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Il Lavoro e i contratti in Italia


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767 replies to this topic

#201 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 16:34

puoi linkarmi l'intervista?
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#202 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 16:51

sul sito di raitre trovi il podcast di report, è una delle prime questioni quella dell'estensione del modello mirafiori a tutti gli stabilimenti (subito prima c'è chiamparino che afferma "marchionne è molto più a sinistra di me")


"su certe cose è più a sinistra di me"
e quindi? lo appendiamo per i piedi a palazzo reale?
intervista comunque un po', ma giusto un po', pretestuosa: ma puoi chiedere al sindaco di torino, per tre volte, se intrattiene rapporti con l'ad fiat, come fosse chissà che?
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#203 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:05



sul sito di raitre trovi il podcast di report, è una delle prime questioni quella dell'estensione del modello mirafiori a tutti gli stabilimenti (subito prima c'è chiamparino che afferma "marchionne è molto più a sinistra di me")


"su certe cose è più a sinistra di me"
e quindi? lo appendiamo per i piedi a palazzo reale?
intervista comunque un po', ma giusto un po', pretestuosa: ma puoi chiedere al sindaco di torino, per tre volte, se intrattiene rapporti con l'ad fiat, come fosse chissà che?

va be' ma non sviare. a me interessa la questione dirigenti-elettori pd. se i secondi erano d'accordo a mangiare la pillola amara purchè fosse un unicum, perchè ora che marchionne, dice che estenderà quel modello ovunque (guarda il podcast dal minuto 38 così ti becchi anche quell'inutile di elkan), i dirigenti tacciono? e gli elettori cosa ne pensano? io come minimo mi sentirei un attimino preso per il culo.

le responsabilità di una classe dirigente che subisce gli eventi piuttosto che dirigerli sono evidenti e alle urne infatti si vede.

poi continuiamo ad attaccare la giornalista perchè è impacciata, è pretestuosa, fa domande del cavolo... mi sembra il solito atteggiamento dei berluscones


io non attacco la giornalista (però se è pretestuosa potrò dirlo o no?) non farmi la reductio ad berlusconum che mi pare fuori luogo,: report lo trovo un ottimo programma (mi sembra pleonastico dirlo) che alle volte, come è normale, si fa un filo prendere, ma la gabanelli è brava nel mantenere tutto nei binari da studio.
Sull'accordo: non ho mai pensato fosse un unicum e non credo sia così terrificante.
Sul PD: non hanno potere nella questione, cosa deve dirigere?
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#204 satyajit

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:07

Basterebbe considerare il Pd un partito confindustriale (quale è) e non ci meraviglierebbe più.
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#205 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:24



Sul PD: non hanno potere nella questione, cosa deve dirigere?

guarda, questa cosa non la capisco proprio. cioè per te se uno perde le elezioni può stare 5 anni in vacanza, praticamente.
per avere una linea sulle politiche industriali e dare indicazioni ai propri elettori, non c'è bisogno di essere al governo.
alle prossime urne quelli iscritti fiom che votavano pd vedrai che diminuiranno, però se per te basta dire che il pd non era al governo per sollevarlo da ogni responsabilità su cosa succede nel paese, allora mi arrendo.


a) la linea l'hanno data: intorno ai 36 minuti chiamparino dice "votate si per aver i 2 mld di investimento" e io sono d'accordo (il problema è che lì poi deve intervenire chi può avere una leva, cioè il governo, il ministero del lavoro, il ministero dell'economia: si parla di miliardi di euro, di incentivi ecc... sono cose che si decidono in parlamento per l'entità che hanno)
b) la fiom ha fatto una cazzata, spero se ne rendano conto, se il pd perdesse voti di elettori fiom che ti devo dire? avessero detto "votate no" ne avrebbero persi da parte di altri, sicuramente io sarei stato in disaccordo
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#206 satyajit

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:44




Sul PD: non hanno potere nella questione, cosa deve dirigere?

guarda, questa cosa non la capisco proprio. cioè per te se uno perde le elezioni può stare 5 anni in vacanza, praticamente.
per avere una linea sulle politiche industriali e dare indicazioni ai propri elettori, non c'è bisogno di essere al governo.
alle prossime urne quelli iscritti fiom che votavano pd vedrai che diminuiranno, però se per te basta dire che il pd non era al governo per sollevarlo da ogni responsabilità su cosa succede nel paese, allora mi arrendo.


a) la linea l'hanno data: intorno ai 36 minuti chiamparino dice "votate si per aver i 2 mld di investimento" e io sono d'accordo (il problema è che lì poi deve intervenire chi può avere una leva, cioè il governo, il ministero del lavoro, il ministero dell'economia: si parla di miliardi di euro, di incentivi ecc... sono cose che si decidono in parlamento per l'entità che hanno)
b) la fiom ha fatto una cazzata, spero se ne rendano conto, se il pd perdesse voti di elettori fiom che ti devo dire? avessero detto "votate no" ne avrebbero persi da parte di altri, sicuramente io sarei stato in disaccordo


Mi dice dove c'è scritto nel contratto che l'azienda è tenuta a investire?
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#207 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:49

da nessuna parte, e sai perchè? perchè il governo si è grattato le palle, ma questa non può essere colpa di chi sta all'opposizione
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#208 satyajit

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Inviato 29 marzo 2011 - 17:56

da nessuna parte, e sai perchè? perchè il governo si è grattato le palle, ma questa non può essere colpa di chi sta all'opposizione


Ma non si può neanche vendere l'accordo come "sacrifici in cambio investimenti". L'accordo è "sacrifici in cambio di nulla", nemmeno della garanzia della permanenza a Mirafiori. Per onestà bisogna dire che le cose stanno così. Marchionne ha fatto delle promesse, ma si è guardato bene dal metterle per iscritto. E non vedo perché la Fiom avrebbe dovuto firmare. Col il No l'azienda avrebbe potuto delocalizzare esattamente come può farlo con il Si.
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#209 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 29 marzo 2011 - 18:03

allora il problema è questo: noi non sappiamo se marchionne con l'italia sia sincero o meno, io non lo so, lo dico chiaramente.
Per ora, non mantiene promesse che non sono state messe per iscritto, mentre quando ha preso chrysler il governo americano gli ha fatto fare un bel piano per rientrare dei prestiti concessi, per quel poco che posso capire: la differenza di gestione mi pare significativa.
Votare no all'accordo è significato uscire dalla fabbrica, e cazzi della fiom, ma l'avessero fatto tutti, tra qualche mese ci saremmo trovati sicuramente qualche migliaio di operai disoccupati, si o no?

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#210 satyajit

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Inviato 29 marzo 2011 - 18:09


Votare no all'accordo è significato uscire dalla fabbrica, e cazzi della fiom, ma l'avessero fatto tutti, tra qualche mese ci saremmo trovati sicuramente qualche migliaio di operai disoccupati, si o no?


