DON COSCARELLI, il poeta (a fumetti) del New Horror
Un nome da mafioso alla Nonna Abelarda per il piu' inclassificabile e poetico esponente del new horror anni 70 e 80. Nome, se non proprio sconosciuto, scarsamente considerato da noi, Coscarelli vive di un piccolo culto in patria e in altri paesi grazie alla serie Phantasm. Ben venga almeno questa piccola fama, ma a confinarlo nell'ambito dell'horror (come sto facendo anch'io) ci si perde l'insieme di un regista per certi versi unico e solitario, con una sua poetica riguardante il rapporto tra cinema e Tempo che ne fa una specie di bizzarro miscuglio tra Linklater, Lynch, Raimi.
Il cinema di Coscarelli, benche' sempre "industriale", e' fatto letteralmente in casa, spesso prodotto in famiglia e girato con un gruppo di eterni amici. I tre attori simbolo che si e' portato dietro una vita (una fedelta' reciproca multi-decennale, tanto piu' significativa se inserita in un contesto disgregante e isolante come quello americano) sono l'inquietante "Tall Man" Angus Scrimm e il simpatico pelatone con codino Reggie Bannister, ma e' il piu' giovane A. Michael Baldwin a essere stato il suo "Antonie Doinel": ragazzino nei primi film (aveva una parte secondaria anche ne La famiglia Bradford) poi di film in film col volto inevitabilmente sempre piu' segnato dal passare del tempo...
Insomma, Linklater, puppagli la fava.
1975 Jim the World's Greatest
Se l'e' incredibilmente pagato col premietto famigliare di fine high school e scritto a 18 anni questo splendido e amarissimo dramma, che piu' che l'opera d'esordio di un appena ventenne sembra l'opera matura di un qualche disilluso autore New Hollywood ultra-trentenne. Con un ritmo sincopato tipico del periodo, a base di flashback e flashward, si decostruisce la vita di Jim, ragazzone americano che sembra aver tutto dalla vita: bello, integrato, quarterback della squadra di football, con le ragazze che gli cadono nel letto (anche se lui si innamora senza speranza di un'intellettuale, l'unica che lo snobba), ma "troppo" sensibile per godersela, anche perche' orfano di madre e con la vita avvelenata da un padre alcolista e paranoico, che pesta regolarmente il fratellino. Molto 70s la radicalita' con cui si sfata il Sogno americano: un'atroce illusione anche per un apparente predestinato come Jim. Inquietante e imponente Angus Scrimm interpreta il padre alcolizzato, mentre un gia' freakettone Reggie Bannister appare in un cameo. (Purtroppo introvabile in una versione decente.)
1976 Kenny & Company
Tanto cupo l'esordio, tanto lieve e adorabile, almeno in apparenza, il secondo film. Nei giorni a cavallo di Halloween, in un paesino americano qualsiasi, la vita di due ragazzini qualsiasi (tra cui per la prima volta Baldwin) tra scherzi, stronzate, piccole avventure. Filmare il presente con un occhio gia' consapevole che quello che rimane impresso su pellicola un attimo dopo e' gia' passato irrimediabilmente perduto e sono gia' tutti "fantasmi". C'e' molto di piu' dell'inevitabile malinconia che si prova vedendo in azione ragazzini e bambini di un passato ormai lontano, Coscarelli riesce a far emergere da tutto un senso di serena ma implacabile nostalgia, persino dalle ombre dei cancelli e dei vialetti. Raramente il flou, tanto in voga e spesso abusato nel cinema di quegli anni, e' stato usato in maniera tanto sensata. Quel che rende unico il film e' che una materia per molti cervellottica (il celebre "il cinema e' la morte al lavoro" di Jean Cocteau) nelle mani di Coscarelli diventa trasparente e concreta poesia "pop", in un film costruito come una serie di strisce a fumetti dalla parti del miglior Schultz dei migliori Peanuts. Un film per / su / di ragazzi che man mano si ammanta di un senso di morte che ne fa il film "da Holloween" perfetto. Tra l'altro una delle migliori "spiegazioni" sul senso non banale di quella festa, tante volte banalizzata dall'anti-americanismo da salotto tanto praticato anche da queste parti. Per quanto mi riguarda capolavoro che mi rammarico aver scoperto solo a 48 anni. (Se interessa, occhio che la versione su youtube e' in ottima definizione, ma e' amputata della scena della cagnetta del protagonista portata dal veterinario, centrale per il senso del film e sequenza di per se' indimenticabile.)
