dams
#1
Inviato 11 luglio 2009 - 10:08
chi me ne parla un po'? programma, informazioni generali, cose da sapere, test d'ingresso e menate varie
grazie
#2
Inviato 11 luglio 2009 - 10:10
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#3
Inviato 11 luglio 2009 - 10:14
Iscriviti a fisica.
Ma basta!
#4
Inviato 11 luglio 2009 - 10:38
Iscriviti a fisica.
Ma basta!
Dai è evidente che scherzo, anche se quel consiglio non è da buttare via
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#5
Inviato 11 luglio 2009 - 11:13
Bisogna dire che la mia simpatia per la facoltà di lettere di Padova per vari motivi non è propriamente al top ; non escludo che ad alcuni possa piacere.
Lascerò a Paggio e Clarissa di esprimersi liberamente sulla questione.
#6
Inviato 11 luglio 2009 - 14:30
Io ho avuto una brutta esperienza a Bologna, proprio studiando per un esame comune a estetica e DAMS ho deciso che non volevo che la mia formazione fosse basata su un certo tipo di pensiero e sono letteralmente scappata. Non c'è davvero paragone con l'università che faccio ora. La cosa che mi ha colpita di più è il livello medio di preparazione dello studente, ricordo che a Bologna durante una lezione di estetica un ragazzo fermò il prof che aveva detto "trascendentale" rimproverandolo di usare termini troppo difficili O_O (ah, per chi se lo stesse chiedendo il tizio era del DAMS e non del primo anno).
Dei corsi comuni a filosofia e DAMS quelli del dipartimento di filosofia erano più o meno (più meno che più) accettabili ma tendenti al fuffoso, quelli del DAMS terrificanti. Per esempio, all'esame di arte moderna ho dovuto portare il manuale delle superiori e un libro scritto dalla prof, dopo un corso inesistente fatto sul nulla. Non so a voi ma a me non sembra normale iscriversi all'università per doversi ristudiare lo stesso Bertelli-Briganti del liceo.
Secondo me il problema dell'università di Bologna in generale è che gli studenti che la frequentano lo fanno non per scelta ma per conseguenza dopo essere stati attirati a Bologna da ragioni extrascolastiche, quindi che l'università sia buona o faccia schifo non cambia granché il numero degli iscritti. Chiaramente con condizioni come questa non si può che peggiorare.
Se uno abita già nei dintorni e non può trasferirsi Bologna è sicuramente meglio di niente ma a un futuro fuorisede consiglierei di valutare molto bene se i portici, il covo, khonnor e i pompini delle indigene valgono abbastanza da accontentarsi di una formazione mediocre.
edit: come al solito non avevo capito niente, ho visto DAMS di Padova e la mia mente ha letto DAMS di Bologna.
Vabè, di Padova non so niente, ma so che quello di Bologna è considerato il migliore in Italia...
I aim to misbehave
#7
Inviato 11 luglio 2009 - 14:42
io sentii dagli studenti di legge della prestigiosa facoltà felsinea cose allucinanti, tipo diritto commerciale preparato mediamente in venti giorni e io pazzo che ho dovuto buttare il sangue per sei mesi, studiando sugli stessi testi eh, con la sola differenza che per me il professore era lo stesso autore, la bonanima di Campobasso, che possa bruciare all'inferno.
incantato da simon tout court
#8
Inviato 11 luglio 2009 - 14:52
[OT]
felsinea
Per favore non usiamo questi termini in pubblico
Una domanda seria: il DAMS a cosa serve di preciso? (no irony intended)
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#9
Inviato 11 luglio 2009 - 15:02
Non so come sia il DAMS a Padova, ma in termini di "qualità" secondo me dipende molto dalla motivazione dello studente, più che dai professori. E' difficile che in un corso di laurea tutti i professori siano preparati o stimolanti, o che siano tutti poco preparati e poco stimolanti. Dipende poi anche dall'indirizzo che si sceglie, dalle ragioni della scelta, dalle materie che si includono. Non so come sia con il nuovo ordinamento, ma io a Palermo con il vecchio ordinamento avevo ben 8 insegnamenti a scelta tra 21... e la scelta poteva cadere su qualsiasi materia di lettere o filosofia, se debitamente motivava in base al proprio percorso. Personalmente non mi sono mai pentito di essermi iscritto al DAMS: a mio avviso è un corso in grado di dare una cultura umanistica complessiva che non può offire allo stesso modo nè lettere nè filosofia, oltre che fornire una serie di strumenti teorici più aperti al futuro. Purtroppo con l'avvento del nuovo ordinamento c'è stata la tendenza a creare degli pseudo-DAMS specialistici che privano il corso della sua vocazione inter-disciplinare...
#10
Inviato 11 luglio 2009 - 15:40
[OT]
felsinea
Per favore non usiamo questi termini in pubblico
Una domanda seria: il DAMS a cosa serve di preciso? (no irony intended)
Innanzitutto... a liberarsi dalla logica di dover "servire" a qualcosa (altrimenti meglio fare ingegneria!).
In teoria, l'obiettivo del DAMS è di formare una figura professionale in grado di analizzare i linguaggi "estetici" dell'era contemporanea alla luce delle idee passate. Il DAMS è un incontro tra lettere, scienze della comunicazione e filosofia; alla fine, il laureato dovrebbe essere un misto tra uno storico/critico d'arte, un semiologo e un mass-mediologo. Poi ovviamente questo si può tradurre in diversi sbocchi, e dipende anche dall'indirizzo scelto...
#11
Inviato 11 luglio 2009 - 15:45
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#12
Inviato 11 luglio 2009 - 15:59
edit: come al solito non avevo capito niente, ho visto DAMS di Padova e la mia mente ha letto DAMS di Bologna.
Vabè, di Padova non so niente, ma so che quello di Bologna è considerato il migliore in Italia...
Non preoccuparti, hai detto quello che volevo dicessi. Eccellente.
Preciso al seguito delle osservazioni di Clarissa che la maggior parte degli studenti del DAMS che ho incontrato erano sì forse colti e capaci di sciorinarti a memoria la lista delle opere di un certo autore o stile, ma quanto all'acutezza e alla capacità del ragionamento mi pareva lasciassero a desiderare. Ho incontrato magazzinieri e panettieri ben più svegli di quelle persone, che quando parlano sembrano spesso degli enormi mammut incapaci di trovare il proprio capo e la propria coda, tanto non sanno cosa stiano facendo né perché lo stiano facendo. Questo anche per la tendenza ben italiana a trasformare una disciplina X in « storia della disciplina X », con l'effetto tra l'altro di utilizzare degli strumenti intellettuali obsoleti (per me una persona che nel XXI secolo vuole parlare seriamente di arte senza avere qualche nozione di, chessò, la teoria della comunicazione, mi sembra un po' anacronistico ; ma suppongo siano opinioni personali).
Al contrario, altre persone che associavano la frequentazione dell'arte a dei metodi più rigorosi, scientifici e moderni (ad es. semiotica o linguistica) mi pareva dessero dei risultati più soddisfacenti.