La mia risposta è che, sulla base degli accordi stipulati, la probabilità è la stessa che se non lo avesse fatto nessuno. A maggior ragione perché il lavoro incide poco sui costi di produzione, e la variazione attuata da questo contratto ha un'incidenza infinitesimale. Ciò escludendo dal discorso soluzioni massimaliste (leggi nazionalizzazione).
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#211 ucca

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Inviato 19 aprile 2011 - 08:16


Intanto le vendite di fiat group vanno giù del 20% rispetto all'anno scorso, vai marchionne che ce la fai a vendete due milioni di macchine!


evviva.
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#212 juL fu Sig.M.

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Inviato 19 aprile 2011 - 09:31


Intanto le vendite di fiat group vanno giù del 20% rispetto all'anno scorso, vai marchionne che ce la fai a vendete due milioni di macchine!


evviva.


Mi stupisce che perdano solo il 20%.
Vorrei capire chi cazzo gliele compra, la panda è 2 generazioni indietro rispetto alle utilitarie giapponesi, la grande punto sembra una ciabatta con le ruote, la sedici è nel medioevo del SUV... per non parlare della Multipla.
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#213 tabache

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Inviato 19 aprile 2011 - 10:31

la grande punto sembra una ciabatta con le ruote


Intendi come linea? Per me è una delle più belle macchine sfornate dalla Fiat. Mi piace un mucchio. Mi sembra una macchina molto valida come rapporto qualità/estetica/prezzo.
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#214 ucca

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Inviato 19 aprile 2011 - 11:20


Sicuramente con il piano Landini la FIAT, un'azienda praticamente fallita da 20 anni, avrebbe spiccato il volo. Boh, non capisco questo tafazzismo per cui se Marchionne fallisce sotto sotto si esulta, perchè oh c'avevamo ragione. Il piano B) esisteva? C'è un modo per rendere profittevole un baraccone alimentato dalla politica e dai sindacati per dare lavoro dove lavoro non aveva ragione di esistere?

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#215 juL fu Sig.M.

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Inviato 19 aprile 2011 - 11:24


Sicuramente con il piano Landini la FIAT, un'azienda praticamente fallita da 20 anni, avrebbe spiccato il volo. Boh, non capisco questo tafazzismo per cui se Marchionne fallisce sotto sotto si esulta, perchè oh c'avevamo ragione. Il piano B) esisteva? C'è un modo per rendere profittevole un baraccone alimentato dalla politica e dai sindacati per dare lavoro dove lavoro non aveva ragione di esistere?


Io non sto esultando per un cazzo, sto solo dicendo che l'offerta di FIAT non è competitiva e ho l'impressione che a Marchionne di questo interessi ben poco a parte Alfa e la 500 (le uniche due cose che vendono).
Penso che tutto quello che non sia Alfa e 500 diventerà Chrysler/Jeep nell'estetica e forse anche, chissà, nel marchio.

PS
l'estetica della GP è stata longeva quanto un disco degli Spandau Ballet.
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#216 tabache

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Inviato 19 aprile 2011 - 11:34

Immagine inserita

Io ho la punto evo, ma la grande punto era ancor più figa per me  :-*
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#217 juL fu Sig.M.

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Inviato 19 aprile 2011 - 12:06


Calcola gli anni che ha retto quel design prima del restyling.  asd
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#218 ucca

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Inviato 19 aprile 2011 - 15:56


Appunto, un sindacalista cosa ne capisce della bontà di un piano industriale?
Perchè mi sembra che qui (ma lo stesso fa Landini) si discuta delle capacità di Marchionne di salvare la Fiat come se si avessero le competenze per giudicare. Io non sono in grado, onestamente, di fare valutazioni su cose così complesse. Voi (tu, la FIOM) avete tutto chiaro, trattasi di una sola. Siete davvero in gamba, vi invidio.

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#219 ucca

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Inviato 19 aprile 2011 - 19:40

ma allora se non sei in grado perchè l'hai menata tanto? potevi stare zitto fin dal principio, non è che ci fai una bella figura dopo pagine in cui dici che marchionne è bello e bravo e la fiom brutta e cattiva a dire che non sei in grado di giudicare
contento tu



Dove ho scritto che Marchionne è bello e bravo me lo riporti please? Ho scritto un pò di cose per quel poco che conosco, cioè
- che la strategia non la decidono i sindacati che con la politica e l'azienda (ovviamente) hanno creato questo baraccone mangiasoldi
- che la festa (soldi pubblici) è finita e che un'azienda non è un ammortizzatore sociale.
- che Marchionne ha preso in FIAT sull'orlo del fallimento e che non c'è un piano B) a parte quello di nazionalizzarla (come vorrebbe Landini).
- che il piano A) è prematuro valutarlo, bisogna solo sperare (penso ai lavoratori) che funzioni.

Se sei in grado adesso, cioè con i dati disponibili, di sentenziare che tutto è una truffa, vuol dire che sei davvero in gamba. Si capisce da come scrivi, non sei il classico tipo da autobus che parla di cose che non conosce.

la realtà, per come la penso io, è che hai fatrto quet'uscita perchè non sai cosa controbattere a quello che ti ho fatto notare e che ti ha fatto notare anche sig M. ovvero che un manager pagato a bonus finanziari ha più interesse a crescere da quel punto di vista e non da quello produttivo, infatti a lui delle sedi italiane fotte sega, tanto i suoi introiti li fa uguale, mentre magari a quelli che ci lavorano fotte qualcosina di più (e quindi anche a quell'organizzazione che li rappresenta). sarà così complicato da capire questo ragionamento? mi raccomando non sforzarti troppo eh


Il tuo fine ragionamento qual è? Che Marchionne ha messo su tutto sto casino perchè ci guadagna. Che il suo piano non vale un cazzo e che i lavoratori se la prendono nel culo. Perchè chiaramente per quei lavoratori di cui parli, il lavoro è un diritto giusto? Nazionalizziamo loro, direttamente, che ci frega di passare tramite la FIAT.

scusate se ho un tono provocatorio, ma con un interlocuzione del genere che passa dalla discssione sui contenuti al dileggio, è difficile eh


Scusami.
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#220 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 21 giugno 2011 - 09:38

Questo paese, forse anche qualcun'altro, è alla frutta. Se non arriva la rivoluzione stavolta non succede più:

Tra liste nere e annunci inesistentiLa dura caccia al lavoro che non c'è

"Fuori meridionali e gay"Così le 'black-list' delle interinali

Lavoro: mission impossible

Inutile che i berlusconiani ci girino intorno. L'Italia in questi tre anni ha fatto dei passi indietro MOSTRUOSI praticamente su tutto, dal lavoro al fisco, dai diritti alla stessa libertà di impresa. Le imprese credono di essere libere a comportarsi così ma non si rendono conto che si scavano la fossa sociale con le loro stesse mani: chi comprerà il loro bei prodotti e il loro bei servizi con un andazzo generale del genere? Con una intera generazione che sogna, e sempre più spesso realizza, la fuga all'estero? Li compreranno i vecchi settantenni? Quelli che con la loro pensione ancora consentono a questo disgarziato paese di andare avanti? Li compreranno gli stranieri, rigorosamente dequalificati, con stipendi di sussitenza e maltrattati da tutti, che vogliono gli italiani? Quando ovunque in Europa lo straniero è ormai in moltissimi casi qualificato (farmacista, ricercatore, manager, professionista) perché è quello che restituisce anche di più al paese dove vive?
I timidi segnali di ribellione di questi mesi devono trovare conferma, devono trovare soprattutto appoggio in partiti che si devono svegliare più di quanto non si stiano già svegliando da un torpore che aveva avvolto anche loro. Perché così non si va avanti.
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#221 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 22 giugno 2011 - 07:19

