Visto da poco, mi ritrovo abbastanza d'accordo con la recensione, nonostante lodi sperticate che avevo letto provenire dal Festival di Venezia.
Vero che è il film più sincero di Sorrentino; massimo rispetto per il valore aggiunto dato dall'impronta autobiografica della pellicola.
Però ... però ho avvertito una patina di autocompiacimento verso la sua straordinaria tecnica registica. Senza dubbio le inquadrature, il sonoro, la fotografia della splendida Napoli, i dialoghi surreali della stramba famiglia sono inappuntabili ma conferiscono al lavoro una punta di distacco, laddove il distacco non doveva esserci.
Certo, il grido di battaglia è il cinema come fuga dalla realtà, perché essa è deludente. Ma questo processo di fuga impedisce la totale immedesimazione dello spettatore, le scene più drammatiche arrivano ovattate ed il pathos affievolito dalla forza evocativa della finzione scenica.
Questo il mio pensiero. Che mai come in questo caso Sorrentino avrebbe dovuto sfrondare, mettersi veramente a nudo davanti allo spettatore e limare la componente narcisistica del suo cinema.