Non credo tra l'altro sia anodino di porre la questione allo studente di cosa vuole farci con la propria laurea al DAMS. Se è per passare 3 anni di svago prima di andare a fare l'impiegato o il muratore, allora credo che qualsiasi DAMS funzioni bene. Se si hanno altre necessità o si vuole fare il professore, bisogna sapere ovviamente che un po' dappertutto in Italia non si diventa professori che diventando lo schiavo personale di un professore, fino alla morte di quest'ultimo. I posti sono pochi e quelli che li occupano, una volta sedutici sopra, non li smollano a nessuno.
Ma ogni situazione è diversa e non mi sento di giudicare per chiunque. Ognuno valuti per conto proprio quello che si trova.
#13
Inviato 11 luglio 2009 - 16:04
Personalmente non mi sono mai pentito di essermi iscritto al DAMS: a mio avviso è un corso in grado di dare una cultura umanistica complessiva che non può offire allo stesso modo nè lettere nè filosofia, oltre che fornire una serie di strumenti teorici più aperti al futuro.
Una domanda seria: il DAMS a cosa serve di preciso? (no irony intended)
Innanzitutto... a liberarsi dalla logica di dover "servire" a qualcosa (altrimenti meglio fare ingegneria!).
In teoria, l'obiettivo del DAMS è di formare una figura professionale in grado di analizzare i linguaggi "estetici" dell'era contemporanea alla luce delle idee passate. Il DAMS è un incontro tra lettere, scienze della comunicazione e filosofia; alla fine, il laureato dovrebbe essere un misto tra uno storico/critico d'arte, un semiologo e un mass-mediologo. Poi ovviamente questo si può tradurre in diversi sbocchi, e dipende anche dall'indirizzo scelto...
La lettura di ''utilità'' che ha dato Joey la trovo molto esaustiva, riassumendo in poche righe è questo che ti da il DAMS ad oggi. Cultura generale che poi servirà a te personalmente per fare un pò il lavoro che vuoi, che ti piace, devi solo capire quale.
Comunque Man-Erg a Padova non lo trovo male ne migliore di Bologna, come in molti posti ci sono docenti più preparati e certi che hanno lo scazzo attorno ma questo è solo un 20% sulla facoltà, cioè il resto dell'80% sta a te, se ti piace quello che studi non rimarrai deluso, se no se lo si fa cosi perchè non si sa che altro voler fare a lungo andare andrà in disgrazia, e questo vale un pò per tutto, non solo per il dams
#14
Inviato 11 luglio 2009 - 16:15
problema comune a molte altre facoltà, temo :La cosa che mi ha colpita di più è il livello medio di preparazione dello studente, ricordo che a Bologna durante una lezione di estetica un ragazzo fermò il prof che aveva detto "trascendentale" rimproverandolo di usare termini troppo difficili O_O (ah, per chi se lo stesse chiedendo il tizio era del DAMS e non del primo anno).
Questa cosa succede praticamente SEMPRE nelle materie che servono come preparazione di base per comprendere altre materie più complesse, e succede perchè spesso chi entra all'università ha una istruzione superiore carentissima, diciamo a livello di sufficienza risicata. Esempio: nei corsi universitari di matematica si ricomincia dalla TEORIA DEGLI INSIEMI (io l'ho fatta alle scuole elementari la teoria degli insiemi, poi di nuovo alle medie , e poi alle superiori l'ho fatta di nuovo... A 20 anni non potremmo darla per acquisita, sta cazzo di teoria degli insiemi? vedi un pò tu) e c'è gente che entra all'università e non sa risolvere una equazione di secondo grado. Perchè? Perchè non c'è il numero chiuso. E dove c'è il numero chiuso non c'è la soglia minima di sufficienza (cioè vengono ammessi ad esempio i trecento col punteggio più alto, anche se gli ultimi 150 di questi 300 non hanno una preparazione sufficiente). Gli insegnamenti si adeguano quindi al livello (basso) degli studenti perchè ai fini della valutazione da parte dei nuclei di valutazione (che serve poi per accedere ad una quota di finanziamenti del Ministero dell'Istruzione) contano anche dati come il numero di studenti che sostiene con successo un certo esame al primo appello (come se fosse necessariamente indice di un insegnamento "di qualità"... ).Per esempio, all'esame di arte moderna ho dovuto portare il manuale delle superiori e un libro scritto dalla prof, dopo un corso inesistente fatto sul nulla. Non so a voi ma a me non sembra normale iscriversi all'università per doversi ristudiare lo stesso Bertelli-Briganti del liceo.
#15
Inviato 11 luglio 2009 - 16:24
Esempio: nei corsi universitari di matematica si ricomincia dalla TEORIA DEGLI INSIEMI (io l'ho fatta alle scuole elementari la teoria degli insiemi, poi di nuovo alle medie , e poi alle superiori l'ho fatta di nuovo... A 20 anni non potremmo darla per acquisita, sta cazzo di teoria degli insiemi? vedi un pò tu)
#16
Inviato 11 luglio 2009 - 16:28
Per quanto riguarda il manuale, a filosofia serve per fare la preinterrogazione per poi passare all'esame vero e proprio, e in teoria questa modalità ha un suo senso, mentre in quell'esame di storia dell'arte che avevo fatto io costituiva l'80% della bibliografia, in qualsiasi altra facoltà non sarebbe stato possibile credo.
sud:
I aim to misbehave
#17
Inviato 11 luglio 2009 - 16:30
Preciso al seguito delle osservazioni di Clarissa che la maggior parte degli studenti del DAMS che ho incontrato erano sì forse colti e capaci di sciorinarti a memoria la lista delle opere di un certo autore o stile, ma quanto all'acutezza e alla capacità del ragionamento mi pareva lasciassero a desiderare. Ho incontrato magazzinieri e panettieri ben più svegli di quelle persone, che quando parlano sembrano spesso degli enormi mammut incapaci di trovare il proprio capo e la propria coda, tanto non sanno cosa stiano facendo né perché lo stiano facendo.
Anche questa, così come quella nell'altro thread, mi sembra solo una generalizzazione. E' come dire che l'iscritto a filosofia è in grado di ragionare sì... ma alla fine poi cade dentro il pozzo
Al contrario, altre persone che associavano la frequentazione dell'arte a dei metodi più rigorosi, scientifici e moderni (ad es. semiotica o linguistica) mi pareva dessero dei risultati più soddisfacenti.
Ma infatti semiotica è una disciplina basilare del DAMS, che negli anni '70 nacque sopratutto su iniziativa di Umberto Eco... La semiotica è il perfetto esempio di disciplina ibrida: l'iscritto ai corsi di filosofia studierà solo Peirce e al massimo anche Saussure e Jakobson, mentre l'iscritto del DAMS studierà anche Hjelmslev, Propp, Greimas, Barthes, Floch, Eco...
#18
Inviato 11 luglio 2009 - 16:34
non sono sicura al 100% (è passato un pò di tempo :'() ma mi pare proprio di sì.Non entro nel discorso del numero chiuso però vorrei chiederti una cosa, sei sicura di aver fatto teoria degli insiemi alle elementari? O_O
#19
Inviato 11 luglio 2009 - 16:37
Non ce la vedo una bambina di 8 anni a disquisire di Cantor e ZF (a parte sud afternoon)...
