Ma poi magari hanno visioni politiche diverse ma sono amici perché chissà quale cazzo di loro motivo magari hanno una relazione magari bono gli scopa la figlia insomma è solo una foto
Ha spiegato che è perché ha salvato i bambini africani.
Bush pensionato (e riabilitato)
Dai quadri all’incontro con Bono
La popstar ospite nel ranch in Texas: «George W. ha salvato vite in Africa»
Disprezzato dai democratici, ignorato dai repubblicani che avevano cancellato perfino la memoria dei suoi otto anni alla Casa Bianca: George W Bush è stato a lungo il fantasma della politica americana. Non più: da qualche tempo la sua figura viene rivalutata. E la visita di Bono Vox, nel suo ranch in Texas, le foto del capo degli U2 abbracciato al presidente della guerra in Iraq e della riforma fiscale che ha dato più ai ricchi che ai poveri, sono il sigillo su una riabilitazione del «peggior presidente del Dopoguerra» che era già, da tempo, nei fatti.
Certo, gli avversari politici più ostinati continuano a trasalire ogni volta che vedono un’icona progressista affettuosa con un ex presidente al quale aveva voltato le spalle anche il padre, l’altro George presidente. O quando, com’è avvenuto in autunno a Washington all’inaugurazione del museo della storia e della cultura afroamericana, Michelle Obama abbraccia con aria materna il predecessore di suo marito. Adesso è facile dire che è l’effetto Trump: l’irruzione sulla scena di un personaggio che ha travolto non solo tutte le regole delle politica, ma che si è dimostrato totalmente privo di empatia, umiltà e compassione per i deboli, porta istintivamente a rivalutare un presidente che sbagliò sicuramente molto, ma che a suo modo a volte ha anche dimostrato umanità. E i cui interventi di governo nella lotta contro la diffusione dell’Aids in Africa sono stati moto più efficaci di quelli di un presidente democratico impegnato nel sociale come Bill Clinton.
A Crawford Bono ha onorato soprattutto quel leader, ricordando che grazie al fondo di Bush sono state salvate le vite di 11 milioni di africani. Del resto il leader degli U2 si era esposto in «selfie» con Bush già anni fa, ai funerali di Mandela. Ma la ricostruzione dell’immagine di Bush non passa solo dall’efficacia delle sue politiche anti Aids. Obama gli è stato grato per la sobrietà negli anni della sua presidenza: è uscito di scena senza polemiche. Sempre in silenzio nonostante gli attacchi subiti. Nella sua nuova vita ha dato grande spazio alla pittura. Dapprima sbeffeggiato per il suo stile elementare, è stato visto con crescente interesse e anche elogiato prima per i suoi curiosi autoritratti in bagno, immagini fuori dal comune, poi per i dipinti dedicati a veterani e a combattenti feriti nei conflitti che lui ha scatenato.
Ai giovani che poco sanno delle guerre di 15 anni fa piace il suo modo di rompere gli schemi sulla tela e in pubblico, tanto che tre anni fa Vanity Fair definì il 43esimo presidente Usa «un’icona hipster». Molti di quelli più avanti negli anni che lo avevano sinceramente detestato hanno cominciato a rivedere il loro giudizio: guerrafondaio? Disumano? In quei dipinti c’è molta umanità e compassione. Forse Bush è stato solo vittima di una squadra di governo, capitanata dal vicepresidente Dick «Darth Vader» Cheney, che voleva scatenare conflitti a tutti i costi.
In realtà Bush non è stato solo una marionetta nelle mani di Cheney e Rumsfeld: è l’uomo di Guantanamo e dell’uso della tortura contro i sospetti terroristi, il presidente che ha dichiarato vinta («mission accomplished») una guerra che, in realtà, era appena iniziata. E che non è ancora finita. Ma, nella sua natura contraddittoria, profondamente umana, ha creduto a suo modo di occuparsi anche dei deboli col suo capitalismo compassionevole che ha esteso la sanità a poveri e anziani (una bomba innescata nel bilancio federale) e ha dato mutui-casa anche a chi non poteva permetterselo creando le condizioni per una disastrosa crisi finanziaria.
Anni di silenziosa espiazione, la sua nuova vita di pittore e filantropo, la sua presa di distanze da Trump hanno fatto il miracolo: dieci anni fa il New York Times si chiedeva come avrebbe fatto la Apple a riprendersi dal crollo di popolarità provocato dall’immagine di Bush che usava un iPod. Oggi George W si riscopre, invece, «cool». Miracoli del «trumpismo». E dell’era di Internet nella quale tutto scorre veloce e viene dimenticato in fretta.
http://www.corriere....1411407c5.shtml