1979 Phantasm
Praticamente un paradossale sequel del precedente, come in tempi recenti "It Follows" era alla fin fine un sequel del per nulla horror film precedente del regista, "The Myth of the American Sleepover". Dal breve incanto caleidoscopico dell'infanzia alla scoperta della mortalita' e del grigior del vivere nell'adolescenza. In questo caso scoperta della Morte in senso letterale, dato che nel film si incarna nel Tall Man interpretato da Angus Scrimm, la piu' eccentrica delle grandi maschere horror degli anni 70 e 80. L'ultimo grande classico dell'horror americano del decennio, girato con mezzi al limite dell'amatoriale, con una storia costruita piu' al montaggio che relamente scritta, pieno d'assurdita' al limite del trash (le iconiche "palle" volanti munite di artiglio, lo "sgabuzzino" multidimensionale) eppure incredibimente corente nella sua atmosfera da incubo. Il Craven di "Nightmare" riprendera' a piene mani, in un paio di momenti sfiorando persino il plagio. Ipnotico, sonnambolico, surreale, unico.
1982 The Beastmaster
Coscarelli cavalca la breve moda fantasy dell'epoca a modo suo, costruendo un film che non rinnega la origini pulp del genere e guardando piu' all'agile avventurosita' dei fumetti che non all'epica dei volumoni tolkeniani. Se vogliamo trovarci una coerenza autoriale, mette in film scena una storia da albo a fumetti che sarebbe potuto stare su uno scaffale nelle camerette dei protagonisti dei film precedenti. Avventure di una specie di He Man / Tarzan / San Francesco che se ne va in giro accompagnato da due furetti, una tigre nera e un falco. Un film per ragazzi con donne nude, gravidanze bestiali, massacri, bambine sacrificate e un esercito di barbari cattivi vestiti sadomaso.
1988 Phantasm II
A nove anni dal precedente tentano di sfruttare il Tall Man come maschera da franchise horror. I produttori sganciano al regista piu' soldi del suo solito, ma per il protagonista Mike gli impongono anche di sostituire la figura malinconica di Baldwin con il faccione piu' hollywoodiano di James LeGros. Coscarelli intasca i soldi e accetta l'imposizione, ma ripaga i produttori con un horror-fantasy politico alla Carpenter / Romero. Spostando il discorso dall'horror onirico dell'esordio alla fantascienza apocalittica, mette su una trasparente metafora sulle devastazioni sociali del reaganismo e allo stesso tempo intrattenendo con una molto divertente e colorata sarabanda di trovate fantastiche e avventurose. Molto 80s e allo stesso molto anti-80s.
1989 Survival Quest
Nella wilderness americana si scontrano due gruppi di ragazzi appartenenti a due corsi di sopravvivenza, uno tenuto da un semi-nazista, l'altro da un saggio montanaro. Specie di variante di Karate Kid ambientata nel mondo dei survivalisti, che nell'ultima mezz'ora si trasforma in una versione per ragazzi di Deliverance. Quello che nelle mani di altri sarebbe stato un tipica stronzatina action anni 80 nelle mani di Coscarelli diventa una simpatica favola moderna, in cui si scontrano etica ecologia e paranoia rambista.
1994 Phantasm III: Lord of the Dead
Riprende il controllo della sua creatura e fa rientrare Baldwin nel ruolo di Mike, anche se ormai il vero protagonista della saga e' l'amico Reggie interpretato da Reggie Bannister, una specie di Ash di Evil Dead meno imbecille, ma quasi altrettanto pasticcione. Forse proprio influenzato da Raimi Coscarelli vira tutto in commedia "pulp, molto pulp... pure troppo", tra bambini assassini stile "Mamma ho perso l'aereo" e culturiste ninja. L'inventivita' delle trovate surreali e' al solito godibile, ma dispiace un po' veder buttato tutto in cazzatona. Forse se ne rende conto anche Coscarelli, che rimediera' infatti col capitolo successivo.