I aim to misbehave
#20
Inviato 11 luglio 2009 - 16:40
mmm, no, mi pare proprio che abbiamo fatto la teoria degli insiemi. Forse alle elementari no, ma delle medie sono sicurissima.No è che secondo me stai confondendo la teoria degli insiemi con i diagrammi di Eulero Venn
(eppure ho vaghi ricordi infantili di esercizi coi vari operatori... BOH! ???)
#21
Inviato 11 luglio 2009 - 16:47
Non ce la vedo una bambina di 8 anni a disquisire di Cantor e ZF (a parte sud afternoon)...
Mi sento un po' bambina, ma di anni ne dimostro almeno 10...
#22
Inviato 11 luglio 2009 - 16:58
Preciso al seguito delle osservazioni di Clarissa che la maggior parte degli studenti del DAMS che ho incontrato erano sì forse colti e capaci di sciorinarti a memoria la lista delle opere di un certo autore o stile, ma quanto all'acutezza e alla capacità del ragionamento mi pareva lasciassero a desiderare. Ho incontrato magazzinieri e panettieri ben più svegli di quelle persone, che quando parlano sembrano spesso degli enormi mammut incapaci di trovare il proprio capo e la propria coda, tanto non sanno cosa stiano facendo né perché lo stiano facendo.
Anche questa, così come quella nell'altro thread, mi sembra solo una generalizzazione. E' come dire che l'iscritto a filosofia è in grado di ragionare sì... ma alla fine poi cade dentro il pozzo
Al contrario, altre persone che associavano la frequentazione dell'arte a dei metodi più rigorosi, scientifici e moderni (ad es. semiotica o linguistica) mi pareva dessero dei risultati più soddisfacenti.
Ma infatti semiotica è una disciplina basilare del DAMS, che negli anni '70 nacque sopratutto su iniziativa di Umberto Eco... La semiotica è il perfetto esempio di disciplina ibrida: l'iscritto ai corsi di filosofia studierà solo Peirce e al massimo anche Saussure e Jakobson, mentre l'iscritto del DAMS studierà anche Hjelmslev, Propp, Greimas, Barthes, Floch, Eco...
La maggior parte degli studenti di filosofia non sa neanche chi siano Peirce, Saussure e Hjelmslev, tranquillo. Figuriamoci gli altri nomi della semiotica e della linguistica strutturale. Ma credo che in Italia sia generalizzato a un po' tutte le discipline il non avere conoscenza degli ultimi 50-100 anni di discussione sulle stesse.
Se il DAMS di Palermo è tanto ben organizzato e moderno da far studiare tutti questi autori, tanto di cappello. Il DAMS di Padova mi sembrava ben poco ferrato in questo senso.
#23
Inviato 11 luglio 2009 - 17:14
Preciso al seguito delle osservazioni di Clarissa che la maggior parte degli studenti del DAMS che ho incontrato erano sì forse colti e capaci di sciorinarti a memoria la lista delle opere di un certo autore o stile, ma quanto all'acutezza e alla capacità del ragionamento mi pareva lasciassero a desiderare. Ho incontrato magazzinieri e panettieri ben più svegli di quelle persone, che quando parlano sembrano spesso degli enormi mammut incapaci di trovare il proprio capo e la propria coda, tanto non sanno cosa stiano facendo né perché lo stiano facendo.
Anche questa, così come quella nell'altro thread, mi sembra solo una generalizzazione. E' come dire che l'iscritto a filosofia è in grado di ragionare sì... ma alla fine poi cade dentro il pozzo
Al contrario, altre persone che associavano la frequentazione dell'arte a dei metodi più rigorosi, scientifici e moderni (ad es. semiotica o linguistica) mi pareva dessero dei risultati più soddisfacenti.
Ma infatti semiotica è una disciplina basilare del DAMS, che negli anni '70 nacque sopratutto su iniziativa di Umberto Eco... La semiotica è il perfetto esempio di disciplina ibrida: l'iscritto ai corsi di filosofia studierà solo Peirce e al massimo anche Saussure e Jakobson, mentre l'iscritto del DAMS studierà anche Hjelmslev, Propp, Greimas, Barthes, Floch, Eco...
La maggior parte degli studenti di filosofia non sa neanche chi siano Peirce, Saussure e Hjelmslev, tranquillo. Figuriamoci gli altri nomi della semiotica e della linguistica strutturale. Ma credo che in Italia sia generalizzato a un po' tutte le discipline il non avere conoscenza degli ultimi 50-100 anni di discussione sulle stesse.
Se il DAMS di Palermo è tanto ben organizzato e moderno da far studiare tutti questi autori, tanto di cappello. Il DAMS di Padova mi sembrava ben poco ferrato in questo senso.
A Palermo il DAMS (che ora è stato diviso in "discipline della musica" e "scienze e tecnologie dell'arte, moda e spettacolo") non è organizzato affatto bene: alcune singole materie sono ottime, altre pessime. Semiotica l'ho studiata solo attraverso i manuali, quindi non so nemmeno come era fatto il corso. Quelli sono gli autori che trovi in qualunque buon manuale di semiotica, e mi sembra un pò allucinante che un iscritto ad un corso di scienze umane (qualunque esso sia) non studi Barthes o che non abbia mai sentito parlare di Greimas.
Comunque sia, normalmente un iscritto del DAMS ha semiotica nel piano di studi... se poi quegli autori li studia male, o se non ha interesse nella materia, è un altro discorso. A filosofia invece la materia spesso non fa parte nemmeno del piano di studi, per quanto in genere dipenda proprio dai dipartimenti di filosofia (almeno, a Palermo è così). C'è da dire che ormai anche i corsi di filosofia stanno diventando ibridi: a Palermo per esempio c'è "filosofia della conoscenza e della comunicazione"; se dovessi iscrivermi oggi all'università, probabilmente la vedrei come alternativa valida al DAMS.
#24
Inviato 11 luglio 2009 - 19:10
#25
Inviato 11 luglio 2009 - 19:43
#26
Inviato 11 luglio 2009 - 19:50
del dams eventualmente cosa ti piacerebbe fare? arte, cinema, teatro, musica?in pratica mi state dicendo di evitarlo come la peste, o ho capito male?
F. W. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Però, domenica prossima cerchiamo semplicemente di divertirci. Cioè, per una volta, se possibile, vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia.
J. D. Salinger, Franny e Zooey
#27
Inviato 11 luglio 2009 - 19:51
in pratica mi state dicendo di evitarlo come la peste, o ho capito male?
Non credo che gli "esterni" possano avere elementi sufficienti per dare un consiglio utile... quindi l'unico parere valido finora è il mio
#28
Inviato 11 luglio 2009 - 20:02
Per questo ritengo stucchevoli, i giudizi generalizzati o il fucile spianato su una facoltà o su una città, dipende dalla modalità con cui ti poni verso la tua scelta. Per cazzeggiare c'è ampia gamma da Napoli a Torino. Se ti vuoi calare e buttare all'angolo di una via con la bottiglia di vino rosso in mano lo puoi fare un pò ovunque. Dipende, dunque, dalla tua serietà, passione e voglia di fare e di far bene.