L'impresa impossibile degli over 35Vietato ritrovare lavoro in Italia

Lavoro, la corsa a ostacoli dei 35enni "Il Cv? Un messaggio in bottiglia"
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#222 tabache

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Inviato 24 dicembre 2011 - 15:39

http://www.ilfattoqu...endenti/179843/

Imprenditore vende l’azienda ai cinesi. E regala un milione di euro ai suoi dipendenti

[/left]

Succede nel Varesotto, dove Renato Bianchi cede l'attività ma offre un bonus a quanti hanno lavorato per lui: "I cinesi ci hanno salvato, ma se abbiamo trovato investitori pronti a rilanciare nel mondo il nostro marchio, lo dobbiamo al lavoro di chi ha fatto parte di questa azienda"

[/left]
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#223 satyajit

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Inviato 03 gennaio 2012 - 18:02

Contratto unico sì, licenziamenti facili no

di Luciano Gallino, da Repubblica, 29 dicembre 2011

Nella discussione sullo stato del mercato del lavoro circolano da anni varie proposte di un contratto unico a tempo indeterminato per le nuove assunzioni di lavoratori alle dipendenze. Proverò a spiegare perché l'idea di un contratto unico, presa a sé, è una buona idea. Che però diventa pessima quando la proposta sia corredata da dispositivi i quali, in sintesi, rendono più facili i licenziamenti. La discussione tra le parti sociali e il governo potrebbe fare qualche passo avanti se si riuscisse a concentrare l'attenzione sul meglio delle proposte in parola, lasciando da parte il peggio.

1. In Italia il problema dell'occupazione è ormai drammatico. Si riassume in due cifre: 3,5 milioni di disoccupati, e 2,5 milioni di precari con contratti di breve durata dal rinnovo incerto, mal pagati anche perché di rado lavorano per dodici mesi filati, privi di effettive tutele sindacali, e un futuro previdenziale da fame. Inoltre stanno invecchiando: il 60 per cento supera i trent'anni e oltre il 20 ha passato i quaranta (dati Ires-Cgil). Sebbene siano due facce dello stesso problema occupazionale, le soluzioni prefigurabili per ciascuna sono differenti. La disoccupazione avrebbe bisogno di interventi diretti, i quali richiedono un discorso a parte. Qui toccherò solo i modi in cui si potrebbe dare un'occupazione stabile ai lavoratori precari.

2. L'introduzione di un contratto unico da lavoratore dipendente per i nuovi assunti potrebbe condurre a stabilizzare una grossa quota di precari in un tempo relativamente breve. I contratti atipici hanno in prevalenza una durata compresa tra i sei mesi e un anno. Giacché non si potrebbero rinnovare se non in forma di assunzione alle dipendenze, tolti i pochi di cui si possa dimostrare che il contratto di collaborazione o la partita Iva corrispondono davvero a un lavoro autonomo, nel volgere di un paio d'anni il loro numero sarebbe ridotto di molto: si può ipotizzare di almeno un milione. Il nuovo contratto avrebbe pure il vantaggio di non richiedere la cancellazione della legge 30/2003, che sarebbe per più motivi complicata, né del suo decreto attuativo numero 276 dello stesso anno, pur con i suoi devastanti dispositivi. Essi andrebbero gradualmente ad esaurimento.

3. C'è un'obiezione ovvia a un contratto unico non corredato da licenziamenti facili: se non possono fruire della prospettiva di questi le imprese non assumeranno nessun precario. La risposta non può che essere duplice. In primo luogo il contratto unico cum licenziamento facile avrebbe, in realtà, l'effetto di trasferire in blocco la precarietà dagli attuali lavori atipici ai titolari del nuovo contratto. In secondo luogo le proposte in oggetto prevedono che l'introduzione di quest'ultimo abbia comunque un costo, ad esempio in forma di assicurazione contro la disoccupazione. Invece di questa si potrebbe pensare a forme di incentivo, mirate e temporanee, per le imprese che assumono con il nuovo contratto, privato però della coda che agevola i licenziamenti. Vediamo i due punti nell'ordine.

4. I fautori del contratto unico con libertà di licenziamento incorporata guardano in genere al modello Danimarca. Il guaio è che dalla flessicurezza alla danese, il famoso “triangolo d'oro” costituito da massima libertà di licenziare, elevati sussidi di disoccupazione e politiche attive del lavoro, c'è poco da imparare. Il suo vanto principale, il più basso tasso di disoccupazione d'Europa, si fonda su un dato fittizio. Infatti le statistiche danesi non includono tra i disoccupati i pre-pensionati, che in quel paese sono eccezionalmente numerosi, né coloro che sono privi di occupazione ma stanno seguendo un programma che rientra nelle suddette politiche. Ove si tenesse conto di tale disoccupazione nascosta, i disoccupati in Danimarca non sarebbero il 4,2 per cento (al 2010), ma superebbero di parecchio il 10 per cento.
È vero che chi perde un lavoro laggiù ne trova presto un altro. Oltre il 40 per cento entro un mese. Ma qui s'incontra un altro inconveniente del modello danese. Una larga libertà di licenziare combinata con un rapido ritorno al lavoro fa sì che il 30 per cento dei lavoratori danesi cambi posto di lavoro ogni anno. Questa sorta di migrazione interna è facilitata dalle ridotte dimensioni del paese: il posto trovato è spesso a poca distanza da quello perso. Qualora in Italia prendesse piede il modello danese, i lavoratori in transito annuale da un'azienda all'altra, su e giù per il paese, sarebbero circa sei milioni, circa tre volte più di oggi. Sarebbe interessante conoscere al riguardo l'opinione di imprenditori e direttori del personale.

