qual è il più grande gangster movie della storia, il padrino o quei bravi ragazzi? questo dilemma immagino (spero) continuerà ad affascinare i cinefili per ancora altre generazioni. certo sono due film molto diversi: il padrino ha un tono che definirei "operistico", epico, da grande tragedia (soprattutto considerando anche il capitolo 2) e una visione della criminalità ancora romanticamente hollywoodiana per quanto già brutale; quei bravi ragazzi al contrario è iperrealistico, cronachistico (nel senso buono), rappresenta la criminalità e la violenza senza commentario sociale o morale, la normalità della violenza, la quotidianità del criminale. in questo resta ancora oggi il crime movie più influente degli ultimi 30 anni
e pensare che per scorsese, oggi nell'immaginario collettivo un regista di film di mafia, si trattava del primo vero gangster movie. è un film pressoché perfetto: continua a rimanere una corsa elettrizzante e a perdifiato di 2 ore e mezza. stilemi che hanno fatto storia e di cui più di un regista deve sommessamente ringraziare:
- l'inizio in medias res e la narrazione che parte con un lungo flashback;
- la voce over;
- la storia di ascesa e caduta che abbraccia più decenni;
- i personaggi che anche nella stessa sequenza appaiono sia divertenti che ferocemente brutali (e insomma tutto il primo tarantino deve moltissimo a goodfellas: cosa c'è di più tarantiniano della sequenza a casa della mamma di tommy, con i tre bravi ragazzi che mangiano tranquillamente e ammirano il quadro della signora devito, mentre nel bagagliaio della macchina giace il corpo martoriato di frank vincent);
- il brio tecnico: pianosequenza (come quello famoso al copacabana), montaggio serrato, freeze frame, ralenti, colonna sonora trascinante
il film parte a razzo, ma incredibilmente migliora laddove di solito i film si sgonfiano, ovvero nell'atto finale. la parte conclusiva è il capolavoro nel capolavoro: la dettagliata ultima giornata da uomo libero di henry è una specie di film nel film, scandita ed amplificata dalla paranoia indotta dalla cocaina (e l'abilità di scorsese attraverso la regia, la colonna sonora, il montaggio nel rendere l'effetto destabilizzante della droga verrà preso a modello anche da aronofsky per requiem for a dream). il finale è esemplare perché contravvenendo a tutte le convenzioni cinematografiche, non è epico, non è tragico, è semplicemente "banale" e "normale" come tutta la quotidianità analizzata nel resto del film. come dice lo stesso henry in riferimento alle esecuzioni, non ci sono fanfare, non ci sono proclami come nei film. è amaro perché alla fine mostra un mondo dove non esistono amicizie né legami, tutti provano a fotterti e l'unica cosa che puoi fare è fotterli prima te, ma è anche gustosamente irriverente perché coerentemente con l'impianto amorale con cui scorsese e pileggi hanno deciso di descrivere questi "operai" del crimine per tutto il film, fa un ritratto dissacrante del ritorno alla normalità borghese che tocca all'ex bravo ragazzo, ora costretto a fare la fila, a pagare le tasse, a vivere in un quartiere residenziale come uno stronzo qualunque
insomma alla fine più che un film sulla mafia italoamericana, ha fatto un film sulla parabola perversa del sogno americano