F. W. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Però, domenica prossima cerchiamo semplicemente di divertirci. Cioè, per una volta, se possibile, vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia.
J. D. Salinger, Franny e Zooey
#29
Inviato 11 luglio 2009 - 20:05
Per questo ritengo stucchevoli, i giudizi generalizzati o il fucile spianato su una facoltà o su una città, dipende dalla modalità con cui ti poni verso la tua scelta. Per cazzeggiare c'è ampia gamma da Napoli a Torino. Se ti vuoi calare e buttare all'angolo di una via con la bottiglia di vino rosso in mano lo puoi fare un pò ovunque. Dipende, dunque, dalla tua serietà, passione e voglia di fare e di far bene.
ecco, concordo.
#30
Inviato 11 luglio 2009 - 20:12
a Palermo per esempio c'è "filosofia della conoscenza e della comunicazione"; se dovessi iscrivermi oggi all'università, probabilmente la vedrei come alternativa valida al DAMS.
PAZZO.
La maggior parte degli studenti di filosofia non sa neanche chi siano Peirce, Saussure e Hjelmslev, tranquillo. Figuriamoci gli altri nomi della semiotica e della linguistica strutturale.
io ho letto anche qualche roba di Greimas, Floch, ecc.. e sono uno studente di filosofia scarso
#31
Inviato 11 luglio 2009 - 20:19
in effetti, dimenticavo delle conseguenze che ha avuto su qualcuno...
a Palermo per esempio c'è "filosofia della conoscenza e della comunicazione"; se dovessi iscrivermi oggi all'università, probabilmente la vedrei come alternativa valida al DAMS.
PAZZO.
Dato che studi "filosofia della conoscenza e della comunicazione", se non avessi letto qualcosa di costoro sarebbe un pò preoccupante Quale era la materia?
La maggior parte degli studenti di filosofia non sa neanche chi siano Peirce, Saussure e Hjelmslev, tranquillo. Figuriamoci gli altri nomi della semiotica e della linguistica strutturale.
io ho letto anche qualche roba di Greimas, Floch, ecc.. e sono uno studente di filosofia scarso
#32
Inviato 11 luglio 2009 - 20:27
comunque non pensare che alla triennale mettano in programma loro testi, piuttosto vengono citati o hanno un paragrafo dedicato in altri testi
però gli esami di linguistica incentrati sulla fonetica non ce li fanno mancare
#33
Inviato 11 luglio 2009 - 20:56
in pratica mi state dicendo di evitarlo come la peste, o ho capito male?
Non credo che gli "esterni" possano avere elementi sufficienti per dare un consiglio utile... quindi l'unico parere valido finora è il mio
Anche io sono... ''interno'' però
#34
Inviato 11 luglio 2009 - 21:29
in pratica mi state dicendo di evitarlo come la peste, o ho capito male?
Non credo che gli "esterni" possano avere elementi sufficienti per dare un consiglio utile... quindi l'unico parere valido finora è il mio
Anche io sono... ''interno'' però
sorry, non lo avevo capito
a maggior ragione, i pareri "validi" sono tutti favorevoli
#35
Inviato 11 luglio 2009 - 21:45
nessuna, li ho incontrati per i cazzi miei in filosofia del linguaggio e teorie della mente invece ho studiato il buon Peirce e Saussure
Da filosofia del linguaggio ci sono passato anche io... ma su Peirce mi ricordo una sola lezione, tralaltro tenuta da un professore di Cosenza :-\
OT: ho appena visto l'offerta formativa per l'anno 2009/2010... hanno abolito il tuo corso di laurea e hanno rimesso il vecchio DAMS
#36
Inviato 12 luglio 2009 - 07:39
in pratica mi state dicendo di evitarlo come la peste, o ho capito male?
Non credo che gli "esterni" possano avere elementi sufficienti per dare un consiglio utile... quindi l'unico parere valido finora è il mio
E' vero che quando si è condannati a essere dentro una cosa si fa di tutto per difenderla. Gli esterni purtroppo, quando hanno respirato un po' d'aria fresca, si possono permettere talvolta anche di avere uno sguardo più obiettivo.
P.S. Se vogliamo giocare la carta dell' « esperienza », a mio avviso la più fastidiosa e irritante in qualsiasi discussione, partecipo attualmente alla facoltà che è tra le altre cose probabilmente IL Dams europeo, o comunque il modello per tutti i Dams italiani. Qui quando ci si iscrive all'indirizzo cinema, non si fa (solo) storia critica o analisi del cinema, si fa CINEMA, cioè ti insegnano a riprendere, a utilizzare una telecamera e tutto, con dei docenti che sono spesso dei cineasti loro stessi. Quando si fa teatro, si fa TEATRO con degli attori e registi, non storia del teatro ; quando si fa musica, si fa MUSICA e non analisi musicale o storia della musica nell'800, ecc.
Trovo semplicemente uno scempio che nelle università italiane la maggior parte delle discipline diciamo « umanistiche » siano trattate come materiale da museo, da rimirare e da conservare da lontano, senza mai toccarle con mano. Così ovviamente non vi potrà mai essere alcun progresso nella ricerca in quel campo, sotto il pretesto che la vera ricerca è « altrove » (dove ? Se nemmeno in campo scientifico hanno i fondi per lavorare ...). In effetti è altrove : la fanno le altre nazioni del mondo.
Mi sentirei dunque molto disonesto a consigliare un Dams italiano per continuare i propri studi, sapendo che quello che si ottiene è probabilmente fuffa per la maggior parte della scena internazionale, professionale o ricercativa che sia. Come vi sono persone che ne hanno decantato i lati positivi, mi sembra giusto mostrare anche quelli meno positivi. Spetterà penso agli altri di decidere cosa farne.
#37
Inviato 12 luglio 2009 - 09:05
So perfettamente che a Parigi il lavoro sul cinema è tutto impostato sulla ripresa e che usano la pellicola e non studiano magari Bazin o la politica degli autori. Non è che le sai tu queste cose e io brancolo nel buio e decanto..ma che discorso è, non si è parlato di pratica, ho chiesto a Man Erg su cosa fosse interessato, non è che mi pagano se faccio l'ottimo manifesto sulla mia facoltà. Mi sono limitata a dire, e dieci, che lo studio è buono e i professori sono bravi.
E per quanto mi riguarda, anche chi esce da economia e se ne va a fare il praticantato in uno studio, non sa un cazzo di ciò che vuol dire la professione. Lo so perchè mio padre è un commercialista e me ne racconta diverse. Alla mia età non mi metto certo a vendere fumo alla gente, ben poco mi interessa se a te fa cagare la mia facoltà o la trovi inutile se paragonata al panorama internazionale. Ho fatto una scelta la porto avanti e approfondisco, con gli strumenti che ho, tutto quello che la mia facoltà non mi propone. Ti ricordo che negli anni 70 a Bologna, sempre al dams, non c'erano corsi di pratica sulla regia, per esempio, eppure è stato un fiorire di persone, oggi famose e brave, che si sono comprate una videocamera e hanno sperimentato sul campo la loro passione. Che la pappa pronta, la mia facoltà non la offra siamo d'accordo, che dovrebbe essere previsto qualche esame che verta sulla pratica d'accordo, però, ti pregherei di non far passare, chi ne parla bene, come un rincoglionito.