5. La domanda chiave è: perché mai le imprese dovrebbero avere una maggior libertà di licenziare quale premio di consolazione per assumere i nuovi entranti con un contratto unico a tempo indeterminato? In caso di difficoltà economiche non c'è bisogno di cambiare niente: valgono le norme circa i licenziamenti collettivi, di cui le imprese hanno fatto ampio uso negli ultimi anni, cui si aggiungono i pre-pensionamenti obbligatori, i piani di mobilità ecc. Restano i licenziamenti individuali. Per avallare la necessità di facilitarli in un primo (lungo) periodo viene affermato da un lato che un'impresa ha bisogno di anni per valutare le capacità professionali di un neo-assunto; dall'altro, che dopo anni di investimenti in formazione un'impresa non ha più interesse a licenziare un lavoratore perché perderebbe il capitale così investito. Ambedue le asserzioni sono prive di fondamento. Negli ultimi anni le professioni che hanno registrato il maggior aumento tra gli occupati riguardano il personale non qualificato, gli addetti alle vendite e ai servizi alle famiglie, e gli impiegati esecutivi: tutti lavori che si imparano in pochi giorni. Quanto all'investimento in formazione, le ricerche dicono che in settori dove esso avrebbe la massima importanza, vedi il metalmeccanico, esso si concreta, e solo in poche aziende, in dieci-venti ore l'anno: poco per rappresentare un investimento che un datore di lavoro non può perdere.

6. Alla fine, delle due l'una: o si introduce il contratto unico insieme con i licenziamenti facili, e si può star certi che la precarietà si diffonde anche nelle aziende dove prima non c'era o era marginale perché il datore di lavoro, privato della possibilità di ricorrere ai contratti a progetto, alle finte partite Iva ecc. sostituisce quei contratti di breve durata con il licenziamento. Prima che scatti, dopo anni, il vincolo dell'articolo 18. Oppure si trovano i modi per indurre le imprese ad assumere con il contratto unico lavoratori e lavoratrici mano a mano che scadono i loro contratti precari. È possibile che ciò comporti un costo. Ma il tentativo di imitare la non imitabile flessicurezza alla danese, fatti i conti, presumibilmente costerebbe di più. Quanto ad occupare i disoccupati di oggi e di domani, la via dovrebbe essere diversa rispetto a quella volta a disboscare la giungla della precarietà. Un tema su cui bisognerà ritornare.
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#224 HardNheavy

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Inviato 04 gennaio 2012 - 23:11

Tutte le bugie sull’articolo 18

di Gian Paolo Patta (Federazione della Sinistra) su "Il Manifesto" del 04/01/12

http://www.controlac...ullarticolo-18/

Non è vero che lo Statuto difende una minoranza di lavoratori. Ed è falso che sia la causa della precarietà

In vista dell’annunciato confronto tra governo e organizzazioni sindacali sul mercato del lavoro, è iniziata la campagna tendente a dimostrare come i lavoratori tutelati dal famigerato art. 18 dello Statuto dei lavoratori siano una minoranza privilegiata, la cui esistenza sarebbe la causa primaria della diffusione della precarietà giovanile. Sorvolando sul fatto che gli autori di questa campagna sono gli stessi che, criticando l’eccessiva rigidità del mercato del lavoro italiano, a suo tempo pretesero l’introduzione massiccia di forme di lavoro atipico, vediamo come adesso stiano forzando i dati sull’occupazione, in senso inverso ma con il fine di sempre: allargare l’area della precarietà e la ricattabilità dei lavoratori. Esaminiamo alcuni assunti di questa campagna. È vero che i lavoratori a tempo determinato sono la maggioranza? Dai dati Istat sull’occupazione risulterebbe di no: gli occupati dipendenti a tempo indeterminato erano nel 2010 l’87,2% del totale e quelli a tempo determinato il 12,8%.

È vero che i lavoratori ai quali si applica l’art. 18 sono la minoranza? Sempre dai dati Istat emerge che nelle aziende che occupano fino a 20 dipendenti sono occupati 4.574.000 dipendenti su un totale di 17.110.000. Anche aggiungendo tutti gli 800.000 collaboratori coordinati e 250.000 professionisti (non tutte queste figure sono assimilabili al lavoro dipendente: l’Istat li classifica nel lavoro autonomo), risulta evidente come la maggioranza dei lavoratori italiani siano tutelati dall’art. 18. Alcuni confondono i dati usando non il numero dei dipendenti ma quello degli addetti: questi ultimi comprendono i milioni di lavoratori autonomi che fanno più che raddoppiare l’occupazione globale delle piccole aziende, mentre lo Statuto fa riferimento a 15 dipendenti e non addetti. È vero che le aziende che ricorrono ai contratti di lavoro atipici lo fanno per evitare l’art. 18?
Sempre dai dati Istat risulta che gli addetti (termine che indica, come già scritto, anche i padroni e gli autonomi medi dell’industria sono 8,7, quelli delle imprese del commercio e alberghi 3,3, costruzioni 2,9 e 2,8 gli altri servizi (compresi quelli alla persona); ora, i lavoratori a tempo determinato presenti nell’industria sono 319.000, mentre quelli del totale dei servizi 1.464.000, di cui ben 974.000 nella categoria altri servizi (che comprendono quelli alla persona). Come si può ben intuire, la maggior parte dei contratti a tempo determinato sono nelle aziende che non applicano l’art. 18. È vero che si possono sostituire tutte le forme di lavoro precario con unico contratto di inserimento? Impossibile in diverse situazioni: nell’edilizia, che ha un’attività estremamente discontinua e legata ai cantieri, nel turismo stagionale e nell’agricoltura, stagionale per definizione, solo per citare 3 grandi esempi. In questi settori è impossibile assumere tutti a tempo indeterminato, tant’è che esistono, per evitare di non trovare dipendenti, specifiche forme di sostegno al reddito. Esiste poi il complesso dei servizi alla persona in ambito familiare (circa un milione di addetti) e i contratti di formazione, come l’apprendistato che nessuno ha proposto di abolire.
Le proposte in campo tese a limitare l’area di applicazione dell’art. 18 non porteranno pertanto che benefici marginali agli attuali occupati con contratti di lavoro a tempo determinato, soprattutto a quella parte che ha natura strutturale, mentre allargheranno l’area della precarietà introducendo una ennesima nuova figura: il contratto di lavoro a tempo indeterminato in cui non si applica l’art. 18. Ovviamente siamo in presenza di un ossimoro: senza l’art. 18 ogni contratto può trasformarsi con molta più facilità d’oggi in un contratto a tempo determinato. La verità è che l’ampia flessibilità del mercato del lavoro italiano, determinata in primis dall’ampia diffusione del lavoro autonomo e del lavoro nero, è causata dal ritardo del capitalismo italiano nei confronti degli altri paesi europei (Germania innanzitutto) e determina il differenziale di produttività che si è accumulato in questi anni.
Ma questo blocco sociale arretrato è parte integrante del blocco dominante: quindi intoccabile per ragioni politiche e allora non resta che tirare il collo agli operai nella speranza (vana) di recuperare margini di profitto.
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#225 satyajit

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Inviato 06 gennaio 2012 - 15:38

Licenziare i dipendenti è già possibile
l'Ocse: siete tra i più flessibili al mondo

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#226 gulliver

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Inviato 06 gennaio 2012 - 21:17

Sempre più italiani non cercano lavoro
sfondata la soglia del milione e mezzo




http://www.repubblic...95/?ref=HREC1-2
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#227 HardNheavy

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Inviato 07 febbraio 2012 - 18:31

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#228 maelstrom

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Inviato 07 febbraio 2012 - 20:16

Sintesi dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, relativo alla reintegrazione nel posto di lavoro:

"Il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa, ordina al datore di lavoro, se ha alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro"

Dopo ci sono specificazioni su come funziona la cosa e alternative decise dal lavoratore al posto del reintegro, comunque il succo è quello che ho riportato sopra.

