o meno distorta) propria della fine del percorso, la chiusura della grande ode in cui provare empatia e partecipazione nei confronti di noodles è quasi obbligatorio...
ma non so se ci ho messo un pò troppo del mio in questo film bho... se dovessi fare un discorso del cazzo direi che non saprei se eleggerlo a uno dei miei preferiti, altrimenti direi che mi è piaciuto tantissimo

la cardinale non mi aveva mai convinto del tutto ma in c'era una volta il west è proprio folgorante
#53
Inviato 04 febbraio 2012 - 09:51
Sì, Kurosawa vinse i diritti di sfruttamento del film sul mercato orientale... tenendo conto che erano soldi che gli venivano in tasca senza nessun tipo di investimento guadagnò più che con qualsiasi sua opera, nonostante l'enorme successo di alcuni suoi film.Se non sbaglio Kurosawa ha intentato anche una causa (che poi vinse) a Leone per plagio.
Leone e gli sceneggiatori avevano avvertito i produttori di pagare i diritti ai giapponesi, ma i due produttori, confidando che quel filmetto di terza categoria avebbe fatto al massimo il giro della sale parrocchiali italiane, pensarono di fare i furbi. Fu uno dei tanti motivi per cui Leone litigò a morte con la produzione.
Fermo restando che trovo lecito leggere in un'opera significati che travalicano le intenzioni degli autori, Leone scelse di parlare della mafia ebraica perché non voleva assolutamente dare l'impressione dell'italiano che racconta in modo nostalgico della mafia italoamericana.non sono molto d'accordo sulla riflessione riguardo alla scelta dell'ambiente ebraico (non è proprio dell'ebraismo rappresentare "il paradiso prima della caduta" secondo me)
#54
Inviato 04 febbraio 2012 - 12:54
Non e' proprio questo che intendevo, quanto che la rappresentazione del mondo familiare come "paradiso prima della caduta" (ma in cui la caduta e' gia' implicita, pronta ad avvenire) e' un tema molto presente nella cultura e letteratura ebraica.non sono molto d'accordo sulla riflessione riguardo alla scelta dell'ambiente ebraico (non è proprio dell'ebraismo rappresentare "il paradiso prima della caduta" secondo me)
E' solo una mia associazione mentale, niente di propriamente argomentabile... comunque, non so se hai letto "Chiamalo sonno" di Henry Roth; a me la prima parte di "C'era una volta in America" ha ricordato parecchio le atmosfere di quel romanzo.
Credo sia pacifico che Leone non aveva in mente nulla del genere, ma diciamo che nello scegliere l'ambiente ebraico e' riuscito a coglierlo talmente bene che certe suggestioni culturali funzionano quasi da sole, a mio avviso.
#55
Inviato 05 febbraio 2012 - 19:03

Volevo capire qualcosa in più sul termine Exploitation che è associato a leone o tarantino, ma anche a splatter e b-movies... Viene usato in senso dispregiativo? La definizione di wikipedia "Per film d'exploitation si intende un genere cinematografico che mette da parte i meriti artistici per una estetizzazione più forte" me lo fa pensare... Mi sembra un modo parecchio riduttivo di definire la mentalitá dietro la trilogia del dollaro
#56
Inviato 05 febbraio 2012 - 19:13
#57
Inviato 20 ottobre 2012 - 23:49
Come la visionaria sequenza 137 di Deborah che interpreta a teatro la Cleopatra shakespeariana con Noodles tra il pubblico. All'epoca venne tagliata, pazzesco.

#58
Inviato 21 ottobre 2012 - 00:47
#59
Inviato 13 ottobre 2014 - 00:11
premetto (anche se non ce ne sarebbe bisogno) che sto parlando di un raro esempio di film epocale, che a distanza di 50 anni continua a tenere incollati allo schermo (e che riguardo sempre ogni volta che passa in tv). ma visto che sono anche un pignolo e che dopo tutto il bello di parlare di cinema in libertà è che appunto non si è qui a fare i tifosi nè i critici lapidari e quindi si può dir quel che si vuole, ammetto che al netto dei grandi momenti il buono, il brutto e il cattivo sconta secondo me un bel po' di difetti
ed hai scoperto l'america, qualcuno mi potrebbe dire. al di là delle santificazioni, questo film ha da sempre avuto un sacco di critici. forse non dirò nulla di nuovo, ma lo dico da amante del film quindi forse già di per sè questa è una novità. dire appunto che leone l'ha decisamente fatta fuori dal vasino con il suo terzo western, perdendo la misura, è dire quasi una ovvietà. non è per forza di cose un difetto: è una constatazione. anzi, il gigantismo e la ridondanza diventeranno una vera e propria cifra stilistica. mi viene da dire che con questo film leone si è affrancato dallo spaghetti-western per intraprendere una strada più personale, in questo osando e dunque rischiando. non è più "soltanto" un film di genere, è un film unico e personale. con appunto tutti i pregi e i difetti. sono sempre più convinto che più passano gli anni e più il suo barocchismo delirante ed esasperato invecchia male, ma si sa il tempo non risparmia nessuno. in un certo senso lo squilibrio generale è proprio una delle caratteristiche che mi affascina di più di questo film
la cosa principale che mi sento di criticargli maggiormente è l'aver fatto entrare la storia con la "s" maiuscola in questo divertente film d'avventura. il film è disseminato di didascaliche sequenze di pietas verso morti e feriti di guerra. il fatto che tradiscano lo spirito cinico e sadico dello spaghetti è il meno. è semplicemente molto goffa la retorica leoniana (anche e soprattutto quando scenderà nell'ambito politico come in giù la testa): in questo perde in partenza con i maestri americani. adesso così ragionandoci mi viene da dire che il suo allievo/ammiratore quentin tarantino abbia commesso lo stesso errore con i suoi ultimi due film (aveva quindi ragione spike lee? ora come ora mi viene da dire di "si")
non voglio fare il noioso, ma parlare bene di questo film è fin troppo facile. ci sono sequenze che continuano a mettere i brividi e non riesco ad immaginare che grande esperienza deve essere stata vederlo al cinema. però nel suo complesso è un grande film imperfetto, come ultimamente mi capita sempre di più di notare anche con gli altri capolavori di leone (penso a c'era una volta in america). si tratta di un film squilibrato e diseguale, un grande film squilibrato e diseguale. ci voleva infatti soltanto il talento di leone per tenere il tutto insieme. ma molto probabilmente questo è leone, questo è il suo cinema. questa è anche la sua cifra, la sua particolarità. grandi sequenze e grandi momenti che monopolizzano la visione, che scavalcano tutto il resto. che sia questa l'essenza del cinema?
#60
Inviato 13 ottobre 2014 - 06:29
Forse capita solo a me, ma i film/libri/album imperfetti sono quelli che preferisco.
Anche in questo caso, ovviamente.
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