1998 Phantasm IV: Oblivion
Il budget tornato catacombale costringe Coscarelli a girare tutto in un deserto con pochissimi attori contanti (tra cui ovviamente i soliti tre fedelissimi), ma facendo di limiti virtu' torna serio e realizza un grande trip psichedelico e metafisico, dove mescola i piani narrativi e di realta' come nell'esordio. Soprattutto recupera molte sequenze tagliate del film del '79 e le inserisce nel film a mo' di visioni ingannatrici. Le contestualizza cosi' bene nella narrazione che sembrano girate apposta, evitando l'effetto posticcio tipico di queste operazioni. Vedere gli attori/personaggi realmente alternati ai se stessi di vent'anni prima trasforma un raccoglitIccio horror low-budget in un piccolo buco nero di inquietudine riguardante il Tempo e il non-senso della vita. Altro che i giochetti di Ritorno al futuro II.
2002 Bubba Ho-Tep
L'incubo della vecchiaia e dell'invecchiare e' il vero orrore sotteso a quasi tutto il cinema dell'autore, dunque il regista ideale per mettere in scena il racconto epico-geriatrico di Joe Lansdale, che vede un Elvis decrepito rinchiuso in una casa di riposo che deve affrontare una mummia egiziana. Certificando le parentele con Raimi Coscarelli trova in Bruce Campbell il protagonista perfetto, un Elvis visto come il super-americano di fronte all'estremo nemico, una Morte che ormai sta piu' in lui, per altro gia' "morto" per tutti, che non nel nemico soprannaturale. Assecondando il suo protagonista e l'ambientazione il film adotta un ritmo sonnambolico, dove veglia e sonno si confondono, dove il vuoto squallore delle stanze e dei corridoi di un ospizio fanno piu' paura di una mummia vampiro. Ennesimo gioiellino.
2005 Incident On and Off a Mountain Road
Gli spetta l'onore di aprire le danze della prima stagione di Masters of Horror. Per l'occasione fa un altro adattamento da Lansdale, dove per altro trova appigli per riprendere il filo del discorso di Survival Quest: nel piccolo mondo di Coscarelli tutto prima o poi torna. Gustosa e spietata favola moderna, dritta e minimale, con praticamente solo quattro attori in campo, tra cui Angus Scrimm.
2012 John Dies at the End
L'ennesimo goiello ormai senza un vero pubblico. Benche' tratta da un romanzo di David Wong, storia assolutamente dentro la poetica del regista di Phantasm, dato il continuo rimescolarsi tra fantasia, sogno e realta' alternative. Coscarelli si da una rinfrescata stilistica guardando forse al cinema goliardico-esistenzialista di Edgar Wright o comunque ottenendo effetti simili, dando una prova di freschezza giovanile rispetto al cinismo testamentario di altri grandi del new horror ancora attivi in quegli anni (del resto piu' anziani di lui). Un'acrobazia tra generi senza reti di protezione che e' un manifesto di commovente e incrollabile fedelta' nella bandiera dei b-movie, con una divertente sarabanda di trovate surreal-demenziali quasi in ogni sequenza e un'intrigante vena meta-narrativa. Entusiasmo anarchico che undidici anni dopo rischia di lasciare l'amaro in bocca considerato che, ad oggi, e' l'ultima sua vera regia.
2016 Phantasm: Ravager di David Hartman (Coscarelli produce e co-sceneggia)
All'ultimo giro Coscarelli abdica purtroppo alla regia, ma il film integra le suggestione dei suoi due lungometraggi precedenti, mettendo in scena un'apocalisse pop alla "John Dies at the End" e presentando un Reggie rincoglionito rinchiuso in un ospizio come l'Elvis di "Bubba Ho-Tep". Gli effetti cheap stile Asylum e la sbrigativita' di molte sequenze hanno offeso molti fan della saga, ma il tutto mi sembra invece perfettamente coerente all'idea di base, tristissima e crudele: tutta la saga e' da rileggere come fantasia di un anziano demente che in fin di vita si vuole illudere di aver vissuto una vita con un senso? Piu' in generale un film povero di mezzi ma non di idee che inevitabilmente riflette sulla degradazione di un immaginario ricco di mezzi ma dalle idee sempre piu' povere e kitsch. Angus Scrimm interpreta per l'ultima volta il Tall Man e il film esce postumo. Un attore gia' morto che interpreta la Morte, niente di piu' coscarelliano.