Cosa vogliono cambiare?

Faccio notare che non si parla su cosa sia "giusta causa" ma solo che se un licenziamento è ingiusto (secondo i parametri di un'altra legge) viene annullato.
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#229 oblomov

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Inviato 08 febbraio 2012 - 10:24

Si vuole cambiare, credo, il concetto di giusta causa, che al momento non prevede le motivazioni economiche ed è molto vago sugli obblighi del lavoratore

qua c'è una comparazione di vari paesi http://www.linkiesta...porto-dell-ocse
qui invece un articolo molto critico del WSJ http://online.wsj.co...2477628178.html
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#230 Moreno Saporito

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Inviato 08 febbraio 2012 - 10:33



qua c'è una comparazione di vari paesi http://www.linkiesta...porto-dell-ocse


a me è capitato di fare dei colloqui con società straniere (inglesi e svizzere) che operavano anche qua in Italy e non offrivano contratti a TI perchè scandalizzati per le troppe garanzie che offrono (soprattutto ai fancazzisti) le nostre leggi; da un lato è vero ma dall'altro bisogna sempre analizzare la moralità dell'imprenditore medio italiano, sempre pronto a inculare soldi al prossimo come allo stato, l'abuso della cassa int. degli ultimi anni è qua a ribadirlo per l'ennesima volta
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#231 oblomov

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Inviato 08 febbraio 2012 - 10:37

Il punto è quello, ma la difficoltà vera, secondo me, è un'altra, cioè che in Italia ormai si produce sempre meno a valore aggiunto e sempre più si patisce la concorrenza sul prezzo (e su quella c'è poco da concorrere, viste le paghe orarie indo-cinesi).
Hai voglia a creare un mercato virtualmente flessibile e mobile se poi nel mercato reale perdi quota tutti i giorni.
Se si toccano le garanzie fornite dall'articolo 18 deve essere fatto contestualmente ad un drastico taglio della tassazione sul lavoro e a cospicui investimenti in ricerca, nonchè ulteriori ed assai più corpose misure di annullamento della miriade di oligopoli e posizioni di vantaggio di cui godono ancora tantissimi settori, quello bancario e finanziario in primis.
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#232 HardNheavy

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Inviato 08 febbraio 2012 - 18:08

Si vuole cambiare, credo, il concetto di giusta causa, che al momento non prevede le motivazioni economiche ed è molto vago sugli obblighi del lavoratore

qua c'è una comparazione di vari paesi http://www.linkiesta...porto-dell-ocse
qui invece un articolo molto critico del WSJ http://online.wsj.co...2477628178.html



Non so cosa intendi per "motivazioni economiche" ma ora è già possibile licenziare "per ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa" (art. 3, L. n. 604/1966). Licenzialmento per giustificato motivo oggettivo.

Questi, semplicemente, vogliono il licenzialmento individuale libero (es. per maternità, per attività sindacale non accettata, ecc...)
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#233 HardNheavy

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Inviato 08 febbraio 2012 - 18:16

Guarda, io non sono esperto in materia di diritto del lavoro, ma il "giustificato motivo oggettivo" l'ho studiato alle superiori. Per esempio, l'accesso alla mobilità ce l'ha chi ha subito un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Infatti non capisco chi parla di "giusta causa" e "ragioni economiche".
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#234 oblomov

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Inviato 08 febbraio 2012 - 18:38

Guarda, io non sono esperto in materia di diritto del lavoro, ma il "giustificato motivo oggettivo" l'ho studiato alle superiori. Per esempio, l'accesso alla mobilità ce l'ha chi ha subito un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Infatti non capisco chi parla di "giusta causa" e "ragioni economiche".


Giusta causa sta nella legge, se non mi sbaglio di nuovo:

La giusta causa [modifica]

"Giusta causa" è un concetto usato dal codice civile italiano (art. 2119 c.c.) per riferirsi ad un comportamento talmente grave da non consentire la prosecuzione del rapporto neppure a titolo provvisorio (in sostanza: neppure per il tempo previsto per il preavviso di licenziamento). Fin dalle origini del contratto di lavoro il fondamento del potere di recesso per giusta causa viene ricondotto alla natura fiduciaria del rapporto. Ed è proprio tale presupposto che impedirebbe la prosecuzione anche provvisoria del rapporto in presenza di fatti di particolare gravità e tali da incidere irreversibilmente sulle aspettative della parte recedente. Una delle implicazioni di tale ricostruzione - secondo la dottrina prevalente, consiste nel consentire che rilevino quale giusta causa di recesso fatti estranei alle obbligazioni contrattuali ma comunque idonei a far venir meno la fiducia. In sostanza si potrebbe recedere per giusta causa anche in presenza di situazioni che di per se non integrano inadempimenti contrattuali (teoria oggettiva che sembra confermata dal codice del '42). Alla teoria oggettiva si contrappone teoria contrattuale che ritiene rilevanti al fine del licenziamento per giusta causa solo inadempimenti contrattuali. Giurisprudenza tiene conto assume parametri empirici: la sua portata oggettiva e soggettiva grado colpa e dolo, circostanze in cui è stata realizzata, presupposti relativamente agli effetti nella prospettiva di far venir meno la fiducia del datore, quindi la giurisprudenza è più vicina alla teoria oggettiva. In queste ipotesi, il datore può licenziare in tronco, senza dare alcun preavviso. A titolo esemplificativo, possono costituire giusta causa di licenziamento:

  • rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione lavorativa/insubordinazione [3]
  • rifiuto a riprendere il lavoro dopo visita medica che ha constatato l'insussistenza di una malattia
  • lavoro prestato a favore di terzi durante il periodo di malattia, se tale attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al lavoro
  • sottrazione di beni aziendali nell'esercizio delle proprie mansioni (specie se fiduciarie)
  • condotta extralavorativa penalmente rilevante ed idonea a far venir meno il vincolo fiduciario (es. rapina commessa da dipendente bancario)

Al riguardo, la giurisprudenza di legittimità ha specificato che la giusta causa si sostanzia in un inadempimento talmente grave che qualsiasi altra sanzione diversa dal licenziamento risulti insufficiente a tutelare l’interesse del datore di lavoro (Cass. 24/7/03, n. 11516), al quale non può pertanto essere imposto l’utilizzo del lavoratore in un’altra posizione (Cass. 19/1/1989, n. 244).