F. W. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Però, domenica prossima cerchiamo semplicemente di divertirci. Cioè, per una volta, se possibile, vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia.
J. D. Salinger, Franny e Zooey
#38
Inviato 12 luglio 2009 - 09:41
Semplicemente, mi sembra giusto far sapere a Man-Erg cos'è la realtà di un Dams in Italia, perché non si faccia eccessive illusioni sulla bontà e sul valore che può avere tale corso di studi. Sarà poi lui a decidere cosa farne della sua scelta, né tu né io né chiunque altro. Noi possiamo solo limitarci a descrivere la situazione, ciascuno dal proprio punto di vista individuale.
Poi son certo che il Dams di Bologna sia molto meglio organizzato di quello di Padova, essendo anche stato fondato molto prima di quest'ultimo.
Ripeto, per me il Dams può prendere un valore solo ed esclusivamente se hai già per conto tuo una certa pratica delle arti che studi ; lo stesso Joey del resto mi pare sia o sia stato un musicista. E anche lì, credo che il Dams dovrebbe fornire gli strumenti necessari per produrre della teoria effettiva sull'arte, ovvero qualcosa che spieghi il suo funzionamento reale. Altrimenti si continuerà a studiare quello che scrivono gli autori esteri oppure i manuali/bignamoni/raccolte di quanto scritto da quegli autori, senza una reale produzione di ricerca innovativa.
Sarà senza dubbio alle generazioni attuali e prossime il compito di dissezionare la tendenza storicistica che tali studi hanno in Italia per riportarle ad un livello meno vago e astratto. Per ora credo bisogni limitarsi a descrivere la situazione attuale senza troppe divagazioni o illusioni, perlomeno finché c'è gente che sta pensando di versare 1000 euro a una facoltà per seguire tali corsi.
#39
Inviato 12 luglio 2009 - 10:04
E' vero che quando si è condannati a essere dentro una cosa si fa di tutto per difenderla.
Tutto si può dire, ma non che uno studente del DAMS sia "condannato"...
Quando si fa teatro, si fa TEATRO con degli attori e registi, non storia del teatro ; quando si fa musica, si fa MUSICA e non analisi musicale o storia della musica nell'800, ecc.
Trovo semplicemente uno scempio che nelle università italiane la maggior parte delle discipline diciamo « umanistiche » siano trattate come materiale da museo, da rimirare e da conservare da lontano, senza mai toccarle con mano.
Il Dams è volto a dare una competenza teorico/critica, quindi non vedo niente di strano nel concentrarsi soltanto sulle materie teoriche. Preferisco di gran lunga che si studi storia o critica del teatro, che si conosca "La nascita della tragedia" o il saggio di Kleist sulle marionette, che non che si provi a fare l'attore teatrale. Non dovrebbe essere quest'ultima la finalità del corso: la finalità è di sviluppare la creatività teorico/letteraria, non tanto quella pratica. Si può eccellere nell'una cosa senza eccellere nell'altra. Naturalmente, le due cose non si escludono: se qualcuno ha la passione per il teatro, di luoghi per improvvisarsi attore ce ne sono a bizzeffe, c'è bisogno di farlo all'università? Almeno per quanto rigurada l'Italia, il cercare di fare cose pratiche (i famigerati laboratori) mi sembra un modo per illudere ancora più certi studenti che si iscrivono al Dams pensando di fare l'attore o il regista. Il Dams offre una competenza teorica, il che implica proprio una separazione dalla sfera pratica; al resto ci deve pensare lo studente... per esempio molti iscritti alla sezione musica, almeno a Palermo, sono iscritti anche al conservatorio.
Vero, però ho scelto indirizzo "arte" (quello musicale era troppo settoriale). Poi mi sono dedicato anche alla fotografia, ma l'ho fatto soltanto dopo aver studiato la storia e la semiotica della fotografia...lo stesso Joey del resto mi pare sia o sia stato un musicista.
D'accordo, ma questo discorso mica vale solo per il Dams... lo stesso si può dire anche su lettere o filosofia.E anche lì, credo che il Dams dovrebbe fornire gli strumenti necessari per produrre della teoria effettiva sull'arte, ovvero qualcosa che spieghi il suo funzionamento reale. Altrimenti si continuerà a studiare quello che scrivono gli autori esteri oppure i manuali/bignamoni/raccolte di quanto scritto da quegli autori, senza una reale produzione di ricerca innovativa
Credo comunque che sia impossibile generalizzare: io ho un'esperienza positiva del Dams, ma è un'esperienza personale. Per lo stesso motivo, però non si può escludere che possa avere un'esperienza personale positiva anche un'altra persona.
#40
Inviato 12 luglio 2009 - 10:37
Il Dams è volto a dare una competenza teorico/critica, quindi non vedo niente di strano nel concentrarsi soltanto sulle materie teoriche. Preferisco di gran lunga che si studi storia o critica del teatro, che si conosca "La nascita della tragedia" o il saggio di Kleist sulle marionette, che non che si provi a fare l'attore teatrale. Se poi qualcuno ha la passione per il teatro, di luoghi per improvvisarsi attore ce ne sono a bizzeffe, c'è bisogno di farlo all'università? Almeno dalle nostre parti, il cercare di fare cose pratiche (i famigerati laboratori) mi sembra un modo per illudere ancora più certi studenti che si iscrivono al Dams pensando di fare l'attore o il regista. Il Dams offre una competenza teorica, il che implica proprio una separazione dalla sfera pratica; al resto ci deve pensare lo studente... per esempio molti iscritti alla sezione musica, almeno a Palermo, sono iscritti anche al conservatorio.
Che la teoria sia distinta dalla pratica non significa che debba esserne totalmente separata. Anche la teoria del resto è un tipo di pratica, che si materializza in libri, saggi e analisi di carattere intellettuale piuttosto che in opere artistiche o rappresentative. Vale a dire che scrivi testi piuttosto che riprendere con la cinepresa, suonare un brano o fare il tuo ruolo su un palcoscenico.
Mi pare logico che quando tu fai teoria o critica del teatro tu non stia facendo teatro, ma l'esperienza reale come attore teatrale arricchisce di realtà quello che scrivi. Dall'altro lato, per quanto riguarda i « praticanti », la teoria ti permette di avere un occhio più distaccato e oggettivo su quello che si fa, quindi di perfezionare la propria produzione artistica stessa.
Mi pare che non bisogni mai rinunciare a nessuno dei due aspetti se si vuole che le proprie produzioni teoriche siano fondate su qualche realtà concreta.
D'accordo, ma questo discorso mica vale solo per il Dams... lo stesso si può dire anche su lettere o filosofia.E anche lì, credo che il Dams dovrebbe fornire gli strumenti necessari per produrre della teoria effettiva sull'arte, ovvero qualcosa che spieghi il suo funzionamento reale. Altrimenti si continuerà a studiare quello che scrivono gli autori esteri oppure i manuali/bignamoni/raccolte di quanto scritto da quegli autori, senza una reale produzione di ricerca innovativa
Assolutamente vero.
