D'altra parte questo è un sito che non ha nemmeno avuto il coraggio e la decenza di recensire l'ultimo album di Lorenzo, uno che qua dentro scrive da anni e che fa una musica fantastica.
Dei gran poveretti, with you at the top of the schieramento.
Ciao e ben ritrovato. Mi spiace che l'occasione sia sbottare in un thread qualunque dando dei poveretti, incel ecc a coloro che, si sostiene, dovrebbero rappresentare una comunità fraterna, ma poco importa.
Non ho capito bene il collegamento tra l'album di Leptons e la diatriba su Iosonouncane, ma in compenso ho un legame io e quindi mi ci aggancio.
Io il disco di Lorenzo lo ho sentito quando è uscito, più volte, e l'ho risentito altre in seguito. Non ne ho scritto, forse perché sono stronzo (è un'ipotesi dalla quale non mi tiro indietro), forse anche perché — lo dico senza piaggerie — trovo abbia un elemento in comune con quello di Incani ovvero l'essere un album molto ricco e che richiede tempo. Mi spiego: lo ascolto, mi rendo conto che c'è dentro un mondo, ma quel mondo non mi prende al volo né mi promette che con solo qualche altra attenzione in più saprebbe coinvolgermi.
Certo, uno può scriver due righe comunque sia, generiche e poco sbilanciate. Ma a me riesce di scrivere di musica quando mi suscita delle emozioni di cui riesco a decifrare, almeno parzialmente, i meccanismi. Che vuol dire entrare nella musica, sbattersi un po' a capire come funziona, nel mio caso anche star lì delle mezz'ore (da musico brocco quale sono) a cercare di coglierne alcuni aspetti tecnici proprio per non scrivere quei fritti all'italiana di termini vuoti che giustamente critichi. Servono tempo, concentrazione, e soprattutto un legame colla musica in questione.
Mi ero detto: del disco scriverò più avanti, quando essendo più sgombero su altri fronti avrò più facilmente modo di entrarci in sintonia. Immaginavo giugno come termine, e pensavo che magari nel mentre qualcun altro in redazione si sarebbe mosso. Così non è stato ed è un peccato. Di scrivere frasi di circostanza nel recensire un disco però mi è capitato una volta sola, e per decenza in primo luogo verso l'autore non voglio che ricapiti. Penso sia di gran lunga più onesto dare tempo al tempo, e mi riprometto appunto di mettermici concluse le menate di fine anno scolastico.
Il legame col Cane sembra flebile ma il ragionamento che faccio è quello che segue. Noi ora stiamo a parlare di IRA perché è l'hype del momento, e questo spinge tutti a confrontarcisi, per dire genio per dire cane (nomen omen) o per dire mah, boh. Ci si sente chiamati in causa, e così si dedicano ascolti a un disco che, nel caso di qualcuno, al primo giro trasmette poco. Capita poi che qualcuno sentendo più volte inizi a essere colpito, o che altri restino perplessi o si incazzino. È la norma, funziona così.
Con uscite possibilmente altrettanto dense ma meno strombazzate, vedi appunto il disco a nome Leptons, questo meccanismo non si innesca e quella pulsione a farsi un'opinione non entra in gioco. Ci sono anche altri elementi che frenano, come l'assenza di un discorso avviato: per discutere del Cane ci sono già sul banco una serie di superlativi e riferimenti incrociati che definiscono la cornice e aiutano a orientarsi; con un artista meno in vista non è così, la chiave di lettura te la devi costruire tu e basta — e qui è chiaro che se c'hai l'intuizione subito la strada è in discesa, se invece all'inizio la scintilla non scatta è difficile (per fortuna, oserei dire) si instauri quella dinamica di ascolto compulsivo che invece può prodursi coi nomi hyped.