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#235 HardNheavy

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Inviato 08 febbraio 2012 - 18:56

Sì sì, ovviamente so che esiste il licenziamento per giusta causa, ma non capisco chi lo associa alle "ragioni economiche", dato che riguarda i comportamenti del dipendente.
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#236 maelstrom

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Inviato 13 febbraio 2012 - 22:34

Ma la cosa che non capisco è che nell'articolo 18 non si parla di cosa sia giusta causa, dicono solo che un licenziamento ingiusto è nullo, vogliono cambiare questo?! Lasciare che sia ingiusto licenziare un dipendente per il suo credo religioso ma non obbligare più a reintegrarlo su posto di lavoro?
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#237 ucca

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Inviato 14 febbraio 2012 - 14:44

Se a posto del reintegro dove non ti vogliono ci fosse una bella indennità accompagnata da corsi di formazione (subito e riformati radicalmente rispetto a come sono fatti adesso) e reddito di cittadinanza non ci vedrei niente di male. Poi bisognerebbe anche parlare dell'assurdità della cassa integrazione straordinaria (modello Alitalia), che è uno scandalo.
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#238 maelstrom

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Inviato 15 febbraio 2012 - 13:44

Già ora il dipendente che ha subito un licenziamento ingiusto ha la possibilità di scegliere al posto del reintegro un'indennità pari a 15 stipendi, quindi neanche qui vedo possibili cambiamenti, nel senso che mi sembra assurdo che si alzi sto polverone per aggiungere oltre all'indennità un corso di formazione.
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#239 ucca

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Inviato 15 febbraio 2012 - 14:53

Ripeto, per me il reintegro non ha senso. Se in un posto non ti ci vogliono non posso costringere l'impresa, posso e devo invece darti i mezzi per rientrare, e nel frattempo darti una mano mentre cerchi. Adesso sento che la revisione degli ammortizzatori sociali prenderà 18 mesi almeno, già la cosa mi puzza. Una riforma andrebbe fatta tutta insieme, uno è precario soprattutto per ciò che c'è intorno al posto di lavoro, dall'affitto alla banca, al contesto insomma. Altrimenti sei una specie di alieno capitato nel sahara.
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#240 combatrock

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Inviato 17 febbraio 2012 - 17:49

http://video.repubbl...eo=&ref=HRESS-1

Come diceva una volta Altan, a volte mi vengono in mente opinioni che non condivido...
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#241 oblomov

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Inviato 17 febbraio 2012 - 18:20

Ecco quindi il curriculum vitae di quello secondo il quale a guadagnare 500 euro si è sfigati:


Giorgio Clelio Stracquadanio, classe 1959, milanese, liceo classico al Berchet di via Commenda, non riesce a finire l’università e fa il venditore per l’Ibm, quindi tenta la carriera di giornalista restando precario e intanto diventa militante del partito radicale.
E’ in quell’area che conosce Tiziana Maiolo, esponente antiproibizionista che nel ‘92 si fa eleggere alla Camera con Rifondazione comunista: Stracquadanio diventa così il suo portaborse e sbarca a Roma, dove finalmente ha un lavoro – seppur provvisorio – negli uffici di Rifondazione a Montecitorio.
Con Maiolo, impegnata per i diritti dei carcerati, Stracquadanio va ogni tanto a San Vittore e lì, in piena Tangentopoli, conosce Claudio Dini, il presidente socialista della metropolitana milanese, appena arrestato per mazzette.
Un altro colpo di fortuna, perché – attraverso Dini e la sua famiglia – Stracquadanio arriva a Gianni Letta: così quando due anni dopo Tiziana Maiolo passa a Forza Italia, Stracquadanio salta la quaglia con lei e presto la supera nelle grazie dei vertici, sia per il filo diretto con Letta sia perché si dimostra subito un estremista berlusconiano: si autodenuncia per violazione della par condicio e lavora nei comitati Fininvest durante il referendum sulla legge Mammì del ‘95.
L’anno dopo pensa già di poter incassare e tenta di entrare in Parlamento, ma viene trombato.
Allora ricomincia a lavorare nel retrobottega di Forza Italia e si avvicina a Paolo Bonaiuti – di cui diventa segretario – mentre nel tempo libero scrive libretti allegati a “Libero”, diretto da Vittorio Feltri. E’ Bonaiuti, alla fine, a imporlo in lista nel 2006 facendolo eleggere al Senato.
Dal 2008 – passato a Montecitorio – diventa consigliere e ghost writer del ministro Maria Stella Gelmini.
Non avendo mai avuto un posto fisso, la sua grande angoscia è accumulare abbastanza legislature per poter incassare il vitalizio da parlamentare.

http://gilioli.bloga...02/16/il-genio/

ammappa che curricolone stracqui
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#242 Moreno Saporito

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Inviato 17 febbraio 2012 - 18:22

, liceo classico al Berchet di via Commenda



a me basta questo per la condanna
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#243 gulliver

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Inviato 17 febbraio 2012 - 20:52


, liceo classico al Berchet di via Commenda



a me basta questo per la condanna


era compagno dello sceicco, attento asd

ovviamente ha avuto pure una parentesi nei radicali, non c'erano dubbi.
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#244 combatrock

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Inviato 27 febbraio 2012 - 19:13

Ogni volta che si pensa di aver capito con buona approssimazione quanto antidemocratico e criptofascista è Marchionne, lui riesce ancora a sorprendere.

http://www.ilrestode...ati-unita.shtml

http://www.bolognato...relli-fiom.html

E' incredibile come questi nuovi padroni, più li mandi a studiare all'estero e più gli compri i golfini firmati, e più loro assomigliano a quelli vecchi che assoldavano le squadracce fasciste nei primi anni '20.
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#245 HardNheavy

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Inviato 08 marzo 2012 - 23:17

Lunghetto, ma interessante, argomentato ed approfondito.

Perchè il ministro sbaglia su salari e costo del lavoro

Domenico Moro* - 07 Marzo 2012

1. Confronti incongruiQualche giorno fa le agenzie di stampa hanno riportato che, secondo Eurostat, le retribuzioni lorde italiane nel 2009 erano ben al disotto della media Ue a 27. Quintultime, per la precisione, inferiori anche a quelle di Spagna e Grecia. Il ministro Fornero ha colto la palla al balzo per ribadire che le retribuzioni sono basse perché il costo del lavoro è alto. Come da sempre sostiene Confindustria, i lavoratori sarebbero pagati poco a causa di tasse sul lavoro troppo alte. Il governo, invece, si è affrettato a precisare che la tabella Eurostat era stata letta male e che retribuzioni e costo del lavoro italiani sono nella media Ue. Qual è la verità? Alcune precisazioni sono necessarie. In primo luogo, non è corretto confrontare retribuzioni e costo del lavoro annui. Orari e ore effettivamente lavorate variano da Paese a Paese. È come se al supermercato comparassimo i prezzi di confezioni di tonno di dimensioni diverse, senza impiegare una unità di misura comune, il prezzo in euro al chilo. Per un confronto corretto dobbiamo prendere le retribuzioni orarie. In secondo luogo, ha senso confrontare le retribuzioni di Paesi con gradi di sviluppo, Pil pro capite[1], e costo della vita molto diversi? Cioè ha senso paragonare l’Italia con la media della Ue a 27, costituita anche da Paesi come Romania, Bulgaria, Estonia, ecc.? Ha molto più senso confrontare l’Italia con la media della Ue a 16 (area euro), e ha ancora più senso, all’interno dell’area euro, confrontare l’Italia con i Paesi con caratteristiche socio-economiche più simili. In terzo luogo, è corretto confrontare i salari complessivi di strutture economiche nazionali, in cui commercio, turismo, costruzioni, manifattura – cioè settori con retribuzioni differenti - pesano in modo diverso?