Credo comunque che sia impossibile generalizzare: io ho un'esperienza positiva del Dams, ma è un'esperienza personale. Per lo stesso motivo, però non si può escludere che possa avere un'esperienza personale positiva anche un'altra persona.
Per questo mi sembra giusto lasciare che sia la persona in questione a decidere attraverso vari punti di vista differenti, senza imporgli che la visione corretta sia questa o quella. Credo che Man-Erg nel suo caso non abbia bisogno né di un'apologia né di una condanna.
#41
Inviato 12 luglio 2009 - 11:32
Che la teoria sia distinta dalla pratica non significa che debba esserne totalmente separata.
D'accordo, ma se decidi di far bene l'una non puoi fare bene l'altra... in un corso di tre anni, è difficile fare bene entrambe le cose. Dalle mie parti, con il nuovo ordinamento, i primi tre anni sono quelli più teorici, gli altri due sono un pò più pratici (almeno questo vale per l'indirizzo "spettacolo": all'interno della specialistica in "scienze dello spettacolo multimediale" l'anno prossimo gireranno anche due lungometraggi).
Anche la teoria del resto è un tipo di pratica, che si materializza in libri, saggi e analisi di carattere intellettuale piuttosto che in opere artistiche o rappresentative. Vale a dire che scrivi testi piuttosto che riprendere con la cinepresa, suonare un brano o fare il tuo ruolo su un palcoscenico.
Certo. Ma è anche (forse sopratutto) il contrario: anche la pratica è teoria. Se non ci fosse la teoria del restauro, non ci sarebbe nemmeno il concetto di "restauro" (sarebbe fatto con metodi che, ansichè conservare le opere, le intaccano).
Mi pare logico che quando tu fai teoria o critica del teatro tu non stia facendo teatro, ma l'esperienza reale come attore teatrale arricchisce di realtà quello che scrivi.
Secondo me, l' "esperienza reale" del critico è piuttosto quella del fruitore di teatro (anche andare a teatro è un'esperienza "reale"), non dell'autore o dell'attore. Poi è evidente: quando qualcosa non viene fatta a detrimento di qualcos'altra, è sempre una marcia in più. Però, ripeto, l'obiettivo dovrebbe essere "chiaro e distinto". Del resto, Bazin non era un regista, Panofsky non era un artista, Barthes non era un fotografo...
Secondo me, la pratica è molto facile da compensare altrove, la teoria no. Per esempio, puoi fare un corso di fotografia pratica e diventare bravo in poche settimane. Ma lì non ti insegneranno la teoria dell'indice fotografico o altre nozioni teoriche non finalizzate alla pratica. Di contro, se hai studiato la teoria, allora la tua pratica potrà tradursi in una poetica più consapevole dei mezzi a disposizione. Ottimo se si fanno entrambe le cose, ma dubito che si possano far bene entrambe all'interno di un corso di laurea.
#42
Inviato 12 luglio 2009 - 12:18
Che la teoria sia distinta dalla pratica non significa che debba esserne totalmente separata.
D'accordo, ma se decidi di far bene l'una non puoi fare bene l'altra... in un corso di tre anni, è difficile fare bene entrambe le cose.
Non è vero, gli artisti che hanno scritto dei saggi teorici sono numerosissimi. In musica d'avanguardia è quasi più la norma che l'eccezione (Schönberg, Schaeffer, Boulez ...). Per non parlare di Baudelaire, Kandinsky, Von Kleist e tanti altri. Tutta gente che penso non si possano ragionevolmente considerare dei cattivi artisti.
Anche la teoria del resto è un tipo di pratica, che si materializza in libri, saggi e analisi di carattere intellettuale piuttosto che in opere artistiche o rappresentative. Vale a dire che scrivi testi piuttosto che riprendere con la cinepresa, suonare un brano o fare il tuo ruolo su un palcoscenico.
Certo. Ma è anche (forse sopratutto) il contrario: anche la pratica è teoria. Se non ci fosse la teoria del restauro, non ci sarebbe nemmeno il concetto di "restauro" (sarebbe fatto con metodi che, ansichè conservare le opere, le intaccano).
Non credo comunque si possa dare un privilegio assoluto a una delle due parti, per il semplice fatto che teoria e pratica nell'uomo vanno assieme. La dissoluzione del loro legame porta alla semplice vaghezza e astrazione.
Secondo me, l' "esperienza reale" del critico è piuttosto quella del fruitore di teatro (anche andare a teatro è un'esperienza "reale"), non dell'autore o dell'attore. Poi è evidente: quando qualcosa non viene fatta a detrimento di qualcos'altra, è sempre una marcia in più. Però, ripeto, l'obiettivo dovrebbe essere "chiaro e distinto". Del resto, Bazin non era un regista, Panofsky non era un artista...
Bazin forse non era regista, ma era un tizio che con i registi ci parlava, che andava nelle fabbriche a fondare dei ciné-club e degli stage per i lavoratori, e che non era per nulla astratto dal contesto sociale in cui scriveva.
Panofsky veniva da una famiglia ebrea e, come tutti gli studiosi ebrei, aveva già una cultura di base dello studio e dell'esegesi testuale, qualcosa quindi di molto diverso dal semplice occhio dello spettatore.
In ogni caso, attore, ricettore e opera sono presenti in qualsiasi produzione artistica. Si tratta di non recidere arbitrariamente il legame tra le parti o di preferire assolutamente una parte sull'altra. Non credo sia qualcosa d'inconcepibile.
#43
Inviato 12 luglio 2009 - 12:40
Che la teoria sia distinta dalla pratica non significa che debba esserne totalmente separata.
D'accordo, ma se decidi di far bene l'una non puoi fare bene l'altra... in un corso di tre anni, è difficile fare bene entrambe le cose.
Non è vero, gli artisti che hanno scritto dei saggi teorici sono numerosissimi. In musica d'avanguardia è quasi più la norma che l'eccezione (Schönberg, Schaeffer, Boulez ...). Per non parlare di Baudelaire, Kandinsky, Von Kleist e tanti altri. Tutta gente che penso non si possano ragionevolmente considerare dei cattivi artisti.
Non ti seguo... cosa dimostra ciò? Erano forse ex-allievi del DAMS? ???
Non ho detto che sia impossibile far bene entrambe le cose in assoluto, ma di sicuro in un corso di laurea di tre anni. Non esiste solo l'università... è sbagliato porre tutte le proprie risorse e aspettative nell'università.
Bah, detto da uno studente di filosofia... dove sta la vostra applicazione pratica? In realtà, l'attività pratica l'uomo la compie quotidianamente a prescindere. L'università ti insegna ad usare la mente, a sviluppare un apparato concettuale, quindi è normale che il privilegio sia dato alla teoria. Semmai il problema è opposto, ovvero che oggi la teoria viene considerata generalmente "inutile", mentre è l'esatto contrario: tutte le cose più importanti hanno alla base forti operazioni teoriche. La pratica si recupera facilmente, la teoria no. Sei stato tu stesso nelle prime pagine a dire che il corso in filosofia insegna a ragionare. Dal mio punto di vista, il DAMS è un corso in filosofia dell'arte.Non credo comunque si possa dare un privilegio assoluto a una delle due parti, per il semplice fatto che teoria e pratica nell'uomo vanno assieme. La dissoluzione del loro legame porta alla semplice vaghezza e astrazione.
