Se ormai persino papà Bunuel non sembra ricordato più di tanto, figuriamoci il figlio quasi omonimo che tento' di seguirne le orme, che non e' mai stato neanche una nota a pie' di pagina nelle enciclopedie del cinema. Eppure, prima di dedicarsi quasi esclusivamente alla televisione, Juan Luis Bunuel aveva tirato fuori tre film in tre anni davvero notevoli.
1973 Au rendez-vous de la mort joyeuse
1974 La femme aux bottes rougesn
1975 Léonor
Solo nel secondo, "La ragazza con gli stivali rossi" del 1974, aveva provato a giocare nello stesso campionato del padre, con un'opera surrealista e giocosamente sulfurea, dove utilizzava gli attori feticcio del genitore, dall'immancabile Fernando Rey a una Catherine Deneuve forse per l'utima volta cosi' da sturbo. Dove pero' era stato piu' personale era stato nel primo e il terzo film, due grandi euro-horror anni 70.
"Léonor" del 1975 è (o era) il suo titolo relativamente più noto, uno splendido vampirico medievale con Liv Ullmann, il cui tono macabro e fatalista anticipava non di poco il Nosferatu di Herzog.
Mi soffermo un po' di più su Au rendez-vous de la mort joyeuse di quel diabolicissimo 1973.
in confronto, Regan ha avuto un'adolescenza come la sognano tutti i genitori
Forse influenzata dalla magione di campagna in cui si sono trasferiti con la famiglia, un'adolescente sviluppa poteri parapsicologici, con tutto quello che ne consegue. Totalmente inedito da noi e misconosciutissimo in generale, si trova in rete (come per altro anche gli altri due), ma solo in una versione deteriorata e sgranatissima. Eppure in un certo modo congeniale all'atmosfera intima, da super 8 famigliare del film, dove l'orrore si mescola a una quotidianità disadorna e banale. Piu' che spaventoso e' un film davvero "creepy" e più una storia di poltergeist che di possessione demoniaca, anticipando di anni e in chiave molto europea il film Hooper e Spielberg, anche per la presenza di una squadra di tecnici del soprannaturale. Uscito in contemporanea a "L'esorcista", come certifica l'orrendo titolo internazionale ("Expulsion of the Devil"), è curioso il confronto col film di Friedkin: c'e' anche qui l'associazione tra possessione diabolica e puberta', ma tutti i presupposti sono ribaltati. Qui la ragazzina posseduta e' una presenza serafica, imperturbabile e di una bellezza destabilzzante (per sentirsi un filo meno in colpa, l'attrice aveva 17 anni, giusto qualcuno in piu' di quelli dichiarati nel film), una furia demoniaca tanto piu' sinistra quanto piu' innocente. Non c'e' nessuna spiegazione "razionale" legata al soprannaturale, l'unico prete e' un povero babbeo sprovveduto che non capisce un tubo, e anche la trama vira più al delirio onirico e surreale che non a un climax spaventoso.
L'ho riconosciuto solo a meta' film, tanto e' giovane e magro, ma c'e' persino Depardieu... che ci prova con la protagonista quattordicenne.