2. Retribuzioni più basse della media Ue a 16
Per tutte queste ragioni, abbiamo preso in considerazione la retribuzione oraria nella manifattura, che in Italia conta quasi 4,3 milioni di dipendenti, pari al 22,4% del totale (2007). Ebbene, secondo il Labour cost survey 2008 di Eurostat[2], nella manifattura la retribuzione lorda italiana è di 16,95 euro/ora, ovvero inferiore, di ben 3,58 euro, rispetto alla media della Ue a 16 (l’area-euro), che era di 20,53 euro/ora. Viceversa, la retribuzione oraria italiana era superiore rispetto alla media della Ue a 27 (16,55 euro/ora), ma appena di 40 centesimi. Inoltre, va considerato che quest’ultima media è appiattita verso il basso dalla presenza di Paesi con retribuzioni bassissime di appena, ad esempio in Romania, 2,5 euro/ora. Nella manifattura, l’Italia, per numero di addetti e valore aggiunto prodotto, occupava nel 2008 il secondo posto dopo la Germania, appena prima della Francia. Se, dunque, andiamo a confrontare il nostro Paese con i due Paesi economicamente più simili, Germania e la Francia, il divario diviene ancora maggiore a sfavore delle retribuzioni italiane. Tale divario è replicato anche con gli altri Paesi dell’Europa occidentale, con la sola eccezione di Spagna e Portogallo. La differenza è che il divario dell’Italia con la Spagna (2,10 euro ora) è molto inferiore rispetto a quello dell’Italia con gli altri Paesi occidentali. Infatti, l’Italia è inferiore alla Germania (26,10 euro/ora) di 9,10 euro, alla Francia (22,10 euro/ora) di 5,10 euro, al Belgio (24 euro/ora) di 7 euro, e persino alla “periferica” Irlanda (23,44 euro/ora) di 6,44 euro (Tab.1). Per ultimo non va dimenticato che le retribuzioni considerate riguardano le aziende con oltre 9 dipendenti. Pertanto in Italia, dove le microimprese pesano di più che nel resto dell’Europa occidentale, le retribuzioni dell’intero settore manifatturiero sono, con tutta probabilità, ancora più basse.

3. Un costo del lavoro pure più basso della media Ue a 16
Il costo del lavoro, secondo tutti (o quasi), è nettamente più alto in Italia che in Europa, perché le imposte sul lavoro, come lamenta Confindustria e ripete la Fornero, sono maggiori. In realtà le cose non stanno in questo modo. Che cos’è il costo del lavoro? È la somma delle retribuzioni con le seguenti voci: tredicesima (e altre mensilità aggiuntive), TFR, eventuali straordinari, ferie e permessi maturati, e … contributi sociali. Questi ultimi riguardano i contributi a carico dell’azienda per pensione e assistenza sanitaria del lavoratore. Dove stanno le imposte allora? Da nessuna parte. Ci sono solo altre parti del salario, quella indiretta (sanità) e differita (pensione), che si aggiungono a quella percepita in busta paga. Eppure Confindustria si ostina a voler considerare imposte i contributi per l’assistenza sanitaria, perché sono compresi nell’Irap. Il quotidiano confindustriale “il Sole24ore”, in un confronto internazionale sulla pressione fiscale sulle imprese, ha aggiunto l’Irap alla imposta sulle società per azioni (Ires), facendo così risultare più alta una pressione fiscale che invece è inferiore a quella di molti Paesi avanzati. Vediamo ora il costo del lavoro italiano in rapporto a quello europeo. Ebbene, anche il costo del lavoro è inferiore a quello della Ue a 16 (area euro), di ben 3,80 euro/ora, essendo 24 euro/ora contro 27,8 euro/ora. Rispetto alla media della Ue a 27 è invece superiore di 2 euro, essendo quest’ultima di 22 euro/ora, sempre per la presenza di Paesi a basso reddito e sviluppo che abbassano la media. Rispetto agli altri Paesi dell’Europa Occidentale e in particolare alla Germania e alla Francia, il cui costo del lavoro è rispettivamente di 33,4 euro/ora e di 33,2 euro/ora, il divario è, come abbiamo visto nelle retribuzioni, sempre largamente a sfavore dell’Italia (Tab.1).

4. Conclusioni. Si fa confusione per ridurre il salario diretto e indiretto
Come giustamente ha fatto rilevare l’Istat, la tabella cui faceva riferimento il lancio d’agenzia comparava impropriamente le retribuzioni lorde italiane del 2006 con quelle della Ue del 2009. Tuttavia, la superficialità giornalistica non sposta di una virgola il dato di fondo, che è l’arretratezza salariale italiana. Infatti, come abbiamo visto, l’Italia presenta non solo retribuzioni inferiori ma anche un costo del lavoro inferiore alla media della Ue a 16, che è la media con cui il confronto è più corretto, e ancora più bassa rispetto a quella dell’Europa Occidentale, che è l’area economica di appartenenza dell’Italia. Le differenze tra retribuzioni orarie, inoltre, sono più ampie di quelle riscontrabili confrontando le retribuzioni annue. Infatti, tra Italia e Eurozona nelle retribuzioni annue c’è una differenza del -16,6%, che nelle retribuzioni orarie si allarga al -21,1%. Con la Germania la differenza si amplia dal -28,2 al -53,7%, e con la Francia dal -16 % al -30,1%[3]. Questo accade perché l’Italia presenta un numero maggiore di ore effettivamente lavorate annue. In Italia queste sono mediamente 1.817 contro le 1.431 della Germania e le 1.553 della Francia (2008)[4]. Orari più lunghi nascondono in parte l’entità dell’arretratezza salariale dell’Italia rispetto agli altri Paesi industrializzati dell’Europa. Questo vuol dire anche che dove le retribuzioni sono più basse si è costretti a lavorare di più. Altro dato importante è che non ci sono differenze apprezzabili tra retribuzioni e costo del lavoro relativamente al confronto con la media Ue sia a 15 che a 27. Non solo non ha senso dire che le retribuzioni sono basse perché il costo del lavoro è alto, perché non è vero, ma è altresì evidente che si usa questa argomentazione per tagliare ulteriormente il salario. Le presunte tasse da eliminare sono in realtà una parte del salario, cioè i contributi sociali e previdenziali. Insomma, si fa confusione per poter tagliare ulteriormente il salario, con la pretesa magari di volerlo aumentare. Uno degli obiettivi impliciti della attuale controriforma del mercato del lavoro è comprimere anche il salario indiretto, che aveva tenuto sinora relativamente meglio rispetto a quello diretto, come possiamo vedere nella Tab. n.1.