E chi impedisce allo studente del DAMS di parlare con gli artisti o di fondare cine-club? Se poi non ha la spinta per farlo a prescindere, allora ritengo sbagliato che l'università debba supplire a ciò. Semmai, può organizzare attività collaterali o fornire agevolazioni (per esempio, abbonamenti gratuiti alle stagioni teatrali e musicali). Ma non si dovrebbe confondere la finalità critica del corso con quella pratica.Bazin forse non era regista, ma era un tizio che con i registi ci parlava, che andava nelle fabbriche a fondare dei ciné-club e degli stage per i lavoratori, e che non era per nulla astratto dal contesto sociale in cui scriveva.
Ripeto, di fatto è impossibile perdere il contatto con la sfera pratica. Se poi lo studente non è in grado di stabilire connessioni tra lo studio e la propria vita, è un problema suo. Secondo me quella tua è un'impostazione che può diventare fuorviante: lo studente del Dams deve sapere che diventerà più probabilmente un erede di Bazin e di Barthes, non di Truffaut e di Doisneau. Il miraggio di fare cose "pratiche" è proprio ciò che induce tanti ad iscriversi al Dams, peggiorandone di fatto la qualità. Per quello, ci sono le accademie, i conservatori, i corsi post-laurea, e tanto altro...In ogni caso, attore, ricettore e opera sono presenti in qualsiasi produzione artistica. Si tratta di non recidere arbitrariamente il legame tra le parti o di preferire assolutamente una parte sull'altra. Non credo sia qualcosa d'inconcepibile.
Infine, ti ricordo che dire "attore, ricettore e opera sono presenti in qualsiasi produzione artistica" significa esprimere una nozione concettuale che ti è stata fornita dalla teoria, non dalla pratica. Anche la nostra è una discussione in cui usiamo nozioni teoriche.
#44
Inviato 12 luglio 2009 - 13:09
F. W. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Però, domenica prossima cerchiamo semplicemente di divertirci. Cioè, per una volta, se possibile, vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia.
J. D. Salinger, Franny e Zooey
#45
Inviato 12 luglio 2009 - 13:16
Ma più che altro vorrei mi fosse spiegato, dove sta la pratica nelle altre facoltà? Togliendo forse medicina dove ti mandano a fare l'autopsia, architettura anche, non mi risulta che a economia si facciano i bilanci delle società, come non mi risulta che uno studente di legge abbia la possibilità di applicare il codice civile/penale, per cui di cosa stiamo parlando? E'ovvio e palese che gran parte delle facoltà non basino i proprio studi sulla pratica, che è destinata di solito, a torto o ragione, a fine carriera accademica. Se Dio vuole.
Tralaltro, nel nostro campo, chi vuole entrare nel mondo della pratica, ha la possibilità di fare scelte alternative. Per esempio, se qualcuno vuole fare l'attore teatrale, non si capisce perchè debba iscriversi al DAMS e non (ad esempio) all'accademia Silvio D'Amico.
#46
Inviato 12 luglio 2009 - 14:49
#47
Inviato 12 luglio 2009 - 15:48
Ma più che altro vorrei mi fosse spiegato, dove sta la pratica nelle altre facoltà? Togliendo forse medicina dove ti mandano a fare l'autopsia, architettura anche, non mi risulta che a economia si facciano i bilanci delle società, come non mi risulta che uno studente di legge abbia la possibilità di applicare il codice civile/penale, per cui di cosa stiamo parlando? E'ovvio e palese che gran parte delle facoltà non basino i proprio studi sulla pratica, che è destinata di solito, a torto o ragione, a fine carriera accademica. Se Dio vuole.
Tralaltro, nel nostro campo, chi vuole entrare nel mondo della pratica, ha la possibilità di fare scelte alternative. Per esempio, se qualcuno vuole fare l'attore teatrale, non si capisce perchè debba iscriversi al DAMS e non (ad esempio) all'accademia Silvio D'Amico.
infatti il problema del DAMS è proprio questo...e volendo allargare c'è gente che entra a lettere, credendo di uscire scrittore...ma vabè
comunque il discorso di Stella danzante ha le sue ragioni, ma non lo punterei sul DAMS, bensì su tutto il sistema italiano. la scuola italiana vive sotto ipocrisia culturale, cioè gli studenti credono di conoscere un autore perchè hanno letto la vita sul loro Baldi o sul loro Luperini, ma se poi si chiede loro cosa si evince da "La signora Frola e il signor Ponza, suo genero" (a quanto pare Pirandello ha scritto solo questa ) vedi come cascano dalle nuvole. il limite di tanti studenti è quello (e mi ricollego al discorso di Joey) di non saper connettere la teoria alla pratica, l'esegesi al testo vero e proprio. e non è sempre colpa dello studente, ma anche della scuola che non è capace di fornire tale collegamento.
ora non so come sia situazione francese (e soprattutto com'è organizzato là, molto probabilmente diversamente), un paese che ancora crede alla cultura e all'espressione artistica, ma qui in Italia il DAMS è caduto - almeno a livello di qualità generale - e i fondi sono sempre minori, i laboratori se li possono permetere sempre meno facoltà e così via. ma il problema è sempre un altro: cosa voglio fare da grande? e in questo caso, "perchè mi iscrivo al DAMS?"
se uno vuole fare il regista, il DAMS è gioco-forza soltanto un palestra teorica e se lo vuoi fare realmente o provi a entrare al CSC (6 posti per regia) o in qualche accademia privata che ti fa pagare un boato o l'alternativa è il fa-da-te: compri una videocamera o la classica handcam e ti giri un corto con gli amici. stop. non è che tutti quelli che fanno le riprese in Francia diventano novelli Truffaut o novelli Bazin, o ne capiscono di più. difatti non capisco dove si voglia arrivare: se uno studia teatro per me l'importante non è fare l'attore ma leggersi Shakespeare alla radice.
#48
Inviato 12 luglio 2009 - 21:57
Non ho detto che sia impossibile far bene entrambe le cose in assoluto, ma di sicuro in un corso di laurea di tre anni. Non esiste solo l'università... è sbagliato porre tutte le proprie risorse e aspettative nell'università.
Si potrebbe comunque di gran lunga migliorare i corsi universitari rendendoli più a contatto con la loro realtà.
Poi non capisco, i fisici studiano i propri esperimenti in laboratorio, i medici studiano i corpi tramite le autopsie, i linguisti studiano la lingua attraverso le persone che la parlano e i documenti prodotti dai suoi parlanti, gli antropologi studiano le culture andando sul campo ... perché uno studioso del cinema non dovrebbe saper come funziona una cinepresa ? Perché uno studioso di teatro non dovrebbe conoscere concretamente come organizzare una messa in scena ? E non capisco come si possa comprendere il funzionamento di qualcosa se non si abbia almeno la capacità di immaginarsi dei suoi usi specifici.