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Di solito Confindustria aggiunge nelle sue argomentazioni per il taglio del costo del lavoro che in Italia i salari sono bassi, oltre che per colpa del costo del lavoro troppo alto, anche per colpa della ridotta produttività. In realtà la produttività italiana è bassa proprio perché le retribuzioni e il costo del lavoro sono bassi. Infatti, lì dove c’è abbondanza di forza-lavoro a basso costo le imprese evitano di investire in mezzi tecnici, diminuendo la quota di capitale per addetto, e quindi la produttività del capitale. Non scordiamo che la produttività totale dei fattori si compone di produttività del lavoro e del capitale. Negli ultimi 15 anni non è certo la prima ad essere crollata, grazie a tempi di lavoro più intensi e più lunghi, bensì la seconda. Il calo della produttività totale dei fattori è stato causato proprio dalle controriforme del mercato del lavoro degli ultimi 15 anni, dal pacchetto Treu alla Legge 30, come hanno dimostrato due studi, uno del Fondo Monetario Internazionale e un altro di economisti dell’Università di Harvard e della Northwestern University[5]. Infatti, la deregolamentazione del mercato del lavoro, unitamente alla maggiore offerta di forza lavoro femminile e immigrata (di base meno pagata), ha aumentato l’offerta totale di lavoro in presenza di domanda stagnante o più ridotta. Come sempre accade quando l’offerta di forza-lavoro è maggiore della domanda, i salari sono diminuiti e le imprese hanno perso la spinta a innovare e ad aumentare la quota di capitale tecnico per addetto, per mantenere alto il margine di profitto, che viene comunque garantito dai bassi salari. È significativo che in Italia e Spagna, dove le controriforme del mercato del lavoro sono state più intense e salari e costo del lavoro sono più bassi, il Margine operativo lordo (Mol) sul fatturato è nettamente più alto che in Germania e Francia (Graf.1). In Italia e Spagna rispettivamente 7,5% e 8,9%, in Germania e Francia, 6,6% e 5,4%[6]. In conclusione, si può affermare che la nuova riforma del mercato del lavoro, introducendo nuova flessibilità in uscita e in entrata, non può che produrre una ulteriore contrazione, nello stesso tempo, di salario e produttività totale.

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[1] Il Pil procapite (2010) della Romania è di 11.600 USD, della Bulgaria 13.500 della Polonia 18.800. Quello dell’Italia di 30.500 e quelli di Germania e Francia, rispettivamente 35.700 e 33.100.
[2] Vedi il sito di Eurostat. Eurostat, Statistics – Labour Market - Labour cost survey 2008 – Labour cost, wages and salaries, direct remuneration (Nace Rev. 2).
[3] Per le retribuzioni annue Ue vedi il Sole 24ore 28 febbraio 2012.
[4] Oecd Factbook 2010, “Labour – Employment and Hours worked”. http://www.oecd-ilib...ctbook_18147364
[5] Hanan Morsy and Silvia Sgherri, After the crisis Assessing the Damage in Italy. IMF Working Paper. Ian Dew-Becker and Rober J. Gordon, The Role of the Labour-Market Changes in the Slowdown of European Productivity Growth, CEPR version, January 14, 2008.
[6] Eurostat, Statistics – Annual detailed enterprise statistics for industry (NACE Rev.2 B-E). Gross operating surplus/turnover (gross operating rate) (%).

* Economista, consultente Filmcams-CGIL.
http://www.economiae...sto-del-lavoro/
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#246 ucca

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Inviato 09 marzo 2012 - 10:24

Secondo me flessibilità e orario di lavoro con la produttività c'entrano poco. In un senso o nell'altro. Non mi convince quest'analisi.
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#247 combatrock

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Inviato 09 marzo 2012 - 10:38

Secondo me flessibilità e orario di lavoro con la produttività c'entrano poco. In un senso o nell'altro. Non mi convince quest'analisi.


No no, 'spetta un attimo. Qui non è questione di "secondo me": a parte questo eccellente studio riportato, che ci siano correlazioni tra flessibilità, orario di lavoro, salario da una parte, e dall'altra la produttività, è un principio ormai assodato in economia. Non sono certo gli unici fattori in discussione (c'è l'innovazione tecnologica e quella delle tecniche di organizzazione del lavoro, ecc...), ma sono cose tutt'altro che disconnesse.
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A voi la poesia proprio non piace eh?Sempre a rompere il cazzo state.


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#248 ucca

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Inviato 09 marzo 2012 - 12:17

E invece io sono convinto che il problema italiano non sia lavorare di piu' o di meno, flessibili o stabili, ma lavorare meglio. Con un sistema di incentivi migliore, soprattutto nel pubblico, con la responsabilizzazione dei vertici, con una legge sulla concorrenza e conflitto di interessi (Monti qualcosa ha fatto, nel silenzio generale), con una legge che consenta di cacciare chi non fa palesemente un cazzo (a qualsiasi livello gerarchico si trovi), con authority che bastonano, e per finire facendo fallire chi deve fallire e attraendo industrie piu' innovative. Sulla burocrazia, quella cosa che ci fa aspettare 100 anni per un timbro e che ci fa ripetere le cose 1000 volte come i criceti sulla ruota, secondo me dovremmo invece valorizzarla per l'attrazione di una nuova forma di turismo. Facciamo venire i giapponesi, americani, tedeschi, a vedere a che livello di deviazione mentale siamo arrivati. Creiamo anche un santo, s.burocrate e festeggiamolo ogni anno.
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#249 ucca

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Inviato 12 marzo 2012 - 13:42

http://www.corriere....8bee53b56.shtml

Mi sembra tutto abbastanza condivisibile anche se temo che alla fine cambierà poco o niente, e probabilmente per i precari in peggio.
Mi spiego, rendere meno conveniente il precariato che vuol dire? Che aumenta il costo per l'azienda? E su chi volete che scaricherà l'azienda questo costo?
Secondo me andava reso piu' conveniente il contratto a tempo indeterminato, è questo il punto fondamentale. Poi resta il problema, ignorato, del contesto.
Il lavoratore non è un alieno, vive in una società. Perchè nessuno di questi sindacati invece che fissarsi sull'art.18, non parla di casa/famiglia/formazione contoinua? Un precario ha difficoltà ad andare in affitto, non esiste comprarsi una casa, non può farsi una famiglia, se perde il lavoro è finito, vogliamo parlarne? Immaginare una soluzione? L'ideale sarebbe che tutti fossero felici, assunti, e ricchi, nel frattempo che facciamo?
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#250 oblomov

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Inviato 13 marzo 2012 - 15:27

http://www.ilpost.it...ato-del-lavoro/
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.




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