Bah, detto da uno studente di filosofia... dove sta la vostra applicazione pratica? In realtà, l'attività pratica l'uomo la compie quotidianamente a prescindere. L'università ti insegna ad usare la mente, a sviluppare un apparato concettuale, quindi è normale che il privilegio sia dato alla teoria. Semmai il problema è opposto, ovvero che oggi la teoria viene considerata generalmente "inutile", mentre è l'esatto contrario: tutte le cose più importanti hanno alla base forti operazioni teoriche. La pratica si recupera facilmente, la teoria no. Sei stato tu stesso nelle prime pagine a dire che il corso in filosofia insegna a ragionare. Dal mio punto di vista, il DAMS è un corso in filosofia dell'arte.
La filosofia è pratica. Parlare con le persone, leggere e scrivere saggi, ragionare, sono tutte attività realissime e concrete. (Questo non te lo dicono alla triennale, è vero).
Quello che sto dicendo fin dall'inizio è che l'università in Italia non insegna a ragionare o insegna a farlo ben poco. Imparare a memoria tutte le correnti artistiche di una certa disciplina nel XIXesimo secolo non è ragionare. Leggersi tutti i libri dei filosofi neo-platonici non è ragionare. Ragionare è porre una questione, una problematica, e svilupparla tramite l'interrogazione di tutte le fonti che potrebbero dirti qualcosa su tale questione. Per farlo devono essere dati agli studenti tutti i mezzi, gli strumenti e i metodi per trovare ciò che si cerca ed elaborarlo nel giusto modo.
Questo è il principio della ricerca in generale, non di quella filosofica in particolare. Dove non vi sono questi presupposti, non vi è ricerca, non vi è sviluppo, non vi è progresso.
Ripeto, di fatto è impossibile perdere il contatto con la sfera pratica. Se poi lo studente non è in grado di stabilire connessioni tra lo studio e la propria vita, è un problema suo. Secondo me quella tua è un'impostazione che può diventare fuorviante: lo studente del Dams deve sapere che diventerà più probabilmente un erede di Bazin e di Barthes, non di Truffaut e di Doisneau. Il miraggio di fare cose "pratiche" è proprio ciò che induce tanti ad iscriversi al Dams, peggiorandone di fatto la qualità. Per quello, ci sono le accademie, i conservatori, i corsi post-laurea, e tanto altro...
E' proprio perché lo studente del Dams si convincerà che diventerà un erede di Bazin o di Barthes che non lo diventerà mai, poiché il contesto in cui studia è troppo astratto dalle pratiche oggettive che esso studia.
E in secondo luogo perché né Bazin né Barthes hanno certo fatto il Dams ...
Pensi sia impossibile perdere il contatto con la realtà ? Beh, vai nell'80% delle facoltà di lettere in Italia (ma anche a economia o diritto per riprendere il discorso di lippa), guarda i professori dimenarsi dall'alto delle loro cattedre per 10 minuti, poi leggi la bibliografia dei corsi, e saprai come si perde il contatto con la realtà. Chiedi a 10 studenti qualsiasi di una qualsiasi disciplina di una qualsiasi università italiana, ascolta le loro risposte, e saprai cosa significa perdere il contatto con la realtà ...
Infine, ti ricordo che dire "attore, ricettore e opera sono presenti in qualsiasi produzione artistica" significa esprimere una nozione concettuale che ti è stata fornita dalla teoria, non dalla pratica. Anche la nostra è una discussione in cui usiamo nozioni teoriche.
Usiamo nozioni teoriche perché stiamo facendo una discussione, che è un tipo di pratica che include l'utilizzo di strumenti concettuali, per l'appunto. Questo non implica che non vi sia un contenuto di esperienza in quello che diciamo. Una teoria che non corrisponde a nessun tipo di esperienza oggettiva o soggettiva possibile è una teoria vuota, come una pratica senza riflessione e elaborazione ideale è una pratica cieca.
Tralaltro, nel nostro campo, chi vuole entrare nel mondo della pratica, ha la possibilità di fare scelte alternative. Per esempio, se qualcuno vuole fare l'attore teatrale, non si capisce perchè debba iscriversi al DAMS e non (ad esempio) all'accademia Silvio D'Amico.
Molto semplicemente perché ad una qualsiasi accademia artistica di un certo livello prendono solo un numero X di persone ogni anno, selezionate spesso per dei criteri che non hanno nulla di relativo alla capacità personale dell'individuo bensì al suo rispondere a determinati standard propri a ciascuna scuola ; perché inoltre i costi d'iscrizione a queste accademie sono molto alti, senza contare che ce ne sono poche in Italia, e non tutte le famiglie hanno i soldi per permettersi di pagare al proprio figlio gli studi fuori casa ... Perché tutti questi studenti non dovrebbero avere il diritto di avere comunque una formazione decente nella disciplina che li appassiona ? Perché se uno non ha una marea di soldi o se non è un genio assoluto è costretto a fare l'impiegato del call center per tutta la vita (impiegato colto però, perché conosce a memoria tutte le opere di Rossellini) ?
Il principio dell'università pubblica è proprio quello di permettere a più gente possibile su tutto il territorio di accedere a delle conoscenze e ad una pratica di studio di un certo livello ... perché a uno studente del Dams cinema dovrebbe essere tolta a priori la gioia di potersi fare il suo piccolo cortometraggio ?
A meno che il Dams non sia solo un modo per passare il tempo e farsi un po' di cultura generale, ovviamente ... ma lì credo si avrebbe ragione di domandarsi la serietà dell'interesse dello studente per la disciplina. Per me uno studente che studia 3 anni storia dell'arte e non gli viene nemmeno voglia un attimo di toccare con mano quello che studia, o è un asceta, o un masochista, o qualcuno che considera i propri studi come del puro svago. In ogni caso qualcuno che potrebbe probabilmente usare gli anni della sua giovinezza in modi ben più proficui.
#49 Guest_Ortodosso_*
Inviato 13 luglio 2009 - 00:41
non mi risulta che a economia si facciano i bilanci delle società
Economia* diverso da bilancio-mastrino-commercialista, per fortuna. Paradossalmente, da laureato in economia, i due principali lavori pratici che ho fatto sono stati (aiutare a) girare un cortometraggio e (aiutare a) gestire dei cinema! Lo realizzo solo adesso. Ad ogni modo grossa parte degli studenti oramai qualcosa fa (anche perché altrimenti la disoccupazione è meritata).
* già termine-abominio dell'Università italiana, dizione che in sé non vuol dire niente (gestione? accounting? economia politica? storia economica?)
#50
Inviato 13 luglio 2009 - 09:47
Due sono le questioni:E' proprio perché lo studente del Dams si convincerà che diventerà un erede di Bazin o di Barthes che non lo diventerà mai, poiché il contesto in cui studia è troppo astratto dalle pratiche oggettive che esso studia.
E in secondo luogo perché né Bazin né Barthes hanno certo fatto il Dams ...
o conosci mitomani e allora è un tuo problema
o inventi cose, che non conosci, per avvalorare le tue tesi, tuo problema comunque.
E'incredibile....
p.s. Ortodosso, in bocca al lupo per il tuo cortometraggio!
F. W. Nietzsche, Al di là del bene e del male
Però, domenica prossima cerchiamo semplicemente di divertirci. Cioè, per una volta, se possibile, vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia.
J. D. Salinger, Franny e Zooey
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